
Gli autori, un frate poeta e una scrittrice, raccontano le radici della loro fede, trasmettendo in parole e in poesia il senso del loro affidarsi. Ne nasce uno straordinario inno alla bellezza della fede e alla forza dell'amore.
Questo libro si rivolge a quanti hanno subito un lutto e cercano un senso a ciò che è accaduto, a chi vive una malattia grave e teme il momento del decesso, o anche a chi si domanda cosa accade quando si muore. Scopriranno, grazie alla sorprendente coincidenza delle esperienze di persone diverse tra loro per cultura, sesso, etnia e religione, che la morte in realtà non esiste. Si tratta solo del passaggio in un'altra dimensione, dove i nostri amati defunti ci accolgono festosi: essi sono sempre stati accanto a noi, ma con una vibrazione differente. Il testo offre un'ampia panoramica delle esperienze che si possono avere dopo la morte, sia nelle NDE - Near Death Experience, l'esperienza di persone che si risvegliano dopo un coma o un decesso momentaneo - che dopo aver oltrepassato la soglia della morte definitiva. In tutte queste esperienze di incontro ravvicinato con l'altro mondo si fa l'esperienza - appena si esce da quello che essi definiscono tunnel - di essere tornati alla vera casa, e che la vita terrena sia stata una scuola necessaria per l'apprendimento e l'evoluzione personale.
L'autrice, con la stesura di questo libro, vuole indurre i lettori a scolpire volti, sentimenti e testimonianze, affinché durino nel tempo e nella memoria del loro cuore. Il richiamo va a coloro che sono venuti a contatto con questo messaggio di conversione attraverso piccole e svariate pennellate di vita di fratel Cosimo, profeta del nostro tempo, come la testimonianza credibile del cardinale Simoni, l'esperienza di fede di Cosimina e di Mamma Vincenzina e il ruolo potente dei santi custodi Michele ed Emidio, terra e cielo, giganti e gente semplice che intersecano la loro vita nello stupore di sapersi amati da Dio. Esempi di vita, che sfidano la realtà in cui oggi viviamo, basata e propensa all'individualismo e all'egoismo e, che invitano il lettore ad assumere uno stile di vita evangelico, incentrato sul servizio e sulla gratuità, per costruire "la civiltà dell'amore", tanto desiderata da san Paolo VI, e la "fratellanza universale" di cui papa Francesco è attivo e fattivo leader.
I racconti di queste pagine, a metà tra l'aneddoto e l'apologo, con i suoi paragoni e similitudini che sgorgano dalla semplicità del vivere quotidiano, hanno il pregio di garantirci che il bene non fa chiasso, ma c'è e continua a costruire.
La leggenda vuole che a inventare il presepe sia stato, nel lontano 1223, san Francesco d'Assisi. Recatosi a Betlemme l'anno precedente, Francesco rimase incantato dalle rappresentazioni sacre allestite in occasione del Natale e al ritorno chiese a papa Onorio III di poterle riproporre. A quei tempi la rappresentazione dei drammi sacri era vietata dalla Chiesa; il Papa gli concesse però di celebrare la messa in una grotta naturale, l'eremo di Greccio, e così, il 24 dicembre del 1223, venne messa in scena la nascita di Gesù bambino. C'erano la grotta, il bue e l'asinello. Nessuno dei presenti prese il ruolo di Giuseppe e Maria, perché Francesco non voleva si facesse "spettacolo" della nascita del Salvatore. La popolazione accorse numerosa e così il santo poté narrare a tutti i fedeli, che non sapevano leggere, la storia della nascita di Gesù. In queste pagine, padre Fortunato ripercorre la storia del presepe dalla grotta di Betlemme al primo presepe vivente di Greccio, fino alla Basilica Superiore di Assisi e a Scala, dove Sant'Alfonso Maria de' Liguori, tra pastori, grotte e greggi, trovò ispirazione per la composizione di "Tu scendi dalle Stelle". Prefazione di Domenico Pompili.
"Beato l'uomo..." (Sal 1,1). Beato è l'aggettivo che inaugura il libro dei Salmi. Un aggettivo che ricorre centinaia di volte nella Bibbia, punteggiando le pagine dell'uno e dell'altro Testamento, dalla Genesi all'Apocalisse. Un aggettivo che suona come constatazione e augurio, promessa e annuncio, presente e futuro. Un aggettivo che - per l'intensità della sua ripresa anaforica - tocca la sua sommità espressiva sulle labbra di Gesù nel discorso della montagna (cf. Mt 5,1-12; Lc 6,20-26), in cui il Maestro traccia il ritratto dei discepoli mentre disegna contemporaneamente il proprio autoritratto . È lui l'uomo delle beatitudini e il cristiano, sapendo che "chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo", avverte come rivolta a se stesso la chiamata a diventare, a sua volta, un uomo delle beatitudini.
Se Dio esiste non può essere ostaggio della cultura o dell'erudizione, deve essere comprensibile nella sua esistenza anche per chi non ha familiarità con dotte argomentazioni di carattere strettamente filosofico e scientifico. Attraverso le storie concrete delle persone, queste pagine fanno emergere come Dio sia inscritto nell'interiorità di ogni uomo e come e perché oggi non se ne trovi più traccia. Cos'è il male? Perché il dolore? Perché l'amare? Dove trovare il senso di ogni nascere per capire ogni morire? Dov'è Dio in questa "oscura selva" dell'umanità? L'uomo è in "sé stesso" prova dell'esistenza di Dio, molto più di tutto ciò che lo circonda, perché "egli stesso" è la via a Dio.
Nelle frenesia del vivere moderno rischiamo spesso di perdere quegli elementi che compongono gli atti fondamentali dell'umanità. Scoprendoci quasi "analfabeti" di quel mondo invisibile - eppure concreto - che compone la nostra spiritualità. Il cardinale poeta José Tolentino Mendonça ci offre in questo libro piste di spiritualità per il nostro tempo, sotto forma di un lessico essenziale e semplice, dalla "A" di Altri alla "V" di Vulnerabilità, sotto il comune denominatore della "materialità" dello Spirito. Dio, la fede, la speranza - realtà invisibili - vibrano nella concretezza del quotidiano, perfino nella sua apparente banalità. Il poeta portoghese - noto per il suo stile accattivante prende spunti e immagini da molti registri di linguaggio, in particolare da quello letterario e filosofico - ci parla qui con stile potentemente suggestivo e ispiratore, poetico appunto, utilizzando spesso la forza acuminata dell'aforisma. Perché la poesia, diceva un grande teologo come Hans Urs von Balthasar - citato nel libro -, riflette il sentire cristiano più di tutti i testi di teologia.
Un libro fotografico pensato in occasione del Santo Natale. Un invito alla speranza, alla pace, alla giustizia, alla gioia e alla fratellanza. Contiene i pensieri e le foto tratte dal magistero di Papa Francesco, le immagini delle opere d'arte dei Musei Vaticani e la Lettera Apostolica Admirabile Signum sul significato e sul valore del presepe. La prefazione è a firma del cardinale Gianfranco Ravasi.
Che aspetto ha? Quale sarà la nostra forma, se mai vi entreremo? Ci saranno piante, animali, fiumi? Vedremo Dio da vicino? Oppure conosceremo un'altra forma di «vicinanza»? Sarà possibile incontrare i nostri cari? Tanto facile da evocare, il paradiso rimane, pur dopo millenni di scritti e di riflessioni, una delle «cose» più difficili da immaginare. Anthony DeStefano si è proposto di rispondere in modo molto semplice e diretto a quelle domande, risalendo come principali «fonti di informazione» anzitutto alle Sacre Scritture, sia l'Antico sia il Nuovo Testamento, ma facendo anche appello alla logica. La sorprendente «guida» che ha ricavato dalla sua ricerca ci invita a un viaggio unico e appassionante e ci mostra come il paradiso sia un «luogo» molto più «fisico» di quanto possiamo immaginare, simile alla Terra, ma privo delle sue imperfezioni e delle sue brutture, e popolato da individui liberi dal male. Un luogo di grande bellezza e di profonda gioia spirituale, che diffonde una chiara luce di speranza sulla nostra esistenza terrena.
Come un fratello anziano, che dopo aver a lungo camminato guardando ai maestri che lo precedevano, si volge a quanti vengono dopo di lui per offrire loro la sua esperienza, così Enzo Bianchi ci insegna l’arte dimenticata della lotta spirituale, della scelta e della resistenza alla tentazione. Il relativismo etico e la cultura imperante, fanno sognare uno stile di vita esente dal rischio e della fatica e sembrano rendere fuori luogo e fuori tempo la riflessione sul- la necessità della lotta interiore. Eppure senza di essa, senza un esercizio di discernimento tra il bene e il male, non è possibile edificare una personalità umana e spirituale robusta. Per ogni credente la lotta spirituale è più che mai essenziale per pervenire a una vita piena e compiuta, per fare della propria vita un capolavoro.
Appartengo all'ultima generazione che ha conosciuto l'insegnamento dell'arte della lotta contro le tentazioni, un'arte che ci veniva trasmessa insieme alla fede cristiana. Ho assistito alla progressiva scomparsa di questa pedagogia che ho sperimentato come una grazia, un aiuto durante tutta la mia esistenza. Nella vita monastica che conduco, nella ricerca di una fedeltà rinnovata al Vangelo, ho raffinato questa lotta e ho tentato a mia volta di trasmetterne l'arte ai più giovani. Vorrei solo essere un fratello anziano che ha camminato guardando come maestri ad altri che lo precedevano e che ora si volge verso quanti vengono dopo di lui, per offrire loro, senza ambizione, ciò che lo ha aiutato a vivere e a costruirsi.

