
Dopo una breve presentazione del Vangelo di Luca, fatta da un biblista, il testo si sviluppa - come i precedenti su Matteo e Marco - in brevi capitoletti partendo da un brano di questo Vangelo. Davanti al testo biblico occorre rovesciare la prospettiva: non siamo noi a leggere il testo, ma è il testo che ci legge. Mentre leggiamo, siamo letti: possiamo vedere la nostra vita come in uno specchio, che pian piano diventa più chiaro, e ci mostra con semplicità chi siamo. Emergono così le nostre dinamiche umane dentro cui Dio si compromette. Alla fine di ogni meditazione alcune domande possono aiutarci a ripulire lo specchio per vedere sempre meglio. Il linguaggio svelto e immediato, una visione provocatoria e propositiva, ci immettono nel progetto di Dio.
Questo libro ha uno stile esperienziale. Non ha capitoli ma temi sparsi, ciascuno con il suo soggetto. Non vuole essere annoverato tra i libri esegetici, commentari e riflessioni su alcuni testi biblici. Il tema principale non sono le Scritture ebraico-cristiane in quanto oggetto di studio, ma l'esperienza, la vita di queste parole scritte e tramandate da secoli. Più che di una ordinata distribuzione di temi biblici, le sue pagine sono come un tessuto. Per ogni tema l'autrice lascia uno spazio in bianco, per ricordare al lettore che le pagine vanno lette lentamente e che le proposte, i pensieri si aspettano silenzio, perché ognuno possa aggiungere i propri pensieri. Alla fine una breve non-conclusione consegna al lettore un libro aperto, invitando a "restare in piedi" per respirare dalle Scritture ancora la vita e il Mistero che la abita.
Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi. Dopo il testo scritturistico, una meditazione e stimoli per riflettere sulla fragilità umana, ma ancor più su quel Dio che sa accogliere e trasformare le debolezze delle sue vulnerabili creature. Utile per gli operatori pastorali. Ai testi saranno affiancate delle immagini artistiche con letture per conoscere l'autore e il dipinto, che potranno essere scaricate (con il codice QR del libro) da paoline.it, dove verrà costruita una pagina ad hoc.
Commentando il Vangelo secondo Luca, don Paolo Scquizzato chiude la trilogia delle sue pagine scelte. Scelte per offrire all'uomo e alla donna credente una feritoia da cui scoprire la parola di Dio, Dio e se stessi. Con le sue pennellate decise seppur sfumate l'Autore attraversa tutto il Vangelo di Luca, commentandone oltre 60 brani, pagine scelte appunto, facendo emergere come fosse un filo rosso l'invito alla trasformazione e, più precisamente, a quel lasciarsi trasformare da Colui che ci abita, dal Divino che, riempiendo vuoti e ombre, ci rende manifestazione della sua stessa vita. L'incontro con la Parola non ci chiede di cambiare, di diventare più buoni, ma di lasciarci abbracciare dalla Vita per diventare semi di vita nella storia.
«Di tutte le Scritture sacre - diceva Origene - i Vangeli sono le primizie, e tra i Vangeli la primizia delle primizie è il Vangelo di Giovanni», un Vangelo che si rivolge in modo specifico a coloro che già credono, perché possano continuare a credere, a prendere posizione all'interno di quel grande processo contro Gesù, che l'evangelista racconta e che continua a ripetersi nella storia. Queste pagine accompagnano il lettore a prendere in mano la sua risposta di fede, il suo decidere in profondità da che parte stare, il suo passare interiormente dal desiderio al dono, dalla ricerca alla consegna, dalle tenebre alla luce. Il commento spirituale all'intero Vangelo di Giovanni si chiude, per ogni brano, con L'ora sesta: uno spazio fatto di domande grazie alle quali, ognuno, sostando sulla Parola, può conoscere meglio anche se stesso.
Vangelo è ogni "buona notizia", è Gesù stesso che desidera salvare l'umanità di ciascuno da un fallimento. La Chiesa, comunità dei credenti in Cristo, ha ricevuto la missione di trasmettere il suo messaggio rivoluzionario lungo i secoli. Lo ha fatto come ha saputo e potuto, anche, a volte, travisando l'annuncio di salvezza; perché in alcuni casi è meglio addomesticare il Vangelo, meglio fare sconti sulle sue chiamate. Il libro mette in luce alcuni testi evangelici dei quattro evangelisti che, attraverso interpretazioni di compromesso, hanno perduto nella vita quotidiana la loro incisività. Ogni lettore dovrà chiedersi: il mio incontro con la Parola ha fatto nascere la persona nuova, capace di rendere più umana la vita di tutti e possibile la pace?
Da Genesi a Esodo, da Levitico a Deuteronomio passando per Numeri, l'autore ci porta a incontrare personaggi lontani, ma capaci ancora di parlarci delle loro e delle nostre fragilità e bellezze, di interpellare il nostro modo di essere umani oggi. La Bibbia è un libro coraggioso e utile, ha il coraggio di svelare il reale, si immerge nella vita di tutti e prova a tracciare un sentiero di sopravvivenza. Pagine scritte con semplicità, quelle che il lettore può incontrare, pagine che nascono dal desiderio di condividere il gusto buono della vita quando viene immersa nella sapienza biblica. Leggere la Scrittura ha senso perché è una relazione, e le relazioni quando sono vere non lasciano mai uguali, non sono mai uguali e sono diverse, come diversi sono i capitoli e gli stili di questo libro.
Come è potuto accadere che alcuni passaggi dei Vangeli siano stati ritenuti follia, roba da spregiudicati buffoni di corte? Gli autori, dopo aver già affrontato alcune pagine scomode del Vangelo, e per questo decisamente disattese, tornano a proporne di nuove. Pagine purtroppo cadute quasi nel dimenticatoio o pesantemente annacquate. Con il loro stile diretto, audace, arricchito dalla loro lunga e profonda esperienza rivolgono al lettore una proposta chiara: o si ritorna a tutto il Vangelo, e a tutte le sue implicazioni di "salvezza", o la Chiesa non avrà rilevanza alcuna nell'annunciare la Buona Notizia. Sta a noi scegliere se vivere una religione senza fede o una fede che può ancora inverare la vita.
Un discepolo è chi, nel tempo, segue Gesù Cristo, insieme ad altre e ad altri, formando con loro la comunità dei santi. Ma in che modo seguire Gesù Cristo insieme ad altri nel tempo presente? Questo libro non ti dirà come seguire Cristo in sette mosse ma desidera invitarti a intraprendere un viaggio nel discepolato durante il quale ti confronterai con immagini e idee che vengono dalla Scrittura e, soprattutto, con le storie di donne e di uomini che prima di noi hanno seguito Gesù Cristo. Scopo del libro fare di noi dei migliori discepoli di Gesù Cristo.
Un libro di poesie che nasce dall'ascolto profondo dei Salmi, lo spartito millenario del dialogo tra l'umanità e Dio. Il vento e il filo d'erba è l'opera intensa e ispirata di Vittorio Nocella: non una traduzione, né una semplice riscrittura, ma una rilettura poetica e spirituale che fa rivivere i testi sacri alla luce dell'esperienza personale. Con parole essenziali e vibranti, l'autore intreccia preghiera e poesia, fragilità e fiducia, restituendo ai Salmi la loro forza originaria. Un invito a "pregare con la vita", con autenticità, lasciandosi condurre dal vento dello Spirito tra le pieghe più intime dell'anima.
«Come si fa a pregare?». Questo interrogativo parla di noi, e dice la verità: noi non riusciamo a pregare, dobbiamo impararlo. E nessuno è in grado di insegnarcelo, se non il Signore. I discepoli stessi riconobbero la propria incapacità chiedendo a Gesù: «Insegnaci a pregare». Coltivare questa domanda già di per sé conduce alla soglia dell’incontro con Dio: la richiesta, infatti, presuppone il riconoscersi poveri, e confessare la propria impotenza permette al dono di Dio di essere accolto. Dio dona la preghiera a chi gliela chiede: semplicemente e infallibilmente. Gratis. Con questa idea di fondo, il libro pone l’accento di volta in volta su aspetti diversi dell’esperienza orante: sulla fatica estenuante che un autentico apprendimento della preghiera comporta, ma, soprattutto, sulla dimensione di gratuità che abita la preghiera, e sola le consente di esprimersi in pienezza. Particolare attenzione è dedicata alla preghiera vocale, il canale per eccellenza dell’orazione nella tradizione ebraico-cristiana, nella quale si prega anzitutto per mezzo delle parole: i Salmi, il Padre Nostro, le preghiere mariane, quelle che si recitano a tavola, per strada o al capezzale dei malati sono altrettante formule con cui le parole pongono alla presenza di Dio e consentono di vivere nella sua alleanza. Ma nel dialogo con Dio le parole si accompagnano sempre al silenzio. C’è un silenzio che sta al di qua dell’espressione verbale, quando la parola ancora non ha preso forma: è la «preghiera originaria» con cui si apre il libro; e c’è un silenzio più forte e più ricco, esperienza che si compie al di là di tutte le parole: è la «preghiera perfetta» che conclude il prezioso itinerario tracciato da p. Standaert. In essa lo Spirito, secondo l’insegnamento di Paolo, «viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con gemiti inesprimibili».
Benoît Standaert è monaco benedettino e uno tra i più innovativi e pensosi esperti di spiritualità biblica. In traduzione italiana ha pubblicato: "Il Vangelo secondo Marco", Roma 1984; (con O. Clément), "Pregare il padre nostro", Magnano Vercellese 1988; "Le tre colonne del mondo. Vademecum per il pellegrino del XXI secolo", Magnano Vercellese 1999; (con C.M. Martini e G. Danneels), "Lo spirito dell’apostolo. Quando il ministero ha un’anima", Milano 2002
«Portiamo questo tesoro in vasi di coccio, affinché appaia che la straordinaria sua forza proviene da Dio e non da noi». Questa affermazione di san Paolo, nella seconda lettera ai Corinti, non allude solo a una condizione personale, ma parla di tutti: vaso di coccio è ogni cristiano e l’intera comunità dei credenti. Il vaso di terracotta è casalingo, umile, fragile, di utilizzo quotidiano. Non è un oggetto prezioso da esibire all’ammirazione di tutti. Fuori di metafora: Dio non si serve solo dei santi, ma anche (e soprattutto) di uomini comuni, fragili, di poca fede, com’erano i discepoli, e come siamo noi. Questa meraviglia di Dio non cessa di stupire. Se il vaso fosse prezioso, attirerebbe l’attenzione su di sé; nella sua umiltà, invece, rimanda altrove. La sua debolezza è la sua trasparenza. La potenza del Vangelo si fa presente nell’inadeguatezza per rendere chiaro a tutti che la sua efficacia viene da Dio, non dagli uomini, né dai loro strumenti. È alla luce di questa metafora che Bruno Maggioni rilegge la concezione della Chiesa nel Nuovo Testamento. Certo, non con la pretesa di un ritorno alla comunità delle origini: sarebbe un’illusione, e neppure coerente con il Vangelo. La Chiesa, infatti, cammina nella storia. E proprio per questo motivo deve continuamente confrontarsi con la sua origine, vigilando perché le sue scelte siano sempre attualizzazione del Vangelo. Nella consapevolezza che il suo compito non è attrarre su di sé lo sguardo degli uomini, ma rinviarlo sempre al Dio di Gesù.
Bruno Maggioni è nato nel 1932 a Rovellasca (Como) e dal 1955 è sacerdote della diocesi di Como. Ha studiato teologia e scienze bibliche all’Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. È docente di Esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano e di Introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Il vangelo di Giovanni (Assisi 1985); Il racconto di Marco (Assisi 1985); Il racconto di Matteo (Assisi 1986); Uomo e società nella Bibbia (Milano 1991); La vita nelle prime comunità cristiane (Roma 1991); Le parabole evangeliche (Vita e Pensiero, Milano 1992); I racconti evangelici della Passione (Assisi 1994); Padre nostro (Vita e Pensiero, Milano 1995); La pazienza del contadino (Vita e Pensiero, Milano 1996); La brocca dimenticata (Vita e Pensiero, Milano 1999); Davanti a Dio. I salmi 1-75 (Vita e Pensiero, Milano 2001); Davanti a Dio. I salmi 76-150 (Vita e Pensiero, Milano 2002); Il seme e la terra (Vita e Pensiero, Milano 2003).

