
Fu nelle colonie greche del Mediterraneo, tra il VI e il V secolo a.C., che vennero formulate le prime congetture sulla sostanza fondamentale di cui è fatto il mondo. "Fisici" e filosofi erano alla ricerca dei principi costituenti dell'universo, e questa indagine da Talete a Eraclito, da Parmenide a Democrito condusse alle prime, originali risposte circa la natura e l'apparenza delle cose. Nell'indagare e descrivere una realtà sottostante e unificatrice, gli antichi greci erano come gli scienziati moderni. Ma, secondo il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg, la somiglianza finisce qui. Infatti nessuno a Mileto, a Efeso, ad Abdera o ad Atene cercò mai di "spiegare" come le teorie sul principio fondamentale del kosmos rendessero conto delle apparenze, così come nessuno tentò di verificare o anche solo giustificare le proprie ipotesi. Non si trattava di pigrizia intellettuale. Semplicemente, i greci non ne avvertivano la necessità e "non lo avevano mai visto fare". Per arrivare a una comprensione scientifica del mondo si dovrà attendere, per Weinberg, la grande rivoluzione intellettuale che, tra il XVI e il XVII secolo, condurrà alla "scoperta" della scienza moderna, vale a dire quell'insieme di pratiche, di canoni e di procedure con cui oggi guardiamo ai fenomeni dell'universo.
Il mondo sta diventando sempre più
disordinato, che vi piaccia o no.
Leggete questo libro e capirete perché
ciò ci renderà più intelligenti.
Chris Anderson,
autore de La coda lunga
Da semprel’uomo cerca di opporsi al disordine del mondo tracciando sentieri, catalogando specie naturali, archiviando documenti. Ma tutto il reale è costituito di atomi: ordinare ha sempre significato distribuire fisicamente gli oggetti. Questo fino all’arrivo del bit: la prima unità di informazione non legata allo spazio. Ora la stessa canzone può essere inclusa in più playlist, una sola foto essere individuata da centinaia di tag e una pagina web è raggiungibile seguendo infiniti percorsi. Questo disordine digitale cambierà non solo le nostre abitudini quotidiane, ma il modo stesso di concepire la realtà: David Weinberger, con un saggio illuminante, ci mostra come questa svolta ci condurrà al prossimo passo sulla strada dell’evoluzione.
Il sapere, fino a pochi anni fa trasmesso su un supporto rigido e dai confini ben definiti come la carta stampata, per la prima volta nell'epoca di internet è alla nostra portata in modo pressoché illimitato. Nella stanza in cui siamo riuniti (internet) dove le fonti non sono certe e nessuno è mai d'accordo su nulla, circola molta più conoscenza di sempre, gestita con capacità superiori a quelle delle nostre singole menti e istituzioni. eppure internet non ci rende più stupidi; al contrario, questa conoscenza sempre a disposizione ci consente di prendere decisioni migliori di quelle di un qualunque esperto. Basta sapere come muoversi al suo interno. David Weinberger firma con "La stanza intelligente" un libro destinato a lasciare il segno, che ridefinisce il concetto classico di conoscenza e il suo ruolo all'interno di un mondo sempre online.
Che cos'è il genio? Come nasce? Perché certi luoghi, in certi momenti, hanno prodotto una grande quantità di menti brillanti e di buone idee, mentre altri no? Oggi sappiamo che le persone geniali non nascono singolarmente, a caso, bensì a gruppi. Il genio tende a fare massa, e la genetica c'entra pochissimo: le epoche d'oro vanno e vengono molto più rapidamente di quanto cambi il patrimonio genetico. Quali sono le cause, quindi? Il clima? La ricchezza? Con piglio sicuro e humor irriverente, Weiner esamina le connessioni, anche le più inaspettate, tra l'ingegno e l'ambiente in cui si sviluppa, e lo fa accompagnandoci in sette luoghi esemplari: alcuni sono enormi metropoli, come la Vienna del 1900, altri sono piccoli centri, come la Firenze del Cinquecento. Certi, come l'antica Atene, sono ben noti; altri, come la Calcutta del XIX secolo, lo sono meno. Ciascuno di questi posti, tuttavia, ha rappresentato un momento culminante nella storia dell'umanità. E quasi tutti sono città: possiamo essere ispirati dalla natura, ma è chiaro che il contesto urbano ha qualcosa di particolarmente favorevole alla genialità, che questo libro ci invita a ripensare come il frutto di una cultura che la incoraggia, non come atto individuale ma come responsabilità collettiva.
Carlo Magno è una delle figure che più hanno segnato la storia europea. Grazie a lui una vasta parte dell'Europa, frammentata dopo le fine dell'impero romano, si trovò nuovamente riunita in un unico impero. Con una serie continua di campagne militari sanguinose e brutali, Carlo sottomise e cristianizzò a forza i sassoni, sconfisse i longobardi, riunificò le diverse tribù germaniche. Fu un combattente per la fede in difesa del cristianesimo e della Chiesa, e il papa lo ripagò incoronandolo imperatore. Con lui conobbe una rinascita anche la cultura; assetato di sapere, pur non sapendo scrivere promosse lo sviluppo di quella scrittura che tuttora usiamo. Nella sua Aquisgrana, dove amava darsi ai piaceri termali, raccolse attorno a sé e alla sua corte i più importanti poeti e pensatori del tempo. Alle molte e anche contraddittorie facce di Carlo Magno è dedicato questo racconto biografico.
"Harald Weinrich ha scritto uno straordinario libro sul tema dell'oblio" (Marco Belpoliti)
"Un libro straordinario per ampiezza d'orizzonte e capacità di dominarlo" (Cesare De Michelis)
La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Rileggendo i grandi monumenti della letteratura e del pensiero occidentale, Weinrich ricostruisce modi e significati del dimenticare in un originale percorso che parte dall'Ulisse omerico e attraverso Ovidio e Dante, Agostino e Casanova, Goethe e Nietzsche, Freud e gli autori testimoni della Shoah giunge al mondo d'oggi: un mondo smemorato, capace di creare e distruggere informazioni con altrettanta rapidità. E forse questo flusso di informazioni non è che un affluente del Lete, il fiume dell'oblio.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe" (2006), "La lingua bugiarda" (2007) e "Piccole storie sul bene e sul male" (2009).
Possono le parole nascondere i pensieri? È da questo interrogativo che Weinrich parte per indagare il rapporto di adeguatezza che sempre si pone fra il linguaggio e il pensiero. La sua risposta è un'arringa contro una diffusa tradizione pessimistica e in difesa della "verità della lingua", in difesa dell'innocenza delle singole parole. E via via che la sua argomentazione procede, si scopre una fitta trama di rapporti che lega questo discorso alla filosofia e alla teologia classiche, alla retorica, alla critica letteraria. Con la raffinatezza di stile e l'ironia che gli sono consuete, l'autore si muove fra Shakespeare e Goldoni, Platone e Wittgenstein, Hitler e Eichmann per approdare infine alla conclusione che no, le parole non mentono: i segni linguistici sono fatti sia per il bene che per il male, e dunque l'inganno non è nella lingua, ma sempre nell'uso che se ne fa.
Dopo più di mezzo millennio, la figura di Savonarola (1452-1498) non smette di suscitare curiosità e diffuso interesse. Frate domenicano, predicatore incendiario e apocalittico contro la corruzione del mondo e della Chiesa, arbitro della repubblica fiorentina seguita alla cacciata dei Medici nel 1494, politico accorto e moralista invasato, giustiziato come eretico, oggi egli è oggetto di un processo di beatificazione. Il volume racconta la vita e la carriera di questo controverso e carismatico profeta: formazione, peregrinazioni, azioni e idee, cercando infine di rispondere all'interrogativo posto dall'inattesa sconfessione che, sotto tortura, Savonarola dette delle sue profezie.
In contrasto con la visione tradizionale che vuole che le emozioni debbano sempre essere bandite dal posto di lavoro, l'autore intende rivelare i vari modi in cui le emozioni dirigono i rapporti interpersonali proprio sul posto di lavoro e svelare quale forza ciascuno di noi abbia a disposizione, non solo per acquisire una maggiore consapevolezza di sé, ma anche per avere in mano la capacità di crescere con gli altri. Il libro comprende inoltre una serie di esercizi e una tabella che permette di valutare la propria intelligenza emotiva.
Cosa succederebbe se gli esseri umani sparissero dalla terra? Secondo Alan Weisman, dopo solo 48 ore le metropolitane sarebbero inondate, dopo un anno l'asfalto si spaccherebbe man mano che l'acqua nelle crepe si congela, dopo 4 il ciclo gelo-disgelo sgretolerebbe i palazzi non piú riscaldati, dopo 5 basterebbe un fulmine a incendiare intere città. Solo dopo 500 anni le foreste avanzerebbero con prepotenza, dopo 15.000 il ghiaccio si estenderebbe fino a dare inizio a una nuova era glaciale, e dopo 10 milioni di anni sulla terra non ci sarebbe piú testimonianza dell'umanità. Ma tra 5 miliardi di anni, quando il sole si espanderà in una stella infuocata inglobando tutti i pianeti, forse frammenti di Dna potrebbero muoversi nello spazio, creando le basi per una nuova vita...
Guardatevi intorno, nel mondo d'oggi. La vostra casa, la vostra città. Il terreno circostante, con il manto stradale, e il suolo nascosto al di sotto. Lasciate tutto com'è, ma togliete gli esseri umani.
Cancellateci, e osservate ciò che rimane. Come reagirebbe il resto della natura se all'improvviso si trovasse sollevata dall'incessante pressione che esercitiamo su di essa e sugli altri organismi? Quanto ci metterebbe la natura a recuperare il tempo perduto? A disfare le nostre monumentali città, i composti plastici, i rifiuti tossici? Riuscirebbe a cancellare le nostre tracce? E noi, con la nostra arte e le nostre creazioni, lasceremmo una traccia di qualche tipo, nel mondo senza di noi?
Viaggiando attraverso le parti del mondo già «de-umanizzate», e avvalendosi della consulenza di esperti e di una scrittura sobria e coinvolgente, Weisman disegna il pianeta come sarebbe, se un'epidemia o una catastrofe eliminassero per sempre gli esseri umani. E scrive un saggio che indaga il nostro impatto sulla Terra a ogni pagina, che i lettori e i critici hanno da subito avvertito come un punto di svolta, rimasto per mesi in testa alle classifiche di vendita americane.
"Molte vite, molti Maestri" è uno di quei libri che fanno epoca. Uscito oltre vent'anni fa negli Stati Uniti, ha aperto nuovi scenari sulla nostra visione della vita dopo la morte. Nonostante gli scetticismi e le critiche, la storia di Catherine, paziente del dottor Weiss che durante una seduta di ipnosi rievoca ricordi di vite precedenti, ha imposto a tutti un dubbio difficile da liquidare, una speranza a cui si può credere. Questo enorme successo mondiale viene riproposto adesso in edizione speciale con una introduzione di Roberto Giacobbo, esperto di questioni ai confini della conoscenza e da anni amico e compagno di discussioni di Brian Weiss: "Quando si parla del 'senso della vita', ci si chiede innanzitutto cosa succeda dopo la morte. Secondo Weiss e le testimonianze dei suoi pazienti, lo spirito, o l'anima o la coscienza, continuerebbe a vivere, non morirebbe mai; fluttuerebbe sopra il corpo, ripercorrerebbe la vita appena vissuta, si ricaricherebbe di energia attraverso la luce, incontrerebbe la propria figura spirituale, i propri familiari e comincerebbe il suo percorso di apprendimento nell'aldilà. Un altro modo, senza dubbio rasserenante, di vedere la nostra esistenza terrena".