
L'estrema complessità della teologia come "scienza" rischia di essere un ostacolo insormontabile per gli studenti che faticano a orientarsi nella pluralità delle discipline esegetiche e storiche, teoriche e pratiche. E l'oggetto proprio della teologia stessa, la fede in Dio, rischia di allontanarsi mano a mano che si penetra nel groviglio dei testi, delle correnti interpretative e delle teorie. Oltre a far comprendere l'unità interna di questa disciplina, è necessario - sostiene l'autore - attivare i legami con l'esperienza spirituale (direzione a cui conducono la riabilitazione post-moderna della nozione di "esperienza", l'interesse per la narratività e il concetto di "testimone") ed evidenziare la necessità di un approccio critico che si manifesta nella capacità di argomentare, oggi spesso soppiantata da un eccesso di narrazione e di volontà testimoniale. Al di là dell'oscillazione fra l'assenza di tradizione e la sua espressione folkloristica, che va di pari passo con una ripetizione sterile e una difesa integralista, la sfida dell'insegnamento è quella di illustrare la creatività culturale che il cristianesimo ha dimostrato volendo mantenere la sua unica e doppia fedeltà al ministero di Cristo e alle condizioni storiche dei destinatari del suo vangelo.
«Mostrare la verità della fede cristiana attraverso gli argomenti dei filosofi». Questa affermazione, finora completamente trascurata dagli studiosi, sebbene esplicita e quasi solenne, riassume l'intenzione unitaria del pensiero di Meister Eckhart, probabilmente il più discusso tra gli autori del Medioevo latino e tedesco. Predicatore spesso eccessivo e audace, al quale ancora oggi si attribuisce una prevalente inclinazione mistica e irrazionalista confermata dal duraturo successo dei suoi scritti più spirituali, il domenicano rischiò il rogo e venne comunque condannato per eresia, a morte avvenuta, da Papa Giovanni XXII nel 1329.
Il pensiero di Eckhart, sostiene nel suo saggio il filosofo Kurt Flasch, si presenta come una «filosofia dei misteri cristiani» orientata a dimostrare con la ragione non solo la creazione del mondo, ma anche l'incarnazione di Dio e la redenzione dell'uomo.
Sommario
Introduzione (C. Altini). 1. L'intenzione di Meister Eckhart. 2. Conciliare teologia e filosofia. 3. L'uomo giusto e la giustizia. Bibliografia. Vita e opere di Meister Eckhart (G. Cerro).
Note sull'autore
Kurt Flasch, professore emerito di Filosofia medievale alla Ruhr-Universität di Bochum, è socio straniero dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma e Visiting professor in numerose istituzioni universitarie, tra cui la Sorbona di Parigi e la Scuola Normale Superiore di Pisa. In Italia sono stati tradotti: Agostino d'Ippona (Il Mulino, 1983, 22002); Poesia dopo la peste. Saggio su Boccaccio (Laterza, 1995); Introduzione alla filosofia medievale (Einaudi, 2002); Niccolò Cusano nel suo tempo (ETS, 2005); Eva e Adamo. Metamorfosi di un mito (Il Mulino, 2007); Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero (Aragno, 2011).
""Dieci parti di bellezza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci parti di sapienza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci parti di sofferenza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha avute nove". Il Talmud babilonese riassume in questo modo la natura e il destino di una città al tempo stesso terrena e santa, una e plurale, luogo politico dove storia, simbolo e mito si intrecciano in modo indissolubile, sogno utopico che genera ebrei, cristiani e musulmani. Gerusalemme può affascinare o respingere nella sua diversità già nella percezione che il turista-pellegrino visualizza nell'istante stesso in cui percorre le sue strade. Ma in che cosa consiste questa diversità? È una sola, ma decisiva, risponde l'autore: l'emergere, a Gerusalemme, più o meno all'epoca in cui ad Atene nasce la polis democratica, dell'idea monoteista comunicata per rivelazione a Mosè sul monte Sinai. Prefazione di Brunetto Salvarani.
Le pareti degli edifici religiosi sono sempre stati il telo sul quale la Chiesa ha dipinto il suo autoritratto. Tuttavia, oggi non è affatto scontato il rapporto tra l'arte, progressivamente sganciata dal concetto di bellezza, e la spiritualità, sempre più intesa in modo svincolato dallo Spirito Santo. Se il presbiterio - osserva Rupnik - "è praticamente l'unica cosa religiosa che ci è rimasta", la possibilità che si delinea è aprirlo agli artisti perché diventi non un generico luogo di espressione, ma lo spazio di un'arte purificata per una Chiesa capace di non escludere nessuno.
A Siviglia, negli anni dell'Inquisizione spagnola, mentre gli eretici vengono consegnati al rogo, Cristo ritorna e cammina per le strade della città. Per ordine del cardinale Grande Inquisitore viene arrestato e l'ascetico ministro della Chiesa gli rivolge un durissimo atto di accusa. L'efficacia persuasiva della leggenda di Dostoevskij non sta solo nel paradossale travisamento del materiale biblico, evangelico e apocalittico. Il suo fascino è nella forza retorica con cui sono esposte le ragioni della pienezza contro la purezza, della responsabilità contro la convinzione, della Chiesa contro la setta, del corpo contro lo spirito.
Da Giacomo a Crisostomo, da Bernardo a Dante, da Savonarola a Lutero, una grande tradizione di profeti ha contestato la ricchezza, gli sfarzi e le violenze della Chiesa. Accanto alle grandi tentazioni capaci di sconvolgere le impostazioni di fondo della coscienza ecclesiale - l'aspetto divino della comunità dei credenti, il potere, la santità - vi sono piccole tentazioni che si insinuano nella banalità delle cose quotidiane. Esse possono condurre al culto della personalità, agli eccessi nella venerazione per il papa, alla consegna indebita delle proprie decisioni di coscienza ai maestri spirituali, all'accettazione del clericalismo dei pastori. Quando la comunità cristiana non gode di "quella gioiosa libertà che viene dal distacco da cose e persone, dalle mète che ci si è proposti di raggiungere e ideali che si intendono realizzare, là si annida l'idolo, e l'adorazione del solo Dio resta oscurata", osserva l'autore.
Quale futuro è riservato alla tradizione cristiana nei Paesi dell'occidente europeo? La "dispersione" attuale ne annuncia la prossima fine o prepara una nuova e diversa coscienza? Attento ai movimenti sotterranei che stanno producendo una mutazione radicale, il teologo Theobald azzarda una "scommessa difficile": per superare la crisi dei riferimenti tradizionali occorre incoraggiare il processo di ricezione del concilio Vaticano II spingendosi verso una configurazione diversa e "testimoniale". Nell'immenso laboratorio delle nostre società è forse il momento di "fidarsi di processi spirituali che rispettino l'unicità della coscienza individuale, il carattere comune della ricerca del vero e il ruolo inalienabile dell'autorità apostolica". Una conversione ecumenica che coinvolge la tradizione, l'autorità e il riferimento alle Scritture.
Un noto biblista spiega ai fedeli l'affascinante figura di Maria, avvicinandola ai problemi di oggi. Il volumetto fa parte di una serie che l'autore ha dedicato alle figure bibliche.
Il testo agile nella forma e fresco nel linguaggio si presenta come un'occasione favorevole per mettere ordine nella propria vita, invitando pensieri e sentimenti a fare pace tra loro. Come? Attraverso la preghiera e il discernimento. Il libretto è un'introduzione agli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola valida per tutti e in particolare per i giovani. Un cammino in cinque tappe per diventare più consapevoli di quello che si muove dentro. Ogni tappa/incontro offre indicazioni concrete per conoscersi meglio e spunti biblici per pregare, riflettere e percorrere le vie nuove indicate dallo Spirito.
Il libro affronta direttamente il punto nevralgico del dialogo tra ebrei e cristiani: l'ebreo Gesu, segno di contraddizione tra ebrei e cristiani.