
Luigi Gedda (1902-2000) ha attraversato tutto il Novecento. La sua vita e la sua intensa attività, spese nell'associazionismo e nell'apostolato laicale, hanno toccato i momenti più delicati della storia del secolo, in un intenso percorso che attraversa diverse stagioni della storia religiosa e civile. Dotato del genio dell'organizzazione, ricopre numerosi incarichi, facendosi apprezzare come infaticabile realizzatore di opere, fino a diventare figura al centro della scena pubblica. I saggi raccolti, pur non esaurendo il necessario approfondimento biografico, contribuiscono ad offrire un'ampia sintesi, se non definitiva, almeno più equilibrata di questo protagonista della storia del movimento cattolico. Il volume, ricostruendo i molteplici aspetti della sua attività, aiuta a collocare il profilo di Luigi Gedda in una prospettiva storica, fuori dall'animosità inevitabile della cronaca, specie di quella politica. L'insieme dei contributi fa emergere, inoltre, la dimensione religiosa e spirituale da lui espressa nelle forme caratteristiche dell'ecclesiologia del suo tempo.
Aderire all'Ac è una scelta di impegno, passione, coerenza che ciascun socio rinnova ogni anno. È il modo in cui tanti uomini, donne, bambini e ragazzi scelgono di vivere appieno la loro vocazione nella Chiesa, a servizio delle comunità e del territorio in cui si trovano. È una scelta che implica fatica e impegno, ma che fa crescere e sperimentare la bellezza del sentirsi a casa. La storia dell'associazione di cui ci si impegna a fare memoria, è, infatti, una storia di passione per il bene comune, per la Parola che parla alla vita, per l'impegno nella missione, per sensibilizzare il maggior numero di persone, per essere segno efficace nella Chiesa e nel tempo, dell'amore di Cristo per gli uomini. Il volumetto raccoglie le riflessioni sul ruolo dei laici che scelgono l'AC in questo tempo, sul senso dell'adesione e sui segni belli che l'associazione lascia nelle vite di ognuno. Perché ciascun socio riesca, sempre di più, a coinvolgere chi ha attorno nella straordinaria avventura dell'Azione cattolica.
Sulle missioni dei Gesuiti in Paraguay - dette "reducciones" - esiste una letteratura vastissima a partire dai primi decenni del Settecento fino ai giorni nostri. Spesso l'opera gesuitica è stata mitizzata e letta in chiave utopica, come tentativo di realizzare la "città ideale" fondata su principi politici.
In realtà, come il presente studio evidenzia, le riduzioni costituiscono un esempio unico di creativa applicazione dei principi fondamentali della teologia morale all'ordine politico, sociale ed economico. Le caratteristiche positive della "Repubblica guaranica" furono prima di tutto il frutto di un'attività missionaria che attingeva alle fonti della fede e della spiritualità ignaziana.
Un importante pezzo di storia ecclesiale "ambrosiana", tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, raccontato dalla viva voce di un protagonista. "Non si tratta di una storia organica dell'Azione Cattolica nell'arcidiocesi di Milano", precisa l'autore. "A me interessa ricordare le vicende e le persone che ho direttamente conosciuto, seguendo il filo del ricordo e solo di tanto in tanto appoggiandomi alle carte d'archivio. "Moltissimi sono i luoghi e i fatti citati, decine le persone ricordate in queste pagine: ma sono solo una parte di quelle realmente conosciute dallo storico Vecchio negli anni del suo impegno diretto nell'associazione ambrosiana: "sono tutti importanti, perché ci ricordano di quanta gente si sa servire il Signore e perché ci dicono che la storia che si studia (o che si dovrebbe studiare...) sui libri è fatta da una molteplicità di vicende, di passioni, di sofferenze, di gioie, di amicizie".
Da oltre mezzo secolo che la vita religiosa non si è sentita sfidata a essere parte viva delle grandi trasformazioni che hanno attraversato l'Occidente. L'incapacità di interpretare la fine di un'epoca e di uno stile ha impedito di comprendere che nella Chiesa sono apparse forme nuove, non meno ricche e più ampie di appartenenza al vangelo. Per tornare a esprimere la sua forza attrattiva, la vita religiosa è invitata a ridare un'immagine positiva di sé e della propria missione rivisitando il rapporto tra "mondo" e "convento" e cercando nuove tracce di senso. La bussola non può essere soltanto la memoria o le teorizzazioni, ma deve essere individuata nella ricerca di un nuovo profilo più realistico e meno idealistico, più virtuoso che virtuale, capace di recuperare la relazione con gli altri in una comunicazione non superficiale o mascherata, guidata dalla paura del giudizio altrui o da improprie immagini di perfezione.
Lo scontro tra le fedi cristiane che si apre con la Riforma protestante e il perdurare del conflitto con l'islam contribuiscono in età moderna alla rinascita dell'idea di guerra santa. Per iniziativa dei gesuiti, tra Cinque e Seicento compaiono anche i primi catechismi destinati ai soldati, un genere che avrà vasta fortuna assumendo talvolta la forma del libretto illustrato e dello scritto epistolare o diaristico. Rispetto all'estemporanea predicazione bellica del clero cattolico medievale, si struttura così in modo nuovo il rapporto tra pietà cristiana e valore militare con l'intento di trasformare - anche attraverso il conforto materiale e la preparazione «a ben morire» - la sciagura della guerra in risorsa spirituale.
Sommario
Introduzione. 1. Il primo catechismo militare. 2. Cappellani e militari. 3. Il soldato cristiano. 4. La Compagnia di Gesù. 5. La missione castrense. 7. Buone letture, cattive letture. 8. Tra '600 e '700. 9. Una conclusione.
Note sull'autore
Vincenzo Laveniainsegna Storia moderna all'Università di Macerata. È autore de «Cauda tu seras pendu». Lotta politica ed esorcismo nel Piemonte di Vittorio Amedeo I (1634) (Dedalo 1996), Martin de Azpilcueta (1492-1586). Un profilo (Edizioni di storia e letteratura 2003), L'infamia e il perdono (Il Mulino 2004). Ha curato la raccolta di saggi Ritorno delle fedi, crisi della secolarizzazione? Dall'età degli estremi al nuovo millennio (L'Ancora del Mediterraneo 2010) e Riti di passaggio, storie di giustizia. Per Adriano Prosperi, vol. 3 (con Giovanna Giovanna Paolim, Edizioni della Normale 2011).
Con Adriano Prosperi e John Tedeschi ha diretto la stesura del Dizionario storico dell'Inquisizione (Edizioni della Normale 2010).
I catechismi in lingua indigena prodotti dai gesuiti in America Latina tra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento sono un ricchissimo e insospettabile osservatorio sull'incontro e lo scontro tra le culture nel primo periodo dell'impresa coloniale dell'Occidente, quando la confessione e l'esame di coscienza diventano centrali nel nuovo modello missionario.
Ben presto le lingue locali si rivelano particolarmente problematiche e inadeguate a progetti di conversione e di civilizzazione, poiché - secondo i gesuiti e in prospettiva missionaria - esse sono prive di concetti e categorie grammaticali, retoriche, teologico-politiche e metafisiche. Tutto ciò rende necessario produrre una «lingua generale» per intraprendere la comunicazione e la traduzione del messaggio evangelico e delle sue categorie linguistiche occidentali con il minor numero possibile di malintesi. La costruzione di questa lingua, il Tupì, detta anche «greco della terra», si realizzerà attraverso due apparati esterni alla cultura indigena: la struttura grammaticale latina e i modelli di discorso proposti dai catechismi iberici.
L'AUTORE
Adone Agnolin insegna Storia moderna e Storia delle religioni all'Università di San Paolo, in Brasile. Tra le sue pubblicazioni: O Apetite da Antropologia. O sabor antropofágico do saber antropológico: alteridade e identidade no caso tupinambá (Associação Editorial Humanitas, 2005); Jesuítas e Selvagens: A Negociação da Fé no encontro catequético-ritual americano-tupì (séculos XVI-XVII) (Humanitas, 2007); e História das Religiões: perspectiva histórico-comparativa (Paulinas, 2013).
L'America Latina è una parte di quel Villaggio Globale in cui, secondo Marc Augé, v'è abbondanza di luoghi, tempi e spazi e dove la presunta unicità del modello occidentale si scontra con l'immagine dell'"altro". Così, mentre si auspica la formazione di una società multietnica e/o multiculturale, fondata sul principio della tolleranza, nella quale diversità e omologazione dovrebbero coesistere senza contrasti, la diffusione di categorie, quali etnia e minoranza, evidenzia le difformità del nostro tempo. Partendo da concetti basilari come, ad esempio, quelli di cultura, alterità e identità, e con l'analisi di due case studies (Virgen de Guadalupe & San Martín de Porres), l'autore pone, in sostanza, un "problema" (esiste un'identità culturale latino-americana?), cui questo libro tenta di offrire alcune risposte, con l'obiettivo di suscitare un dibattito.
I protagonisti moderni della missione, preoccupati dal problema di superare le barriere, si impegnano nella trasmissione dei contenuti; quelli medievali, nel caso specifico i francescani, sono concentrati sul tema della presenza nello spazio e concepiscono l'attività evangelizzatrice non come trasmissione di contenuti, bensì come presenza negli spazi, quelli estremi, i fines terrae. Alla Cina-finis terrae il frate Minore attribuisce un valore spirituale, quasi mistico, così come spirituale e mistico è il rapporto con l'Oriente, al quale il francescano aspira anche in seguito all'approdo nelle Indie occidentali, meta temporanea ed accidentale. L'Oriens, cioè la luce, vero nome della città natale di Francesco secondo il Poeta, costituisce il perno della riflessione sull'identità missionaria del frate Minore, la stessa che Giotto si impegna a riprodurre nella basilica superiore di Assisi mediante la scena di Beniamino, il fratello minore, prigioniero in Egitto. Nel regno dei faraoni, Beniamino è presenza nascosta e subalterna, così come la coppa della saggezza, appartenente al sapiente Giuseppe, giace nascosta nel suo sacco. Il frate Minore John of Wales, interprete coevo del medesimo brano biblico, spiega infatti: "Cosa significa che Beniamino scende in Egitto, se non che egli è chiamato a portare nel mondo delle tenebre la luce della contemplazione delle cose celesti, la luce trascendente nel mondo temporale, il cielo alla terra?".