
La crisi economica mondiale ha posto l'Unione europea di fronte alla più importante crisi della sua storia, una crisi che è insieme economica, demografica, ecologica, politica e istituzionale. E che vede proprio l'Unione trascinata sul banco degli imputati, accusata di aver portato alla debolezza dell'euro, di aver provocato la recessione imponendo l'austerità, di aver marginalizzato l'azione politica. Oggi molti guardano all'Europa unita con scetticismo e non sono pochi quelli che predicano un ritorno agli Stati-Nazione. Ma è davvero questa la via d'uscita dalla crisi? Daniel Cohn-Bendit e Guy Verhofstadt, due profondi conoscitori dell'Unione europea e dei complessi meccanismi delle sue istituzioni, sono convinti di no. Anzi: i problemi che attualmente affliggono il Vecchio Continente (crisi economica, immigrazione dai paesi del Terzo Mondo, disoccupazione, depauperamento delle risorse) potranno trovare una soluzione soltanto attraverso il potenziamento del progetto di integrazione e l'adozione di un modello federale, retto da istituzioni sovranazionali che facciano capo a un Parlamento europeo. A chi pensa che sia stato l'euro ad aver mandato in rovina il bilancio delle famiglie, gli autori rispondono che, l'unione monetaria è l'unica via per ruscire dall declino degli Stati europei nel contesto dell'economia mondiale, trainata dalle potenze emergenti, come Cina, India, Brasile, Russia, Messico. Con un'intervista di Jean Quatremer.
La seconda metà del XX secolo e il primo decennio del XXI secolo sono stati caratterizzati dall'affermazione dello Stato-nazione come forma di organizzazione politica per eccellenza e, a partire dalla caduta dell'Urss, dall'egemonia incontestata dell'Occidente sul mondo intero. Secondo la tesi resa celebre da Francis Fukuyama e da altri pensatori liberali, la fine della guerra fredda e il definitivo trionfo della democrazia liberale avevano aperto una fase finale di conclusione della storia in quanto tale - «il punto finale dell'evoluzione ideologica dell'umanità» e la forma finale di governo umano - e creato le condizioni per la costruzione di «un nuovo secolo americano» o quantomeno occidentale. Oggi, a trent'anni di distanza, quella tesi appare straordinariamente ingenua. Non solo l'ordine mondiale liberale è minacciato dall'ascesa di nuove superpotenze regionali o globali (o aspiranti tali) - come la Cina, la Russia e l'India, che rigettano più o meno esplicitamente l'universalismo occidentale, sia in campo economico-politico che in campo culturale e morale -, ma i valori liberali sono in crisi anche nello stesso Occidente, come testimonia la crescita di fenomeni populisti e neo-autoritari tanto in Europa quanto nell'America di Trump. La vera particolarità della nostra epoca, però, secondo il filosofo politico Christopher Coker, è anche quella che ha ricevuto meno attenzioni: l'ascesa di una nuova entità politica intenzionata a sfidare il primato dello Stato-nazione e destinata a cambiare profondamente il mondo per come l'abbiamo conosciuto finora. Stiamo parlando dello "Stato-civiltà": paesi, cioè, che non si caratterizzano solo per una certa omogeneità culturale o etnica, ma che si considerano delle vere e proprie civiltà a sé stanti, profondamente diverse dalla civiltà occidentale, che viene vista come una minaccia se non come un nemico vero e proprio. Coker si concentra in particolare sui due paesi che più di chiunque altro rivendicano questo titolo: la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin. Due realtà che ormai non possiamo più ignorare: perché se è vero che Samuel Huntington aveva torto a sostenere che le civiltà sono necessariamente destinate a scontrarsi, è altrettanto vero che gli Stati-civiltà hanno alte probabilità di farlo.
Qual è il rapporto tra i media, le tecnologie e la vita quotidiana? In che modo questi entrano a far parte delle abitudini e delle routine di individui e famiglie? Il libro risponde a queste domande ripercorrendo le origini del concetto di domestication e il suo evolversi in un contesto mediatico e sociale sempre più dinamico e complesso. In particolar modo, attraverso la domestication si analizza e si descrive il ruolo dei media e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nella vita quotidiana, i processi di appropriazione e incorporazione delle tecnologie mediali nei contesti familiari e le relazioni che si configurano tra queste, gli individui e la società.
Provocato dalle infiltrazioni anglofone dei black friday e cyber monday nelle più importanti ricorrenze della nostra secolare tradizione religiose quest’anno, più che mai, ho sentito il bisogno di mettere mano a una sana “provocazione scritta”, per aiutare (e aiutarmi) a riflettere sul senso della vita, alla luce di un – almeno apparentemente – grave affievolimento della dimensione spirituale nella società contemporanea.
Adriano Colafrancesco, classe 1950, laureato in psicologia, con parabola professionale dalla gestione delle risorse umane alla consulenza aziendale nel marketing e nella comunicazione, oggi felicemente in pensione.
Esplora il mondo dell’intelligenza artificiale con un libro che stimola il pensiero critico. Questa guida aiuta a comprendere l’evoluzione tecnologica con sano realismo, evitando sia l’eccessivo entusiasmo che il pessimismo ingiustificato.
Attraverso i contributi di esperti in vari settori – lavoro, informazione, medicina, accessibilità e didattica – il testo analizza le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e affronta domande etiche, la necessaria regolamentazione e il ruolo della Chiesa di fronte a queste sfide.
50 domande & risposte sull’Intelligenza Artificiale si ispira al podcast “Anime digitali: come l’intelligenza artificiale potrebbe cambiare la nostra vita”, trasmesso su Radio Vaticana – Vatican News tra maggio e giugno 2024. Un’opera che invita a guardare al futuro con consapevolezza, per essere preparati ad affrontare le innovazioni che stanno trasformando il nostro mondo.
Contributi di: Stefano da Empoli, Barbara Carfagna, Eugenio Santoro, Roberto Scano, Paola Severino, Luca Sambucci, Nicola Bruno e Luca Peyron.
Fabio Colagrande, giornalista, vaticanista, speaker radiofonico e podcaster, lavora dal 1994 nella redazione di Radio Vaticana – Vatican news, seguendo l’attività del Papa e l’attualità ecclesiale.Si interessa in particolare dell’evoluzione della comunicazione cattolica a cui ha dedicato due testi umoristici: Ricordati di sanificare le feste (Ancora, 2022) e Le favolose avventure di Sinodino (Ancora, 2023). È coautore del podcast Anime digitali: come l’IA potrebbe cambiare la nostra vita (Radio Vaticana – Vatican News, 2024).
Giovanni Tridente, Direttore di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce e professore incaricato di Teoria e pratica dell’argomentazione scritta presso la Facoltà di Comunicazione Istituzionale dello stesso Ateneo. Redattore e vaticanista della rivista OMNES, si interessa della copertura informativa sulla Chiesa e della presenza dei cattolici sui social media. È autore di Anima digitale. La Chiesa alla prova dell'Intelligenza Artificiale (Tau, 2022) e del podcast Anime digitali: come l’IA potrebbe cambiare la nostra vita (Radio Vaticana – Vatican News, 2024).
Che cosa ha a che fare Omero con l'intelligenza artificiale? E I viaggi di Gulliver, i trattati di Giordano Bruno, le opere di Borges: cosa ci possono insegnare dell'accelerazione tecnologica? Nel racconto Nella colonia penale, Kafka immagina un uomo assoggettato al potere della macchina: una figura che sembra perdere del tutto la propria umanità di fronte allo splendore matematico, logico ed efficientista di un automa. È proprio esplorando esempi letterari e filosofici come questo che Andrea Colamedici e Simone Arcagni si interrogano sul nostro futuro in relazione all'incredibile sviluppo dell'intelligenza artificiale e al mistero dell'algoritmo di Babele. Attraverso molti capolavori e autori del passato - dai dialoghi di Platone ad Asimov - possiamo infatti ricostruire il codice genetico della nuova frontiera informatica, mostrando come il suo immaginario sia profondamente intrecciato con la nostra società. Ne emerge un affascinante atlante archeologico della modernità che stiamo vivendo, in cui ogni esempio culturale si lega perfettamente alla dimensione contemporanea e al dibattito che si sta generando sul fronte etico e cognitivo. «La torre di Babele è diventata oggi l'algoritmo di Babele, che si situa all'incrocio tra la spinta tecnologica e l'accumulo dei saperi e che rappresenta una sfida avvincente e allo stesso tempo una minaccia inaggirabile. E incarna un racconto, un simbolismo e una visione straordinari.»
A partire dalla lettura della «Divina Commedia», l'attore Giorgio Colangeli - fra i pochi in Italia ad aver imparato l'intera opera dantesca a memoria - e lo scrittore Lucilio Santoni mettono in discussione alcuni luoghi consolidati della nostra cultura. Una critica al nostro tempo, un invito a lasciarci condurre da un pensiero poetico che possa illuminare altre prospettive da cui guardare il mondo. «Il folle volo» segue una vocazione spontanea a camminare seguendo la traiettoria della ragion poetica, cercando di salvare le parole dalla loro esistenza transitoria, per condurle verso ciò che dura nel tempo. Affrontando i temi sensibili del nostro presente (la nascita, la morte, l'etica, la felicità), questo libro ci aiuta ad abitare poeticamente lo spazio e il mondo in cui viviamo.
La Corrente del Golfo, elemento chiave del clima europeo, capace di riscaldare terre altrimenti coperte dai ghiacci e di portare pioggia dal Portogallo fino alla Russia, si sta progressivamente indebolendo. Se rallentasse ulteriormente, la Gran Bretagna finirebbe per assomigliare alla Siberia, le precipitazioni si ridurrebbero, il deserto avanzerebbe nel Sud, le foreste, l'agricoltura e le zone umide verrebbero minacciate in tutto il continente. Come stanno reagendo le comunità, le città, gli ecosistemi a questa trasformazione che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza? In questo libro scopriremo un'Europa che cambia, che si adatta e si trasforma: dalle comunità nate con il petrolio scozzese che si convertono alle rinnovabili fino a quelle di giovani spagnoli che tornano nelle terre dei padri, sperimentando una agricoltura sostenibile. Ad accompagnarci saranno ex pescatori che ora contribuiscono alla ricerca sulle balene, minatori coinvolti nella rinaturalizzazione di vecchi siti industriali, cacciatori che proteggono la foresta e i suoi abitanti con tecniche vecchie di secoli. Un libro di viaggio - a piedi, in treno e in barca a vela - attraverso sei paesi, alla scoperta dell'Europa che non aspetta l'apocalisse del cambiamento climatico ma si sta attrezzando per affrontare le trasformazioni che sono già avvenute e quelle che stanno avvenendo.
Il volume ripercorre la storia italiana degli ultimi trent'anni seguendone le dinamiche istituzionali e politiche. Vengono così presi in considerazione i diversi aspetti di una realtà che è stata attraversata da apparenti discontinuità, ma che rimane sostanzialmente nel solco della crisi iniziata negli anni Settanta del secolo scorso. Il tramonto dei partiti di massa (PCI, PSI e DC), Tangentopoli, l'affermazione dei nuovi partiti (Lega e Forza Italia), le riforme/non riforme del sistema bancario e dell'amministrazione, le Regioni, i governi Ciampi e Prodi costituiscono alcuni dei temi principali affrontati dai diversi autori. Emerge un paese ancora diviso e attraversato da profonde spinte antipolitiche che vanno facendo definitivamente crollare il sistema dei partiti.
Professionista straordinario, da corrispondente per il «Corriere della Sera» Luigi Barzini ha raccontato i principali eventi del suo tempo: il volo dei fratelli Wright, il raid Pechino-Parigi del 1907, la rivolta dei Boxer in Cina, il fronte libico, la guerra civile in Messico. Antieroe per cultura, egli rappresenta anche, nei suoi pregi e difetti, la media borghesia italiana che al crollo dello Stato liberale si consegna al fascismo e fiancheggia la dittatura. La sua storia attraversa l'esperienza di Salò e l'immediato dopoguerra, restituendoci uno spaccato dell'Italia, prima liberale e poi fascista. In queste pagine a metà tra il saggio e il romanzo, Simona Colarizi ricostruisce gli ultimi tre giorni di vita di Barzini prima della tragica fine, tutt'oggi avvolta dal mistero. Non semplicemente le vicende del cronista, ma anche dell'uomo nei suoi affetti privati: l'amore per la moglie e i figli, il senso di colpa per la fine del terzogenito, morto a Mauthausen. Al grande innovatore del giornalismo italiano fa da contraltare un uomo paradossalmente fragile, insicuro, tanto da incarnare secondo l'autrice «il prototipo del conformista moraviano». Il controverso rapporto con le élite, la fascinazione per il potere, la cocente delusione nei confronti della politica sono tratti che possono dirci molto sulla nostra identità di oggi. «La storia si ripete - scrive Colarizi - anche se non è mai identica a se stessa; in ogni tempo rotture più o meno traumatiche nei sistemi politici nascono dal malessere di una parte della popolazione che si sente esclusa dalla cittadinanza o percepisce quanto siano inadeguate le classi dirigenti a rappresentare le rivendicazioni e a soddisfare le aspettative dei cittadini».
Da garanti del nuovo ordine democratico, costruito dopo la tempesta della guerra e i vent'anni di dittatura fascista, i partiti hanno svolto a lungo una funzione cardine, fino a identificarsi con lo stesso Stato e ad accreditare un'equazione distorta, come estrema difesa di un ceto politico sempre più delegittimato: democrazia uguale regime partitico. Con la fine della prima Repubblica, la nascita di nuovi soggetti politici e l'affermarsi del bipolarismo, inizia in Italia una fase di transizione complessa e ancora incompiuta. La cesura intervenuta nei primi anni Novanta impone una rilettura dell'intera parabola dei partiti, per spiegare le ragioni del loro dissolvimento, le loro identità e le loro culture in una scena politica profondamente cambiata, così come profondamente cambiata è la cornice internazionale alla quale per mezzo secolo il vecchio sistema ha fatto riferimento.