
La vita e l'opera letteraria di uno dei più nuovi e famosi scrittori dei nostri tempi. Il ricordo della sua infanzia è tutto concentrato su Kabul, la sua città natale che ricorre con le sue voci, la sua gente, i suoi cieli in tutta la sua opera. Non è solo nostalgia ma ricordo profondo, memoria di un paese martoriato dalla guerra e dalla violenza. Nelle sue parole ritorna la storia antica e civile di un Afghanistan che non c'è più. Un libro di straordinario impatto per conoscere i lati nascosti e i sentimenti di un grande scrittore.
Cieli rossi può definirsi una “cronaca romanzata”, una storia metropolitana i cui protagonisti sono quattro amici, Franz, Nello, Peppe e Tania, che vivono tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, nella grande e caotica città di Napoli, l'euforica speranza che un vento nuovo spazzi via il marciume di ingiustizia e di miseria, abbatta gli steccati di classe e faccia rinascere ovunque quel rinnovamento planetario tanto agognato da Marx. Per questo obiettivo, i quattro giovani pagano di persona, consumando i propri giorni nella spasmodica ricerca dell'unica verità, cercata famelicamente nei libri “rivoluzionari”. Poi, inattesi, lo scoraggiamento, la delusione e il lento, progressivo sgretolamento di quello che era stato il loro sogno. Ma tutti e quattro, per vie diverse, ritroveranno la fede dell'infanzia e scopriranno che la vera fraternità non può realizzarsi nella violenza. Attraverso la sapiente narrazione dei fatti, Gallelli ci dona un'opera coinvolgente che ricostruisce un pezzo di storia che è appartenuta a tanti e che i giovani di oggi devono conoscere. Un racconto tenero e struggente, ricco di humor e venato di malinconia.
La poesia e la "pedagogia" di Gianni Rodari possono essere lette come espressioni di riconoscimento, sostegno e valorizzazione dell'infanzia e dei suoi diritti per la costruzione di un mondo sostenibile e solidale. I diversi interventi che costituiscono il volume evidenziano, da angolature diverse, come Rodari possa insegnare ancora molto sul versante pedagogico-educativo relativamente alle possibilità di rendere i bambini attori protagonisti del loro progetto di vita. Sul versante delle politiche educativo-sociali, Rodari aiuta a riconoscere í bambini quali cittadini portatori di diritti e responsabili del mondo, del pianeta Terra; sollecita allo stesso tempo gli adulti, e le diverse agenzie educative, alla costituzione di un patto intergenerazionale in cui ciascuno sappia prendersi cura di sé e dell'altro nel rispetto reciproco, per un'educazione all'umanesimo ecologico-sociale. Il richiamo di Rodari è estremamente vivo e attuale, diventa anzi quasi un monito affinché la pedagogia non si assopisca rispetto all'educazione di un'infanzia "postmoderna" non au- tenticamente riconosciuta, e quindi poco rispettata nel suo essere, nel suo esistere e nel suo divenire.
la vita secondo la psicologia positiva
Chi può dire di non aver mai avuto un dubbio, scrivendo un tema, un articolo, o anche solo una mail (o un mail?), di non essersi mai trovato faccia a faccia (o a faccia a faccia?) con una parola dall'accento incerto? Sbagliare non è questione d'ignoranza o della sclèrosi (o scleròsi?) delle nostre arterie, ma dipende spesso dalla complessità della nostra bella lingua. Non è dunque il caso che ci vergognamo (o vergogniamo?) quando ci chiediamo se sia meglio comprare un ananas o un'ananas, consultare due chirurghi o due chirurgi, partire alle tre e mezzo o alle tre e mezza. Capita a tutti. E grazie a questo libro, decidere sarà questione di un attimo!
Questo romanzo è dedicato a tutte le persone inguaribilmente "giovani dentro", qualunque sia la loro età anagrafica. In particolar modo a coloro che, pur avendo da tempo varcata la soglia degli "anta", si rifiutano di invecchiare. Non già scimmiottando figli e nipoti, abbigliandosi come i suddetti e adottando il loro tipico codice espressivo, bensì difendendo a spada tratta la propria freschezza d'animo e di pensiero dagli sleali attacchi di chi mira a scalfirla. Questo libro, è frutto di una lunga esperienza, relativa a quella che definiamo "terza età". Leggendo questo romanzo si può piangere senza ritegno di fronte alla storie di ultra ottuagenari-bambini, con una visione dell'esistenza e del mondo, proprio perché "infantile", improntata ad una sorprendente, straordinaria saggezza. Un libro-tributo a tutti gli anziani che riescono ad assaporare, istante per istante, il presente, senza volgersi nostalgicamente indietro.
Quando, nel luglio 1971, Henry Kissinger, all'epoca consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Nixon, si recò in missione segreta a Pechino, le relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Cina erano interrotte da più di vent'anni. Durante questo periodo, dopo aver combattuto un'aspra guerra in Corea ed essersi fronteggiati in diverse gravi crisi internazionali, i due paesi si consideravano nemici dichiarati, portatori di ideologie antitetiche. Alla luce di tali premesse, ogni tentativo di riavvicinamento tra le due potenze sembrava destinato a un sicuro fallimento. Se tale obiettivo fu raggiunto, gran parte del merito va attribuito alla personale determinazione e lungimiranza di due uomini: il Grande Timoniere della Cina comunista Mao Zedong e il controverso presidente americano Richard Nixon. Giunti alla comune conclusione che, di fronte alle minacce della guerra fredda e della crescente potenza sovietica, le differenze ideologiche dovessero essere accantonate, Mao e Nixon sfidarono l'opposizione delle rispettive classi politiche e opinioni pubbliche e avviarono uno storico rapporto di collaborazione. Dal suo osservatorio, Kissinger ricostruisce lo scenario internazionale che fece da sfondo alle sue missioni in Cina e ai suoi incontri con i principali leader cinesi: dai cauti approcci iniziali allo storico incontro ufficiale tra i due presidenti nel 1972, Kissinger colloca riflessioni ed eventi nella più ampia cornice della millenaria storia cinese.
«L'anno della Chimera è iniziato, inizio a trascrivere la cronaca di una epidemia annunciata dell'anno della Chimera 2020, attraverso la lente distopica di un medico occidentale. Perché mi accingo a trascrivere la cronaca di questi avvenimenti sorprendenti e dolorosi dell'anno del topo metallo: il vociare mediatico è troppo assordante e confuso, la mia vuole essere una testimonianza di cittadino del mondo e di operatore di scienza e di medicina applicata, in quarantena come tutti ed in prima linea come medico e ricercatore. La mia vuole essere la ricerca della verità dei fatti e della evidenza cronologica dell'evolversi della epidemia, la testimonianza della sofferenza delle persone colpite dalla infezione virale, la critica ragionata delle verità assunte o presunte della scienza medica, la voce indipendente delle proposte dalla ricerca scientifica e tecnologica, lo scrutatore delle analisi dei determinanti sociali delle comunità umane coinvolte e sconvolte dalla pandemia».
"Soltanto nel dicembre 2006 il regime cinese ha riconosciuto che la quasi totalità degli organi umani venduti viene espiantata dai corpi dei prigionieri uccisi. Il traffico degli organi umani è iniziato nel 1984 con almeno 100 ospedali specializzati in questa macabra pratica. Nel 2007 sono oltre 600 gli ospedali in cui si trapiantano gli organi dei condannati a morte. L'incremento di questi ospedali e il graduale aumento del numero di crimini puniti oggi con la pena capitale avvalorano il sospetto che in Cina si commini con facilità questa misura di pena per ottenere un maggior numero di organi da commerciare." (dalla prefazione di Harry Wu)
In cerca di petrolio e materie prime per nutrire un'espansione inarrestabile, Pechino si è lanciata alla conquista dell'Africa, che attendeva da troppo tempo una rinascita postcoloniale. E per i cinquecentomila cinesi che vi si sono riversati il continente nero è la promessa di un Far West del ventunesimo secolo. Alcuni hanno già fatto fortuna, altri vendono ancora paccottiglia ai bordi delle strade infuocate dei paesi più poveri del mondo. Per gli africani è forse l'evento più importante dei loro quarant'anni d'indipendenza. I cinesi non assomigliano agli ex coloni. Seducono i popoli perché costruiscono strade, dighe e ospedali, e i dittatori perché non parlano di democrazia o trasparenza. Lungo le ferrovie dell'Angola, nelle foreste del Congo e nei karaoke in Nigeria, Serge Michel e Michel Beuret, insieme al fotografo Paolo Woods, hanno percorso quindici paesi sulle tracce dei cinesi arrivati in Africa e di un nuovo mondo abitato da imprenditori pionieri e lavoratori sfruttati, da progresso e contraddizioni. Dalle campagne impoverite nel cuore della Cina alle poltrone in cuoio dei ministri africani, gli autori ci raccontano l'avventura dei cinesi partiti per costruire, produrre e investire in una terra che per l'Occidente è ormai condannata a ricevere solo aiuti umanitari.
Il volume dimostra come sia possibile progettare e realizzare un affascinante percorso educativo ponendo la comprensione estetica del film quale obiettivo pedagogico-didattico centrale. Offrire ai bambini e agli adolescenti la possibilità di godere delle immagini in sequenza, senza cercarne impliciti ed esclusivi significati didascalici, è un buon inizio per promuovere la creazione di un'identità di spettatore esigente e raffinato. La scuola non può perdere questa importante opportunità, contribuendo il più possibile allo sviluppo della capacità critica, dell'autonomia di pensiero e della crescita in umanità delle nuove generazioni, nel nome della poesia. A questo scopo viene presentato all'insegnante e all'operatore educativo, attraverso le pagine di cinema a scuola, un prezioso panorama di opere cinematografiche di indubbio valore artistico; ciascuno dei 50 film proposti è corredato di una scheda didattica contenente un'accurata analisi dei pregi dei titoli scelti, nonché una serie di spunti e indicazioni per il lavoro con gli allievi a scuola.

