
Il volume analizza la visione del Concilio Vaticano II da parte del Partito comunista italiano, dal momento della convocazione dell'assemblea (gennaio 1959) fino al suo definitivo scioglimento (dicembre 1965). I capitoli centrali sono preceduti da una lunga premessa nella quale viene ripercorsa l'analisi comunista della Chiesa e della religione cattolica, evidenziando continuità e rotture tra il primo e il secondo dopoguerra.
Questo 2° volume è imperniato sulle cosiddette attestazioni di recezione del Vaticano II per l'Italia: i Piani/Orientamenti pastorali e i Convegni ecclesiali nazionali promossi dalla CEI. Sulla scorta dello studio operato nel 1° volume, l'autore verifica in quale misura i nuclei ecclesiologici proposti dal Concilio siano stati recepiti dai Vescovi e "tradotti" per noi.
"La Provvidenza mi ha permesso di partecipare a tutte le sessioni dell'assemblea. Sono profondamente convinto che il Vaticano II ha dotato la Chiesa della nostra epoca del linguaggio autentico dello Spirito Santo, che dobbiamo seguire, incarnandolo nella vita sia comunitaria sia individuale, secondo la vocazione di ciascuno e il 'grado del dono' ricevuto. Questo riguarda ogni cristiano, ogni religioso, ogni prete, ogni vescovo e per conseguenza il vescovo di Roma, successore di Pietro. Ne ero convinto il 16 ottobre 1978. Mi sono affidato allo Spirito Santo che si è rivolto alla Chiesa e al mondo attuale anche oggi e cerco, secondo le mie forze, di professare e di realizzare ciò che credo." (Giovanni Paolo II)
L'esigenza di una nuova era, di una rinascita dell'umanità in grado di produrre quasi una nuova creazione, pervade i secoli XVI e XVII. Lasciatasi alle spalle la società signorile, l'Italia è progressivamente assorbita nell'orbita della dominazione straniera. Guerre, epidemie, un generale decadimento della vita laicale, religiosa ed ecclesiastica postulano la riforma e il rilancio della cristianità, al quale dà ulteriore impulso la vittoria di Lepanto. Il concilio di Trento restituisce alla spiritualità un robusto ancoraggio teologico, sacramentale e disciplinare, rimotiva la catechesi, consacra il culto dei santi. Nell'elaborazione delle dottrine e nella comunicazione delle proprie esperienze spirituali gli autori italiani, a differenza di quelli spagnoli, non elaborano trattati ma danno una visione d'insieme sia della precedente letteratura ascetico-mistica, sia degli aspetti esperienziali. Nella visione del cammino spirituale domina il riferimento a Cristo, con una particolare sottolineatura dell'eucaristia e della croce. L'equilibrio latino caratterizza l'ascesi italiana, mentre la mistica punta all'unione con Dio, trovando impulso sul terreno della carità apostolica; caratteri tipici di questa spiritualità sono l'apertura alla catechesi e l'attenzione alla povertà.
Il rapporto tra Stato e Chiesa, tra politica e mondo cattolico attraversa come un fil rouge la storia dell'Italia dall'unità (1861) ad oggi. Una storia ora di netta separazione, ora di avvicinamento e di impegno diretto. Un percorso storico che va dal "Non expedit" di Pio IX (1868) - con il quale la Chiesa invitava i cattolici all'astensione dalla vita politica italiana alla Rerum novarum di Leone XIII attenta ai problemi sociali e politici. Il volume porge un contributo importante al dibattito in corso attraverso l'esame del pensiero di Antonio Rosmini, Giuseppe Toniolo, Romolo Murri, Don Luigi Sturzo e la nascita del Partito Popolare: interclassista, non conservatore, democratico, cristiano, ma non confessionale per arrivare a De Gasperi con la DC e l'apporto fondamentale al processo di unificazione europea.
Il pensiero di Arnaldo di Villanova costituisce un importante momento della storia della religiosità fra XIII e XIV secolo. Egli infatti è uno tra i primi laici che nel Medioevo centrale rivendichi sia la dignità del suo stato sia la legittimità della sua competenza esegetica e teologica. In questo volume si esaminano due aspetti della produzione letteraria del maestro catalano. Anzitutto il "Tractatus quidam", la cui paternità arnaldiana è stata recentemente negata ma che risulta invece confermata, alla luce delle prove offerte da un nuovo e puntuale esame di testi in precedenza solo parzialmente presi in considerazione. Proprio questi testi fungono da trait d'union teorico fra la prima e la seconda fase del suo pensiero; difatti la presente ricerca muove dall'ipotesi che fra il 1301 (quando Arnaldo conobbe il movimento degli Spirituali provenzali e italiani) e il 1305 (anno di elezione al pontificato di Clemente V) in Arnaldo sia maturato un profondo ripensamento delle sue prospettive teoriche, a cui contribuì anche il desiderio di dare maggiore enfasi a una lettura apocalittica delle vicende drammatiche della fase in corso della Chiesa. In secondo luogo il saggio mette in luce come Arnaldo, da vivace polemista qual era, si scontrò non solo con i domenicani ma con la stessa dirigenza dell'Ordine dei minori. La comune esperienza di persecuzione, vissuta con i dissidenti appartenenti al movimento degli Spirituali.
Le regioni italiane sono costruzioni artificiali o entità territoriali che appartengono alla nostra memoria culturale? La questione, oggetto di dibattito politico e storiografico sin dal Risorgimento, fa da sfondo a questo volume, incentrato su una fonte significativa per gli studi della storia delle identità regionali: le raccolte territoriali di vite di santi. Forgiate tra la fine del medioevo e la piena età moderna nelle officine degli ordini religiosi e nel fuoco delle controversie dottrinali, tali opere ridisegnano, in continuità con la cultura umanistica, le entità regionali della penisola, dal Piemonte alla Calabria, dalla Toscana alla Lucania, dall'Umbria alle isole maggiori. Gli eruditi agiografi, attraverso un intenso lavoro di scavo archivistico e l'uso combinato di una pluralità di testimonianze archeologiche, cronachistiche, epigrafiche, iconografiche -, promuovono antichi e nuovi luoghi di culto, creano narrazioni identitarie, disegnano inediti paesaggi sacri: una inventio, qui intesa nel duplice senso di "riscoperta" e "invenzione", di tradizioni, spazi e confini regionali, sostenuta non di rado da una sensibilità di tipo geo-cartografico.
In un unico volume tutti gli scritti di Teresa di Gesù Bambino per assaporare genuinamente il pensiero teresiano nella sua sostanza e nelle sue sfumature. Da Storia di un'anima ai Novissima verba, dalle Lettere alle Poesie e Preghiere, ovunque promana la fragranza di quel "piccolo fiore primaverile" che ha voluto dare gioia a Gesù, diventando mezzo e strumento della missione che Teresa in vita sente di dover compiere in cielo, quella di "additare alle anime la sua piccola via" dell'infanzia spirituale.
Strumento utile per quanti si interessano alla tipologia della letteratura di viaggi nell'Occidente medievale, che va dalle guide per pellegrini e mercanti alla corrispondenza espistolare, alle relazioni di ambasciatori e missionari, e arriva fino ad opere di carattere prettamente geografico. Presentazione di Franco Cardini.
L'Istituto Paolo VI di Brescia propone ai lettori una biografia di Paolo VI che ripercorre le tappe fondamentali della vicenda umana ed ecclesiale di Giovanni Battista Montini, a partire dalle origini familiari e dall'ambiente bresciano in cui aveva mosso i primi passi, attraverso il servizio in Segreteria di Stato e il ministero episcopale a Milano, fino al periodo del pontificato, il quale è stato indissolubilmente intrecciato con la prosecuzione del Vaticano II e con l'attuazione degli orientamenti maturati dall'assemblea conciliare. Il volume si basa sul lavoro di raccolta di documenti, di edizione di fonti, e sugli studi storici e teologici condotti nel corso degli anni dal centro di studi bresciano e, per la prima volta, può giovarsi della pubblicazione dello scambio epistolare che negli anni giovanili Giovanni Battista Montini ha intrattenuto con numerosissimi corrispondenti. Gli autori, infine, hanno potuto avvalersi delle testimonianze su Giovanni Battista Montini-Paolo VI raccolte in vista del processo di beatificazione.
Il libro è la ripresa, con qualche variazione, di un saggio dell'autore apparso in Divus Thomas, 116 (2013) sull'interpretazione di John Milbank, fondatore di Radical Orthodoxy, del pensiero di san Tommaso d'Aquino, aspirando a ricollocare il Maestro domenicano al centro dell'elaborazione teorica contemporanea, in quanto capace di oltrepassare il dualismo del pensiero moderno e postmoderno, che trova le sue radici nell'univocismo di Scoto e nel nominalismo di Ockham e la succedanea invenzione del concetto di secolare. L'oltrepassamento, secondo Milbank, viene dato da una rinnovata valorizzazione della nozione di partecipazione.

