
Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2021
Il volume affronta i temi relativi alla formazione dei futuri ministri sacri o chierici, allo statuto giuridico e all’esercizio del ministero a partire dalle acquisizioni teologiche essenziali sulla natura del sacramento dell’Ordine. La normativa canonica globale, che nel Codice è distribuita in diversi libri, è qui presentata in forma sistematica, con approfondimenti di alcune tematiche specifiche che sono tuttora oggetto di discussione e di indagine storica, biblica e teologica. Lo studio – aggiornato alla luce dei più recenti interventi normativi – offre criteri per orientamenti pratici e stimoli utili ad un ripensamento di modalità formative e condizioni di vita del ministro ordinato.
Un accompagnamento, frutto di esperienza e pratica pastorale, che aiuta a vivere in pienezza il sacramento della penitenza, per riconciliarsi con Dio, con la comunità dei credenti e con se stessi.
Sommario
Premessa. 1. Il sacramento. 2. Sacramento in crisi. 3. Ritrovare il senso di Dio. 4. Ritrovare il senso del Peccato. 5. Lasciarsi riconciliare. 6. Esame di coscienza. 7. Contrizione dei peccati. 8. Proponimento di conversione. 9. Confessione dei peccati. 10. Penitenza o soddisfazione. Conclusione.
Note sull'autore
Nardo Masetti, sacerdote della diocesi di Modena, ha pubblicato testi di teologia, di pastorale e di spiritualità, con l’intento di sostenere la formazione delle comunità e delle parrocchie sui grandi temi della vita cristiana. Collabora con il settimanale Nostro tempo. Per EDB ha pubblicato A messa perché, a messa come (2020).
«La Sezione prima degli Opera omnia di Henri de Lubac si sostanzia di quattro scritti che, sotto il titolo L'uomo davanti a Dio, sono ricondotti dallo stesso Autore a questo ordine: 1. Sulle vie di Dio; 2. Il dramma dell'umanesimo ateo; 3. Proudhon e il cristianesimo; 4. Paradossi e Nuovi paradossi. L'intento non è stato quello di una proposizione cronologica, ma dell'articolazione dei nuclei tematici del lavoro e della riflessione teologici e storico-teologici dell'Autore. [...] Dovessimo trovare, per quanto ci è dato osservare, un centro, non sistematico ma genetico, a questo plesso di opere, attorno a cui far gravitare l'impegno circoscritto da questa produzione letteraria, lo vedremmo in quel dialogo "disarmato" tra due ventenni, un gesuita o meglio aspirante gesuita e un neo-insegnante non credente, nelle trincee della Grande Guerra. Ci pare che il fatto, insistentemente ricordato dal teologo, conferisca intensità al titolo stesso scelto per la sezione e alla sua problematicità. E ci pare che esso sia ciò che concretamente segna il fuoco o l'anima dell'impegno intellettuale di de Lubac, almeno per questa sezione. [...] Il carattere di quello che de Lubac chiama "umanesimo ateo" non è assimilabile a quello dell'ateismo volgare e neppure a un "ateismo puramente critico", "incapace di sostituire ciò che vuole distruggere"; si tratta di un ateismo che "vuole essere sempre più positivo, organico, costruttivo"; vuole un nuovo umanesimo, dopo aver agito, mediante una critica radicale perché l'umanità occidentale rinneghi "le sue origini cristiane" e volti le spalle a Dio. Nella loro diversità questi umanesimi sono accomunati da un "immanentismo di natura mistica" e da una "lucida coscienza del divenire umano". È "molto più" di un a-teismo, la sua negazione è un anti-teismo, "più precisamente un anticristianesimo." (Dall'Introduzione di Costante Marabelli alla Sezione prima dell'Opera Omnia)
Attraverso nove meditazioni, l'Autore sviluppa l'idea di fondo secondo cui la conversione del cuore coinvolge anzitutto il corpo, il corpo prima del cuore. Generalmente si concentra l'attenzione sulla lotta mentale e spirituale in vista della conversione, ma si stenta ad allungare lo sguardo sul corpo, sul modo di abitare nel corpo. Eppure il corpo incide in ogni caso sulla vita dell'anima. Ed è un fatto che l'incapacità di sottrarsi a certe abitudini di vita nel corpo può far naufragare tanti buoni propositi di cambiamento. Il volume procede dalla conversione nel corpo alla conversione nella mente fino alla conversione nel cuore, legando l'itinerario di conversione al processo di rientro in sé stessi e all'invocazione del Nome, in cui risplende la Parola eterna che Dio ha reso breve per noi. Prefazione di Mons. Corrado Lorefice.
Come parlare della Chiesa? La tradizione teologica cattolica, prima che nell'epoca moderna desse il primato alla categoria "società", aveva fatto uso di immagini, anche mediante un'interpretazione allegorica della Sacra Scrittura e il ricorso ai miti ellenistici. Il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha ripreso l'antica ecclesiologia grazie anche alla descrizione della Chiesa come mistero. Il teologo gesuita statunitense Avery Dulles (1918-2008), insignito del titolo cardinalizio pochi anni prima della morte, è diventato punto di riferimento per il tentativo di introdurre in teologia il metodo dei modelli mutuato dalla riflessione scientifica, in particolare da Thomas S. Kuhn. Con esso intende mostrare che l'accostamento alla realtà storica di matrice trascendente (la Chiesa, la Rivelazione) si può realizzare solo mediante una pluralità di metafore, che il teologo deve cercare di coordinare in modo da giungere a un modello euristicamente più comprensivo, capace anche di indicare percorsi di rinnovamento. Si tratta di un tentativo, degno di attenzione, di fare teologia in dialogo metodologico con il sapere scientifico. (Giacomo Canobbio).
Si è spesso osservato che la distinzione paolina tra «spirito» e «lettera», articolata per la prima volta all'interno di un celebre, enigmatico passaggio della Seconda lettera ai Corinzi, starebbe alla base di tutta la riflessione europea sull'idea di traduzione. Ma che cosa intendeva dire l'apostolo, quando affermava che «la lettera uccide, mentre lo spirito dà vita»? Per capirlo, questo libro propone di avviare una doppia indagine archeologica: da una parte, rileggendo Paolo alla luce dei dibattiti moderni sul concetto di traduzione, e dall'altra mostrando come la storia di questi stessi dibattiti non si possa comprendere senza un richiamo alla figura paradigmatica dell'apostolo. Scopriremo allora che religione e traduzione, come argomentava già Benjamin, sono così intimamente legate da non potersi quasi concepire l'una senza l'altra, e che è l'intera parabola di ebraismo e cristianesimo ad apparire segnata, fin dalle origini, da un complesso e interminabile intreccio di esperimenti di traduzione.
Fino al IV secolo la filosofia non si era fermata su quella che è l'esistenza personale: partita esaminando l'esterno, la natura, le cose, in seguito aveva elaborato un duplicato del mondo sensibile con un altro mondo, che di quello sensibile era l'archetipo e il modello. Senza dubbio, i dotti e i sofisti si erano occupati pure del problema umano; ma non avevano notato che il mondo interiore differisce da quello esterno in maniera essenziale, e lo avevano descritto desumendo la terminologia dal mondo della natura o da quello dell'astrazione. Quando sorsero le polemiche sulla Trinità e sul Logos incarnato, si dovette tradurre la fede degli apostoli con il linguaggio dei Greci, che era diventato il linguaggio della gente istruita, e si dovettero attribuire significati nuovi a sostanza, ipostasi, natura, persona, relazione. In tale contesto si sviluppa il pensiero di Gregorio di Nissa, che diede alla relazione il significato interiore che oggi anche noi vi attribuiamo. Insieme all'approfondimento del significato dei nomi divini di Padre, Figlio e Spirito, e quindi delle relazioni immanenti alla natura divina, egli diede significato alla dimensione interiore dell'essere umano creato a immagine di Dio: come in Dio vi sono relazioni eterne e immutabili, così nell'uomo e nella donna le relazioni acquistano la prospettiva di una dimensione che li muta interiormente, li nobilita o li appesantisce, li manipola o li divinizza. Lo studio qui presentato offre una disanima delle correlazioni presenti nel padre cappadoce tra lo sviluppo della teologia trinitaria e l'analisi dell'interiorità umana, fino a identificare un prima e un dopo rispetto alla scoperta dell'amore eterno che unisce e distingue il Padre e il Figlio nell'essenza dell'unico Dio, fino alla formulazione di un'antropologia trinitaria.
In breve
In quattro fra i suoi testi spirituali più belli, Karl Rahner insegna che c’è una “Quaresima della vita”, che non ha niente a che fare con l’astenersi da ogni piacere. Ma nella quale conta piuttosto sperimentare che ci manca un’esperienza di cui avremmo cogente bisogno: la presenza di Dio. Il digiuno quaresimale serve non a dimagrire, ma a cambiare il nostro metabolismo spirituale. Ne va di una fede matura che dà sempre più profondità al quotidiano, superandone le lacerazioni.
Descrizione
Chi di noi non si aspetta miracoli dal digiuno? Peso forma ideale, aspetto giovanile, sensazione di benessere! Ma se il senso della Quaresima fosse questo, non avrebbe posto nella chiesa: avrebbe a che fare piuttosto con le polizze sanitarie offerte dalle compagnie assicurative.
Che cosa significa, allora, quel “tempo di penitenza e digiuno” che inizia il Mercoledì delle ceneri e finisce alle soglie del Triduo pasquale? Risponde questa pubblicazione, che raccoglie quattro testi spirituali fra i più belli di Karl Rahner. Il gesuita tedesco, considerato uno dei più grandi teologi del XX secolo, mostra che la Quaresima non ha nulla a che fare con la rinuncia al consumo, con la semplice morigeratezza, ma tocca la fede nel profondo del nostro cuore. Il digiuno quaresimale non ha di mira il dimagrimento, ma un mutamento del “metabolismo spirituale”. Ne va di una fede cristiana che matura e che dà sempre più profondità al quotidiano, superandone le lacerazioni.
Chi sei tu? Qual è la tua identità più profonda? Nel rispondere a questa domanda che posto ha il tuo corpo? È esperienza comune a tanti, forse a tutti, la difficoltà nello scorgere quel "filo rosso" capace di unire le dimensioni cruciali della vita: l'amore, la fede, la sessualità, i sentimenti, le sensazioni, i limiti e i desideri. Eppure, quel filo rosso è molto meno nascosto di quanto non possa sembrare: è custodito nel nostro corpo, magnifico e fragile capolavoro. Questo libro nasce dall'esperienza unita alla conoscenza della teologia del corpo di San Giovanni Paolo II e desidera svelare le tracce di Cielo inscritte nel nostro corpo, capaci di svelare chi siamo veramente come maschi e femmine, affinché ciascuno possa abbracciare la pienezza della sua identità e del suo destino.
Nella babele delle storie della filosofia, delle correnti di pensiero, delle ideologie e delle verità di ognuno, questo libro offre una visione semplice, alla portata di tutti, organica e unitaria del pensiero. Come si può pensare e come non si deve, per non naufragare nel mare delle opinioni. Dopo il successo di Filosofia per tutti Stefano Fontana ci offre una chiave di comprensione dei diversi ambiti del pensiero così come sono stati elaborati dalla bimillenaria tradizione cristiana che ha fatto propria - soprattutto con Tommaso d'Aquino - la grande tradizione del mondo classico.