
Piergiorgio Baita è stato a lungo protagonista di un settore strategico quale la costruzione delle grandi opere. Nel libro ricostruisce come in questo settore si sono codificate, strutturate, e da qui diffuse a tutti i comparti dell'economia, le regole dell'illecito. Come cattivo mercato e cattiva politica si sono contaminati e reciprocamente legittimati. Come si è saldato il sodalizio criminale tra imprenditoria incapace e pubblica amministrazione incompetente. La sua è la riflessione di chi la corruzione l'ha vissuta in prima persona e per questo ha conosciuto, da Tangentopoli allo scandalo Mose, l'azione giudiziaria, il carcere, i processi. Alla luce di ciò ha maturato il convincimento che "la corruzione è certo un reato ma è anche un modello mentale, una stortura culturale". E se il contrasto e la punizione del reato sono compito della magistratura, il sovvertimento del sistema compete all'intera società. Per necessità etica, senza dubbio, ma soprattutto, afferma Baita, per convenienza economica.
Un ragazzo di quindici anni che non vuole andare più a scuola è un fallimento per tutti. Dietro ci sono degli insegnanti, una famiglia e un paese che lo lasciano andare. La scuola di oggi racconta di un paese scollato, che non riesce a tenere insieme insegnanti in crisi di legittimazione e ragazzi asserragliati nelle ultime file. È il ritratto di un'Italia di solitudini raccolte dentro la stessa penisola. La scuola, invece, è nata perché quelle solitudini venissero ricucite con un alfabeto uguale per tutti. Perché la scuola non serve a qualcosa, ma è necessaria per essere in grado di immaginare un paese migliore.
C'è forse qualcosa che non va se milioni di bambini e ragazzi paiono totalmente risucchiati dai videogame e dalla vita sociale online, e passano più tempo a maneggiare i vari congegni elettronici di quanto ne trascorrano a scuola? Non dovremmo forse preoccuparci se molto di ciò che guardano ha a che fare con situazioni di violenza o presenta riferimenti sessuali? Perché l'obesità infantile è sempre più in aumento? E come mai i medici tendono sempre più a trattare i classici comportamenti adolescenziali con la somministrazione di farmaci antidepressivi? Possiamo immaginare una relazione tra i problemi cronici di salute dei bambini e l'immissione nell'ambiente di migliaia di prodotti chimici in grandi quantità? Con questo libro-manifesto Joel Bakan ci apre gli occhi sul fatto che tutti questi fenomeni, e molti altri ancora, non sono casuali, ma derivano da precise scelte industriali e commerciali, cinicamente pianificate e perseguite dalle grandi corporation, che da tempo puntano con forza al ricco mercato dell'infanzia e dell'adolescenza. Il loro obiettivo? Trasformare i nostri ragazzi in consumatori sfrenati. Ma è arrivato il momento di dire basta. Questo libro ci mostra come. Prefazione di Chiara Saraceno.
Annibale, come Alessandro Magno e Napoleone, è tra i pochi comandanti che hanno allargato il concetto di civiltà. Baker, oltre a raccontare la vita e le battaglie di uno dei più straordinari condottieri della storia, colloca la sua figura nel contesto socioeconomico del periodo, restituendo a Cartagine il suo ruolo mercantile e il suo interesse primario nei commerci del Mediterraneo, non nell'arte della guerra. Figlio di Amilcare Barca, che gli fece giurare in tenera età odio eterno nei confronti dei Romani, e cresciuto in Spagna, da dove partì per la conquista della penisola italica e di Roma, Annibale era un cosmopolita, cittadino della grande civiltà mediterranea, che vedeva rigorosamente identica nella sua essenza, nonostante le varietà e le differenze locali. Il suo genio di stratega e lo spirito dei suoi discorsi infiammarono l'animo delle sue turbolente truppe mercenarie, che tanto avevano fatto penare Amilcare alla fine della Prima guerra punica, e suscitarono vivo terrore e ammirazione nei suoi avversari, tra cui il celebre Scipione "l'Africano" che, secondo Baker, fu una vera e propria "creazione diretta, per quanto involontaria" del cartaginese. Il racconto della straordinaria vita di Annibale è nel contempo la narrazione della lotta epica tra Roma e Cartagine, una vera battaglia disperata, piena di casi imprevedibili e di ingannevoli capovolgimenti di fortuna; un duello terribile che contrapponeva due avversari risoluti e determinati, e che non poteva finire se non con la distruzione.
Alzi la mano chi non ha mai sofferto della sindrome del lunedì mattina. Quel malessere non ben definito che avvelena il weekend e che non fa che crescere con l'avvicinarsi del momento del ritorno al lavoro. Pochi ne sono immuni, mentre sono molti quelli che proprio non riescono a trovare soddisfazione né felicità nel loro lavoro, nelle relazioni coi capi e coi colleghi, che si sentono poco motivati e per nulla stimolati. Non è un problema da poco, se consideriamo che, a conti fatti, al netto delle ore di sonno e di quelle dedicate ad altre attività indispensabili come lavarsi, nutrirsi, portare fuori il cane, al lavoro dedichiamo la maggior parte della nostra giornata e della nostra vita. In sostanza otto ore al giorno contro le due scarse che restano per famiglia, amici, amore e tempo libero. Ovvio che se abbiamo un ghigno stampato sul volto dal mattino alla sera, sarà difficile trasformarlo in un sorriso per chi ci aspetta a casa.
Kurdo Baksi era uno dei pochi veri amici intimi di Stieg Larsson. Si chiamavano reciprocamente "fratellino" e "fratellone". Pochi lettori sanno chi fosse realmente Stieg Larsson e che in precedenza avesse scritto parecchio, sia articoli sia libri di un genere totalmente diverso dai polizieschi con Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. Ora il "fratellino" Kurdo Baksi ha scelto di scrivere una sorta di personale biografia del suo caro amico. Gli sono occorsi quasi cinque anni per radunare il coraggio e la forza di raccontare dello Stieg che conosceva. Due amici che spesso avevano dovuto coprirsi a vicenda, costantemente impegnati a difendere la propria vita privata dalla minaccia di gruppi neonazisti. Baksi parla della loro collaborazione, delle loro numerose e lunghe discussioni, racconta dell'enorme capacità lavorativa di Stieg, della sua energia e ricchezza di idee ma anche della preoccupazione per la salute e della sua testardaggine e scarsa propensione ai compromessi che talvolta finivano per essere di ostacolo perfino a lui stesso. Descrive anche il lavoro di Stieg all'agenzia di stampa TT e di come il suo grande interesse per il genere poliziesco l'avesse invogliato a scrivere.
È solo un bambino gracile e con seri problemi di salute, quando sale su un aereo che scavalca l'oceano. Dal campetto del Granduli, in Argentina, tutto buche, sassi e pezzi di vetro, conficcato tra palazzoni di cemento, a Barcellona, dove ha sede una delle più prestigiose squadre di calcio del mondo: il Barça. Lo chiamano "la pulce", "il nanerottolo", e non sempre con rispetto. Così gracile, ha senso che qualcuno ci perda tempo, fatiche e soldi? Suo padre Jorge crede di sì. Un dirigente della squadra crede di sì. Al punto da siglare un accordo su un tovagliolo di carta, al ristorante. È l'inizio di notti passate a piangere. Lontano dalla madre e dal resto della famiglia, che ha riposto tutte le speranze in lui. La partenza per un viaggio che molti intraprendono, ma ben pochi portano a destinazione. Una sfida contro se stesso, cominciata quando palleggiava centinaia di volte senza sbagliare, con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Quando dormiva stringendo un pallone. Leo, passa! Ma Leo non passa. E dribbla uno dopo l'altro gli avversari. Incurante di strappi e fratture, forte nonostante invidie e gelosie. Il bambino che non passava la palla ha alzato al cielo, unico al mondo, quattro Palloni d'Oro. E sta lottando per passare definitivamente alla storia alla testa della Nazionale argentina. Come nasce una leggenda? Seguendo il cuore. Non arrendendosi mai. È questo che insegna la storia di Lionel "Leo" Messi. Il bambino che non riusciva a crescere, oggi è un gigante.
Quanto è rivoluzionaria la cosiddetta 'rivoluzione digitale'? E quanto, invece, il digitale affonda le proprie radici nei vecchi media analogici dell'Otto-Novecento? Partendo da questi interrogativi, Gabriele Balbi e Paolo Magaudda ci guidano in un originale viaggio attraverso la storia dei media digitali, dalla prima metà del Novecento ai giorni nostri. Con un'ottica globale, gli autori ripercorrono le tappe principali della storia del computer, di internet, del telefono cellulare e della digitalizzazione di alcuni settori dell'industria culturale quali musica, stampa, cinema, fotografia e radiotelevisione. Tra rotture rivoluzionarie e sorprendenti continuità, "Storia dei media digitali" getta uno sguardo disincantato su una delle mitologie del nostro tempo.
La maggior parte degli strumenti didattici sui media digitali si concentra generalmente sui fenomeni del presente o sugli ultimi anni dell'evoluzione della digitalizzazione. Questo manuale vuole essere innovativo e guardare alla relazione tra società e media digitali in un arco temporale di lungo periodo. Ciò nella convinzione che sia necessario fornire un quadro ampio e coerente dei modi in cui i media digitali sono diventati così rilevanti per le società contemporanee. Adottare una prospettiva di lungo periodo è utile in primo luogo per far emergere l'inestricabile intreccio tra il cambiamento portato dalle tecnologie digitali e le forme di continuità con il sistema dei media precedente e, in particolare, con le pratiche e le culture formatesi con i media analogici. Infatti, il computer, internet e i telefoni mobili - a cui sono dedicate ampie parti del libro - se da una parte sono emblematici della cosiddetta 'rivoluzione digitale', dall'altra hanno radici profonde nel passato della comunicazione: quella analogica. Una sezione importante del libro è dedicata all'evoluzione del processo di digitalizzazione nei media 'tradizionali' (musica, libri e giornali, cinema e video, fotografia, TV e radio), di cui si esaminano le principali tendenze, ma anche le contraddizioni più evidenti. Il capitolo finale del libro si concentra sulle narrazioni e sulle vere e proprie 'mitologie' legate ai media digitali: storie eccezionali (e talvolta esagerate) di personaggi, prodotti, aziende e luoghi che hanno svolto un ruolo di supporto simbolico all'affermazione della digitalizzazione nelle società contemporanee. Oltre alla bibliografia, utile per approfondire alcuni dei temi affrontati nel libro, è presente anche un'appendice di dati che riportano alcune serie storiche, selezionate poiché in grado di illustrare le principali tendenze nello sviluppo dei media digitali a livello globale.
Una pedagogia che sollecita, attraverso le parole, a un cammino interiore per ritrovare ciò che è essenziale per la persona e re-imparare un linguaggio capace di comunicazione autentica; un itinerario sulle parole per scoprire il volto di Colui che è all'origine di ogni cosa e che tramite la nostra vita e la realtà ci indica il cammino da percorrere. Così può essere definito questo sussidio di F. Balbo e R. Bertoglio. Gli autori provano a scendere nel cuore delle parole più usate nel linguaggio quotidiano per cercarne l'origine, scoprirne il significato profondo, per poi risalire e raccontare a giovani e adulti il gusto del comunicare. Per trovare la radice delle parole si fanno aiutare dalla lingua greca e latina, due lingue antiche che costituiscono la base e il fondamento della nostra lingua italiana. Questo cammino in profondità nasce dall'esperienza personale degli autori di pellegrini, di educatori, di cercatori di Dio, di appassionati di relazione; si approfondisce nella riflessione, nel confronto reciproco, nel dialogo con gli alunni a scuola, nelle relazioni di amicizia; e si apre all'applicazione pratica e all'uso corretto della parola nella comunicazione quotidiana.
In una società come la nostra, profondamente segnata dal processo di globalizzazione, il plurilinguismo è forse l'ultima difesa contro la globalizzazione delle menti e l'omologazione culturale. Conoscere le lingue straniere, dunque, non è più solo un mezzo per facilitare gli scambi di informazioni, merci o servizi, ma è soprattutto lo strumento per immergersi in modi di pensare diversi dal proprio, in una logica aperta al contagio linguistico e culturale, in cui ciascuno prende dagli altri le parole, i modelli e i valori che trova migliori. Cosciente del nuovo ruolo a cui è chiamata la glottodidattica. "Le sfide di Babele" sviluppa i temi dell'insegnamento linguistico a partire dalla consapevolezza dell'infinita molteplicità delle esigenze di chi vuole apprendere una lingua straniera e di chi la deve insegnare. Sicuro che la maledizione di Babele sia, in realtà, un patrimonio culturale da difendere e salvaguardare. Paolo E. Balboni ci consegna, con questo libro, un'attenta e stimolante riflessione sul ruolo e sugli sviluppi della moderna glottodidattica. Profondamente riveduto, ampliato e arricchito da numerosi esercizi in occasione di questa nuova edizione, Le sfide di Babele continua a essere un libro unico nel suo genere.
Il concetto di educazione linguistica indica l'insieme di attività che si svolgono nell'arco della scolarizzazione a riguardo della lingua "materna", delle lingue "seconde", delle lingue "straniere" e di quelle "classiche". Sono ambiti che possono apparire molto differenti tra loro, ma in realtà poggiano sulle stesse basi: la facoltà di linguaggio propria degli esseri umani e i processi di acquisizione, sviluppo, potenziamento e perfezionamento della competenza comunicativa. È proprio attorno a questi aspetti di costruzione e miglioramento che ruota la nuova edizione ampliata del testo di Paolo E. Balboni, la cui parola chiave è quel "fare" del titolo che molto dice sugli aspetti applicativi dell'opera. Questo è un volume operativo, ma l'operatività non si traduce in una serie di ricette glottodidattiche: prende le mosse, nei vari capitoli, da una teoria di che cosa sia e come si costruiscano il lessico, la grammatica, le abilità, la competenza culturale, pragmatica ecc., e poi indica azioni, atti che si possono compiere per contribuire alla loro acquisizione, al loro consolidamento, al loro potenziamento. "Fare educazione linguistica" è un testo maneggevole, ricco di attività, box e spunti interessanti per chiunque voglia realizzare l'educazione linguistica in modo rigoroso e consapevole.