
Un giornalista televisivo e un prete televisivo dicono il loro amore - odio per la TV e aiutano genitori, educatori, autori, registi e programmisti a cercare strade nuove
Giovanni Anversa: “Il volume è una sorta di percorso dentro la mia esperienza umana e professionale per offrire un punto di vista, piccolo e parziale, sul fare televisione. Le dita della mano mi hanno offerto lo spunto giusto per ragionare, con l’aiuto di autorevoli interlocutori, sui meccanismi che caratterizzano il mezzo, la sua evoluzione, le sue potenzialità. La tv in mano, dunque, non è l’affermazione presuntuosa di chi ne possiede la conoscenza, ma la simbolica osservazione di chi tiene tra le mani un oggetto familiare e nello stesso tempo soverchiante ed estraneo.”
Don Antonio Mazzi: “Bisogna decidere se la televisione è una malattia grave, perniciosa, letale, più o meno come l’Aids, oppure se è quasi una malattia come l’influenza. Come guarire? Posologia: spenta la televisione leggere un libro o cantare in gregoriano, piantare l’insalata, percorrere quaranta chilometri in mountain bike con tutta la famiglia, giocare a Monopoli, comporre un puzzle di 5.000 pezzi fare un’ora di yoga. Il giorno dopo riprendere con tranquillità gli affanni quotidiani tra cui anche qualche mezz’ora di televisione.”
Don Antonio Mazzi, il prete del Lambro. Il prete dei marciapiedi, delle stazioni, dei disperati. Il prete più massmediatico d’Italia (interviene sui giornali, parla alla radio, è familiare in tutte le tv, scrive libri). Soprattutto il prete che ri-motiva a vivere, accendendo la speranza anche dentro situazioni estreme. Questo prete è don Antonio Mazzi: un uomo che non ha paura di parlar schietto e di andare controcorrente, ama l’essenziale, il senso della misura, i valori, le sfide di un’educazione solida, che parte dalla famiglia, arriva alla scuola, alla società. Ogni giorno è confrontato con i drammi: ma non si arrende all’evidenza della negatività. Anzi, si impone e si batte per l’espansione dell’ottimismo, della gioia e della serenità.
Giovanni Anversa nasce a Viadana (Mantova) il 25/10/1958. Nel 1983 si laurea in sociologia presso l’Università’ di Trento. Dopo gli studi universitari si occupa di critica teatrale e di sociologia della comunicazione e nel 1985 si trasferisce a Milano dove si diploma in organizzazione dello spettacolo presso la Civica Scuola D’Arte Drammatica “Paolo Grassi”. Nel 1990 diventa giornalista professionista e nel ‘91 si trasferisce a Roma per realizzare il programma di Raidue, “Il coraggio di vivere”, una delle prime trasmissioni orientate al sociale. Nei successivi dieci anni realizza e conduce programmi per Raidue dedicati alle tematiche sociali e alla solidarietà da “Ho bisogno di te” a “Diversi”, da “La cronaca in diretta” a “Sotto la tenda” fino a “La giornata particolare” e a “Racconti di vita”. Nella stagione 2000/2001 inizia la collaborazione con Raitre e realizza un’edizione di “Racconti di vita” dedicata a personaggi di grande rilievo nel mondo del volontariato e dell’impegno sociale. Collabora stabilmente, fin dalla sua istituzione, con il Segretariato Sociale Rai e partecipa ai gruppi di lavoro della Sede permanente di confronto tra Rai, Consiglio nazionale degli utenti e Associazioni del terzo settore, del Volontariato e dei Consumatori. Numerosi i riconoscimenti ricevuti per la sua attività professionale.
Non più vittima passiva delle scelte di palinsesto operate dai dirigenti delle televisioni pubbliche e private, il pubblico sarà in grado, sempre di più, di determinare attivamente gli orientamenti dei programmatori televisivi. Cambieranno quindi anche le politiche di audience delle televisioni, pubbliche e commerciali? O sceglieranno di tenersi stretta la fetta di spettatori fedeli e poco innovativi? Un quesito che ha risvolti non solo culturali ma economici di grande rilievo per il Paese.
Come relazionarci con la televisione, per noi stessi, per i nostri figli, per i nostri studenti? E' difficilissimo parlare oggi di televisione senza sparare a zero, tale e la potenza di questo straordinario amplificatore dell'informazione e del sapere. La televisione, o meglio il flusso" televisivo, e un fatto ineludibile e sta a noi imparare o meno a non farci travolgere da quest'onda ma piuttosto a planare su di essa come su un surf per sfruttarne cosi ogni potenzialita orientando noi la nostra vita. Lo scopo del volume e appunto quello di navigare all'interno delle derive apocalittiche e integrate, senza pero disprezzarle, ma utilizzandole come elementi di analisi per offrire all'adulto educatore chiavi interpretative differenti da quelle utilizzate a livello di senso comune. "
La televisione non è una scatola di tutte le meraviglie ma neanche una trappola demoniaca. Si tratta di imparare a far diventare i bambini spettatori più selettivi, a far loro capire il linguaggio delle immagini e gestire a proprio vantaggio questa forma di comunicazione. Con esempi concreti, tabelle ed esercizi da fare insieme, una guida concreta e curiosa per genitori e insegnanti.
La televisione non è una scatola di tutte le meraviglie ma neanche una trappola demoniaca. Si tratta di imparare a far diventare i bambini spettatori più selettivi, a far loro capire il linguaggio delle immagini e gestire a proprio vantaggio questa forma di comunicazione. Con esempi concreti, tabelle ed esercizi da fare insieme, una guida concreta e curiosa per genitori e insegnanti.
Per molti, gli anni che videro Ettore Bernabei alla guida della Rai hanno rappresentato un buon modello di questo servizio pubblico. Ed è, quindi, interessante in tal senso il lungo colloquio fra Ettore Barnabei e Gabriele La Porta sulla "Missione di Servizio" specifica della Rai. Una missione che potrebbe condurla anche a vincere la scommessa degli ascolti. Perché la collettività necessita di un "agente" che nel suo operare non sia incatenato agli interessi economici degli investigatori pubblicitari ma agisca libero dai vincoli delle tv commerciali.
I social network rappresentano uno straordinario strumento per comunicare e gestire rapporti interpersonali. Non tutti, però, si rendono conto che quello che potrebbe apparire solo un divertente passatempo, un modo per ritrovare vecchi amici e divertirsi con giochi e quiz può avere un impatto significativo sulla propria vita reale, nel bene e nel male. Complici le interfacce farraginose e un'estrema disinvoltura dei gestori nel cambiare le proprie policy in tempo reale, proteggere la propria privacy sui social network appare un'impresa sempre più disperata. Questo libro è una guida completa e aggiornatissima per imparare a usare Twitter, Facebook, YouTube e gli altri social network in modo consapevole, scegliendo oculatamente con chi condividere i propri contenuti in tutta sicurezza ed evitando di cadere nelle trappole dei malintenzionati.
In un’epoca che sembra avere smarrito il senso dell’orientamento e il significato della vita stessa, occorre riscoprire l’umiltà come atteggiamento improntato alla consapevolezza dei propri limiti e come sentimento fondamentale per la conoscenza di sé. Connotata negativamente come sinonimo di disprezzo e autosvalutazione, l’umiltà è invece una vera e propria qualità dell’essere, una risorsa di salute mentale, capace di rilanciare le potenzialità dell’esistenza umana e bilanciare le derive narcisistiche a livello individuale e sociale.
Informazioni sull'autore
Francesco Delicati, musicoterapeuta diplomato al Corso quadriennale di Assisi e Professional Counselor, è tra i pionieri della musicoterapia con anziani e malati Alzheimer in Italia. Docente nelle scuole di musicoterapia del Cesfor di Bolzano e “MusicaPrima” di Milano, si occupa di formazione e supervisione per operatori che assistono anziani con deterioramento mentale.
Fra noi circola da sempre un serial killer invisibile e spietato, che continua ogni giorno a falciare vite umane. E che non si limita a colpire fisicamente le proprie vittime, ma ne devasta lo spirito, seminando angoscia e disperazione. Il cancro. In decenni di lotta e di ricerca, la medicina ha vinto molte battaglie, ma non (ancora) la guerra, e così, malgrado i progressi nella diagnosi e nella terapia, i tumori invasivi costituiscono una delle più gravi minacce alla nostra salute. Ma non bisogna smettere di sperare e di lottare, perché il cancro uccide solo se gli si lascia il tempo di farlo. È questa la buona notizia che ci dà l'oncologa italiana Patrizia Paterlini-Bréchot, docente presso l'Università Paris-Descartes, la quale ha dedicato la propria vita allo studio di metodi sperimentali per la diagnosi precoce e la prevenzione del tumore. Troppo spesso, infatti, il cancro viene scoperto a uno stadio avanzato, quando ormai le metastasi hanno invaso più organi e la sorte del paziente è segnata. L'idea rivoluzionaria di Paterlini-Bréchot ha dell'incredibile per la sua geniale semplicità: un esame del sangue che consenta di rilevare la presenza di cellule neoplastiche circolanti nell'organismo prima ancora che il tumore invasivo si sviluppi al punto da risultare «visibile» con una radiografia o una risonanza magnetica. Ebbene, oggi questo è possibile grazie al test ISET, da lei brevettato, una tecnica in grado di diagnosticare il tumore invasivo con diversi anni di anticipo rispetto al manifestarsi della malattia. Un tempo che, nelle cure, può rivelarsi decisivo per ridurre drasticamente la mortalità. In questa sincera autobiografia personale e scientifica, ricca di amore per la ricerca e di empatia con il dolore, l'autrice racconta il lungo cammino che l'ha portata alla sua invenzione e le ragioni profonde della sua scelta professionale, iniziando dal «paziente zero», la cui morte è stata la molla che le ha fatto dichiarare guerra al cancro. Con l'obiettivo di «arrivare alla fine dell'esistenza e guardarmi allo specchio sapendo che il mio lavoro ha contribuito a salvare tante vite».
Gli anarchici italiani furono, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la prima minaccia terroristica globale: le polizie di tutto il mondo li cercavano e li temevano, mentre loro colpivano obiettivi di primaria importanza (primi ministri, teste coronate) in molti paesi europei. Dal punto di vista della storia d’Italia, il culmine fu raggiunto con il regicidio di Umberto I, compiuto da Gaetano Bresci il 29 luglio 1900. Come mai gli anarchici italiani (spesso emigranti) ricorsero alla violenza politica su una tale scala? Quale fu la reazione degli apparati di repressione e che effetti ebbe sul nascente Stato unitario? E come mai in Italia nascono terroristi, ma non rivoluzionari?
Perché un adolescente può desiderare la morte? Gli autori indagano il rapporto tra suicidio e narcisismo nei "nuovi" adolescenti, insieme fragili e spavaldi, a partire da riflessioni che coinvolgono importanti mutamenti culturali dalle conseguenze ancora imprevedibili. Il testo si articola in due parti. Nella prima, la questione del desiderio di morte nei giovani viene affrontata nel contesto delle teorie psicoanalitiche evolutive: si individuano i fattori che facilitano l'ideazione suicidaria e si descrivono le dinamiche delle fantasie autodistruttive (fragilità narcisistica, mancata mentalizzazione del corpo, percezione di un ostacolo insormontabile, vendetta). Nella seconda parte si evidenzia come il modello di intervento proposto sia basato sul coinvolgimento, nella presa in carico, del contesto di vita degli adolescenti, in particolare del padre e della madre. Si analizzano le peculiarità del dialogo con chi ha deciso di darsi la morte e le questioni riguardanti il trattamento di preadolescenti o di adolescenti problematici; infine, si affronta il delicato tema dei colloqui con i parenti dei giovani suicidi. Un testo di grandissima utilità per i genitori, gli insegnanti, gli educatori e tutti i professionisti della salute mentale che si occupano di adolescenti.
Alessandro Orsini ha conquistato il centro del dibattito per le sue tesi dirompenti sulla guerra in Ucraina. Mai, nella storia dell'Italia repubblicana, un intellettuale era stato sottoposto a un attacco politico e mediatico così duro e prolungato. Questo volume risponde alle domande più importanti del momento. La prima parte ricostruisce le tappe cruciali dello scontro tra Nato e Russia dal 1999 a oggi. La seconda mette a nudo l'arretratezza culturale dell'Italia in materia di sicurezza internazionale e spiega la strategia americana del dissanguamento della Russia, introducendo il pensiero strategico di Mearsheimer. La terza rivela il progetto politico-culturale di Orsini e il modo in cui lo persegue attraverso i media per contribuire alla lotta contro la colonizzazione del mondo della vita da parte del sistema. La quarta analizza le strategie con cui i media dominanti distorcono l'informazione in favore delle politiche di guerra del blocco occidentale. Il libro si chiude con la spiegazione del metodo della sociologia comprendente di Max Weber e con la relazione di Orsini sull'Ucraina in Senato del 4 Dicembre 2018.