
Ernst W. Wies, in questa sua opera, offre tanti diversi Barbarossa quanti furono gli eventi, le circostanze e le epoche della sua vita. Il Barbarossa divenne un mito. E il mito offre l'immagine di un re che assiste impassibile allo scempio dei bambini legati alle macchine da guerra. Ma anche di un nobile che si fa paladino delle virtù cavalleresche, che consegna la spada ai figli, che bacia i piedi del papa come gesto di pace e di alleanza. Fedele a un Impero romano ormai anacronistico, il Barbarossa difese il morente feudalismo contro le idee di libertà e autonomia espresse dai Comuni.
Come ridurre i costi di mantenimento degli anziani e degli altri membri improduttivi della nostra società? Il benessere sociale è una conquista che richiede sacrifici, per quanto estremi. Ecco il tema di un curioso colloquio in cui medici, politici, economisti e teologi membri del progetto USTAU (Ultimo Stadio della vita Umana) tentano di "pianificare in modo responsabile l'avvenire di milioni di persone", compreso il loro auspicabile decesso: "Tutti noi nasciamo alla stessa età, perché non dovremmo anche morire alla stessa età?". Una soluzione finale garbata, rispettosa del benessere comune ed economicamente efficiente, una vera "eutanasia sociale". Nelle parole di questi illuminati architetti sociali traspare un significativo ribaltamento nel rapporto tra istituzioni e individuo: se la "medicalizzazione" della società ha rifiutato la morte, questa "deve diventare di nuovo naturale". Il cittadino, assimilato biologicamente al "corpo" dello Stato, dovrà inserirsi docilmente nel ciclo di produzione e smaltimento che governa la società dei consumi. Il provocatorio cinismo di questa "modesta proposta", comparsa nel 1978, in pieno apogeo del modello sociale svedese, raccolse l'inevitabile scandalo dei benpensanti per la lucidità con cui riusciva a rovesciare l'ottimismo ecumenico del welfare state scandinavo in una distopia di inquietante attualità, che "precorre di decenni il nostro tempo", come scrive H.M. Enzensberger in occasione dell'adattamento teatrale dell'opera.
Da molti anni la Danimarca è al primo posto nella classifica dei paesi più felici del mondo. Il motivo è uno, e si chiama hygge
«La parola hygge ha ricevuto ogni sorta di definizione, da l'arte di creare intimità a benessere dello spirito. La mia preferita è cioccolata a lume di candela.»
Per capire cos'è la hygge bisogna provarla, È stare raggomitolati sul divano con chi ami. È la sensazione di essere a casa, al sicuro, conversando sulle piccole o grandi cose della vita, oppure sorseggiando una tazza di tè da soli. Chi meglio di Meik Wiking può mostrarci cos'è la hygge? Direttore dell'Happiness Research Institute di Copenaghen, Meik ha passato anni a studiare la magia della vita danese e ora ci spiega come portare un po' di hygge nella nostra quotidianità: dalla scelta della giusta illuminazione a consigli su come organizzare una cena con ospiti e addirittura su come vestirci... Un libro hygge per scoprire che la felicità, molto spesso, è nelle piccole cose.
Un affresco della coscienza che utilizza gli apporti della psicologia occidentale e della cultura filosofica e mistica dell'oriente. Quinta edizione. Il volume è un'esplorazione dei diversi gradi di coscienza attraverso i quali passa la persona che si autorealizza, dissolvendo progressivamente i confini tra il sé e il non sé. Il titolo allude infatti alla coscienza ultima che non ha piu barriere e include sia l'immanente che il trascendente, il relativo e l'assoluto; tale coscienza unisce l'individuo a cio che lo ha generato e da un senso all'unità della vita.
Wilber ci fa partecipare alla crescita della coscienza legata a cinque anni di lotta contro il cancro, annunciatosi nella giovane moglie Treya. Treya e Ken si oppongono al male con tutte le risorse della medicina e della psicologia, con la meditazione, con il legame d'amore che stringe la coppia e con la solidarietà della famiglia e degli amici.
Questi due saggi di Oscar Wilde sono dei veri e propri testi letterari e fanno parte della raccolta "Intentions" del 1891. "Il critico come artista" (1890) è scritto in forma di dialogo tra due amanti in una notte stellata: Gilbert (che impersona le idee di Wilde) ed Ernest discutono sul significato della critica d'arte. Il discorso si trasforma in un elogio dell'arte e dei suoi fini. L'arte e la critica, per Wilde, hanno un valore eversivo e sono in contrapposizione alla società. Da qui nasce il secondo saggio, "L'anima dell'uomo sotto il socialismo" (1891), dove si esprimono, forse in risposta al socialismo di George Bernard Shaw, le idee anarchiche di Wilde. Introduzione di Silvio Perrella.
Questa biografia di un poeta che, nelle parole di Wilkins, fu grande anche "per la consapevolezza con cui partecipò, sullo sfondo ampio di tutto un continente, al dramma della vita europea allora in atto" intreccia in modo appassionante il resoconto vivace e dettagliato dei viaggi e delle amicizie, delle attività e degli studi di Francesco Petrarca con il racconto della sua evoluzione spirituale. Dalla vastissima produzione petrarchesca emerge la formidabile statura intellettuale di uno dei massimi fondatori dell'identità culturale europea. Nel volume vengono proposti un saggio di Wilkins inedito in Italia, una nuova introduzione e l'aggiornamento dei testi petrarcheschi citati sulle più recenti edizioni critiche.
Questa biografia di un poeta che, nelle parole di Wilkins, fu grande anche "per la consapevolezza con cui partecipò, sullo sfondo ampio di tutto un continente, al dramma della vita europea allora in atto" intreccia in modo appassionante il resoconto vivace e dettagliato dei viaggi e delle amicizie, delle attività e degli studi di Francesco Petrarca con il racconto della sua evoluzione spirituale. Dalla vastissima produzione petrarchesca emerge la formidabile statura intellettuale di uno dei massimi fondatori dell'identità culturale europea. Nel volume vengono proposti un saggio di Wilkins inedito in Italia, una nuova introduzione e l'aggiornamento dei testi petrarcheschi citati sulle più recenti edizioni critiche.
È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l'ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent'anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un'inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l'effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale. La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo.
L'oscura morte di Roberto Calvi, ritrovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, è il culmine di una storia criminale che non ha precedenti nella cronaca nera europea. Il giornalista investigativo Philip Willan, dopo anni di difficili indagini e grazie all'attento esame delle fonti giudiziarie, riesce a penetrare nei misteri che avvolgono gli ultimi giorni di vita di Roberto Calvi, gettando nuova luce sui meccanismi della guerra fredda. Così, sulla morte di Calvi si proietta l'ombra della loggia massonica P2: poteri occulti capaci di stravolgere i meccanismi che regolano la vita sociale e di attentare pericolosamente alla stessa democrazia. Un'ombra che persiste ancora ai giorni nostri.