
Il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni narra la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e annuncia il dono che Gesù fa di se stesso nell'Eucaristia. Queste dieci meditazioni accompagnano il lettore a ripercorrere i gesti e le parole di Gesù, per rivivere la straordinaria esperienza di fede che l'evangelista ci propone. Il sussidio è adatto per la Meditazione e la Lectio divina personale e comunitaria.
“I romanzi di Dostoevskij continuano a riproporre la domanda di cosa sarebbe possibile se noi vedessimo il mondo in un’altra luce, la luce offertaci dalla fede” (Rowan Williams). Tale domanda emerge con forza dal vissuto dei personaggi delle opere del grande autore russo. Il percorso delineato in questo libro ci conduce nel loro mondo interiore e nelle sofferenze che li travagliano, aiutandoci a scorgere la potenza che le parole e le azioni di Cristo esercitano su di essi. Da ciò possiamo anche noi essere provocati a riconoscere Cristo nelle nostre esperienze esistenziali, soprattutto nei momenti più oscuri e nelle situazioni che paiono senza via di uscita.
Simonetta Salvestroni ha insegnato lingua e letteratura russa e critica del cinema presso l’Università di Cagliari. È autrice di saggi su Fedor Dostoevskij e sulla poesia russa del Novecento, e in ambito cinematografico di vari articoli e libri su Werner Herzog e Carl Theodor Dreyer. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Dostoevskij e la Bibbia (2000) e Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (2006).
Le riflessioni che tutti i giorni abbozziamo, da soli o in compagnia, durante la pausa caffè, in automobile, prima di addormentarci, nelle sale d'aspetto: il ruolo della fortuna, la parola data, i vicini di casa, il ridere, le parolacce, la dignità, il valore dei ricordi... Ricco di aneddoti, citazioni, curiosità ed episodi attinti dalla storia, dalla letteratura, dalla religione, dall'arte. Diviso in capitoli da sgranocchiare anche in ordine sparso, questo "dizionario per non perdere la bussola" aiuta ad ampliare la visuale e a ragionare su aspetti della vita di ogni giorno su cui non ci si era mai soffermati.
«La protagonista del racconto è un oggetto e la sua identità consiste soltanto nell'essere un materiale. Non capisce concetti come la consistenza, la temperatura o lo scorrere del tempo. Per questo guarda gli uomini e si stupisce della voce, di ciò che è leggero, della capacità creativa, ma anche delle lacrime, degli abbracci, della vergogna, di tutto ciò che chiamiamo "emozioni". Di che materia sono fatti gli uomini? Di voce. Siamo parola, musica e canto».
Assumere l'identità di Ildegarda, viaggiare attraverso di lei, essere lei è un'esperienza che non lascia immutati. Ildegarda cambia chi le si accosta: ma, se una persona è in grado di cambiare gli altri a distanza di quasi un millennio, significa che ha vissuto la sua vita in modo da immettersi nel «vento» dell'eternità. Questa donna, nata nel 1098, entra nel monastero benedettino di Disibodenberg nel 1106, a soli otto anni: non significa che fosse destinata a diventare monaca, ma solo che vi compiva i suoi studi, com'era in uso fra le ragazze di buona famiglia del tempo. Sceglie liberamente di prendere i voti, e trascorre in monastero tutta la sua esistenza, con l'eccezione dei viaggi di predicazione che compirà in età matura. Dal 1148, anno in cui viene resa pubblica per la prima volta una parte della sua opera, inizia una carriera straordinaria anche per un leader religioso dei nostri tempi. È mistica visionaria, grande scrittrice, profetessa, predicatrice, musicista, medico e alchimista, studiosa enciclopedica, capo spirituale di una comunità religiosa che è nello stesso tempo centro d'arte e di cultura. Fonda due monasteri, percorre predicando tutta la Germania, è in contatto con re, imperatori, papi, abati e badesse. Scrive poesie, composizioni musicali e un vastissimo epistolario. È anche un imprenditore che amministra terreni e beni immobili e dà lavoro a intere famiglie di contadini e artigiani. Ildegarda, che si definiva «creatura umana di forma femminile» è stata ogni cosa possa essere una creatura umana.
Fabio Salvatore è un uomo che ha percorso la via del dolore, attraversando il deserto del cancro alla tiroide a soli 21 anni, e la morte tragica del padre in un incidente stradale. La scoperta della fede ha trasformato in gioia e speranza le ferite del suo corpo e della sua anima.
In questo libro Salvatore raccoglie confidenze e racconti di persone che “hanno toccato il fondo”, persone che lo contattano giornalmente via lettera o social per condividere il loro dolore, e le fa proprie conducendo il lettore in un viaggio che insegna come dall’inferno sia possibile rinascere a nuova vita ritrovando la fede e la speranza.
Romanziere, compositore, interprete nonché autentico poeta, da oltre quarant'anni Leonard Cohen traduce in parole, e spesso in musica, il suo rapporto con la spiritualità. Mistico in un tempo in cui i cieli sembrano drammaticamente chiusi, Cohen affronta a viso aperto gli interrogativi su Dio, la complessità dei rapporti interpersonali, la solitudine, la sessualità. Salvarani e Semellini ne presentano i rapporti con l'ebraismo, nel quale è nato, con il buddhismo zen, con la Bibbia, che l'ha nutrito a lungo, e con la religione in genere. Attraverso l'analisi di canzoni che hanno fatto la storia della musica contemporanea - da Suzanne a Hallelujah - e di intrecci con autori quali Dylan e De André, il libro propone un ritratto appassionato e originale di un cantautore che ha osato dichiarare: "È così divertente credere in Dio!".
Solo il premiato duo pop-teologico Salvarani-Semellini poteva avventurarsi nell'impresa titanica di catalogare il tema religioso nelle canzoni italiane della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila. Ed ecco, suddivisi in capitoli decennali e poi catalogati in un prezioso dizionario finale, i protagonisti della musica popolare italiana riletti con la lente delle loro parole "religiose": tracce di ricerca, di domande, di dubbi, più che di certezze. Com'è giusto che l'arte sia ... Celentano, Guccini, De André, De Gregori, Rocchi, Battiato, dal "Compagno Dio" di Freak Antoni (Skiantos) fino alla ricerca di Vinicio Capossela e dei Baustelle. Un percorso pieno di sorprese, di "conversioni", di spiazzamenti. Dalla "teologia" di Celentano al "Dio è morto" di Guccini, alla Buona Novella di De André, dal mistico orientaleggiante Claudio Rocchi ai Baustelle.
Un invito alla mutua conoscenza in un mondo che fa i conti con la diversità. Storie e volti di dialogo interreligioso e interculturale.
Un libro autobiografico, che non è un’autobiografia: ma piuttosto la constatazione che, guardando gli anni trascorsi dall’adolescenza, l’autore ha attraversato – sempre dalla sua Carpi, sempre da laico, sempre con più dubbi che certezze – diverse stagioni del dialogo. Da quello speranzoso e ottimista a oltranza di un post-concilio parrocchiale e grintoso a quello aperto a tutto di un Paese che si è trovato da un giorno all’altro religiosamente pluralistico; da quello, denso di angoscia, dopo eventi tragici come quelli dell’11 settembre a quello, continuamente messo in discussione, condannato dal clima culturale generale a essere letto come l’anticamera del relativismo; fino a quello di papa Francesco che invita a camminare insieme senza curarci troppo delle differenze dogmatiche. Tante storie, tanti volti, tante buone pratiche, più o meno riuscite, ma in ogni caso affrontate con passione, l’unica cosa che dà sale a una vita.
A oltre quindici anni dalla scomparsa, la figura di Fabrizio De André continua a essere al centro di un'amplissima fioritura di iniziative, tanto da far pensare che il cantautore genovese sia riuscito a intercettare, soprattutto post-mortem, un grande bisogno di poesia e di legami sociali. Brunetto Salvarani ripercorre le domande sulla religione e le tracce della Bibbia affioranti a più riprese nella produzione del Bob Dylan italiano, l'agnostico Faber, di cui racconta la vita corsara e i temi chiave, intrecciando strettamente biografia e scelte artistiche.
«La cattiveria, la scorrettezza sfrenata, la ferocia a tratti disarmante dei Simpson sono frutto di una scelta consapevole, con finalità liberatorie. Dunque, profondamente etica. Le vicende sono ambientate in quel “territorio franco nel quale abitano alla rinfusa luoghi comuni e manie, paure e passionacce, revival e nostalgia”, così come definito splendidamente da Salvarani. Non può sfuggire la parentela con la narrazione biblica, che offre il peggio (ma a volte anche il meglio) di uomini e donne, con linguaggio scarno, senza mediazioni o allusioni».
Gioele Dix
In una società molto spesso imbarazzata dalle dimostrazioni pubbliche della spiritualità e della fede, i Simpson – litigarella, rumorosa e normalissima famiglia della classe lavoratrice di una città della provincia americana – aiutano a riflettere sui nostri timori e le nostre speranze, religiose e non. Parlano della condizione umana, di noi, della nostra fatica di capire gli altri ma anche di capirci, insomma, del nostro mondo, e di cosa ci fa – ancora? – in esso colui che nel nostro oggi ci ostiniamo a chiamare Dio.
«Un’opera che si legge tutta d’un fiato e che alla fine – esattamente come accade dopo la visione di un episodio dell’amata serie – ti costringe a desiderare una successiva puntata».
Gioele Dix
L'"Imitazione di Cristo", testo devozionale scritto alle soglie dell'età moderna la cui paternità è ancora oggetto di discussione, ha goduto nel corso dei secoli di una straordinaria fortuna, fino a essere definito come il libro più apprezzato della cultura occidentale dopo la Bibbia. Trattato di iniziazione alla vita ascetica basato sulla profonda devozione alla figura di Cristo, insegna il distacco dal mondo, il raccoglimento interiore e la dedizione a Dio di fronte alla caducità dell'esistenza umana. Fondamentale per la comprensione del cristianesimo medievale, della via ascetica lungo la quale molti credenti si sono avventurati, del misticismo moderno, l'"Imitazione di Cristo" è un testo eterno, che sa offrire il conforto dello spirito, anche al più disincantato lettore di oggi.