
Il delirio non è confinato nei recinti della follia. Tutti vivono in un proprio mondo di significati personali che a volte si arrocca, diventa impermeabile a ogni confronto, inattaccabile, isolato. La dimensione delirante intesa come tendenza autoreferenziale della conoscenza è prepotente nei disturbi psicotici, ma è anche l'elemento essenziale che impedisce il cambiamento in coloro che sono precipitati nelle trappole dei meccanismi nevrotici. E, ancora, si manifesta nella vita quotidiana con l'autoinganno e la costante tendenza a cercare e trovare conferme alle proprie idee. Sulla base di una lunga esperienza clinica come psicoterapeuti operanti nel servizio pubblico, spesso con pazienti difficili, gli autori sostengono che anche il delirio presente nelle psicosi è psicologicamente comprensibile e serve a spiegare un vissuto altrimenti incompatibile con gli schemi centrali riguardanti l'identità del soggetto. Tutta la dimensione delirante sta a protezione dell'identità e ciò diviene manifesto nel delirio psicotico. In questa prospettiva, la psicoterapia del delirio recupera il proprio razionale di intervento imitativo efficace sui sintomi ma anche sul complessivo funzionamento psicologico del soggetto. Non è solo un intervento che affianca utilmente il trattamento psicofarmacologico, ma dispone di una propria caratterizzante autonomia.
Il tasso di suicidio degli adolescenti è in crescita in molti paesi del mondo occidentale. In questo libro Paolo Crepet indaga, descrive, analizza e mette a fuoco un fenomeno rimosso dalla cultura sociale in Italia.
Se pensi di scoprire in queste pagine quanto il tuo nome o cognome ti porterà fortuna oppure jella, se punti a sapere quale numero giocare al lotto in base a come ti chiami, puoi fare una cosa sola: riporre delicatamente il volumetto nello scaffale della libreria. Aprilo, compralo, leggilo - invece - se sei curioso di sapere quale storia hanno i nomi e cognomi italiani, perché si sono diffusi in una certa epoca o in una certa zona, quale legame hanno con la moda, la cultura, la storia del nostro paese. Scoprirai, ad esempio, che Mario è un nome d'origine etrusca e non ha nulla a che spartire con Maria, così come Martina non è il diminutivo di Marta, ma il femminile del latino Martinus e Sabrina non c'entra niente con Sabina (ma molto col film degli anni Cinquanta). Scoprirai che il cognome Sesso proviene dal nome di un centro presso Reggio Emilia, Seno è la variante settentrionale di senno, Fallo deriva da una voce dialettale per faldo ossia "falda". Scoprirai che Manzo (coi suoi derivati Manzini, Manzoni, Manzolini) non ha origini bovine, ma deriva dal nome germanico Mand e Agnolotti non si deve a qualche antenato ingordo, ma a un avo di nome Agnolo, variante toscana di Angelo. Scoprirai che... tu come hai detto che ti chiami, scusa?
Se pensi di scoprire in queste pagine quanto il tuo nome o cognome ti porterà fortuna oppure jella, se punti a sapere quale numero giocare al lotto in base a come ti chiami, puoi fare una cosa sola: riporre delicatamente il volumetto nello scaffale della libreria. Aprilo, compralo, leggilo - invece - se sei curioso di sapere quale storia hanno i nomi e cognomi italiani, perché si sono diffusi in una certa epoca o in una certa zona, quale legame hanno con la moda, la cultura, la storia del nostro paese. Scoprirai, ad esempio, che Mario è un nome d'origine etrusca e non ha nulla a che spartire con Maria, così come Martina non è il diminutivo di Marta, ma il femminile del latino Martinus e Sabrina non c'entra niente con Sabina (ma molto col film degli anni Cinquanta). Scoprirai che il cognome Sesso proviene dal nome di un centro presso Reggio Emilia, Seno è la variante settentrionale di senno, Fallo deriva da una voce dialettale per faldo ossia "falda". Scoprirai che Manzo (coi suoi derivati Manzini, Manzoni, Manzolini) non ha origini bovine, ma deriva dal nome germanico Mand e Agnolotti non si deve a qualche antenato ingordo, ma a un avo di nome Agnolo, variante toscana di Angelo. Scoprirai che... tu come hai detto che ti chiami, scusa?
«Intorno a noi tutto cambia. Bisogna seguire il ritmo…
Il nostro mondo ha fatto del movimento un imperativo universale. E se la vita è evoluzione, se l’economia è crescita, se la politica è progresso, allora tutto ciò che non si trasforma deve sparire.
In un tempo in cui il mondo occidentale è reso fragile per una sorta di spossatezza interiore e poiché il rapporto che avremo con la rapida evoluzione delle innovazioni tecnologiche rappresenterà la grande sfida politica degli anni a venire, mi è sembrato fondamentale mostrare lo squilibrio che si è venuto a creare in seguito alla dimenticanza della stabilità necessaria alla nostra vita.
Ciò che rende possibile il movimento di ogni vita e le dona un senso è sempre ciò che permane.
Abbiamo bisogno di una dimora, di un luogo da abitare dove ci possiamo ritrovare, un luogo che diventi familiare, un punto fisso, un riferimento intorno al quale il mondo intero si organizzi».
Fran“´ois-Xavier Bellamy
Prefazione di Gigi De Palo
Presentazione di Lorenzo Malagola
"Le Beau Chàteau" è la villa più costosa di tutto il Connecticut. Nove camere da letto, undici caminetti, un ascensore e persino un locale dove asciugare i tendaggi, per un totale di 1300 metri quadrati. A cui si aggiungono 21 ettari di bosco, con tanto di cervi, tacchini selvatici e fiume privato con cascata. Valore: 24 milioni di dollari. Questo paradiso terrestre, però, ha altre due caratteristiche ancora più eccezionali: è disabitato dal 1951 ed è solo una delle numerose dimore di lusso che la proprietaria, Huguette Clark -possiede in giro per gli Stati Uniti. Il giornalista Premio Pulitzer Bill Dedman non può di certo permettersi una casa del genere. Se ha risposto all'annuncio è stato per pura curiosità. Ma quando, dopo aver parlato con il custode del "Beau Chàteau, scopre che Huguette Clark ha quadri di Renoir appesi in salotto, Stradivari originali, e ancora una casa per le vacanze a Santa Barbara a picco sull'oceano Pacifico e ben tre appartamenti al 907 della Quinta Strada di New York ("l'indirizzo più esclusivo nella città più cara d'America"), non può fare a meno di scavare più a fondo in quel mistero. Chi è quella donna che possiede dimore la cui superficie complessiva equivale a quella della Casa Bianca? Come può permettersi di sprecare tanto denaro lasciandole sfitte? È vero, come dicono certe voci, che sia morta a 104 anni, dopo aver trascorso gli ultimi venti in un ospedale, nonostante le sue buone condizioni di salute?
Quest'opera è divenuta un classico: pubblicata nel maggio 1968, ha raggiunto l'ottava edizione. Si ritiene che proporre al lettore italiano quest'opera abbia un senso in quanto l'attenzione alle esigenze di fondazione teorica (specialmente filosofico-sociale, vedi Sartre), la messa a punto di una vastissima e variegata gamma di esperienze di gruppo e l'equilibrato apporto psicoanalitico, permettono di mettere in atto criteri di selezione del materiale che non si limitano tuttavia nè ad aride elencazioni dei medesimi, nè a minuziose discussione della loro attendibilità...
Un volume pensato per studenti universitari alle fasi iniziali del loro percorso, ma utile anche ad operatori della formazione psicosociale e dell'educazione, che vi troveranno temi che in genere sono dispersi in testi diversi. Vuole introdurre all'uso dei metodi e delle tecniche di gruppo nei contesti formativi ed educativi, premettendo una rassegna dei temi principali della dinamica di gruppo e dei gruppi di lavoro organizzativi, e della psicologia sociale dei gruppi. Il volume è caratterizzato da una forte e costante sottolineatura del carattere non meramente fattuale del gruppo, dunque della necessità di trattarlo in quanto fenomenologia contingente, che si configura ed acquista specifiche modalità di funzionamento in ragione dei contesti di pratica entro cui ed in ragione dei quali si dispiega. Questa idea di gruppo se non può considerarsi di per sé originale in assoluto - essa riflette una concezione più generale dei processi psicosociali di matrice socio-costruttivista - è sicuramente innovativa nel campo della psicologia dei gruppi, troppo spesso portatrice di una visione reificata, entro la quale il gruppo, invece che costrutto teorico, viene inteso e trattato come uno stato del mondo.
Un secolo di storia italiana a partire dall'insediamento a Roma dei Savoia e attraversando due guerre mondiali, il fascismo, la liberazione, la fase di ricostruzione postbellica fino agli anni della dolce vita: è quella che ci raccontano sullo sfondo Tullio Kezich e Alessandra Levantesi, mentre in primo piano seguono le vicende lavorative, sentimentali e familiari di due personaggi di spicco della scena artistica e culturale del nostro Novecento, Emilio Cecchi e Silvio d'Amico. Il primo grande firma della terza pagina del «Corriere della Sera», elzevirista raffinato, autorevole e temuto critico letterario, storico d'arte e, per un certo periodo, direttore artistico della Cines; il secondo altrettanto autorevole e temuto critico teatrale, giornalista e scrittore, ideatore e direttore della Enciclopedia dello Spettacolo oltre che fondatore e per anni infaticabile animatore dell'Accademia nazionale d'arte drammatica. Con loro, la moglie di Cecchi, Leonetta Pieraccini, pittrice di livello che nel libro si impone a tutti gli effetti come una terza protagonista. Assai diversi per formazione, temperamento, mentalità questi due maestri, pur frequentando ambienti contigui e avendo amici in comune, viaggiano su strade parallele, finché nel 1938 i loro destini si intrecciano – galeotto l'amore sbocciato durante una vacanza a Castiglioncello – attraverso il matrimonio tra la figlia di Emilio, Suso, storica sceneggiatrice del cinema italiano, e il figlio di Silvio, Lele, musicologo principe.
Una dinastia italiana è una straordinaria saga ricca, nell'avvicendarsi delle generazioni, di figure memorabili: la regina Elena e Mussolini, Matteotti e Pavolini, Gaetano Pieraccini e Bottai; pittori come Fattori, Spadini, Soffici, Bartoli, Morandi, Scialoja; poeti come d'Annunzio, Cardarelli, Ungaretti, Pascarella, Montale, Quasimodo; scrittori come Pirandello, Bacchelli, Soldati, Moravia, Pavese, Gadda; filosofi come Croce e Gentile; letterati e giornalisti come Baldini, Prezzolini, Papini, Longanesi, Bellonci, Vittorini, Giacomo Debenedetti; critici d'arte e musicologi come Berenson, Longhi, Barilli, Labroca; teatranti e cineasti come Duse, Reinhardt, Gassman, Blasetti, Visconti, Fellini.
Si delinea così – in un alternarsi di slanci idealistici e compromessi «necessari», di lacerazioni private e riconoscimenti pubblici – un affascinante spaccato della società italiana dalla fine dell'Ottocento al boom. Ripercorrendo intuizioni creative, operosità, progetti di riforma, ma anche i rapporti con il potere di queste personalità, Una dinastia italiana ci aiuta a riflettere sul ruolo che hanno avuto gli intellettuali nell'evoluzione del paese.
Tullio Kezich (Trieste, 1928 - Roma, 2009), critico cinematografico su «Panorama«, «la Repubblica» e il «Corriere della Sera», produttore, drammaturgo, scrittore, è stato uno dei protagonisti della cultura italiana contemporanea. Ha pubblicato decine di libri, fra cui la fondamentale biografia Federico. Fellini, la vita e i film tradotta in più lingue. All'opera del maestro riminese ha dedicato anche il diario di lavorazione Noi che abbiamo fatto «La dolce vita» e Federico. Fellini. Il libro dei film. Con Alessandra Levantesi – critico cinematografico su «La Stampa», distributrice di film d'autore e organizzatrice di festival – ha firmato diversi adattamenti teatrali e la biografia di Dino De Laurentiis: Dino De Laurentiis, la vita e i film.