
Negli ultimi quarant'anni circa si è assistito a un periodo di grande fermento all'interno della psicoanalisi. Sono comparse nuove teorie che sembrano distaccarsi radicalmente dalla teoria classica. Qual è la natura degli sviluppi che si sono verificati in questo periodo e come vanno interpretati? Quali concettualizzazioni e posizioni alternative vengono proposte dalle teorie contemporanee? Vi è spazio per un'integrazione, almeno parziale, tra la teoria classica e le teorie contemporanee, e tra gli orientamenti attuali? Queste sono alcune delle domande che vengono affrontate e discusse dall'autore.
Il volume offre un'analisi obiettiva e approfondita dei punti di convergenza e divergenza, rispetto alla teoria classica, delle teoria psicoanalitiche contemporanee, in riferimento alla concezione della mente, alle relazioni oggettuali, alla psicopatologia e al trattamento.
Ne risulta una panoramica sull'opera freudiana straordinariamente lucida ed equilibrata, una lettura fondamentale per chiunque voglia comprendere a fondo il fermento che percorre la psicoanalisi e le posizioni teoriche che si affrontano entro i suoi confini.
Licio Gelli, capo indiscusso della P2, la più potente e controversa loggia massonica italiana, non è stato semplicemente un grande cospiratore, appartenente a un'epoca ormai superata. Al contrario, le idee promosse dal "maestro venerabile" sono progressivamente confluite nella cultura politica dei partiti che avrebbero governato l'Italia dagli anni Ottanta in poi. In questo saggio-inchiesta, che ricostruisce la parabola della P2 al di là del mero piano giudiziario o cronachistico, si mettono a nudo - attraverso un'accurata analisi della sostanza del programma gelliano - i tanti elementi di continuità con la situazione attuale. Ne emerge un quadro sconvolgente: il famigerato Piano di Rinascita Democratica sequestrato nel 1985, appare oggi come una sorta di prontuario delle "riforme" che sarebbero state attuate nel trentennio successivo, e insieme un documento profetico in grado di descrivere i processi degenerativi avvenuti nello stesso periodo sul piano sociale, culturale e dell'informazione; una lenta e inesorabile discesa verso forme di autoritarismo "dolce"...
Giuda e la Maddalena, Beatrice Cenci e Manzoni: sono alcuni dei personaggi che Orvieto sottopone a una prospettiva ribaltata sui buoni e i cattivi della storia. L’autore s’interroga in maniera leggera ma puntuale sulla funzione e la natura di alcuni protagonisti scelti nell'arco millenario della nostra cultura e letteratura, mettendone in evidenza gli aspetti meno considerati o meno noti, per esaminarne le sfaccettature che una lettura unidimensionale spesso non permette di cogliere. Uomini e donne spesso bersaglio del tiro incrociato di colpevolisti e innocentisti, che ha manomesso l’esito della sentenza storica e morale. Sono personaggi dislocati in varie epoche, dalla Bibbia ai secoli a noi prossimi. Troviamo quindi: la figura di Giuda, in bilico tra il traditore o spalla di Cristo. La Maddalena, sospesa tra peccato e santità. La famigerata Beatrice Cenci, presunta assassina del padre stupratore che ha affascinato molti scrittori. Ma anche l’antifemminismo di Rousseau, la perfidia di Manzoni pessimo padre (lasciò morire la figlia Matilde senza andare a trovarla, lei che lo invocava), il Candido di Voltaire.
In una schietta conversazione con Arrigo Levi, amico e collaboratore nei sette anni della Presidenza della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi racconta se stesso. Dalle radici livornesi alla Normale di Pisa, all’Abruzzo che lo accolse nel tempo della vita alla macchia e dell’avventuroso attraversamento delle linee per raggiungere l’esercito al Sud già liberato. Dal lungo apprendistato in Banca d’Italia a Macerata, alla chiamata a Roma, dove sarebbe iniziata, dal Servizio Studi, la graduale ascesa fino all’ufficio del Governatore. E poi ancora una sfida inattesa, che lo porta dalla Banca d’Italia alla Presidenza della Repubblica, con un passaggio ai vertici del governo, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero del Tesoro, in tempo per portare l’Italia nell’euro. Tutto sembra accadere «per caso», una svolta nella vita dopo l’altra, con occasioni impreviste che si offrono all’intelligenza, alla tenacia, all’integrità, all’indipendenza politica di Carlo Azeglio Ciampi. Una lezione di storia, una lezione di metodo, una lezione di vita, in un racconto punteggiato di eventi curiosi, stampati nella memoria del ragazzo livornese che diventò Ciampi, il Presidente.
Carlo Azeglio Ciampi ha già pubblicato con il Mulino «Un metodo per governare» (1996) e «La libertà delle minoranze religiose» (2009). Arrigo Levi, saggista e giornalista, attualmente consulente personale del Presidente Napolitano, ha pubblicato recentemente con il Mulino «Un paese non basta» (2009).
C'era una volta la televisione... e sempre ci sarà. Quello che cambia è il modo di vederla. Siamo passati "da mamma Rai alla tv fai da te", da un consumo passivo a un uso interattivo, dall'idea di un televisore caminetto intorno al quale raccogliere tutta la famiglia a uno schermo in ogni stanza. Di più, alla tv sul computer, sul telefonino, a casa, in ufficio, in mobilità. Se una volta si manteneva solo con il canone e poi con la pubblicità, adesso si nutre e divora milioni di abbonamenti a pagamento. La pay tv, la pay per view, il video on demand raccolgono ormai un terzo di tutte le risorse del sistema radiotelevisivo. È una rivoluzione: che parte dalle tecnologie digitali, dalla convergenza fra tv, telefono e computer, per arrivare a sconvolgere le abitudini, il costume, l'economia degli individui. Non va dimenticato mai che dopo il sonno e il lavoro guardare la tv è ancora oggi in assoluto l'attività che ogni giorno occupa più tempo. Che cosa è e come si costruisce un palinsesto? Perché si parla di meticciato dei generi tv? Che cosa è "la stagione di garanzia" e chi se l'è inventata? Quanto pesa aggiudicarsi i diritti sportivi? Perché nella battaglia degli ascolti la fiction rende di più di un film? Che cosa è un mux? Serve ancora il servizio pubblico e se sì come dovrebbe cambiare la Rai? Siamo sicuri che le leggi che abbiamo siano all'altezza dei nuovi tempi? Perché il rapporto fra partiti e televisione continua a creare problemi?
Prefazione all’edizione italiana
di Nino Dazzi
Il libro
Autori di primo piano, tra cui Peter Fonagy, Mary Target, Anthony Bateman, Glen Gabbard, Otto Kernberg, John Clarkin, Philip Bromberg, offrono al lettore una sintesi dettagliata delle più importanti e recenti teorie psicoanalitiche e ricerche sullo sviluppo.
Psicoanalisi, psicologia e psicopatologia dello sviluppo, psicologia cognitiva e neuroscienze sono prese in esame con l’obiettivo di estendere i confini del concetto di mentalizzazione. Tra i temi trattati, l’impatto del trauma sulla mentalizzazione e il rapporto tra mentalizzazione e attaccamento.
I curatori
Elliott L. Jurist dirige il dottorato in Psicologia clinica alla City University di New York.
Arietta Slade insegna Psicologia clinica al City College di New York.
Sharone Bergner insegna Psicologia clinica alla City University di New York.
Alternando ritratti e panoramiche, e misurando l'attualità di autori canonici, eccentrici o dimenticati, il volume offre un ampio spaccato della letteratura italiana tra la fine dell'Ottocento e il Duemila. Ma il titolo non è solo uno stratagemma vivace per indicarne i confini cronologici. Infatti, occupandosi di un'epoca moderna e postmoderna in cui il peso pubblico dei linguaggi letterari si è andato rapidamente riducendo, l'autore racconta gli estremi sviluppi del rapporto abnorme che in Italia ha storicamente legato l'identità nazionale agli scrittori: scrittori che spesso, quasi a risarcire una società priva di coesione e di modelli politici comuni, da puri rappresentanti di valori estetici sono stati trasformati in veri e propri personaggi, in catalizzatori di climi ideologici e in simboli di un costume o di un modo di vivere. Ne risulta un libro in cui le analisi stilistiche fanno tutt'uno con la critica della cultura.
Sono trascorsi quarant'anni dall'uccisione di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, ma la sua immagine nelle polaroid scattate durante la prigionia all'interno del «carcere del popolo» resta impressa nella memoria individuale e collettiva.
Quelle due fotografie, più una terza, quella del suo corpo acciambellato nel baule della R4, non erano mai state lette in profondità. L'attenzione si era sempre concentrata sulle vicende oscure del sequestro e della prigionia, sulle lettere e sull'esecuzione del leader democristiano. In questa nuova edizione del libro, che è anche un racconto, Marco Belpoliti analizza l'uso delle immagini compiuto dalle Brigate Rosse durante gli anni di piombo, rilegge le foto di Moro attraverso l'opera di autori come Andy Warhol, Marshall McLuhan, Pier Paolo Pasolini, John Berger, e interpreta quegli scatti come il segno di un cambiamento in corso negli anni Settanta nell'utilizzo del corpo da parte degli uomini politici. Moro appare come l'ultimo esempio del passato, mentre il corpo stava divenendo lo strumento principale della comunicazione politica. Fotografandolo come un re deposto, i brigatisti hanno umanizzato Aldo Moro, così che la sua immagine continua a interrogarci ancora oggi sul potere, sul terrorismo e sull'idea di un'utopia politica realizzata con il sangue.
È accettabile, in un paese martoriato da una crisi infinita, che un deputato regionale cinquantenne, con l'età di Brad Pitt e Monica Bellucci, incassi un vitalizio dopo solo qualche mese di legislatura? E prendendo più del doppio di un operaio inchiodato 42 anni in fabbrica? Come possono i cittadini esposti da anni al massacro dei loro diritti, dall'innalzamento inarrestabile dell'età pensionabile al taglio degli assegni previdenziali, rassegnarsi all'intoccabilità dei privilegi ingiustificati di altri cittadini, considerati di serie A? Quello delle rendite perenni e spropositate, dei vitalizi scandalosi o delle poltrone perpetue è il più odioso dei vizi nazionali. Pubblici e privati: perché chi entra nel circolo vizioso del potere burocratico finisce per rimanervi felicemente intrappolato per sempre. Ci sono dirigenti pubblici pressoché inamovibili anche ben oltre la pensione. E poi ancora consiglieri regionali, assessori provinciali, generali, ambasciatori, top manager di banche e imprese che possono contare su infinite prebende e inappellabili incarichi a vita, sindacalisti a cui la politica garantisce sistemazioni eterne con vitalizi da favola. La colpa spesso è delle regole. Regole che hanno spalancato un abisso fra il Palazzo e il paese. Per rimettere in moto l'Italia si deve ripartire da qui. Mettere in discussione i privilegi eterni. Abbattere le rendite parassitarie. Cambiare le regole assurde che rischiano di distruggere il paese.
Una conversione straordinaria dopo 20 anni di militanza nel più anti-cristiano partito italiano. Pannella, la Bonino e il potere. Una vicenda equivoca e ambigua. Raccontata da chi ha lavorato con loro per vent'anni, che all'improvviso riconosce l'esistenza della Verità e comprende che la sua vita non ha più senso in quella realtà.
«Siamo immersi in una cultura prestazionale che detta i suoi paradigmi nella scuola, nello sport, nel mondo del lavoro, ma dentro questi paradigmi i giovani si sentono sempre più stretti. Per questo reagiscono, anche in maniera inconsulta, e mandano segnali chiari di disagio e di rifiuto», scrive nel suo contributo Claudio Burgio. Questo libro ci fa entrare nel vivo di tre realtà nate dal desiderio di ascoltare il grido, le ferite dei ragazzi, il loro bisogno di essere accolti, guardati, chiamati per nome, abbracciati, stimati. Le storie qui raccolte documentano il dramma di tanti giovani di sentirsi "trasparenti", anonimi, e la sorpresa di essersi imbattuti in un luogo dove c'erano persone disposte ad ascoltarli e a guardarli veramente. Ed è questo che fa la differenza, afferma Anas, «tra prendersi una sbandata e perdersi per sempre». Laddove accade un incontro umano si riaccende il desiderio di mettere le mani in pasta nella realtà, di imparare un mestiere, di investire i propri talenti, di seguire i propri sogni: rinasce la speranza. «Il sogno da perseguire», scrive Daniele Mencarelli, «è dato: che ogni giovane abbia la stessa occasione. Ma ci vogliono realtà che mettano lo stesso ardore, e non meno amore, sui giovani e le loro vicissitudini spesso drammatiche. Oggi, come ieri e domani.»