
E' la passione della libertà che cambia il mondo: lo sanno bene quanti, rischiando la vita, si oppongono alla verità del potere. Questo libro parla delle icone eroiche della libertà: da quelle che difendono la propria libertà contro chi la minaccia dall'esterno (Bruto, Giovanna d'Arco) a quelle, più moderne, che lottano per un sogno, alla ricerca di una libertà mai posseduta (Martin Luther King, Che Guevara). Oggi le figure eroiche si svuotano nelle immagini dei supereroi digitali e nelle imprese virtuali. Come fare per sperimentare ancora la libertà se non ascoltare le voci di quanti - uomini liberi come Ambrosoli, Impastato o Saviano - senza sentirsi eroi hanno il coraggio di combattere per una libertà che coincide con la propria vita?
Laura Bazzicalupo insegna Filosofia politica nell'Università di Salerno. Tra i suoi libri "Il governo delle vite. Biopolitica ed economia" (Laterza, 2006), "Biopolitica" (Carocci, 2010) e, con il Mulino, "Superbia" (2008).
Contro, o meglio fuori dei grandi modelli classici - liberalismo e marxismo innanzitutto - ma anche diversamente dai paradigmi influenti di Carl Schmitt e di Hannah Arendt, l'ipotesi qui messa in campo, sulle orme di Foucault, propone una lettura discontinua e reversibile dei passaggi che nel corso di almeno due secoli hanno caratterizzato la relazione, complessa e contraddittoria, tra economia, politica e vita. (Dalla Prefazione di Roberto Esposito)
La globalizzazione mette in crisi i tradizionali strumenti della mediazione politica, rivelando nella saldatura di umanitarismo ed economicismo che si compie nel biopotere globale il volto segreto della modernità dispiegata. Attraverso alcune delle voci più rilevanti della filosofia politica contemporanea, una riflessione radicale sulla sovranità, i diritti e la biopolitica.
«Non conosciamo bene il luogo in cui vogliamo arrivare. Non esiste una città o un paese che si chiami «Leopardi». Magari per alcuni di noi ci sono capitoli di manuale, brani di antologia che hanno quel nome. Mettiamoli da parte, il viaggio deve avvenire con le sole nostre forze. Non mostriamo impazienza, o paura di perderci ogni tanto. Partiamo, seguendo da subito un primo cartello segnaletico in cui è scritto L'infinito...» Come parlare di un autore immenso come Leopardi? Come trasmettere oggi il fascino di un poeta contemporaneo di ogni tempo? Si possono raccontare l'infinito, l'amore per la natura, le donne sognate e negate, il senso del vero e della bellezza, infine quell'unità di pensiero e poesia che lo caratterizza? Dieci lezioni, dieci modi per intrecciare Leopardi con la nostra epoca inquieta, e sempre più alla ricerca di un equilibrio difficile tra l'uomo e l'ecosistema. Da questo libro emerge tutta la potenza di un autore sul quale non si possono dire parole definitive, perché suscita continue domande; un autore che sentiamo intimamente moderno anche nella sua lontananza, nel suo essere stato un grande «assente» dalla vita. Leopardi scrittore dell'immaginazione, della creatività, del desiderio, che ci costringe ancora a spalancare gli occhi di fronte al mondo: Leopardi «sensibile e immaginoso».
"Facebook non è stato originariamente creato per essere una società. È stato costruito per compiere una missione sociale: rendere il mondo più aperto e interconnesso", ha detto Mark Zuckerberg agli investitori in occasione del debutto in Borsa, nel febbraio 2012. Oggi sappiamo che l'operazione non è stata un successo, ma l'opinione del fondatore non appare cambiata. In questo ritratto di Facebook e del "billionaire boy" che l'ha creato, attraverso le parole dello stesso Zuckerberg e le opinioni di un selezionato numero di "commentatori" (amici, colleghi, critici, insider, ammiratori ma anche detrattori), George Beahm fornisce diverse prospettive su di lui e il social network più usato al mondo, con particolari dall'interno, strategie di business e "lezioni apprese". Dagli inizi ad Harvard ai rapporti, a volte turbolenti, con i soci; dai modelli ispiratori primo tra tutti Steve Jobs alle contraddizioni sulla privacy, fino allo "stile hacker" che ispira l'innovazione continua in azienda, il libro è una lettura per comprendere l'anti-conformista con la felpa al quale tutti abbiamo affidato le informazioni più personali (e qualcuno anche il proprio denaro).
Quando nell’Odissea omerica Penelope chiede a Femio, l’aedo, di cantare qualcosa di meno triste del periglioso ritorno da Troia degli eroi achei, l’imberbe Telemaco interviene bruscamente, invitando la madre a rientrare nelle proprie stanze e ricordandole che «la parola spetta agli uomini». Per quanto saggia e matura, Penelope china il capo di fronte al figlio e si ritira in silenzio.
All’alba della tradizione letteraria dell’Occidente, questo è il primo esempio di un uomo che ordina a una donna di tacere e di uscire di scena. Da Aristofane a Ovidio, da Valerio Massimo a Plutarco ne seguiranno altri, a dimostrazione di come, fin dall’antichità classica, alle donne sia stato sottratto il diritto di parola, e insieme a esso la possibilità di accedere al discorso pubblico.
Negata e svilita, derisa e temuta, la voce femminile è stata ridotta al silenzio, un silenzio, però, che a distanza di secoli sembra gravare ancora sulla volontà delle donne di essere ascoltate, prese sul serio, considerate per le loro capacità e competenze. Un silenzio a cui gli uomini sembrerebbe non intendano rinunciare, se solo pensiamo alle ingiurie e alle intimidazioni di cui le donne sono fatte oggetto – nel web come nella politica o nella cultura – non per ciò che dicono ma per il semplice fatto di voler parlare.
Evidentemente, nella radicale alterità della loro voce, «differente» e per questo foriera di una diversa concezione del mondo, si avverte ancora l’eco di quel pericolo che il mondo greco paventava, quando, nelle figure tragiche di Medea, di Antigone o di Clitennestra – per citarne solo alcune -, scorgeva una reale minaccia per la polis, la comunità, l’ordine costituito.
In Donne e potere Mary Beard riannoda i fili che, ancora una volta, ci legano alla Grecia e alla Roma antiche, per dimostrare quanto siano profondi i meccanismi che impongono alle donne il silenzio e quanto sia alto il prezzo che esse devono pagare per rivendicare la libertà di parola.
Figlia della buona borghesia americana, educata nella stessa scuola di Jackie Kennedy, Mimi Alford ha diciannove anni quando ottiene un lavoro estivo all'ufficio stampa della Casa Bianca: "Tutti sembravano rifulgere della gioia di far parte di qualcosa di speciale. Quella sensazione s'impadronì in fretta anche di me". È il giugno del 1962, nello Studio Ovale siede l'uomo che ha incarnato il mito dell'America liberal, icona dell'eterna giovinezza e celebre seduttore: John Fitzgerald Kennedy. Una nuotata in piscina, un cocktail di troppo, e JFK seduce la sua impiegata, vergine, inesperta e inebriata dalle sue attenzioni. Alla prima volta nella camera di Jackie ne seguono molte altre: anche dopo la fine del suo stage, tornata al college, Mimi comincia una doppia vita fatta di telefonate clandestine e improvvise convocazioni a Washington o richieste di accompagnare l'amante nei suoi viaggi. Non si fa illusioni ma avverte di essere, in qualche modo, necessaria a quest'uomo difficile, distaccato, potentissimo. Nei diciotto mesi della loro relazione ha la possibilità di conoscerne lati nascosti: la sua dipendenza dal sesso, certo, ma anche l'amore incondizionato per i figli, la paura della solitudine, l'ambizione smisurata. Poi, il 22 novembre 1963, davanti a un televisore, Mimi condivide con la Nazione intera il trauma dell'attentato di Dallas: la favola di Camelot finisce, all'improvviso e per sempre
Non sono molti nella storia i personaggi come Alcibiade, capaci di generare odi e amori tanto potenti da smuovere l'interesse appassionato degli storici a distanza di due millenni e mezzo. All'uomo politico possono essere mosse accuse fortissime, come quella di esser stato animato solo dalla sete di potere o di aver tradito la propria città. Ma tutto questo sfuma di fronte all'uomo Alcibiade, al "cucciolo di leone" del quale parla Aristofane, odiato e idolatrato dal suo popolo. L'uomo adottato da Pericle fu in effetti una personalità ambivalente, a cavallo tra poli opposti a livello pubblico e privato: un aristocratico che ha fatto una scelta democratica, ma anche l'esponente di una politica slegata dall'idea di servizio alla comunità. Le sue doti intellettuali erano formidabili, come d'altra parte la sua eloquenza e la simpatia che lo circondava, non a caso fu allievo e amante di Socrate. Quasi impossibile non amare un personaggio così eccezionale, smisurato nelle ambizioni così come nel carattere. Capace di concepire piani grandiosi, fu poco efficiente nel portarli a termine, per questo fu costantemente esposto alle altalenanti sorti, in termini di consenso, di chi molto promette e nulla mantiene. Volle troppo e perse tutto, prima fra tutte la sua credibilità, in un tempo in cui etica e politica erano ancora congiunte.
La fanciulla inviata dal cielo per salvare il regno di Francia e scacciare gli invasori inglesi, l'eretica condannata a morte, il personaggio decisivo nella guerra dei Cent'anni, la donna che impugna le armi ribaltando i ruoli di genere: chi era Giovanna d'Arco? Colette Beaune ne ripercorre la vicenda in una biografia, che scardina preconcetti e interpretazioni rigide e interrogai suoi contemporanei per scoprire chi fosse veramente la Pulz ella più famosa della storia. Nata in un piccolo villaggio della Lorena da genitori contadini, Giovanna vive in un periodo di crisi profonda della Francia, divisa dalle lotte tra fazioni e provata dalla guerra contro gli invasori inglesi. Quando ha tredici anni le si manifestano voci divine che la convincono di essere la futura salvatrice del regno. Da quel momento la sua parabola diventa inarrestabile: incontra il Delfino, Carlo VII, e lo convince ad affidarle un esercito per rompere l'assedio inglese di Orléans ; poi si impegna in una serie di campagne militari che portano alla consacrazione di Carlo come legittimo sovrano. Giovanna diventa così un simbolo vivente, in cui convergono modelli riconosciuti - la profetessa, la vergine, la santa - insieme ad altri che mettono in crisi la società medievale: la fanciulla guerriera, la donna indipendente, che pretende di conoscere la volontà divina senza la mediazione della Chiesa. E quando viene catturata, è proprio sul suo scarto rispetto alla norma che si basa il processo che la condanna per eresia. In "Giovanna d'Arco" Colette Beaune ci racconta la Pulzella come un filtro privilegiato attraverso cui rileggere la storia della Francia: la storia di una società rigidamente stratificata, intrisa di religiosità ma influenzata anche da leggende e simbologie pagane. Un mondo vivido e complesso, in cui l'avventura di una giovane contadina diventa un mito riecheggiato nei secoli fino ai giorni nostri.
Famiglia, contraccezione, amore, aborto, violenza: attraverso articoli, interviste, note, Simone de Beauvoir affronta senza reticenze la condizione della donna e invita uomini e donne a considerare la vera uguaglianza dei sessi una conquista necessaria al progresso della società. Pubblicato in Italia nel 1982, le pagine militanti di questo libro conservano una straordinaria e bruciante attualità, soprattutto oggi che alcuni diritti civili, conseguiti grazie alle lotte del movimento femminista, vengono messi in discussione da certi ambienti politici e confessionali.
In questo libro l’autrice ha raccolto i post e le trascrizioni di dirette live, interviste audio e video ecc. di Matteo Salvini – per chi non lo può seguire sui social, per chi non ha tempo, per chi non ha ancora internet in casa o per semplice curiosità... Per capire perché Salvini piace e perché lo seguono anche i suoi detrattori più agguerriti.
Note sull'autore
Sofia Corina Bebereche è nata in Romania nel 1978 e risiede in Italia dal 2002. Già autrice di “Cuore di vipera” (Sottosopra Edizioni 2012) e “La donna incatenata” (Graphot 2015 2015) e numerose altre opere pubblicate in Romania, per la sua attività letteraria ha ricevuto vari premi e riconoscimenti.