
Dopo "Depressione. A ciascuno la sua cura" - dove sono state esplorate tutte le possibili strade terapeutiche, convenzionali e non, per curare la malattia - in questo saggio gli Autori si propongono di far conoscere la depressione nei suoi aspetti più peculiari per poterla individuare prima che essa compaia. Chi sta sviluppando la depressione dà inevitabilmente qualche segnale della malattia, perché ha già in sé tracce visibili di quella sofferenza che muove l'anima nella direzione della rinuncia e dell'oscurità. Qualche lieve disturbo del sonno, inappetenza, o, viceversa, eccessivo appetito, la voglia di appartarsi, di restare soli, lunghi silenzi, apatia, malinconia, irritabilità, sono questi alcuni dei segni anticipatori più comuni che genitori, insegnanti e familiari dovrebbero saper cogliere e valutare in termini di durata e d'intensità. In Italia parlare di prevenzione per la depressione è poco diffuso e gli Autori si interrogano in modo inquietante perché i tanti "addetti ai lavori" non si adoperino in questo senso. Questo libro, unico nel suo genere, offre al lettore semplici e chiare indicazioni per potersi muovere verso le migliori azioni di prevenzione da adottare.
La maggior parte dei problemi psicologici delle persone è legata a difficoltà nel riconoscere, esprimere adeguatamente e modulare le emozioni che si provano. Le emozioni negative assumono forme diverse che non si è capaci né di identificare appropriatamente né di controllare: la preoccupazione allarmata, l'eccesso di paura, il batticuore per i problemi d'amore, e così via fi no all'ansia anticipatoria, quella che cioè anticipa mentalmente gli eventuali problemi che potrebbero colpire noi stessi o gli altri a noi cari. In questo volume, sono presentati in maniera semplice, e quando possibile anche divertente, numerosi esercizi per imparare a riconoscere le emozioni e ad utilizzarle per migliorare la vita quotidiana e le decisioni che continuamente vengono prese. L'obiettivo deve essere quello di saper scegliere consapevolmente, rispettando l'individuale e unico modo di essere di ciascuno di noi. Per raggiungere questo obiettivo, sono qui utilizzate due modalità: la riflessione derivante da esercizi di auto-osservazione guidata e le canzoni psicoterapeutiche che introducono a diverse tematiche psicologiche offrendo nuove prospettive di comprensione e di risoluzione. Le canzoni sono reperibili sul sito www.francoangeli.it/Area multimediale. Ad inizio volume viene proposta una introduzione applicativa alla psicoterapia cognitiva, al fi ne di cimentarsi con la conoscenza di sé e degli altri, e con la possibilità di modificare intenzionalmente in meglio il proprio comportamento.
Il libro affronta il tema del riconoscimento in rapporto alla psicoanalisi. Il riconoscimento e la chiave di accesso alla relazionalita. Sia agli albori della vita psichica, sia nel processo psicoterapeutico. Fiducia, stima, rispetto producono autofiducia, autostima, senso di responsabilita, che si riversano in analoghi sentimenti verso gli altri. Il volume illustra tali dinamiche da uno speciale punto di vista della psicoanalisi relazionale in cui il Se resta il punto di partenza di una dinamica interpersonale che nel contempo lo co-costruisce in immagini molteplici. Il tema del riconoscimento viene affrontato nel suo rapporto col rispecchiamento, nella dialettica soggetto-oggetto, nella connessione con l'immagine idealizzata, nella problematica dell'osservazione diagnostica, nella specifica dimensione della comprensione psicoterapeutica...
I saggi di questo libro gettano ulteriore luce su Giorgio La pira, il quale:? voleva contestare pigrizie, connivenze, omissioni di chi, potendo agire, non agiva, di chi tradisce il mandato per il bene comune...? era sempre determinato dall'impegno per il bene comune e stava sempre dalla parte di chi non aveva... ? possedeva un'allegria contagiosa e disarmante, che nasceva dal sapersi amato, salvato, ritrovato da Dio...
Attraversando i confini fra epoche e letterature il libro illumina le diverse modalità di rapporto con il passato utilizzate dagli individui e dalle collettività, nonché i percorsi che portano alla costituzione di ciò che chiamiamo "patrimonio culturale". Percorsi che cambiano profondamente con la rivoluzione tecnologica. Che cosa significa infatti ricordare a seconda che si parli di libro a stampa, fotografia, scrittura digitale? Per rispondere, l'autrice indaga le funzioni della memoria culturale, concentrandosi sui mezzi grazie ai quali essa si conserva (scrittura, pittura, luoghi, il corpo stesso).
Una carabina sgangherata, un manuale di tiro scritto in cirillico ("ma con molte illustrazioni"), un bersaglio perennemente occupato da una coppia di colombi che ha fatto il nido "nel posto più sbagliato della terra". Ma soprattutto tanta, tanta voglia di vincere. Il giovane Niccolò Campriani è uno studente d'ingegneria ma è anche il miglior tiratore "in piedi" mai nato nella storia del suo sport. Un predestinato. Nel giorno più importante della sua vita, alle Olimpiadi di Pechino del 2008, proprio nell'istante in cui sta per stringere tra le mani quello che ha sempre sognato, la medaglia d'oro, scopre di avere un avversario imprevisto e imbattibile. L'ultimo colpo. Quello decisivo. Il "blocco dell'ultimo colpo" si rivela un problema più grande del previsto. E per superarlo, Niccolò finisce per lasciare l'Italia e rifugiarsi in America. Lì, intraprende un viaggio dentro se stesso, alle origini dell'ambizione, alle radici stesse della propria essenza di uomo, tra i sogni di gloria e gli equivoci imposti da un ambiente e un paese, l'Italia, che non sa più vincere, ma neppure più perdere. Quattro anni di studio, allenamenti e riflessioni da "cervello in fuga", per scoprire infine che "tra il mirino e il bersaglio non c'è solamente aria e distanza", ma anche paura. Paura di fallire e di deludere gli altri e soprattutto se stessi. Paura, insomma, di dover fare i conti con la propria identità.
"Ci sono tre cose che sono sicuro di sapere di te: la prima è che sei vivo, e questo è già un ottimo motivo per sorridere ed essere grati alla vita. La seconda è che purtroppo anche tu, come tutti noi d'altronde, morirai. E questo dovrebbe essere uno stimolo per vivere la tua vita pienamente. La terza è che ora stai leggendo queste righe, sei presente, nel qui e ora. Sei tu e queste parole. Tra poco la tua mente cercherà di capire se il libro che hai tra le mani è adatto a te e ti metterà davanti a una scelta. Il mio consiglio: segui il tuo intuito. Lasciati guidare dal cuore." Daniele non è uno psicologo, un coach, un guru spirituale e nemmeno un formatore. Forse è tutte queste cose messe insieme. Di base è un ragazzo di trent'anni che ha sviluppato un legame unico con la sua community di centinaia di migliaia di persone che lo seguono sui social e nei suoi eventi live. Persone, non fan, perché "Dan" condivide con loro la sua vita, le sue esperienze, le sue gioie e i suoi fallimenti nella non scontata ricerca della felicità. Ci mette letteralmente la faccia portando un messaggio nuovo, fresco e non incentrato solamente sul raggiungimento di un successo materiale, ma anche sullo sviluppo interiore della persona. Per diventare consapevoli delle persone che siamo, al netto dei condizionamenti sociali e delle attese altrui, dobbiamo innanzitutto ascoltarci in profondità (Ascolta), toglierci la maschera che ci siamo costruiti e avere la pazienza di fare due chiacchiere con chi si nasconde lì sotto. Solo così possiamo accettare le nostre debolezze, il nostro passato, le paure (Accetta) che inevitabilmente fanno parte dell'esperienza umana, abbandonando la rabbia e trasformando ciò che rimane in energia vitale. È a quel punto che scopriremo di avere idee, progetti, intuizioni, relazioni con persone belle (Apprezza) e sarà molto più naturale amare noi stessi, gli altri, la vita nel suo complesso (Ama). Daniele ci dice che la felicità è già dentro di noi: "È nelle piccole cose, nella nostra capacità di individuare e concentrarci sul bello della nostra vita, nel sentirci più ricchi interiormente". È questo il vero successo, questa la vera felicità.
Autobiografia politica e confessione esistenziale, "Ricordati di vivere" ripercorre trent'anni di storia italiana ed europea intrecciando vita pubblica e vita privata, passioni civili e passioni del cuore, alternando la dialettica e l'oratoria dei grandi drammi con l'ironia disincantata e le durezze del referto clinico. Dallo spaesamento di un giovane che diventa riformista in pieno '68 all'incontro con Bettino Craxi - un Craxi descritto in azione e nell'istante della decisione, ma anche a tavola e nel tempo libero, mentre fa politica e mentre vive - , dal caso Moro all'epopea laica e socialista degli anni ottanta, dal sodalizio con Giovanni Falcone alle stragi di mafia, a Mani pulite e al crollo della Repubblica. Se il filo rosso della storia è l'amicizia con Craxi e con Falcone, in queste mémoires di fine secolo lampeggiano i ritratti di François Mitterrand e Willy Brandt, di Berlinguer e Andreotti, di De Mita e Forlani, di Marco Pannella, Adriano Sofri e Raul Gardini. Senza astio e senza sconti - tantomeno a se stesso - Claudio Martelli racconta in presa diretta il labirinto delle intenzioni, le responsabilità e le dure corvées della politica per riannodare il filo spezzato di una storia con i suoi bagliori di gloria e i suoi fallimenti, le sue grandezze e le sue miserie, per gettare una luce nuova su quel passato più recente da cui tutti veniamo e sui perché di una crisi politica che non ci ha più lasciato.
"Se i commissari raccontassero le storie (che si possono raccontare...) vissute nelle loro esperienze... sono convinto che si raccoglierebbe del materiale di straordinario valore pedagogico istituzionale per i colleghi più giovani... perché la realtà supera spesso la fantasia e il nostro paese è unico nella sua ricchezza ed eterogeneità..." (L'autore)
È risaputo. L'alta società assomiglia in tutto e per tutto a un ballo di gala: sotto i lustrini e gli abiti da sera pulsano le rivalità e le discordie più accese, circolano le peggiori malignità e i più infondati pettegolezzi. Eppure c'è chi in questa zona oscura del bel mondo ha imparato a camminare a occhi chiusi, armato solo di un inseparabile taccuino e di una penna affilatissima. Il suo nome è Indro Montanelli. Cosa c'entra una delle firme più prestigiose del Novecento italiano con i retroscena del jet-set e dei salotti letterari? La risposta è in questo libro, un concentrato di frecciate che sbeffeggia senza risparmio le ipocrisie e le piccolezze di amici, nemici, conoscenti e colleghi, riuscendo sempre a trasformare lo sdegno in ironia, il disprezzo in aforisma, la cattiveria in arte. In questi fulminanti testi, scritti per puro divertimento negli anni Cinquanta (sotto lo sguardo spietato del suo "cattivo maestro" Leo Longanesi), Montanelli rivela tutto il suo talento di dissezionatore del malcostume e mette a frutto il suo fiuto da segugio per stanare le contraddizioni e le magagne di chi gli sta intorno. Ma questi "Ricordi sott'odio" non sono solo un gustosissimo esercizio di crudeltà, sono anche e soprattutto la foto di gruppo di una stagione culturale che nella storia recente del nostro Paese non ha eguali.
Il fondatore di Eataly torna sui grandi temi che gli stanno a cuore: in primis quelli della biodiversità e dell'eccellenza italiana nel campo agroalimentare. Lo fa con pagine che richiamano la forma delle operette morali, racconti in cui personaggi spesso appartenenti a epoche diverse - da Noè a Fabio Brescacin di NaturaSì, da Plinio il Vecchio a Tonino Guerra, da Hemingway ad Alice, "acciuga filosofa" - dialogano sulla scoperta del fuoco, ripercorrono la storia dell'agricoltura, raccontano la storia del vino, della birra, dell'olio e quella della pesca, si interrogano sul rapporto fra gli uomini e gli animali e provano a immaginare un futuro sostenibile. Farinetti condensa queste storie millenarie in sei brevi racconti vivi di un umorismo e di una spinta etica che rendono piacevole e appassionante la lettura, sicché pagina dopo pagina apprendiamo l'origine delle diverse colture e le scoperte che le riguardano, trattate con l'occhio attento e rispettoso di chi crede fermamente nell'innovazione così come nell'importanza della tradizione. Il racconto lungo di chiusura ci porta nel Rinascimento attraverso il dipinto "Il battesimo di Cristo" della bottega del Verrocchio. In un ripetuto confronto fra il presente e quel florido passato emerge la necessità di abbandonare le lamentele verso le storture del presente e diventare i primi protagonisti del cambiamento. A suggello del libro un "riassunto" dal Big Bang ai giorni nostri, una riflessione che ci invita a un modello sociale ed economico basato su un nuovo rapporto con la natura e tra noi uomini, in cui la parola chiave sia "rispetto".
"Una grande famiglia è una famiglia disseminata, divisa, complicata, persa, ritrovata. L'albero genealogico segna rami che a volte non si sono mai toccati, e a volte si sono uniti indissolubilmente." Fulco Ruffo di Calabria appartiene a una delle famiglie più antiche e blasonate d'Europa, che vanta fra i suoi membri re e regine, principi e principesse, cardinali ed eroi, come il nonno Fulco, asso dell'aviazione della Prima guerra mondiale e medaglia d'oro al valor militare. Con legittimo orgoglio ma anche con estrema spontaneità e semplicità, Fulco si racconta per la prima volta in una sorta di diario "geografico" che ripercorre la sua vita di nomade d'eccezione: l'infanzia torinese insieme ai fratelli Augusto, Imara, Umberto e Alessandro, sotto l'occhio vigile e affettuoso della "signorina Natalia", amica e complice; la Pasqua a Roma da nonna Luisa; le feste con i compagni di giochi, fra i quali Edoardo e Margherita Agnelli e i "rampolli" di casa Marone Cinzano, i Rivetti, i Nasi, i Vallarino Gancia; i collegi esclusivi a Moncalieri, Pallanza, Paderno del Grappa e Gressoney; le indimenticabili vacanze a Poveromo, in Versilia, nella accogliente e vissuta casa di famiglia, in compagnia di nonni, cugini e zii (fra cui Paola, futura regina dei Belgi) o a Sestriere. I viaggi per tutta l'Europa con la "banda Ruffo" (così zia Paola chiamava i nipoti) negli "anni feroci e fieri", in cui "non ci facemmo mancare niente", all'insegna della spensieratezza e degli amori passeggeri.

