
Il volume si propone di esaminare la storia del mondo cattolico italiano negli oltre centosessant'anni che vanno dal 1848 ai giorni nostri: da Pio IX a Benedetto XVI. Una prospettiva di medio-lungo periodo che permette di cogliere le linee evolutive e i caratteri permanenti di una realtà, come quella cattolica, il cui riferimento sul piano religioso è una istituzione dalla storia bimillenaria. Per la sua inclinazione a proiettarsi verso l'esterno e a trasformare il contesto in cui si trova a operare, il mondo cattolico è qui studiato in rapporto con la realtà sociale ed economica nazionale, nel confronto con la cultura laica e, quando manifesta il suo massimo vigore, anche con quella socialista. Il tentativo è di cogliere la dialettica tra realtà nazionale e regionale, in particolare piemontese, non solo mettendo in rilievo nella realtà locale gli aspetti "esemplari", come troppo spesso ha fatto la storiografia regionale: l'obiettivo è piuttosto lo studio di un aspetto particolare che permetta di comprendere meglio il caso generale, le sue tonalità specifiche, le sfumature.
I Vescovi di Roma e il governo temporale da Sabiniano a Zaccaria (604-752). Se la 'Donazione di Costantino' è chiaramente un falso, nondimeno lo spostamento della capitale dell'Impero a Costantinopoli avviò un processo di enorme importanza che manifestò pienamente nel VII e VIII secolo d.C. Le sue conseguenze. Come appare dall'analisi della 'Liber pontificalis', la lontananza del potere imperiale generò una situazione nella quale Roma con il territorio circostante si strinse sempre più intorno all'autorità pontificia.
In pochi minuti, attraverso gesti significativi e parole semplici, papa Francesco ha conquistato il mondo intero dal balcone di Piazza San Pietro. Jorge Mario Bergoglio è il primo papa sudamericano: figlio di immigrati italiani di umili origini, gesuita, vescovo di Buenos Aires in Argentina. Noto per la sua vita semplice, per il suo carattere schietto e socievole, per la sua attenzione alle questioni sociali, ha scelto un nome che suona come un programma per il suo pontificato. Ora la chiesa e il mondo intero guardano a questo uomo “venuto dalla fine del mondo” con speranza e curiosità. La biografia di Saverio Gaeta è il testo aggiornato e affidabile che tutti aspettavano. Giornalista di Famiglia Cristiana, esperto di chiesa e papato, Gaeta ripercorre con un linguaggio semplice e coinvolgente le tappe della vita di Bergoglio fino al momento dell’annuncio Habemus Papam e ai primi, fortissimi gesti simbolici. Il volume presenta inoltre una sintesi delle principali sfide che il Papa si troverà ad affrontare: dagli scandali, alla riforma della Curia, alla questione morale, alla nuova evangelizzazione.
Il testo di Saverio Gaeta, una delle penne più autorevoli e seguite sui temi della chiesa e del papato, si presenta così come la biografia di un Papa che ha subito conquistato credenti e non credenti per il suo stile semplice e schietto. Il libro ha un taglio accessibile e divulgativo, e risponde alle domande della gente: chi è questo “Papa venuto dalla fine del mondo”? Quali sono le sue origini, la sua storia, il suo pensiero? Perché il nome Francesco? Quali sfide dovrà affrontare ora?
L’AUTORE
Saverio Gaeta, caporedattore del settimanale «Famiglia Cristiana», è autore di numerosi saggi, libri intervista e delle biografie di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. È un profondo conoscitore della Chiesa e del Vaticano. Con Edizioni San Paolo ha pubblicato Dio scrive dritto, insieme al card. Angelo Comastri.
1139. Durante una visita a Roma, il vescovo irlandese Malachia di Armagh ha una visione che gli mostra i 113 papi che si succederanno sul trono di Pietro fino alla fine della Chiesa. L'ultimo pontefice sarà quello che Malachia chiama Petrus Romanus. Da questa profezia, tuttora oggetto di studi e controversie all'interno della Chiesa, prende spunto questo romanzo, fondato su studi archeologici e basi storiografiche. Ambientato in Italia, "La vigilia della fine" racconta le vicende di padre Augusto Moretti, dall'adolescenza solitaria a Perugia, segnata da un oscuro incidente, all'arrivo a Roma, dove inizia una brillante carriera ecclesiastica nell'ordine dei gesuiti fino a diventare uno dei sacerdoti prediletti del papa. Durante una visita a San Pietro, nello stesso istante in cui un folle deturpa la Pietà di Michelangelo, padre Augusto viene invaso da una voce che gli comunica la profezia destinata a mutare la sua vita: sarà lui il Petrus Romanus, durante il cui pontificato la Chiesa, e forse il mondo, avranno fine. Comincia così per il protagonista un'appassionante ricerca intorno al proprio destino e a quello dell'intera umanità, che lo porterà a incrociare indimenticabili personaggi e diabolici antagonisti fino alla scoperta di una verità sconvolgente.
C'è una diffusa tendenza ad appiattire la storia dei primi tre secoli del Cristianesimo sulla drammatica vicenda delle persecuzioni e a immaginare i primi Cristiani come dei reclusi nelle catacombe: il tutto prima dell'avvento "miracoloso" di Costantino. La responsabilità di questo e di altri stereotipi ricade sul pregiudizio ideologico di una buona parte della storiografia moderna, che ha usato la penuria delle fonti antiche per piegare la verità storica. La cristianizzazione dell'Impero fu in realtà un processo molto complesso e lungo almeno tre secoli, iniziato con la predicazione degli Apostoli e proseguito nell'anonimato della vita quotidiana da sempre più numerosi fedeli, molti dei quali attivi nella società civile e altri invece limitati nelle proprie libertà e chiamati alla testimonianza pubblica del martirio. Il rapporto tra il Cristianesimo e l'autorità civile romana fu ricco di numerose sfaccettature - Barzanò si sofferma in particolare sulla condizione dei "laici" a Roma, su quella della donna e sul significato del servizio militare prestato dai Cristiani - e anzi fu un processo a doppio senso: si può infatti parlare sia di cristianizzazione dell'Impero sia di romanizzazione del Cristianesimo, come la storia successiva della civiltà europea ha d'altronde dimostrato, sia pure in modo problematico.
La presente pubblicazione intende rileggere ai sacerdoti di tutto il mondo il Concilio Vaticano II, evento che ha dato vita a una nuova stagione della teologia del sacerdozio cattolico. In particolare l'autore, Vicario Generale della diocesi di Würzburg, vuole offrire con queste pagine un contributo ai fratelli sacerdoti infondendo loro il coraggio di affrontare le mutate condizioni sociali ed ecclesiali del ministero.
Che ne è della Chiesa, cinquant’anni dopo il Concilio? La situazione è drammatica, ma il problema vero non riguarda i numeri, costantemente in calo. Il vero problema
è che manca il fuoco. Chi si gingilla con i numeri e cita gli altri continenti, per dirne bene o male, lascia che la cenere stia lì. Occorre invece guardare in faccia la situazione e riconoscerne le cause.
Questa pubblicazione è una provocazione per incoraggiare gli uomini impegnati nella Chiesa, nonostante ogni rischio di dispersione, a cercare la brace sotto la cenere, perché il fuoco possa tornare a divampare. Fra i temi affrontati: gli abusi sessuali nella Chiesa; il dialogo con il mondo; i diritti umani; le situazioni matrimoniali irregolari; l’elezione democratica dei vescovi; l’abolizione dell’obbligo del celibato per i chierici; il ripensamento
del ruolo dei cardinali e in genere dei consultori del papa; l’ordinazione delle donne e il loro ruolo nella Chiesa.
L'autore
Martin Werlen (Geschinen-Obergesteln, Canton Vallese, 1962) dal 1984 vive come monaco all’abbazia di Einsiedeln (Cantone Svitto). Dopo gli studi di teologia a Einsiedeln e St. Meinrad (USA) dal 1984 al 1988, è ordinato sacerdote il 25 giugno 1988. Dal 1989 al 1992 studia psicologia a Roma conseguendo la licenza. Il 10 novembre 2001 è eletto abate del convento
di Einsiedeln e nominato dal papa Giovanni Paolo II il 17 novembre 2001. La consacrazione abbaziale ha luogo il 16 dicembre 2001. Fa parte della Conferenza Episcopale Svizzera, presso la quale si occupa di Chiesa e società, comunicazione e media, ruolo delle donne, abusi sessuali nella pastorale, giustizia e pace. Lascerà l’incarico al termine del 2013.
Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno muore sul rogo dell'Inquisizione, a Campo de' Fiori. All'indomani delle guerre di Religione, nel pieno della Controriforma, la Chiesa di Roma non gli perdona la sua insubordinazione. Esiliato, isolato, eterno dissidente, è rimasto imprigionato nei suoi miti troppo a lungo: Bruno ateo, Bruno spia, Bruno moderno, Bruno eretico. Attorno alla figura del Nolano è fiorita una vasta letteratura, che non di rado ha cercato di tirare Bruno da un lato o dall'altro, accentuandone alcuni tratti a discapito di altri. Levergeois abbatte in questo libro i luoghi comuni, tratteggia un Bruno "umanizzato" e lo rende contemporaneo a noi. Passo dopo passo lo seguiamo nella varie tappe della sua movimentata esistenza e del suo irriducibile pensiero. Domenicano, rompe col suo ordine e lascia l'Italia, dando inizio a un lungo peregrinare da esule. A Ginevra si oppone ai calvinisti che lo scomunicano. A Parigi seduce con l'arte della memoria Enrico III e trova protezione. In Inghilterra scandalizza dottori di Oxford e puritani. Una terza scomunica arriva dai luterani tedeschi. Bruno segna una svolta nella storia del pensiero occidentale. Si ispira a san Tommaso, a Cusano e a Ficino a un tempo. Nemico di Aristotele, stabilisce, a partire da Copernico, l'esistenza di un universo infinito, popolato da innumerevoli mondi. Dalla matematica alla magia, passando per la scoperta dell'America, mette in discussione tutto ciò che sembra già acquisito.
Ideale compagna di viaggio, questa raccolta di racconti ci invita a seguire dei pellegrini di ogni risma: desiderosi di dare un taglio alla vita di sempre si imbarcano, spesso a costo di mille difficoltà, in un lungo viaggio alla volta di un luogo santo. Una pratica comune a tutte le religioni, ragion per cui l’autrice mescola con audacia e poesia tradizioni orientali e occidentali.
Il lettore inizia una sorta di percorso iniziatico: prima al seguito dei padri del Deserto, poi dei pellegrinaggi buddhisti e scintoisti, senza dimenticare quello dei musulmani verso la Mecca, spesso evocato dai poeti sufi. Si seguono poi i celebri pellegrinaggi dell’Occidente medioevale a Gerusalemme, Roma e San Giacomo di Compostella, mentre il libro riecheggia le leggende e le vite di noti pellegrini quali san Rocco e il russo sant’Alessio.
Il testo raccoglie sedici studi del noto studioso di francescanesimo inglese dr. Michael J. P. Robson, già docente all'Università di Cambridge. È stata realizzata una scelta mirata tra i molti altri studi, già pubblicati in altre sedi, che si estendono dal 1224 al 1539 toccando varie tematiche del francescanesimo inglese.
Il tema dell'immagine ha sempre accompagnato la storia del cristianesimo: un iniziale aniconismo, influenzato dal divieto veterotestamentario di farsi immagini di Dio, si sarebbe aperto, con il passare dei secoli e non senza resistenze, a una piena accettazione dell'arte sacra figurativa, a cui la tradizione dell'Oriente bizantino riconobbe una natura teologica di primaria importanza in ordine alla rivelazione del mistero cristiano. In questa ricostruzione l'iconoclasmo e la negazione delle immagini sono stati letti come una crisi, un'interruzione dolorosa in un mondo ormai votato al culto dei tratti di Cristo e dei santi fissati nelle icone. Il cristianesimo delle origini tuttavia, pur tra ostacoli e discussioni, ha realmente accolto e promosso la possibilità delle raffigurazioni religiose? Le lotte iconoclaste furono davvero un momento di crisi o piuttosto l'apice di un cristianesimo spirituale come fu quello dei primi otto secoli? Gli imperatori iconoclasti imposero la propria linea teologica a un clero favorevole alle immagini sacre, o piuttosto furono i difensori convinti di un aniconismo che nel contesto del cristianesimo bizantino rappresentava una tendenza diffusa? Da quando la Chiesa d'Oriente ha iniziato a credere che le icone fossero "irruzione dell'eternità nel tempo"?