
In questo volume, il sacerdote agostiniano Santos Sabugal (uno dei massimi esperti di esegesi biblica e catechesi) ci offre uno studio esegetico e teologico sulla "Preghiera del Signore", considerata come la suprema sintesi del messaggio salvifico di Gesù. L'opera tuttavia non è destinata solo ai pastori o ai consacrati, da utilizzare come sussidio nel compito di iniziare i proprio discepoli alla conoscenza della preghiera cristiana, ma anche a tutti i fedeli laici che cercano di acquisire una maggiore sintonia con quella incomparabile preghiera che è il Padrenostro, affinché la recitino e la meditino con maggior frutto.
Di don Bosco si può dire quello che lui stesso scriveva a proposito di Vincenzo de’ Paoli: un santo che «si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica; e coloro che l’hanno frequentato di più riguardarono come per sua insegna particolare quelle parole che un eccesso d’amore gli fece una volta pronunziare: Non trovo cosa che mi piaccia se non in Gesù Cristo».
Nei numerosi scritti di don Bosco F. Perrenchio ha contato 1.389 citazioni o riferimenti espliciti o impliciti al Vangelo di Matteo, 160 a quello di Marco, 756 a quello di Luca e 538 a quello di Giovanni. A questi 2.843 riferimenti si possono aggiungere le lunghe parafrasi dei testi evangelici che troviamo sia nella sua Storia sacra sia nella sua Storia ecclesiastica, e anche le abbondanti indicazioni reperibili nelle Memorie biografiche.
Se vogliamo “leggere il Vangelo con don Bosco”, troveremo al centro di tutto Gesù, il Cristo promesso nell’AT, e sua madre Maria. Gesù ci conduce al Padre celeste, nostro padre provvidente, onnipotente, misericordioso e giusto. Per conseguire la salvezza, andiamo con fiducia al nostro “divin Salvatore”, che ha sofferto ed è risorto. Se vogliamo conoscere la verità, ascoltiamo attentamente il nostro “divin Maestro”. E per vivere da veri discepoli di Gesù, dobbiamo sceglierlo in tutto come il nostro “gran Modello”. La sua Chiesa, fondata su Pietro, è assistita dallo Spirito Santo e fecondata dai sacramenti; essa ha bisogno di operai che lavorino, anche e specialmente con la professione dei consigli evangelici. E non dimentichiamo la vita del mondo che verrà! Ultima parola di don Bosco, nella sua lettura trasversale di tutto il Vangelo: Gesù ama “con parziale affetto” i fanciulli e i giovani.
Un testo sul profetismo in Israele. Questo libro ha l'ambizione di contribuire a far luce in questo mondo tanto complesso. La prima parte vuole avvicinarsi alla figura del profeta, cercando di tenere presenti gli aspetti più diversi. La seconda traccia la storia del movimento profetico in Israele. La terza seleziona una serie di tematiche derivanti dal messaggio dei profeti per farne emergere il valore attuale.
Ben costruito secondo le più recenti teorie sulla narratività, il commento di David Cotter rompe le simmetrie, mette in moto nozioni fisse da tempo, semplicemente aiutando a cambiare il punto di vista. Come? Per esempio raccontando ciò che si vede dalla prospettiva in cui ci si trova; seguendo il principio secondo cui quel che conta è in ciò che non viene detto; leggendo con occhi diversi le miniature letterarie che la Bibbia ci presenta. Attentissimo alle ripetizioni (là dove un tema viene ripreso) e alla caratterizzazione dei personaggi, Cotter ci mette così di fronte a una lettura cinematografica della Genesi. Dove le scene non sono pannelli statici, ma sequenze in movimento. E dove l'agente principale è Dio. Sì, nel libro della Genesi Dio è sempre salvatore: salva la creazione dalla sterilità dell'insensatezza e chiama l'umanità a condividere la stessa sfida. Sceglie una famiglia - tribolata, lacerata da gelosie, non immune da conflitti - e la benedice, perché sia essa stessa mediatrice di quella benedizione per il mondo. Generazione dopo generazione, quella famiglia imperfetta non risulta mai completamente trasformata, eppure è amata nonostante il suo claudicare.
Nei commentari e negli articoli l'accostamento di due termini è il più delle volte definito sinonimico, senza delimitarne l'area di sinonimia e trascurando le ragioni dell'adozione di quei termini che a prima vista possono apparire commutabili. Il punto di partenza della ricerca, perciò, non poteva che concentrarsi nel capire con esattezza quale concetto avessero gli antichi del significato delle parole e come tale concezione ne determinasse l'uso e l'accostamento sinonimico. Per accostarsi quanto più possibile alla loro riflessione Chiorrini si è avvalsa anche della mediazione dei Lessici bizantini, pur stante l'eterogenea provenienza del loro contenuto, e delle antiche versioni. La ricerca ha consentito non solo di definire con maggiore precisione l'uso della figura della iterazione sinonimica nella Lettera e contemporaneamente i significati degli stessi termini adoperati, ma, acquisizione non secondaria, di tracciare contorni più marcati dello stile dell'autore dello scritto. Questo volume si candida ad essere punto di riferimento per chi studierà in futuro la Lettera di Giacomo, ma se ne consiglia vivamente la lettura o la consultazione anche ad autori interessati agli altri scritti del Nuovo Testamento, in virtù proprio del modello di analisi lessicale adottato (dalla Presentazione di Rosario Pierri ofm).
Con Amica esegesi Huldrych Zwingli si rivolge per la prima volta a Lutero per confutarne gli insulti e le accuse di eresia contro i riformatori svizzeri per la loro concezione dell'eucaristia. Il teologo tedesco, che in un primo tempo si era espresso a favore di un'interpretazione spirituale della Santa Cena, era poi passato a un'interpretazione letterale delle parole di Gesù «Questo è il mio corpo», bastione indistruttibile che nessuna esegesi avrebbe potuto scalfire. Attraverso un'esegesi dettagliata del Nuovo Testamento, in particolare del Vangelo secondo Giovanni, che recita «È lo Spirito che dà la vita, la carne non serve a nulla», Zwingli si propone quindi di dimostrare la fragilità della tesi luterana, opponendogli che Cristo è, sì, realmente presente nella celebrazione eucaristica, non però nel pane e nel vino, bensì nell'assemblea dei credenti, vero «corpo di Cristo».