
"Non è possibile parlare del lavoro senza considerarlo in rapporto con le grandi domande di senso che si agitano nel cuore dell'uomo. Le risposte a queste domande caratterizzano il nostro stile di vita e, in particolare, il nostro modo di lavorare." In un mondo in cui l'ambizione e la competitività sembrano assurgere a valori supremi, e il lavoro è spesso considerato soltanto un mezzo per arricchirsi e fare carriera, la voce di Pippo Corigliano esce prepotentemente dal coro, suggerendo una chiave di lettura tanto inconsueta quanto profonda dell'attività professionale, un aspetto fondamentale nell'esistenza di ogni uomo: la vita ordinaria come scenario di una vita santa e il lavoro quotidiano come strada verso l'unione con Dio. Esiste dunque un legame inscindibile tra le sfere della spiritualità e dell'agire pratico, un nesso che diventa evidente anche nell'atteggiamento con cui ciascuno di noi affronta le incombenze di ogni giorno: la capacità di svolgere con impegno e allegria i compiti che ci spettano, di ascoltare gli altri, di essere attenti ai loro bisogni dipende, sostiene Corigliano ispirandosi all'insegnamento di san Josemaría Escrivá, da ciò che abbiamo nel cuore e dalla consapevolezza che, con il nostro lavoro, stiamo collaborando alla grandiosa opera di Dio. Prenderne coscienza, coltivare la propria spiritualità, corroborarla con la preghiera e far sì che traspaia da ogni gesto è il primo, indispensabile passo verso quella "santità laica" di cui il mondo lamenta sempre più la mancanza.
Una riflessione nata dall'episodio drammatico della morte di Willy Monteiro Duarte nel settembre 2020. Violenza o accoglienza, umanità o estraneità, convivenza o conflittualità: sono alternative rispetto alle quali - come scopriamo dolorosamente ogni giorno - non esistono schieramenti che si possano dare per scontati. Sta a noi scegliere da che parte stare e per cosa impegnarci. Come e in che modo l'educazione e la formazione alla vita e alla fede possono essere strumenti utili ad orientare questa scelta e contrastare il decadimento umano e sociale che sembra inarrestabile? Con contributi di Caterina Donato, Tommaso Sereni e Gianluca Zurra.
La riforma delle Banche Popolari ha colpito un sistema che per centocinquant’anni ha finanziato la crescita delle piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto connettivo del Paese. Perché questo sistema è stato colpito in Italia e mantenuto altrove? A chi faceva comodo – magari in Europa – indebolire il nostro apparato industriale già messo a dura prova da dieci anni di crisi economica e dalla moneta unica? Fino all’arrivo dell’Unione Bancaria le banche popolari non hanno mai pesato sui contribuenti visto che la categoria risolveva i problemi al suo interno. Diversamente da quanto accaduto con le banche commerciali a cominciare dalla nascita dell’Iri negli anni ‘30. La riforma delle banche popolari è stata fatta con un decreto. Una procedura certamente anomala già condannata da diversi giudici. La scelta del governo Renzi precede di poche settimane la svolta della Bce che avvia il programma di acquisto di titoli di Stato in Europa. Il piano mette in sicurezza il debito pubblico italiano e consente allo Stato di risparmiare circa venti miliardi di interessi. Può sembrare uno scambio. Il sistema delle popolari non era una foresta pietrificata ma un universo in evoluzione che stava già disegnando una proposta di riforma. Perché il governo non ha dato tempo e modo di confrontarsi su questo progetto? Ora che le principali banche popolari non sono più popolari, il credito al territorio – col giusto criterio – non sarà più assicurato. Le banche dei grandi fondi punteranno tutto sul risparmio gestito, senza rischi. E le imprese che vorranno finanziarsi dovranno ricorrere al capitale di rischio. Chi potrà lo farà ma ai piccoli imprenditori cosa resta?
«Questo è il racconto di come si svolse questo capitolo della storia dell'ebraismo italiano che io ho vissuto giorno per giorno...» Alfredo Sarano Custodito per oltre settant'anni in un cassetto dalle figlie Matilde, Vittoria e Miriam, il diario di Alfredo Sarano riemerge oggi dal passato aggiungendo nuove, preziose pagine di storia al libro del genocidio del popolo ebraico. Fogli ormai ingialliti dal tempo si affiancano così alle opere di Anna Frank ed Etty Hillesum, scritte proprio per vincere il silenzio e testimoniare l'orrore delle persecuzioni. Questo volume è frutto delle ricerche di Roberto Mazzoli, che ha riportato alla luce il diario di Alfredo Sarano inquadrandolo nel contesto storico dell'epoca e riportando le testimonianze dei sopravvissuti. Un libro che riporta alla luce l'eroismo di Alfredo Sarano, l'uomo che mise in salvo migliaia di vite nascondendo gli elenchi della comunità ebraica milanese.
Il diario inedito di Alfredo Sarano e della famiglia scampati alla Shoah
Custodito per oltre settant’anni in un cassetto dalle figlie Matilde, Vittoria e Miriam, il diario di Alfredo Sarano riemerge oggi dal passato aggiungendo nuove e preziose pagine di storia al libro del genocidio del popolo ebraico. Fogli ormai ingialliti dal tempo si affiancano così alle opere di Anne Frank ed Etty Hillesum, scritte proprio per vincere il silenzio e testimoniare l’orrore delle persecuzioni.
Questo volume è frutto delle ricerche di Roberto Mazzoli, che ha riportato alla luce il diario di Alfredo Sarano inquadrandolo nel contesto storico dell’epoca e riportando le testimonianze dei sopravvissuti.
ROBERTO MAZZOLI (Milano 1971) è giornalista dal 2003 e collabora con diverse testate e agenzie di stampa di ispirazione cattolica. È autore di saggi e pubblicazioni a carattere sociale e storico.
In una società in cui gli adulti sono dominati dalla paura, contaminati dall’ansia e ossessionati dalla sicurezza, occuparsi del ridere!!! Via, siamo seri!!! La formula chimica della risata porta scompiglio in tutti i luoghi formativi, soprattutto quelli ricoperti di una patina più o meno spessa di presunta serietà. Con questo libro si lancia un marchio di qualità che potrà essere certificato dai giovani e che dovrà verificare la costante presenza di una metodologia umoristica nelle istituzioni educative. “Qui la risata è ammessa e ben accolta” potrebbe essere lo slogan della vetrofania da applicare sulle porte delle istituzioni più serie, a partire da quelle che si definiscono educative. Non è più il tempo dei giullari che avevano il compito di distrarre il popolo, al contrario l’umorismo è un generatore di consapevolezza per difendersi dalle manipolazioni. Per mettere in crisi il potere. Ridere è anche un bisogno sociale che produce benefici alla salute, facilita le relazioni, la socializzazione, il ridimensionamento dei conflitti inutili. Immaginate di proporre un nuovo indicatore di benessere e sviluppo: il PIR (Prodotto Interno di Risate), dove una convivenza serena e un approccio ottimistico generino creatività e futuro. Queste pagine offrono esperienze e metodologie per sdoganare il ridere e promuoverlo dalla categoria del frivolo all’olimpo della serietà. In un’epoca in cui a qualcuno può sembrare che ci sia poco da ridere, la decisione più seria da prendere è: investire sui giovani e sul ridere.
La relazione è il luogo della comprensione dell’altro.
Ma, talvolta, all’interno di una coppia, sono proprio le relazioni a soffrire! Quando infatti le «idee sonnecchianti» nell’inconscio di ogni persona vengono svegliate bruscamente da eventi talora banalissimi, esse allora prendono forza e voce e accusano: «Noi non andiamo d’accordo perché siamo troppo diversi».
Gli autori, attingendo, con delicatezza e rispetto, a quell’oceano di sofferenze relazionali (di coppie come di singole persone) condivise nelle sedute di consulenza attraverso l’ascolto, propongono un percorso per riuscire a entrare in sintonia con l’altro, basato sull’integrazione e non sulla negazione delle differenze.
Il libro comprende due parti: una più direttamente esperienziale con sobria e puntuale «lettura» dei casi presentati, e l’altra più teorica, che incentra l’attenzione su aspetti speculativi e tecnici inerenti al comportamento umano e alla comunicazione interpersonale.
in una Gelida Giornata invernale,alcuni porcospini si avvicinano Gli uni aGli altri per proteggersi dal freddo. Ma cominciano a ferirsi reciprocaMente con Gli aculei. sono quindi costretti ad allontanarsi di nuovo e solo dopovaritentativi riesconoatrovare la posizione che Gli consente di essere abbastanza lontani da non farsi Male, Ma
tantovicini da potersi scaldare.
Punti forti
Formazione alla relazione interpersonale;
La diversità come valore.
Destinatari
Consulenti familiari, studenti, coppie, educatori, sacerdoti.
Autori
Gianfranca Antolini: (1952) nata a Castiglione del Lago (PG), è laureata in Pedagogia, abilitata in Lettere, Consulente Familiare diplomata alla SICOF. Sposata e madre di tre figlie, vive e lavora a Frascati (RM) come docente di scuola elementare e, attualmente, di Italiano per stranieri. Collabora da anni come consulente nel Consultorio «La Famiglia» di Roma e con quello diocesano di Frascati. Si occupa inoltre di sostegno alla genitorialità e di disagio adolescenziale nella scuola. Gigi avanti: lodigiano di nascita (1943) e romano d’adozione, è laureato in Teologia alla Gregoriana di Roma, abilitato in Lettere, Consulente Familiare diplomato alla SICOF (Scuola Italiana di Consulenza Familiare, fondata da P. Luciano Cupia e Rosalba Fanelli). Docente di religione nella scuola superiore e membro, insieme alla moglie Maria, della Consulta della CEI per la Famiglia; padre di tre figli, ha all’attivo pubblicazioni e collaborazione a riviste sui temi dell’affettività, dei giovani, della coppia, della spiritualità coniugale, della psicologia relazionale (di cui alcuni tradotti in altre lingue).
In queste pagine si affrontano i quesiti più scottanti che genitori, educatori e insegnanti si pongono nello svolgimento della loro opera educativa. L'ipotesi centrale si fonda sulla convinzione che ognuno di noi può continuamente sviluppare il proprio potenziale educativo sia per migliorare se stesso, sia per contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Chi non coltiva la speranza e la fiducia nel rinnovamento di sé e della porzione di mondo che gli è stata affidata, rischia di rimanere inchiodato ai blocchi di partenza della propria vita. Il principio di educabilità, qui coniugato dalla teoria alla pratica, tocca vari ambiti: la costruzione di una personalità solida, l'educazione affettiva e sessuale, il progetto di vita, la figura paterna e l'educazione dei figli, la relazione tra docenti e studenti, l'educazione al bene comune e all'interculturalità. "L'educabilità non è un principio astratto, ma un dinamismo che entra a pieno titolo nella quotidianità dei nostri atti. Tutto ciò che noi compiamo può rivestirsi di valore educativo."
Siamo tutti d'accordo (almeno a parole) sul fatto che la Grecia antica sia la madre della civiltà occidentale: "le nostre radici sono greche" si dice comunemente. Ma che cosa significano esattamente queste metafore? In che senso, e in che modo, la Grecia di Pericle e di Alessandro Magno ci è "madre"? "Siamo tutti greci" racconta l'attualità dell'antico in una prospettiva completamente diversa da quella consueta. L'autore è consapevole di parlare di una civiltà e di una storia vecchie di duemila anni, ma sa bene che la Grecia, pur così lontana da noi, non ci è estranea. Non possiamo, anzi, capire interamente la nostra contemporaneità se non ci confrontiamo con i Greci. La Grecia antica è un luogo popolato di idee, storie, immagini che raccontano l'uomo e l'umano. "Dobbiamo andarci, con la mente e con il cuore, perché in pochi altri luoghi (forse in nessuno) possiamo trovare tanta verità e bellezza; e dobbiamo andarci con la consapevolezza che si tratta di camminare a ritroso per molti secoli. Ma quando ci arriviamo e ci guardiamo attorno, ci rendiamo conto che molto di quel che vediamo ce l'avevamo già dentro. Possiamo quindi tornare al presente con la certezza che laggiù, in Grecia, c'eravamo già stati. Siamo tutti greci, infatti". Età di lettura: da 12 anni.
Da tempo sappiamo che la maggior parte delle persone usa meno del dieci per cento del proprio potenziale mentale, legato soprattutto all'emisfero sinistro, quello della razionalità. Oggi tuttavia sono in molti a utilizzare anche l'emisfero destro, legato all'intuizione e alla creatività. Per farlo si inizia da tecniche molto semplici come il rilassamento, la visualizzazione, la dinamica mentale, la meditazione, l'attivazione dei chakra - per arrivare ad altre più complesse come lo sviluppo delle facoltà ESP o i viaggi fuori dal corpo - ognuna delle quali richiede come punto di partenza la capacità di entrare in stato alfa. Ecco, questo long-seller, oggi in una nuova e rinnovata edizione, propone una parte teorica (in cui tra l'altro sono citate le esperienze dei sensitivi più famosi) e una pratica, con una serie di esercizi base che ci permettono di addentrarci in quell'universo sconosciuto che è il nostro mondo interiore, non soltanto al fine di affinare le nostre capacità psichiche, ma soprattutto per iniziare a percorrere un cammino di presa di coscienza, di benessere psicofisico e di risveglio interiore.
Il lavoro è attività dell'uomo su di sé per costruire la propria umanità. Gli antichi stoici parlavano del "costruire la propria statua", non nel senso di autoincensarsi, ma di fare della propria vita un capolavoro, un'opera di quotidiana scultura ... perché il vivere è il mestiere da imparare davvero.
La vicenda umana e soprattutto resistenziale di don Giovanni Barbareschi (1 febbraio 1922; 4 ottobre 2018) viene raccontata per la prima volta in modo approfondito e documentato da Giacomo Perego.
Una storia che meritava da tempo di essere proposta al grande pubblico, superando il semplice racconto aneddotico e autobiografico e rivelando l'incredibile storia di don Barbareschi, attraverso una prosa romanzata e intima, ma sempre accompagnata da rigore storico e documentale. Il lettore sarà catturato da un senso di stupore e curiosità seguendo passo dopo passo le ricerche che Perego espone con stile quasi poliziesco, per scoprire documenti inediti, fonti, piste di indagine inesplorate. Quest'opera getta finalmente luce su uno dei personaggi più importanti e allo stesso tempo dimenticati della Resistenza milanese e non solo, offrendo una visione completa di un uomo che ha giocato un ruolo cruciale in un periodo drammatico della storia italiana.

