
Cinque saggi brevi e compatti, che individuano alcuni concetti fondamentali della modernità, per riflettere criticamente sullo sviluppo planetario dell'egemonia culturale americana, accostando Whitman a Baudelaire, il western al film noir, Hemingway a Joyce, Miller a Brecht, oppure Vermeer a Hopper e Rembrandt a Warhol. Riflessioni critiche e puntuali analisi stilistiche evidenziano dissonanze, antitesi e conflitti, e compongono una sorta di breviario di educazione estetica, utile a illustrare le diverse realtà culturali e le metamorfosi delle forme artistiche all'interno di distinti contesti sociali, tra Vecchio e Nuovo mondo. Con una missione: risvegliare in ogni lettore il «senso di meraviglia per quel che la letteratura sa fare», dimostrando soprattutto che «vale la pena studiare la letteratura, e non solo leggerla per piacere».
Gli eroi dei romanzi sono spesso diventati eroi nazionali, col compito di rappresentare la comunità tutta all'insegna di un leggendario passato unificante, com'è accaduto a Robin Hood o a d'Artagnan. In Italia, invece, i personaggi letterari si sono sottratti a ogni tentativo di uso iconico e mitizzazione popolare. Eppure tutta la letteratura italiana tra Otto e Novecento è attraversata dalla riflessione sull'eroe e l'eroismo in una prospettiva nazionale. Le candidature non sono certo mancate: da Jacopo Ortis ed Ettore Fieramosca fino al partigiano Johnny e al commissario Montalbano, passando per Pinocchio, Gian Burrasca e Metello. Persino Mattia Pascal e Zeno Cosini. Nessuno di loro, però, è approdato allo statuto di eroe patriottico: perché? Perché l'Italia ha una debole storia nazionale o perché i protagonisti letterari del nostro paese hanno saputo resistere a ogni tentazione simbolica? Più realistici e moderni di quello che si pensa di solito, i personaggi italiani si riveleranno dotati di anticorpi che li hanno preservati da ogni forma di sacralizzazione.
365 pensieri: tanti quanti sono i giorni dell'anno, per "donne che amano troppo". Un vademecum per le affezionate lettrici (e gli affezionati lettori) di Robin Norwood. L'autrice che parla alle donne attratte da uomini complicati e problematici, disposte per loro a trascurare il proprio benessere, i propri interessi e le proprie amicizie, incapaci di sottrarsi a relazioni tormentate per paura di solitudine e senso di vuoto, qui si cimenta nella saggezza pratica dei consigli quotidiani per una vita e un amore più equilibrati.
Nel carcere di Breslavia, pochi mesi prima di venire trucidata, Rosa Luxemburg assiste a una scena di inusitata violenza nei confronti di due animali, e la descrive in una lettera alla sua amica Sonia Liebknecht. Da quel breve testo si dipartirà nel tempo una serie di cerchi concentrici, come se una stessa goccia di esperienza non potesse non far scaturire altre parole illuminanti, che provengono - per vie imprevedibili - da Karl Kraus, da Kafka, da Canetti, da Joseph Roth e da un'ignota lettrice della "Fackel". Questo è un piccolo libro polifonico, fondato sull'affinità delle voci e convergente verso uno stesso punto: la muta sofferenza animale.
La storia degli ebrei (diceva un illustre studioso di origini ebraiche) è come la gabbia del canarino in un appartamento signorile: se c'è, aggiunge qualcosa; se non c'è, non se ne avverte la mancanza. In effetti, più che fare storia degli ebrei, si ha l'abitudine di fare storia dell'antisemitismo: cioè la storia delle discriminazioni, delle persecuzioni, delle distruzioni che il Popolo eletto ha subito nei duemila anni della sua diaspora. Più che fare storia di un popolo in carne e ossa, singolare e plurale, coeso e diviso, riconoscibile e inafferrabile come tutti i popoli della terra, si tende a fare storia di un popolo monolitico, granitico nello spazio quanto identico nel tempo: perennemente uguale a se stesso, e immancabilmente bersagliato. Ma rappresentato così, il popolo ebraico corrisponde fin troppo - in una forma rovesciata - allo stereotipo antisemita: il Popolo eletto come sublimazione edificante del Popolo maledetto. Dalla Roma di Tito all'Europa dei pogrom, dal ghetto di Venezia alle leggi razziali, dalla Soluzione finale al complotto contro Israele, il popolo ebraico diventa un metafisico tutt'uno di ashkenaziti e sefarditi, uomini e donne, poveri e ricchi, rabbini e laici, marrani e coloni, contadini e commercianti, banchieri e intellettuali, miracolosamente tenuto insieme dagli altrui vizi, e dalle proprie virtù. Sergio Luzzatto coltiva un'idea diversa degli ebrei nella storia. Più che riconoscerli sempre e comunque buoni, sempre e comunque innocenti, sempre e comunque vittime, si appassiona della varietà di vicende storiche e della molteplicità di profili umani che hanno reso (e che rendono) il Popolo eletto, nel bene o nel male, un popolo come gli altri. In questo libro il lettore incontra non già figurine in panpepato, caricature di storia, ma personaggi naturalmente vivi e vitali, complessi e controversi: siano rabbini taumaturghi del medioevo o soldati israeliani nei Territori occupati, siano cappellai del ghetto o straccivendoli della Rivoluzione.
Che cosa potrà significare, per la Chiesa cattolica, l’ascesa di Dolan? A partire da un breve sguardo sulla biografia del porporato, per capire come essa abbia influito sulla sua formazione, il testo affronta i temi più scottanti del cristianesimo (lo scandalo degli abusi sessuali, il ruolo delle donne nella chiesa, l’omosessualità…); scopriremo quale sia il pensiero di Dolan a tal riguardo.
Infine, le riflessioni di Dolan su come il cattolicesimo possa offrire un messaggio di speranza per il mondo.
Mio nonno Pierino Beccalli, classe 1931, è un portento.
Si ricorda tutto della sua infanzia, del tempo dedicato in giovinezza prima allo studio e poi al lavoro in fabbrica e soprattutto come storico postino, del tempo dedicato con amore alla famiglia. Ha una memoria di ferro. Ogni volta che passo a trovarlo a Nibionno, nella Brianza lecchese, dove ho vissuto anche io per diversi anni, mi racconta qualcosa di nuovo di tempi lontani lasciandomi sempre senza parole.
E così, tra una visita e l’altra, è nata l’idea di scrivere un racconto allegro sulla sua storia, che è anche quella della mia famiglia, del paese e di vicende passate di cui occorre fare memoria attraverso la conoscenza, i legami affettivi e il dialogo tra generazioni.
Nel tempo della quarantena abbiamo assistito a vere sospensioni della democrazia partecipativa e rappresentativa, con una generale riduzione del potere delle assemblee. Dopo la pandemia non ci aspetta dunque il ripristino di una qualche "normalità", ma l'attuazione del nuovo modello che queste sospensioni ci sollecitano: la riapertura del "cantiere Europa". Per arrivare a esporre un «progetto, un metodo e un'agenda», Pier Virgilio Dastoli ripercorre la storia della capacità fiscale, della democrazia e del bilancio comune europei, ma anche della crisi del modello del welfare state. La via da percorrere passa dalla risoluzione della crisi di fiducia tra l'Unione Europea e i suoi cittadini, offrendo una nuova prospettiva economica e politica a tutti gli europei.
Celso Costantini, primo delegato apostolico in Cina, compì un'impresa mai riuscita prima: impiantare la Chiesa tra gli eredi del Celeste Impero. Il libro, frutto della consultazione degli archivi della Santa Sede, offre un inedito spaccato storico sul ruolo fondamentale svolto in Oriente dal futuro cardinale italiano. Promotore e presidente del concilio plenario di Shanghai del 1924, portò i primi vescovi cinesi alla consacrazione a Roma nel 1926. Nei tre anni seguenti fondò la prima Congregazione religiosa maschile indigena, l'Azione Cattolica Cinese, due scuole di arte sacra cinese sull'onda della decolonizzazione religiosa e dell'inculturazione cristiana. Si prodigò inoltre per un accordo tra la Santa Sede e la Cina al fine di instaurare relazioni diplomatiche, realizzate nel 1946. Prefazione del card. Pietro Parolin. Presentazioni di mons. Savio Hon Tai Fai, mons. Giuseppe Pellegrini, fr. John Chia Khee Long.
Il libro di Guido Baglioni si snoda lungo le tappe della storia italiana vista attraverso le vicende del lavoro salariato, in un cammino fatto di sofferenze, conflitti, conquiste e benessere. Il tema cruciale è quello della tutela e della valorizzazione del lavoro. Rispetto alle soluzioni antagonistiche, nel secondo dopoguerra si sono affermate le concezioni che miravano al miglioramento costante e negoziale delle condizioni dei lavoratori nell'impresa e nella società industriale. Tra il vecchio e il nuovo secolo l'equilibrio si è alterato. Con l'esplodere della crisi, il problema non è tanto il rapporto di lavoro quanto la mancanza di lavoro, che si gioca soprattutto sulla ripresa e sulla qualità della crescita economica. Le soluzioni possibili esistono, si dovrà puntare su efficienza, innovazione e serietà per poter ridurre disuguaglianza e povertà. Tenendo conto delle molteplici diversità del mondo del lavoro, una entità non unificabile e con ridotta identità.
Il volume raccoglie il diario di una adozione in Colombia narrato da una famiglia in diretta, giorno per giorno.
Rimarrete coinvolti e commossi da questa storia, vi ritroverete a piangere e a ridere fra le pagine di questo libro i cui racconti sono densi di vita ed intrisi di spiritualità. E' l’avventura dell’incontro con un figlio “alieno” in un succedersi di eventi intensi, impegnativi e poi improvvisamente spassosi...
“Mettete insieme un figlio nuovo di zecca da recuperare dall’altra parte del mondo, con un primogenito ancora piccolo, contento del regalo che Gesù sta per elargire, ma anche preoccupato per l’intuizione, affatto errata, che sta per perdere la centralità di cui ha goduto fino ad ora. Unite la voglia di raccontare, il bisogno di condividere, il desiderio di comunione... e nasce questo diario.
Ci siamo dentro noi tre, anzi, noi quattro, noi tre che diventiamo quattro, con le nostre avventure in un angolo lontano del mondo e con i nostri pensieri e le nostre emozioni dal profondo del cuore. Ci sono la gioia e la fatica, c’è il dito di Dio nella nostra storia. C’è il nostro rinascere famiglia, un diventare genitori in modo totalmente nuovo e inatteso...".
Fahim, 11 anni, racconta la sua storia, un'autentica favola moderna: immigrato clandestino dal Bangladesh in Francia insieme al padre Nura, Fahim si riscatterà dalla condizione di sans papiers grazie al suo innato e straordinario talento, non prima di aver affrontato difficoltà e patimenti. Una storia bella e commovente di emigrazione e redenzione, coraggio e fede, che tocca i temi universali dell'amicizia, dello spaesamento, della lotta per la vita, della ricerca dell'identità, ma che incrocia anche l'attualità più stringente: le condizioni di vita degli immigrati, la clandestinità, le politiche di integrazione. Dal libro verrà tratto un film che vedrà Daniel Auteuil come regista e nel ruolo di Xavier Parmentier, maestro di scacchi di Fahim.