
Nell’attuale situazione educativa, molti adulti hanno gettato la spugna della responsabilità.
La famiglia, nel suo agitato ménage quotidiano, si percepisce sempre più debole rispetto ad altre agenzie sociali quali tv, gruppi, cultura di massa.
Non pare più in grado di costruire con i figli un dialogo sui valori fondanti della vita.
Gli insegnanti sembrano stanchi e scoraggiati. Essi avvertono la poca valutazione sociale del loro ruolo e l’inadeguatezza del loro compito di fronte ai nuovi sofisticati linguaggi mediatici.
Assistiamo a un fenomeno sottile e destabilizzante nel rapporto educativo...
E l’autore prosegue puntualizzando l’importanza del processo educativo che segna il passaggio dalla natura alla cultura ed è partecipazione, da parte delle nuove generazioni, al patrimonio culturale del gruppo sociale a cui si appartiene.
Importante il clima familiare e un atteggiamento autorevole con molto dialogo, calore, protezione ma anche aspettative e controllo.
Autori
Luciano Verdone, è professore di Psicologia e Filosofia. Insegna in un liceo di Teramo. Pubblicista, è guida del sito internet «Grafologia e test» nel portale Supereva. È autore di vari testi a carattere psicologico e sociologico. Tra gli ultimi, per Paoline Editoriale Libri: Come superare l’angoscia (2006), Una vita senza fine (2007); Terapia dei valori. Come raggiungere un benessere psicofisico (2007); Emergenza educativa in un mondo che cambia (2009). L’ottimismo (2009); L’autostima (2009). Se dico amore (2010); I figli della rete (2011); L’adolescenza (2011); Progettare la vita (2012).
È evidente che l’uomo ormai è una specie in via d’estinzione. Più del panda gigante. Più della tartaruga Caretta Caretta. Ma se il wwf non può nulla contro l’inevitabile evolversi della natura, Paul de Sury sì. Già da anni, la sopravvivenza del maschio è messa in pericolo da un diabolico complotto ordito a suo danno. Per fortuna, c’è Paul de Sury. Paul de Sury: colui che ha detto basta! Basta al plotone di maestrine che pretendono di insegnare agli uomini come stare al mondo, a tavola, in salotto e persino sotto le lenzuola. Basta alle regole di comportamento dettate da ridicoli bon ton che limitano e costringono le libertà virili. Ecco allora un testo pensato appositamente per tutti quegli uomini che, già stanchi di essere bacchettati, sono costretti a presenziare alle cene rinunciando magari alla tv per ascoltare la tristissima storia del gattino dell’amica di famiglia… Un controgalateo in difesa degli uomini (per ritrovare l’istinto animale) con i trucchi e le strategie per rispedire al mittente i consigli altrui senza finire necessariamente a dormire in macchina.
Ci sono parole che feriscono e parole che guariscono. È la tesi della psicoterapia che riconosce alla parola un potere terapeutico importante. Prendere consapevolezza di questa verità è fondamentale per riuscire a conquistare maggiore consapevolezza di sè e delle possibilità di superare con leproprie forze piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana. È l’argomento al centro del saggio di Pasquale Ionata: Diventa ciò che sei, il potere curativo delle parole di prossima uscita per i tipi di Città Nuova.
Anticipiamo la presentazione che ne fa l’autore nella introduzione.
«La psicoterapia è l’argomento principale di questo libro, un libro alla portata di chiunque, all’insegna della semplicità ma anche della profondità, in apparenza leggero ma non privo di saggezza, che tende a esaltare il buon senso. In estrema sintesi, lo scopo del libro è quello di accompagnare il lettore a focalizzare meglio, attraverso l’uso delle parole, alcuni aspetti esistenziali che dopo anni di pratica psicoterapeutica ho sperimentato essere molto importanti nella nostra quotidianità: capire il senso e il significato della vita nei suoi aspetti più diversi; cogliere la molteplicità esistenziale della dimensione dell’amore; acquisire una capacità di immaginazione improntata all’ottimismo; sottolineare l’importanza igienico-mentale del rapporto con gli altri. Tali aspetti esistenziali saranno trattati nei quattro capitoli, dedicati rispettivamente alla vita, all’amore, all’immaginazione e agli altri.
Nello sviluppo del libro si è scelto di presentare numerose metafore terapeutiche, con l’intenzione di suscitare nel lettore un momento di riflessione, un’occasione per sviluppare un atteggiamento positivo e ottimistico nei confronti di sé, degli altri e del mondo. Le metafore sono l’essenza del pensare: possiamo pensare alla vita come a un “giardino di rose”, al lavoro come a una “guerra”, al nostro tempo libero come a una “tavola riccamente imbandita”; uno dei miei pazienti, parlando di sé, disse di sentirsi “tra l’incudine e il martello”. Quale che sia la metafora, essa emerge nelle parole e nelle espressioni che usiamo e influenza la nostra e l’altrui esperienza. Le metafore pervadono la nostra vita. Sono il simbolo di ciò che pensa la nostra mente inconscia. Quando non prestiamo ascolto, il nostro inconscio aumenta l’intensità dei segnali fino al punto di far materializzare il messaggio sotto forma di sintomi fisici o malattie.
I nostri sogni sono metafore, uno dei mezzi di cui dispone l’inconscio per comunicare con noi. Le nostre parole sono metafore: talvolta racchiudono il messaggio che volevamo trasmettere, altre volte comunicano ciò che davvero pensiamo e che avremmo preferito non comunicare. Più sapremo dare ascolto alle metafore che pervadono la nostra vita, più potremo attingere al potere della mente inconscia. Tra le diverse metafore terapeutiche provenienti dalle più varie culture, in queste pagine saranno citate soprattutto quelle di un maestro sufi: il mullah turco Nasreddin, molto famoso nel mondo musulmano e non solo.
Nasreddin visse nel XIII secolo a Konja, in Turchia, e le storielle che lo vedono protagonista si diffusero rapidamente in tutta Europa e in Medioriente. Sono storielle piene di arguzie e facezie, oltre che impregnate di quel sano stile autoironico tanto necessario in un contesto particolare come quello della psicoterapia. Per me, sono l’occasione di rendere un doveroso omaggio alla cultura islamica, perché, come ricorda lo psicoterapeuta iraniano naturalizzato tedesco Nossrat Peseschkian, è ormai storicamente accertato che si deve ad un medico persiano sciita di nome Rhazi (850-953 d.C.) il primo uso documentato del termine El Ilaj Ennafsani, che significa appunto “psicoterapia”.
Viveva a Bukhara un emiro che non si muoveva più dalla sua sedia, bloccato a causa di una misteriosa malattia articolare che nessun medico riusciva a guarire. All’inizio anche Rhazi fallì, poi, un bel giorno, condusse l’emiro in un luogo sicuro. Qui, dopo aver preparato un cavallo e un mulo per la fuga, minacciò con un coltello l’emiro, insultandolo sempre più pesantemente. A un certo punto, l’uomo cercò di aggredirlo, accecato dall’ira, e si alzò dalla sedia… Rhazi a questo punto fuggì e si allontanò dal regno dell’emiro. Saputo l’accadimento, in città si gridava al miracolo. Ma non era così. Rhazi aveva semplicemente capito che l’emiro non era affetto da malattie organiche che potessero impedirgli di camminare, e facendogli provare un’emozione intensa riuscì a ottenere l’effetto desiderato. […]
La psicoterapia intesa come cura attraverso le parole affonda le sue radici nella notte dei tempi: gli sciamani del neolitico, i sacerdoti-astronomi sumeri, i sacerdoti-maghi egizi che curavano scacciando malocchi e fatture con gli incantesimi e i sortilegi, gli ispirati profeti del popolo d’Israele, i talmudisti, i cabalisti, gli indovini oracolari greci, gli asceti eremiti Padri del deserto… tutti avevano colto il potere trasformante della parola. Anche Platone esalta l’efficacia terapeutica della parola nei suoi Dialoghi. Gorgia dice: «La parola è un potente sovrano, perché con un corpo piccolissimo conduce a opere profondamente divine, infatti essa ha la capacità di cancellare la paura, di infondere la gioia e di intensificare la compassione».
Nel contesto culturale occidentale, per la nascita (anche se non ufficiale) della psicoterapia moderna bisogna aspettare la seconda metà del Settecento, con le teatrali baquets parigine piene di magneti del medico viennese Franz Anton Mesmer (1734-1815) che credeva di guarire utilizzando un fantomatico “fluido vitale” che egli definiva «magnetismo animale», rivelatosi poi inesistente. Il termine stesso di “mito” deriva dal greco mythos, la cui radice my- si riallaccia al significato di “mormorare”, “emettere suoni con la bocca”, “parlare”: mythos in greco equivale, nello stadio più antico, a “discorso”, o meglio ad un “discorrere” con le parole.
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1): così si esprime il Vangelo di Giovanni, ma prima ancora, nell’Antico Testamento, Dio crea il cielo e la terra usando la “Parola”: «Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» (Gen 1, 3). Ricordando un saggio proverbio, «Fa’ in modo che le tue parole siano dolci, nel caso tu dovessi mangiarle», vi auguro di saper cogliere in queste pagine tutte le parole che sentite dolci per potervene così alimentare».
La prima edizione di questo volume risale al 1995: da allora nel campo della disabilità sono avvenute trasformazioni radicali che hanno reso necessario rivedere e aggiornare sostanzialmente il testo in molte sue parti. Anche il titolo è stato modificato in "Psicologia della disabilità e dei disturbi dello sviluppo" proprio per meglio fare riferimento alle diverse condizioni esaminate e dare enfasi al ruolo dei percorsi evolutivi e dei contesti sul concreto manifestarsi delle limitazioni e delle potenzialità In questa nuova edizione trovano riscontro anche gli avanzamenti del dibattito scientifico, che in alcuni casi ha raggiunto livelli di maturità tali da veder tradotti nella vita quotidiana i progressi della ricerca. Così, una maggiore conoscenza delle cause di alcuni disturbi e una accresciuta consapevolezza del legame fra processi psichici, basi biologiche e fattori ambientali hanno portato a mutamenti legislativi, all'applicazione di strumenti - ad esempio il sistema di classificazione Icf - e, in generale, a una maggiore sensibilità ai diritti delle persone con disabilità. Un'utile disanima degli aspetti psicologici connessi alla disabilità, una guida di base per la formazione degli studenti, ma anche delle diverse figure professionali - dagli specialisti agli insegnanti - e dei genitori che potranno trovarvi informazioni nuove o spunti stimolanti per riflessioni e ulteriori approfondimenti.
La depressione colpisce milioni di persone nel mondo. Un grande terapeuta mostra che si può sconfiggere e prevenirne la ricomparsa.
Siete tormentati dall’opinione negativa che avete di voi stessi, schiacciati dalla solitudine, paralizzati dalla paura del fallimento? Non siete i soli. Il numero delle persone depresse è in costante crescita a ogni latitudine ma la maggior parte di quanti patiscono l’insopportabile dolore, il senso di disperazione e la tendenza all’autocritica tipici di questo disturbo non cerca mai una cura. Se non voi in prima persona, sarà probabilmente qualcuno dei vostri amici a nascondersi dietro queste statistiche, soffrendo in silenzio. Robert Leahy, riconosciuto dalla comunità scientifica mondiale come uno dei terapeuti cognitivi più autorevoli e noto per le sue doti di scrittore e oratore in quest’ambito innovativo, mostra come sia possibile neutralizzare gli effetti dei principali disturbi depressivi. Imparerete ad assumere un atteggiamento nuovo verso i pensieri negativi che affollano la vostra mente e a vedere sotto una luce diversa le immagini che vi tormentano. Raccontando esperienze realmente accadute ai suoi pazienti, Leahy fornisce al lettore un ampio bagaglio di indicazioni dettagliate, e facilmente comprensibili, per aiutare, passo dopo passo, chi soffre di disturbi depressivi a individuare gli strumenti migliori per liberarsene.
L'autore
Robert L. Leahy dirige l’American Institute for Cognitive Therapy di New York e insegna presso il dipartimento di Psichiatria della Weill Cornell University Medical School, New York. È membro fondatore dell’Academy of Cognitive Therapy e presidente onorario della New York City Cognitive Behavioral Therapy Association. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Sette mosse per liberarsi dall’ansia (2007)
Descrizione dell'opera
Quando un bambino deve elaborare il lutto per la perdita di una persona cara si trova di fronte a un compito più o meno arduo, che può essere portato avanti con successo o interferire con i processi di sviluppo determinando disturbi affettivi, cognitivi e/o comportamentali. In una cultura che tende a rimuovere il tema della morte, gli adulti hanno spesso timore di affrontarlo con i piccoli, con l'esito di non aiutare i bimbi a elaborare il trauma in maniera sana. L'autore accompagna i genitori a parlare coi propri figli, ad affrontare le loro domande e le loro angosce. E a divenire consapevoli che, per poter tentare con loro una qualche risposta, dovranno porre, anzitutto a se stessi, molte domande.
Nella prima parte del volume l'autore affronta, a partire dal famoso aforisma di Montaigne «Chi educherà gli uomini a morire li educherà a vivere», le problematiche dell'educazione alla morte indicando e illustrando le varie alternative.
Nella seconda analizza, con esempi clinici, la concezione scientifica - anzitutto psicologica - dell'educazione alla morte e la concezione religiosa della stessa educazione alla morte, soffermandosi soprattutto sulla concezione cristiana, senza trascurare ebraismo, islam, induismo e buddhismo.
Nella terza parte illustra la propria proposta di educazione alla morte, basandosi su ciò che la critica alle altre concezioni avrà evidenziato e sull'idea che la morte è destinata a sfuggire alle concettualizzazioni umane restando un "mistero" (desiderabile o indesiderabile), nell'intento di formulare un'indicazione educativa con un certo carattere di universalità.
Sommario
I. Si può educare alla vita senza educare alla morte? II. Percorsi educativi concreti delle due alternative. III. Varianti e limiti dell'educazione «fiabesca» e di quella «razionalistica»: verso una «nuova» educazione alla morte. IV. Una proposta di iniziazione alla morte e i suoi «insegnamenti» per chi educa. V. Esempi. Considerazioni conclusive.
Note sull'autore
FRANCESCO CAMPIONE, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Psicologia medica, insegna Psicologia clinica e psicodiagnostica alla Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna. È direttore del master universitario in Tanatologia e Psicologia delle situazioni di crisi; ha fondato l'Istituto di Tanatologia e Medicina psicologica ed è tra i fondatori della IATS (International Association of Thanatology ans Suicidology) di cui è presidente. Dirige la Rivista Italiana di Tanatologia e ha pubblicato numerosi articoli e oltre quindici volumi. Tra le sue pubblicazioni più importanti ricordiamo: Perpatire: un nuovo verbo per un nuovo inizio (Armando, 2006); Ospitare il trauma: un modello di intervento nelle situazioni di crisi (Clueb, 2008); L'etica del morire e l'attualità: il caso Englaro, il caso Welby, il testamento biologico e l'eutanasia (Clueb, 2009); La buona morte: corso di formazione permanente sulla morte e il morire (Clueb-Apocrifi, 2010).
La rottura della struttura familiare, più nota come “separazione” è un evento tremendo con effetti talora irreversibili.
Il manuale per la gestione dei figli di separati si basa su un concetto fondamentale: la separazione avviene tra i genitori, non tra genitori e figli. Il figlio costituisce, anzi, un legame tra due persone che va oltre lo stato giuridico della loro relazione.
È indispensabile che i genitori continuino ad esercitare un’attività educativa libera da risentimento, dolore o qualunque altra emozione verso il coniuge dal quale si sono separati.
Un manuale di agevole lettura, estremamente pratico, nel quale più che teorie, sono state raccolte soluzioni che hanno dimostrato la loro utilità nei contesti di separazione della famiglia.
La motivazione scolastica è oggi un tema cruciale sia nella ricerca in psicologia dell'educazione, dove è in atto ormai da alcuni decenni un intenso lavoro di indagine e concettualizzazione, sia nei contesti di istruzione, dove la motivazione rappresenta spesso per studenti, insegnanti e genitori un problema di non facile soluzione. Nel volume i grandi temi della ricerca motivazionale vengono presentati in relazione alle fasi del comportamento motivato - dall'attivazione al senso del sé all'autoregolazione dell'apprendimento - con un'attenzione costante alla duplice valenza di fatica e piacere che l'apprendimento scolastico comporta e che ha trovato interpretazioni diverse nelle varie teorie. La fatica e il piacere di imparare intende, pertanto, fornire sia un quadro organico dei risultati della ricerca attuale, sia alcuni strumenti utili per l'applicazione di tali risultati all'insegnamento e all'apprendimento nella scuola.
Contare qualcosa per qualcuno: un elementare programma per la vita, il cui perseguimento determina la qualità delle nostre giornate. L'affettività è la risorsa principale di ciascuno, poiché una persona senza legami o con legami logori, si indebolisce, trasformandosi in una tossina per sé e per il gruppo sociale cui appartiene. L'autore mette a nudo i meccanismi che stanno alla base della nostra capacità di costruire relazioni stabili, vitali e non distruttive. Ci porta a riconoscere e a correggere le impronte negative che la nostra storia personale lascia sulle relazioni e viceversa. Identifica ciò che, del nostro mondo interiore, minaccia le nostre relazioni e suggerisce come intervenire su di esse aprendosi al cambiamento dei propri schemi ricorsivi. Chiarisce il ruolo dell'interazione tra la volontà di potenza e il sentimento sociale insito in ciascuno di noi: se queste due istanze fondamentali non trovano un equilibrio, ogni relazione è destinata al fallimento, creando turbolenze rovinose nella vita di chi ci è vicino. Tra essi, i figli soprattutto, che, pur non partecipando al deterioramento delle relazioni ma subendolo, portano con sé, e nei loro futuri legami, i condizionamenti dell'esperienza negativa dell'affettività. Infine, l'autore riconosce nella debolezza della sfera relazionale la spia della deriva sociale in atto, ma anche il punto di partenza per ridare slancio non solo all'individuo, ma anche alla collettività.
Quando ci sentiamo malati o debilitati, quando subiamo l'assalto di virus o batteri, la prima cosa da fare è ascoltare il nostro corpo e lasciarlo libero di esprimersi: la malattia stessa è la manifestazione di un conflitto interiore, e ci rivela importanti problemi di cui non siamo consapevoli. Accettare ed elaborare i nostri malesseri ci permetterà di "dialogare" con il medico per trovare insieme un percorso di guarigione, nonché di prevenire eventuali ricadute. Questo dizionario unico nel suo genere ci aiuta a comprendere l'origine mentale ed emozionale di oltre 1.000 malattie e malesseri dalla A alla Z. Con semplicità e chiarezza l'autore, psicoterapeuta dall'esperienza più che ventennale, ci illustra i sintomi e ci spiega quali messaggi sulla nostra salute psicofisica ci stanno trasmettendo, indicandoci come accettarli nella nostra vita per guarire e rimanere in salute.
"C'è qualcosa dentro di noi che sa curarci meglio di qualsiasi farmaco. Se ci rendiamo conto di questa realtà, la prospettiva terapeutica cambia completamente. Si aprono porte e percorsi inimmaginabili... Facciamo un consumo esasperato di medicinali, costosi e spesso pieni di controindicazioni, e ci dimentichiamo così che in noi esiste un "sapere innato" capace di guarirci. Questa autoguarigione non riguarda solamente i cosiddetti disturbi psichici (come ansia, panico, depressione...) ma interessa anche alcune patologie ben "radicate" nel corpo (per esempio tachicardia, asma, eczema, ipertensione, colite...). Tra mente e corpo non c'è nessuna differenza, e quando a parlare è la "carne" dell'individuo, significa soltanto che il disagio si esprime meglio attraverso il versante organico. Si tratta solo della punta di un iceberg: la malattia interessa sempre l'individuo nella sua interezza." In cosa consiste questa nostra facoltà di autoguarigione? Quali sono le sue leggi, il suo linguaggio segreto? E cosa dobbiamo fare per innescarla? Mettendo in campo le sue profonde conoscenze di medicina psicosomatica, Raffaele Morelli ci rivela le chiavi intime e le mosse pratiche per capire e sfruttare al meglio questa energia che ci fa guarire.
È davvero curioso che un uomo considerato possibile candidato al Premio Nobel per la Pace, le cui teorie sul carattere umano sono universalmente riconosciute per il contributo allo sviluppo della psicoanalisi, sia stato arrestato negli Stati Uniti, nel 1957, per oltraggio alla corte. Il volume biografico di Jerome Greenfield è il miglior testimone della controversia legale conclusasi con l'incarcerazione di Reich, la morte in un penitenziario, la distruzione degli accumulatori e il rogo delle sue opere. L'inverosimile fenomeno del book burning che vide oltre sei tonnellate di libri di Reich gettati nelle fiamme di uno dei roghi più eclatanti del secolo scorso.