
Le contadine e le lavoranti a domicilio che faticano senza sosta, la casalinga meravigliata del suo primo bagno in casa. Le militanti cattoliche, le comuniste, le fasciste e le femministe di varie tendenze. Le donne che trasportano bombe per liberare il proprio paese, quelle disposte a commettere un omicidio per salvare l'onore della figlia, quelle che rischiano la vita ricorrendo all'aborto clandestino e quelle pronte a morire per Mussolini. Le donne all'avanguardia nel campo del lavoro, dell'istruzione e della politica e quelle impegnate in iniziative sociali, su fronti opposti, dalle cattoliche alle socialiste. Le nuore tiranneggiate nelle famiglie mezzadrili e le vedove bianche. Le studentesse, le badanti immigrate e le ministre del governo.
È con tutte loro che l'Italia è arrivata al Duemila, dopo aver superato un secolo intenso e difficile, quel Novecento in cui la metà femminile della popolazione è protagonista, al pari degli uomini, di profonde trasformazioni politiche, sociali, economiche, giuridiche e culturali.
In questa prima biografia collettiva del Novecento delle italiane, Perry Willson esplora come la realtà femminile sia stata condizionata e abbia a sua volta plasmato eventi storici fondamentali, tra cui l'ascesa del fascismo, le due guerre mondiali, il 'miracolo economico' e le agitazioni culturali e politiche degli anni Settanta. Un lungo periodo che ha visto grandi progressi e conquiste per le donne italiane, in un continuo intreccio di modernità e tradizione.
Uno studio portentoso, brillante e istruttivo sulle straordinarie trasformazioni intervenute nella vita delle donne in Italia nel XX secolo. Vivace, acuto e di ampio respiro: una lettura davvero piacevole.
Christopher Duggan
Wilson, affermato scrittore di storia narrativa, ci regala uno straordinario ritratto di Carlomagno, che si sofferma sugli aspetti meno esplorati e più originali della sua vita e della sua complessa psicologia. L’astuto stratega militare, personaggio storico osannato da tutti e considerato il fondatore dell’Europa cristiana fu, in realtà, anche un leader spietato e un barbaro poligamo che non sapeva scrivere. Con un racconto avvincente, Wilson immerge il lettore nel cuore della corte carolingia, di cui ricostruisce persino una preziosissima genealogia, ed esamina il pensiero del sovrano, restituendoci un’immagine più autentica dell’epoca e del personaggio. Infine, l’autore ripercorre il mito di Carlo Magno, rievocato in leggende e interpretazioni tra le più varie, e passa in rassegna le numerose personalità storiche – da Federico II, a Napoleone, da Hitler a Charles de Gaulle – che nei secoli ne hanno rivendicato l'eredità, con risvolti talvolta pericolosi per l’umanità – come nel caso del battaglione francese SS “Charles Magne”, che difese Hitler fino all'ultimo.
Formidabile condottiero, conquistatore spietato, saggio legislatore, crociato, cavaliere cortese, protettore della Chiesa, patrono della Francia, generoso mecenate, santo. Nessun altro personaggio della storia occidentale ha subito maggiori trasformazioni nell'immaginario popolare di Carlomagno, energico monarca di un popolo di rozzi guerrieri, celebrato attraverso i secoli come il più grande sovrano dell'Occidente cristiano, e a cui molti protagonisti della storia moderna e contemporanea si sono ispirati. Grazie al suo acume politico, alla sua intelligenza militare e alla sua profonda fede religiosa questo barbaro d'aspetto imponente, carattere determinato e tempra instancabile riuscì in un'impresa all'apparenza impossibile: conducendo una guerra costante su più fronti, volta a debellare nemici esterni e faide intestine, ampliò il dominio dei franchi fino a esercitare un potere assoluto su un impero etnicamente e linguisticamente eterogeneo, come non se ne vedeva dai tempi di Costantino, che egli fu in grado di tenere insieme per tutta la durata del suo lunghissimo regno. Un impero i cui confini comprenderebbero gran parte degli attuali territori di Francia, Germania, Belgio, Olanda, tussemburgo. Svizzera, Austria, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria e Italia. Una formazione politica, religiosa e culturale senza precedenti, a cui oggi diamo il nome di Europa.
“La creatività è il carattere distintivo della nostra specie e ha come fine ultimo la comprensione di noi stessi.” Così Wilson avvia la sua analisi delle discipline umanistiche e dei rapporti che le legano a quelle scientifiche. Ripercorrendo l’evoluzione della creatività dai nostri antenati primati fino ai moderni esseri umani, l’autore spiega come le discipline umanistiche, spronate dall’invenzione
del linguaggio, abbiano giocato un ruolo cruciale nel definire la nostra specie. Passando in rassegna un’ampia varietà di attività creative – dall’istinto di realizzare giardini all’uso delle metafore e dell’ironia nel parlare fino alla forza della musica e delle canzoni –, Wilson auspica la nascita di un “Terzo Illuminismo”, nel quale l’amalgama dell’ambito scientifico e di quello umanistico ci garantirà una conoscenza più approfondita della condizione umana, chiarendo quale sia stata la sua origine.
La scena, accuratamente allestita, sembra perfetta. Circondato dagli amici e con accanto la moglie pronta a seguirlo nell'ultimo viaggio, Seneca va incontro alla morte con la serenità del saggio stoico che ha trascorso tutta la vita in attesa di questo momento. Ma la cicuta e il taglio delle vene non bastano, e nulla procede secondo il copione prestabilito. L'atto finale, lungi dall'essere un esempio - modellato su quello socratico - da consegnare ai posteri, assume i contorni del fallimento. O del compromesso. Lo stesso che aveva caratterizzato l'intera esistenza dell'intellettuale romano, perennemente combattuto fra ideale e realtà, tra filosofia e politica, virtù e denaro. Nell'istante supremo, l'imperium, cioè il controllo di sé a lungo cercato e faticosamente praticato, sembra venir meno. Nella morte, Seneca trova il suo ultimo scacco. L'ennesimo paradosso. Perché ricca di paradossi e di contraddizioni, secondo Emily Wilson, docente di studi classici all'Università della Pennsylvania, era stata la vita di Lucio Anneo Seneca. Da provinciale salito ai vertici della società romana del I secolo d.C. - un'epoca di straordinari mutamenti politici, culturali ed economici -, era stato condannato all'esilio in seguito a uno scandalo sessuale ed era caduto in disgrazia, per diventare poi, come precettore, consigliere, amico e speechwriter di Nerone, uno degli uomini più influenti di Roma. Tuttavia, né la vicinanza alla corte neroniana né i favori della madre dell'imperatore Agrippina lo avevano protetto dagli abusi del potere. Anzi. Sempre più insofferente agli eccessi nefasti del principe e convinto che nulla ormai ne potesse arginare gli istinti peggiori, aveva tentato più volte, ma inutilmente, di sottrarsi all'abbraccio mortale della politica per dedicarsi allo studio e alla scrittura. Infine, sospettato di cospirare contro l'imperatore, aveva pagato con la vita l'illusione che un intellettuale, per quanto pragmatico, potesse modificare il regime esistente. Ricchissimo e ambizioso, dedito allo sfarzo e al tempo stesso consapevole della vacuità del lusso, partecipe degli intrighi di corte ma ossessionato dal pensiero della propria reputazione, Seneca aveva scelto, secondo i dettami dello stoicismo, di cui fu uno dei massimi esponenti, di impegnarsi nel mondo senza però rinunciare alla propria integrità morale: questo conflitto tra vita buona e vita di successo, questa tensione continua verso una perfezione e un rigore irraggiungibili, questa ricerca inappagata e priva di risposte definitive, costituiscono ancora oggi alcune delle tante ragioni per cui non solo i suoi scritti letterari e filosofici, ma anche la sua biografia, hanno ancora moltissime cose da dirci.
Ritrovato fra le carte di Winnicott e pubblicato postumo, questo lavoro ricostruisce la storia del trattamento psicoanalitico di una bambina (chiamata in famiglia "Piggle", porcellino), dai due anni e mezzo ai cinque anni. Il libro ci offre la registrazione fedele delle sedute, i commenti e altro materiale fornito dai genitori della bambina, e le osservazioni di Winnicott. Il lettore ha così la rara opportunità di seguire dal vivo il rapporto fra terapeuta e paziente in un resoconto che appare di eccezionale interesse per quanti si occupano dei problemi dello sviluppo infantile. Il rendiconto testuale di quello che l'analista diceva, e di come lo diceva, ha un doppio interesse teorico e tecnico. Per la sua stessa formazione e la lunga pratica pediatrica, Winnicott era maestro nell'adattare la propria tecnica al caso particolare, senza farsi condizionare da schemi troppo rigidi. Il lettore assiste all'incontro di due persone, che lavorano e giocano insieme, con impegno e con piacere. La drammatizzazione del mondo interno della bambina, operata da Winnicott, mette "Piggle" in grado di fare esperienza delle fantasie che tanto la disturbano, e di viverle nel gioco.