
Bollas esplora alcune tendenze sorte in Occidente negli ultimi due secoli, rilevando un cruciale "cambiamento del clima intellettuale": l'importanza attribuita alla connettività istantanea ha soppiantato riflessività e introspezione, il modo in cui definiamo il nostro Sé si è significativamente trasformato. Questo orientamento avrebbe raggiunto l'apice nell'attuale dilagare della psicofobia: un rifiuto delle psicologie del profondo che ha spianato la strada all'affermarsi di scelte fondate sull'odio. Per ritrovare un più equiibrato concetto di sé all'interno della società, è indispensabile fare dell'insight psicologico il fulcro di un nuovo tipo di analisi culturale e sociale. Questo libro sarà apprezzato da chiunque desideri comprendere le sfide con cui la comunità globale dei nostri giorni è chiamata a confrontarsi.
Ogni persona investe molti degli oggetti della sua vita di un significato inconscio, ogni persona successivamente si muove in un ambiente che evoca costantemente la storia psichica del Sé.
Prendendo il modello del lavoro onirico di Freud come paradigma per tutto il pensiero inconscio, Christopher Bollas illustra come l’analista e il paziente usino tali processi inconsci per sviluppare nuove strutture psichiche che il paziente può utilizzare per alterare la sua esperienza personale. Basandosi su questi fondamenti, continua descrivendo alcune forme molto speciali di esperienza del Sé, tra cui la tragica follia delle donne che si tagliano.
Interprete originale della teoria classica e delle problematiche cliniche, Bollas porta qui il lettore nella trama stessa del processo psicoanalitico.
Christopher Bollas ha, tra gli altri, il dono di accompagnare il lettore nella trama sottile del processo psicoanalitico. In questo libro esamina e discute uno dei problemi fondamentali: che cosa c'è di tanto unico nelle persone, negli individui? Come si manifesta questa unicità nella personalità, nella vita, nei rapporti e nel processo psicoanalitico? A partire dai concetti classici di "fato" e "destino" e dall'idea di Winnicott del Vero Sé, Bollas propone il concetto di "idioma umano" per spiegare come gli individui elaborano - sia con la creatività sia nel corso dell'analisi - la "dialettica della differenza". In particolare, riflette sul modo in cui i pazienti possono usare aspetti della personalità dell'analista per esprimere il loro idioma e la loro pulsione del destino.
Un tour de force di Christopher Bollas su tre differenti tipi di carattere: il narcisista, il borderline, il maniaco-depressivo. È importante evidenziare che l'attenzione rivolta alla specificità di questi tipi evita il pericolo di suggerire che tutti i narcisisti, i borderline e i maniaco-depressivi siano uguali. Ciascuno di loro è un individuo con qualità peculiari che lo differenziano dagli altri. Ciò che li accomuna è una particolare relazione tra la loro soggettività e il mondo del quale fanno parte. Christopher Bollas ha identificato gli assiomi condivisi da questi caratteri e sono tali assiomi a introdurci nella logica che ne guida il comportamento. È così possibile iniziare a identificarsi e a provare empatia. Il dolore mentale è all'origine di tutti i disturbi del carattere e ogni disturbo rappresenta un tentativo intelligente di risolvere un problema esistenziale. Il naturale processo di guarigione può avere inizio solo se il clinico riesce a cogliere questa intelligenza e ad aiutare l'analizzando a comprenderla.
Christopher Bollas ci presenta una serie di conferenze su Donald Winnicott da lui tenute, negli anni Ottanta del Novecento, all'Istituto di Neuropsichiatria infantile dell'Università di Roma. Bollas indaga le posizioni assunte da Winnicott e le traduce in formulazioni cliniche come l'"oggetto trasformativo" e il "conosciuto non pensato", analizzando ogni fase dello sviluppo del bambino, dalla condizione intrinseca di solitudine del feto fino al concepimento della morale, ai progressi nel gioco e alla creatività. Ma è sull'importanza della fase prenatale che batte l'accento, su questa "solitudine essenziale" i cui vissuti riverberano su tutti i passaggi della vita, determinando "in che misura l'infante sceglierà di spingersi nel mondo alla ricerca di esperienze": ciascun feto giunge al momento del parto con capacità diverse di affrontare quello che Winnicott definisce "il grande cambiamento" dal non essere nati al venire al mondo e lo sviluppo successivo.
Migliaia di anni fa, la cultura indoeuropea si è divisa in due modi di pensare, che si sono sviluppati uno a Occidente e l'altro a Oriente. Delineandone le differenze, Christopher Bollas illustra in questo volume come queste due mentalità stiano ora nuovamente convergendo, in particolare nella pratica psicoanalitica. Mettendo a confronto psicoanalisti occidentali e filosofi orientali, l'autore collega la pratica psicoanalitica di Donald Winnicott e Masud Khan alla tradizione poetica orientale, improntata al taoismo, mostrando come entrambe privilegino la capacità di stare da soli e forme di comunicazione non verbale. Inoltre, illustra come il pensiero di Jung, Bion e Rosenfeld sia assimilabile all'etica di Confucio, che considera la dimensione collettiva della mente individuale.
Attraverso una narrazione sensibile, sottile ed evocativa, Bollas attinge alla personale esperienza di lavoro con soggetti schizofrenici, iniziata negli anni Sessanta, per formulare la propria interpretazione sullo sviluppo della schizofrenia, specificamente negli adolescenti, come forma di adattamento nella difficile transizione verso l'età adulta. Con atteggiamento aperto e positivo, l'autore descrive la schizofrenia come una modalità di risposta alla precarietà di un mondo altamente imprevedibile, ricordandoci che, nei momenti di difficoltà, parlare con qualcuno che si mostri empatico nei nostri confronti ci aiuta a dipanare i più difficili dilemmi mentali ed esistenziali.
Alle grandi imprese sconfitte si rende onore soltanto se non le si celebra con il riguardo sepolcrale che le condannerebbe per sempre alla giacitura. Ciò che è irrealizzato attenta ancora - giudice silenzioso delle sorti che gli hanno voltato le spalle - all'ordine che invano cercò di scuotere e ricreare. Ma le sue ragioni perdute si impennano e scaldano gli animi a patto che qualcuno le tragga fuori dai recinti degli specialismi o dei clichés storiografici. Per questo la vicenda dell'Italia preunitaria e il lascito che ci ha trasmesso trovano in Giulio Bollati, editore e studioso, uno degli interpreti più congeniali. L'editore sensibile al minimo sintomo di convergenza tra saperi scientifici e umanistici procede al passo con l'italianista, a cui si deve l'anamnesi acutissima ed empatica del progetto di modernità che tra fine Settecento e metà Ottocento, in un vortice di idealità spesso dissonanti, cercò di aggiornare l'antica, esclusiva primazia italiana nelle lettere e nelle arti, aprendola alla società in mutamento. Spogliata degli orpelli risorgimentisti, sottratta all'abuso della retorica posteriore, la coppia di aggettivi morale e civile mostra qui una pregnanza quasi eversiva, che ambisce a cambiare il corso delle cose. Eversore e oltraggioso, agli occhi dei contemporanei, è il Leopardi antologista della "Crestomazia", che da cinque secoli di prosa italiana "stacca" e "straccia" di furia brani inusitati, insidiando la maestà del Trecento a profitto dell'ingegnoso Galileo...
Il volume raccoglie una selezione di articoli pubblicati negli anni da Bollea,, all'interno delle sue rubriche di pedagogia. Il neuropsichiatra applica la sua esperienza pedagogica e la sua saggezza ad alcune importanti questioni di educazione dei figli. Anzitutto dice che i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di spazi per crescere sani e vivere bene: di giardinetti per giocare, di scuole a loro misura dove sentirsi a casa, di luoghi per socializzare ma anche di posti dove stare soli e da gestire come piace loro. Ai giovani si può insegnare a migliorarsi, aiutandoli a capirsi, a responsabilizzarsi e a diventare altruisti, attenti ai problemi sociali. E anche l'istruzione può essere una cosa divertente.
Per quasi cinque secoli si sono accumulate scoperte scientifiche che hanno suggerito che fosse possibile spiegare l'Universo senza la necessità di un Dio creatore. Inaspettatamente, il pendolo della scienza ha oscillato nella direzione opposta. Dopo aver definito cosa sia una prova nella scienza e le implicazioni delle due tesi opposte dell'esistenza o meno di un Dio creatore, il libro affronta le scoperte scientifiche degli ultimi 150 anni, che hanno portato a una vera rivoluzione concettuale. Solo 100 anni fa tutti gli scienziati pensavano che l'Universo fosse eterno e stabile, mentre oggi sappiamo che ha avuto un inizio, avrà una fine, è in espansione e proviene da un Big Bang. Questo punto solleva la questione di un Dio creatore. La scoperta della regolazione fine dell'Universo, che rende possibile l'esistenza degli atomi, delle stelle e della vita complessa, è un secondo punto chiave che solleva anche la questione della sua origine. In un linguaggio accessibile a tutti, gli autori offrono un'affascinante panoramica delle prove scientifiche dell'esistenza di Dio. Vengono così portate alla luce evidenze razionali convergenti, in campi indipendenti, che gettano una luce nuova sulla questione, forse, decisiva. Con i commenti finali di Vincenzo Balzani, Noemi Di Segni, Roberto Giovanni Timossi, John C. Lennox, Andrew Briggs, Denis Alexander, Luc Jaeger, Cardinale Robert Sarah, e Monsignor André Léonard.