
Quali sono e doti di un buon giornalista e gli errori da evitare? Come si realizza l'intervista perfetta? Come si scrive un attacco irresistibile? Quali sono i testi da leggere e rileggere, e i modelli da seguire? Queste sono solo alcune delle domande rivolte da Mariano Sabatini ai più brillanti giornalisti del nostro Paese, che ricordano i propri esordi e l'inevitabile gavetta, e svelano i segreti del mestiere in risposta a un questionario agile e di sicura presa. Basate sul divertente meccanismo delle "interviste doppie", e in questo caso plurime: le domande si ripetono per tutti più o meno uguali, ma ricevono risposte sempre diverse, interessanti e sorprendenti. Tra i sessanta intervistati, Mario Giordano, Alfonso Signorini, Vittorio Feltri, Adele Cambria, Maria Giovanna Maglie, Maria Cuffaro, Sandro Ruotolo, Pietro Calabrese, Gigi Vesigna, Renato Farina, Lucio Caracciolo, Riccardo Barenghi, Daniele Mastrogiacomo, Claudio Sabelli Fioretti, Giovanna Botteri, Vittorio Zucconi, Lina Sotis, Aldo Cazzullo, Toni Capuozzo, Gianni Mura, Ennio Remondino, Maurizio Mannoni, Sandro Piccinini, Massimo Gramellini, Antonello Piroso, e le guest star del giornalismo internazionale Barbara Serra, Marcelle Padovani, Manuela Dviri. I maggiori giornalisti italiani rievocano gli anni in cui respiravano la polvere delle redazioni.
Il tema è piuttosto intrigante e complesso. Lo è per natura sua, e lo è in maniera particolare nella Chiesa di oggi. Sia a motivo di una certa attuale evidenza storica, che ci ha riproposto in termini truci lo scarto esistente tra la sublimità della chiamata e la debolezza della risposta; sia perché ci muoviamo in un settore che, per alcuni aspetti (vedi l'omosessualità), sfugge ancora a una definizione diagnostico-prognostica precisa, su cui vi sia convergenza da parte degli studiosi.
Il libro racconta l'esperienza di un gruppo di scuole della Lombardia, con numerosi bambini dai 3 ai 13 anni, che ha iniziato il progetto delle "aule all'aperto" dal 2005.
Da quando le hanno diagnosticato un cancro al quarto stadio, all'età di quarantotto anni, Sophie ha indirizzato la sua intelligenza, la sua saggezza, il suo coraggio e la sua tenacia ad allontanare l'orizzonte della morte e a creare ancora vita. Invece di vedere nel cancro il suo nemico, ha cercato un modo di convivervi, ascoltando quel che le malattia le insegnava. Sophie ha iniziato a scrivere questo libro a dieci mesi dalla diagnosi. Dieci mesi in cui Sophie, di professione Life-Coach, è riuscita a essere una persona, una nuova persona, e non una paziente la cui identità si riduce tutta alla malattia. Sophie oggi ha ancora il cancro, ma non ha più metastasi. Lo scopo di questo libro, nelle parole di Sophie Sabbage, è quello di aiutare i malati di tumore a trasformare la loro relazione con la malattia. Forse è giunto il momento di chiederci non solo come possiamo curare il tumore che ci ha colpito, ma dobbiamo osare chiederci in che modo il cancro può curare la nostra vita.
Tra l'estate del 1914 e la fine del 1918 si svolse il primo grande conflitto che coinvolse quasi tutte le più influenti potenze mondiali e che, per le caratteristiche di guerra totale che assunse, rappresentò la più feroce contesa armata mai combattuta fino a quel momento. Questo volume raccoglie le prime pagine del "Corriere" relative a quegli anni: dall'attentato di Sarajevo all'intervento italiano, dal coinvolgimento delle nazioni extraeuropee alle sanguinose battaglie su fronti contrapposti fino all'armistizio che sancì la risoluzione delle ostilità. Un libro per tutti gli appassionati di storia e per tutti coloro che, attraverso una selezione arricchita da commenti e approfondimenti, desiderano comprendere il significato e la portata di un momento imprescindibile della storia dell'umanità. Con un inserto speciale a colori sulle più belle prime pagine della "Domenica del Corriere" degli anni della guerra. Introduzione di Paolo Mieli.
Tra l'estate del 1914 e la fine del 1918 si svolse il primo grande conflitto che coinvolse quasi tutte le più influenti potenze mondiali e che, per le caratteristiche di guerra totale che assunse, rappresentò la più feroce contesa armata mai combattuta fino a quel momento. Questo volume raccoglie le prime pagine del "Corriere" relative a quegli anni: dall'attentato di Sarajevo all'intervento italiano, dal coinvolgimento delle nazioni extraeuropee alle sanguinose battaglie su fronti contrapposti fino all'armistizio che sancì la risoluzione delle ostilità. Un libro per tutti gli appassionati di storia e per tutti coloro che, attraverso una selezione arricchita da commenti e approfondimenti, desiderano comprendere il significato e la portata di un momento imprescindibile della storia dell'umanità. Con un inserto speciale a colori sulle più belle prime pagine della "Domenica del Corriere" degli anni della guerra. Introduzione di Paolo Mieli.
Il trasformismo, spiega l'autore di questo saggio, docente di Storia contemporanea all'Università di Roma La Sapienza, non è un vizio nazionale. E' un sistema di governo che serve a emarginare le ali estreme, ma blocca ogni possibilità di alternanza. E' il sistema su cui si è fondata la politica italiana per oltre un secolo. Ma, resta da chiedersi, lo abbiamo superato davvero?
Filo conduttore di questo libro è la difficile storia della politica italiana, dagli esordi dello Stato unitario fino alla crisi della repubblica dei partiti: l'originaria debolezza delle istituzioni, cui si cerca di porre rimedio con un sistema politico tutto ruotante attorno al centro; la difficile convivenza di culture e sub-culture politiche diverse, ciascuna con le sue pratiche e con i suoi miti fondanti, a volte in conflitto tra loro e con le istituzioni stesse; il ruolo dei partiti, protagonisti spesso contestati della stagione repubblicana; il rapporto sempre problematico fra Stato e società civile, fra governanti e governati.
"Sapevo che mi sarei dovuto confrontare con sepolcri imbiancati e farisei, con lecchini di corte e adulatori falsi come i soldi del Monopoli, con criminali in giacca e cravatta e con i loro pavidi servi, con funzionari corrotti e dirigenti ignavi o con dirigenti corrotti e funzionari ignavi. Però credo sempre che valga la pena di provare a cambiare questo Paese." Così suona il bilancio di Alfonso Sabella, il giudice che nel dicembre del 2014, pochi giorni dopo la prima serie di arresti legati all'inchiesta Mafia Capitale, Ignazio Marino nomina assessore alla Legalità. In questo diario di viaggio Sabella descrive la città che ha incontrato: da una parte la malavita che tratta alla pari e spesso controlla la politica e la burocrazia e, dall'altra, le difficoltà dei rappresentanti dell'amministrazione che, anche quando non sono corrotti, mancano degli strumenti necessari a cambiare. Un libro che, con un linguaggio schietto e appassionato, è allo stesso tempo una dichiarazione d'amore per la capitale e un racconto della miscela esplosiva che da decenni alimenta il malaffare: dalla mafia del litorale alle truffe sui beni confiscati, dalle mani sull'ambiente agli affari sulle commesse pubbliche. E sembra che la fragilità della politica sia incapace persino di comprendere le proporzioni di questo verminaio.
Il 24 febbraio 2022 Vladimir Putin ordina all'esercito russo di invadere l'Ucraina. Nel discorso alla nazione con cui annuncia l'operazione speciale, Putin dice che vuole fermare il processo di accerchiamento della Nato e che intende liberare l'Ucraina dai nazisti. "Le ragioni di Putin",così le ha chiamate qualche fantasioso commentatore, sono davvero queste o ciò che sta dietro a questa ingiustificata invasione è qualcos'altro? La prevalente narrazione della crisi ucraina, in linea peraltro con la propaganda russa, si avvale di categorie interpretative della guerra fredda. Al di là del fatto che non vi è nessun accerchiamento della Russia da parte della Nato, la storia presente ci dice che l'ordine multilaterale è crollato - un bel problema per un Paese esportatore come la Russia - e che Putin vuole avvicinare Mosca a Pechino perché ha capito che, in particolare con l'Europa, gli affari si ridurranno. Obiettivo del capo del Cremlino è fare della Russia il più importante fornitore di materie prime della "fabbrica del mondo", la Cina. Per questo, Putin vuole lo "scudo ucraino", territorio compreso tra i fiumi Nistro e Bug che si estende fino alle rive del Mar d'Azov, nel sud del Donbas. È tra le aree più ricche del mondo in termini di potenziale di risorse minerarie. E, per quanto concerne le riserve di litio, già è al centro di un caso internazionale che coinvolge Europa e Cina, vicenda che precede di pochi mesi la guerra in Ucraina. Ma a Putin non basta, vuole colpire ancora l'UE: lo fa, soprattutto, con la guerra del gas; e scaricando sull'Europa la più grande emergenza umanitaria dalla Seconda guerra mondiale ai nostri giorni. La guerra di Putin sta marcando la fine della globalizzazione e l'inizio del mondo nuovo. È quello del decoupling, ovvero del disaccoppiamento delle catene del valore: quella occidentale e quella asiatica. È anche il mondo in cui democrazie liberali e autocrazie hanno iniziato a contrapporsi.
Marzia Sabella studiava per diventare notaio, senza però "immaginare che avrebbero sventrato autostrade e quartieri, senza prevedere - racconta - che il suo treno sarebbe stato colpito dallo stesso esplosivo per deragliare su un altro binario". Non era un tempo qualunque. Era il 1993, quando, dopo le stragi, lo Stato reagiva alla mafia. Ed era impossibile sottrarsi alla chiamata: magistrato, dunque. Alla procura di Palermo. Cosi, i primi processi: gli 'scecchi morti', le indagini di routine, quindi la pedofilia. Poi Cosa nostra: dall'arresto di Bernardo Provenzano alle indagini per la ricerca di Matteo Messina Denaro, l'ultimo capo latitante. E, nel frattempo, il cambiamento del sentire comune verso la magistratura e la trasformazione del suo stesso ufficio, fino a non riconoscerlo più come il proprio posto. Con una narrazione vibrante, ma priva di enfasi e che sa cedere all'ironia, "Nostro Onore" ci conduce nella realtà della mafia siciliana e, al contempo, nel quotidiano di chi lotta contro di essa dal "palazzaccio" di piazza Vittorio Emanuele Orlando. Ma, soprattutto, ci restituisce un ritratto antieroico dei magistrati, anche quando vivono eventi straordinari e imparano a ripararsi dalla seduzione degli "abbagli da telecamera sempre accesa". Perché, l'onore, quello vero, è dato dalla "sacralità del Codice e di chi, di quel Codice, difende le ragioni".