
Per Joseph Ratzinger e per Jean Daniélou, l'evento unico, irripetibile ed eternamente presente della morte-risurrezione di Gesù Cristo costituisce la luce che illumina il significato del tempo e della storia, rivelando il cuore del Dio Uno e Trino. Da questo punto sorgivo, entrambi hanno cercato una sintesi tra pensiero, liturgia e vita spirituale. In vari modi e in diversi ambiti, il loro pensiero ha interagito con i nuclei centrali del pensiero del secolo XX, specialmente nella ricerca di una sintesi teoretica capace di abbracciare insieme essere e tempo. Purezza di cuore, si direbbe quasi spirito fanciullesco; esperienza della croce e della risurrezione; interesse per la storia come parte fondamentale del metodo teologico; attenzione al cristianesimo dei primi secoli per cercare luci da offrire al mondo contemporaneo: sono alcune delle caratteristiche che accomunano Joseph Ratzinger e Jean Daniélou. Nella prima parte del presente volume si esplorano le convergenze e divergenze del loro pensiero circa la storia e la verità, l'essere e il tempo. Nella seconda parte si sviluppano le conseguenze di queste posizioni nella comprensione delle religioni, nella liturgia, e nella missione della Chiesa.
Oggetto del confronto è l'iniziazione cristiana in relazione alla sfida educativa che interpella le comunità ecclesiali insieme alle altre agenzie educative: le famiglie, anzitutto, ma anche il contesto scolastico, sociale, culturale.
In una disciplina segnata con sempre maggior vigore da orientamenti diversi e in netta contrapposizione tra loro, l'approccio etico della cura si pone come tentativo di offrire alla bioetica un linguaggio comune per un'etica pubblica condivisa. Partendo dall'analisi storico-filosofica del concetto di cura, il lavoro presenta la proposta di una bioetica che, liberata dai rigidi schemi del deduttivismo e dell'imparzialità, si radichi nella vulnerabilità, nella relazionalità e nella dignità personale come elementi in grado di realizzare un orizzonte normativo di base che promuova il rispetto della vita e la crescita globale di ogni essere umano. L'etica della cura considera, infatti, moralmente rilevante non tanto la singola azione posta in essere da un individuo, ma l'impegno di ciascuno a protendersi verso l'altro. Inoltre, la cura non si pone il problema di delineare principi astratti validi per tutti in ogni luogo e in ogni momento della storia, ma considera ogni individuo e ogni problema morale nella sua unicità e irrepetibilità storica ed etica. L'ultimo capitolo cerca di applicare il nuovo paradigma bioetico alle dichiarazioni anticipate di trattamento, presentate come un "patto di cura" capace di ridare protagonismo al paziente in un'ampia cornice relazionale.
L'autore di questo libro è convinto che tutti possano vivere felici, e prospetta una gioia continua in grado di accompagnarci sia nella buona che nella cattiva sorte. Un discorso che procede anche attingendo alla propria esperienza, ma soprattutto cercando continue verifiche sia nei fenomeni della società attuale sia nelle fonti classiche e moderne della cultura filosofica e religiosa sulla felicità umana. Conquistare la felicità è la meta finale di ogni nostro desiderio e azione: ci accompagnerà in ogni istante della vita. Ma si tratta di un inganno necessario o di un bene legittimo? E poi, dobbiamo accontentarci di sporadici sorsi fluenti di gioia o possiamo impostare la vita in modo da aspettarci una contentezza stabile, crescente, coerente, pur nella fluidità dell'esistenza?
L?Autore, un magistrato che per anni si è occupato dell?ordinamento penitenziario, verifica il trattamento penitenziario dello straniero in Italia. Ne emerge il dramma dell?uomo, il carcerato e il giudice, l?uno che subisce e l?altro che vorrebbe riversare nelle sue decisioni tutta la forza della fede. Il testo non è solo la presa di coscienza di una realtà carceraria di rispettare la dignità del detenuto (in particolar modo straniero). È soprattutto una analisi che connette il diritto con la morale e la morale cristiana, tra gli addetti ai lavori e che vuole connettere, tra quegli addetti ai lavori, la fiducia in uno Stato di diritto e la fiducia in uno Stato non confessionale, ove tutti abbiano diritto di cittadinanza.
Il Convegno nazionale: "Il mercato giusto per umanizzare l'economia", era stato concepito nel cuore e nella mente del Prof. Mario Signore, che da diversi anni, quale docente invitato dell'ISSR di Lecce per il corso Teologia ed Economia, ha messo a disposizione degli Allievi dell'Istituto la sua vasta e ricca conoscenza ed esperienza di filosofo e di esperto in umanità. Insieme con lui e il prof. Cucurachi, abbiamo affinato l'ambizioso progetto: aprire all'interno delle attività dell'ISSR di Lecce anche un ambito dove la Teologia si confrontasse con le varie scienze, fra cui l'economia. Nostra pretesa era quella di vedere come è possibile coniugare insieme, l'homo faber, con l'homo orans, e questi con l'homo oeconomicus. Avevamo vagheggiato l'idea di un convegno annuo, per coniugare le diverse dimensioni che rientrano nell'umano: anzitutto quella economica, nei prossimi anni quella etica, religiosa e cosi via, per capire meglio la bellezza e la pregnanza del versetto del Salmo: «Chi è l'uomo perché te ne curi?» e trasformare tale versetto in una sorta di "guida satellitare" nel viaggio di esplorazione di quelle che sono le potenzialità dell'essere umano, quale costruttore di comunità. Il Convegno ha visto inoltre la partecipazione della Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate, dell'Istituto Universitario "Sophia" di Loppiano e dell'Associazione "Sumphilosophein", ed ha ottenuto il patrocinio della Facoltà Teologica Pugliese e della Facoltà di Economia dell'Università del Salento.
Da molti anni la teologia cattolica, inficiata di storicismo idealistico, va togliendo all'interpretazione del dogma cristiano le sue essenziali coordinate logiche e metafisiche, e con esse la nozione di verità rivelata, sostituendola con la dialettica del progresso umano e delle riforme sociali. Al messaggio divino della Redenzione offerta da Cristo si è andati sostituendo l'illusione dell'umanesimo ateo, che immagina l'uomo di oggi non più bisognoso di salvezza perché ormai capace di trascendersi e di realizzare con le sue forze il Paradiso in terra. Dal Vaticano II in poi, questa falsa teologia ha penetrato progressivamente anche il linguaggio del magistero ecclesiastico (non più sobrio e dottrinale ma sempre più retorico e affettivo) e ha indotto molti vescovi e persino qualche Papa a una prassi pastorale che sembra mirare a un sistematico "superamento-toglimento" della Tradizione, soprattutto per quanto riguarda i valori autenticamente soprannaturali, sostituiti dai valori meramente naturali, propri dell'umanesimo secolaristico oggi dominante nella cultura occidentale. Inevitabile, di conseguenza, il disorientamento delle coscienze dei comuni fedeli, che non vedono più nei loro Pastori - ormai apertamente divisi sui motivi e sulle finalità delle riforme dottrinali, disciplinari e liturgiche - una guida unanime e coerente. In questo saggio, la situazione nella quale sembra trovarsi oggi la Chiesa cattolica dal punto di vista del rapporto tra pastorale e fedeli viene illustrata con un'accurata documentazione che riguarda principalmente il pontificato di papa Francesco, «il Papa della gente», come lo chiamano i mass media di tutto il mondo e come si intitola il film sulla sua vita recentemente realizzato.
Dall'esperienza "sul campo" di un pastore di anime, un contributo alle comunità parrocchiali per il confronto e la sperimentazione in ambito pastorale.
L'attesa è un clima spirituale che si configura con la ricchezza e la complessità del vissuto di ogni uomo, in particolare nel suo rapporto con Dio. Vi sono coinvolte la religione e l'antropologia, la filosofia e la storia. Si riferisce a Dio e all'uomo, al singolo e alla comunità. In questo numero 74 di "Parole Spirito e Vita", nella terza parte il tema viene volutamente allargato oltre l'aspetto strettamente religioso, ove pure viene detta la presenza di Dio.
Il Signore "mosso nelle viscere" è la buona notizia del miracolo di Nain come il fatto che sia una donna che lo aiuti a prendere consapevolezza della compassione che lo abita e a esprimerla. I sensi di Gesù tracciano un itinerario spirituale che riguarda discepole e discepoli del Signore. Guardare, consolare, sollevare e creare dei legami sono le azioni matrice del paradigma di compassione in Lc 7,11-17. Un'esistenza compassionevole ne è concepita e nutrita, cresce e viene alla luce.