
Nel volume sono riportate le esperienze più significative e consolidate che rappresentano la moltitudine degli interventi terapeutici che si svolgono in Italia da molti anni a favore dei bambini con disturbo dello spettro autistico. Nell'ambito dell'acceso dibattito, il fatto che il Presidente dell'ISS prof. Enrico Garaci abbia specificato che le linee guida non siano prescrittive ma siano una raccomandazione, ha permesso la riattivazione di un dialogo che garantisce la proficuità dell'apertura scientifica. L'On. Paola Binetti, in qualità primariamente di neuropsichiatra infantile, ha promosso l'incontro di diverse scuole di pensiero per far sì che tante esperienze pluridecennali non venissero accantonate e che i genitori continuassero a esercitare la libertà di scelta. Il convegno di cui il presente volume è una testimonianza, si è posto l'obiettivo primario di rispondere alla complessità del disturbo autistico dando voce a quanti si impegnano quotidianamente nell'ambito riabilitativo. Oltre agli interessanti contributi di ordine scientifico, come per esempio quello di Gabriel Levi, sono presenti riflessioni di più ampio respiro che coinvolgono temi di bio-etica, come il contributo di Marianna Gensabella Furnari.
I disturbi dello spettro autistico sono relativamente frequenti - colpiscono circa un bambino ogni 150 nati - e risultano più comuni in età pediatrica di tumori, del diabete e dell'AIDS messi insieme. Negli ultimi anni questo tipo di disturbi ha ricevuto crescente attenzione con diverse proposte di trattamento, non sempre efficaci e scientificamente fondate. Questo volume affronta l'autismo nella sua complessità e fornisce gli strumenti più aggiornati sia per una diagnosi attendibile sia per trattamenti basati su prove scientifiche, secondo le linee guida pubblicate dall'Istituto Superiore di Sanità.
Arnoldo Foà appartiene alla stagione dei grandi protagonisti del teatro italiano: gli attori memorabili che con la loro personalità, acquistata a prezzo di sacrificio di sé ma portata con apparente facilità, occupavano l’intero ambito dello spettacolo nazionale, dal palcoscenico allo schermo alla camera di doppiaggio e, a partire dagli anni del miracolo economico, anche alla televisione. Una versatilità difficile da ritrovare oggi. Di quelle figure e di quelle professionalità, ne circolano non poche in questo libro, i tanti incontri che popolano la memoria di un grande attore. Ma in questa autobiografia – che meglio sarebbe definire, smorzando l’ironia, «ricordi»: eccentrici, lampi di vissuto, con un piacere particolare nel ricreare l’intensità di un rapporto umano, l’importanza di un incontro minore, il sarcasmo o la sgarbo inferto a qualcuno che lo meritava anche se pericolosamente potente –, in questo testo dal tono diretto di chi sa intrattenere si parla di più, in effetti, di quello che c’era dietro quelle grandezze, della materia dura che ha permesso di forgiare quella versatilità, cioè la vita. Molto avanti con gli anni, difatti, Foà ricorda se stesso molto più come un artista dell’esistenza che come un artista dello spettacolo. Molto più come un uomo burbero con se stesso e con gli altri, ma appassionato e vitalmente egoista come tutti gli artisti (lui dice), che ha dovuto molto lottare e molto sfidare, per non soccombere mai ai giorni mediocri. E certo le pagine più intense di questa autobiografia sono quelle dedicate ai tempi in cui da ebreo doveva nascondersi dietro agli pseudonimi e agli entusiasmi affamati del dopoguerra, e le pagine più piene di gratitudine quelle destinate ai tanti affetti, fedeli e infedeli, vero propellente di un burbero artista, che è stato attore scrittore scultore pittore e poeta e che può dichiarare infine: «ho fatto l’attore per vedere il mondo ». Una memoria di se stesso e per se stesso, che è un atto di vita, un’invettiva contro il tempo e una dichiarazione d’amore.
Arnoldo Foà (Ferrara, 1916), famoso attore teatrale, di cinema e televisione, è anche regista, pittore e scultore. Al lavoro di artista, ha sempre affiancato la scrittura: di commedie e drammi suoi («Signori buonasera», «La corda a tre capi», «Il testimone, «Amphitryon toujours», «Oggi»), di opere narrative e di poesia, tra cui La costituzione di Prinz, Le pompe di Satana, La formica, Joanna. Luzmarina.
Uno dei più grandi intellettuali italiani racconta la propria vita e testimonia in prima persona i temi e le angosce, le contraddizioni e il senso del Novecento.
L'"Autobiografia" di Friedrich A. von Hayek è un prezioso patrimonio, in cui il lettore può trovare fecondità di idee e di eventi. Uno dei principali protagonisti della cultura del Novecento racconta la sua vita: mostra la sua formazione, le affinità intellettuali, gli scontri teorici, le peripezie, il suo lungo viaggio all'interno delle scienze sociali. È la vita straordinaria di un personaggio straordinario, che ha dato rilevantissimi contributi nel campo dell'economia, della psicologia teorica, della teoria della conoscenza, della filosofia politica, del diritto e della storia delle idee. Hayek ha studiato a Vienna e a New York. E ha poi insegnato nella stessa capitale austriaca, a Londra, Chicago, Friburgo (i.B.). Ha vissuto in territorio britannico per quasi vent'anni, partecipando in prima linea a quelli che sono stati chiamati gli "anni d'oro" della London School of Economics and Political Science. La sua disputa teorica con Keynes costituisce una delle pagine più rilevanti della sua vita e della cultura economica. Da quel periodo e da quelle vicende ha preso avvio la sua riformulazione del liberalismo classico. Il che lo portato a essere, per buona parte del Ventesimo secolo, il maggiore punto di riferimento per quanti, pur nelle convulsioni e nelle difficoltà di tanti momenti, hanno continuato a credere nel futuro della civiltà liberale. Premio Nobel per l'economia nel 1974. Contiene in appendice una lunga conversazione con James M. Buchanan. Postfazione di Lorenzo Infantino.
In questa "Autobiografia" Norberto Bobbio ripensa e racconta la propria vita, cominciata quasi agli inizi del secolo scorso. Dagli anni dell'adolescenza alla stagione più matura, dalle prime voraci letture agli interrogativi cruciali della vecchiaia, il filosofo del dubbio rilegge la propria esistenza e cerca di tracciarne un bilancio alla luce delle vicende e dei problemi che hanno caratterizzato il Novecento. Una storia che intreccia avventure umane e dello spirito, in cui il punto chiave è la scelta di militare nell'antifascismo attivo. Il libro, frutto di un anno di conversazioni con Alberto Papuzzi e di una paziente ricerca fra le carte dell'archivio personale del filosofo, è al tempo stesso rievocazione di fatti - dal carcere all'insegnamento, ai rapporti con la politica, all'impegno sui problemi della pace e della guerra - e ritratto di tante figure importanti, da Leone Ginzburg ad Aldo Capitini, da Palmiro Togliatti a Pietro Nenni, da Carl Schmitt a Günther Anders.
Rimarrebbe deluso chi pensasse di trovare in queste pagine un racconto puntuale intessuto di luoghi, fatti, incontri. Non manca - beninteso - nessuno di questi ingredienti, ma l'Autobiografia di Chesterton, uscita postuma nel 1936, è soprattutto la storia di un'intelligenza e di un'anima che cercano, non senza incertezze e contraddizioni, la propria strada. Sullo sfondo, evocato con tocchi magistrali, sta il difficile periodo di transizione tra XIX e XX secolo, con il crollo degli Imperi coloniali e il dramma della prima guerra mondiale. E dallo sfondo si affacciano le personalità del panorama politico e letterario con cui lo scrittore entra in contatto e su cui esercita la propria attitudine all'analisi per paradossi dell'uomo e della società, senza mai rinunciare alla sua impareggiabile vis polemica. La nota segreta del testo - quella che risuona inconfondibile dietro le vicende e le battaglie quotidiane -è però la ricerca di una verità più grande di quella proposta dalle filosofie e dalle dottrine che occupavano (e occupano ancora) la scena contemporanea, una verità capace di cogliere Fumano nella sua complessità e integralità. L'approdo sarà, come è noto, la Chiesa cattolica, «dove tutte le verità si danno appuntamento».
Pensatore vivace e poliedrico, che ai molteplici interessi univa una profonda conoscenza dell'esperienza umana, Robin George Collingwood è stato autore di numerosi scritti di filosofia ed estetica, nonché di contributi importanti alla storia e all'archeologia romana. Pubblicata nel 1939, pochi anni prima della morte, l'"Autobiografia" ripercorre la sua vicenda personale e accademica attraverso l'esposizione dei risultati più originali del suo pensiero. Vengono così presentate e dibattute nelle loro reciproche connessioni la "logica della domanda e della risposta", la concezione della metafisica quale scienza storica diretta a determinare i presupposti di ogni dottrina filosofica, e quella della storia come autocoscienza dello spirito e scienza delle cose umane; oltre all'esame di quei problemi storici e archeologici concreti che costituiscono il campo d'applicazione delle sue teorie epistemologiche. Intrisa di riferimenti all'idealismo crociano, l'"Autobiografia" è anche una reazione contro la scuola imperante del "realismo", responsabile secondo Collingwood dell'involuzione della filosofia inglese. Grazie a una non comune capacità argomentativa, per cui anche le pagine più dense di passaggi logici hanno sempre una chiarezza e semplicità esemplari, l'"Autobiografia" può essere considerata ancora oggi la migliore introduzione all'universo mentale di Collingwood.

