
Uno dei simboli più significativi della fede è quello del cammino, specialmente sul versante esistenziale, più che su quello di una riflessione teorica; d'altronde le nostre scelte importanti comportano dei processi di maturazione spesso lenti e faticosi che non annullano esperienze forti e intuizioni determinanti, ma le fondano ancorandole sul terreno solido della vita. In questa prospettiva il simbolo del cammino è particolarmente efficace, perché coinvolge la persona nello spazio vitale della sua esistenza quotidiana percorsa dal tempo e dallo spazio. Dunque, non meraviglia che la proposta di fede della Bibbia si sia espressa come un proposta di cammino esistenziale: dagli albori della storia salvifica fino alla sua pienezza; da Abramo, il primo migrante della fede (Gen 12,1), fino a Gesù, la Via per eccellenza (Gv 14,6). Il presente volume si propone di interrogare i primi pellegrini della fede che sono i patriarchi: Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Se il dialogo salvifico che Dio offre all'uomo inizia già con i primi undici capitoli della Genesi, è con le tradizioni patriarcali che la fede diventa una proposta concreta, grazie appunto a questi uomini che, pur con i limiti e le difficoltà inerenti alla natura umana, intraprendono e ci invitano a intraprendere un cammino di fede. Dopo di loro questo cammino a partire dall'epopea dell'esodo diventerà cammino di un popolo fino a diventare in Gesù proposta universale per tutti i popoli. (dalla Premessa dell'Autore)
Dopo aver illustrato il cammino geografico-teologico dei patriarchi della Genesi, in questo nuovo studio Michelangelo Priotto offre il profilo del cammino geografico-teologico di Mosè, l’ultimo grande patriarca del Pentateuco. L’attenzione primaria sarà sulla sua persona e in particolare sul suo dialogo con Yhwh. Vengono perciò selezionati e commentati i passi più significativi che delineano il cammino interiore dell’incontro di Mosè con Dio, a cominciare dai prodromi connessi con la sua nascita miracolosa sulle rive del Nilo fino alla sua morte ai piedi del monte Nebo.
L’oggetto di questo studio è il Mosè letterario, quello cioè che appare dalle pagine del racconto biblico. Non si tratta però di una semplice figura creata dal narratore, bensì del ritratto teologico delineato dalla generazione dell’esilio, che sulla scia di una lunga tradizione voleva non solo celebrare il personaggio, ma proporlo come modello della rinnovata fede in Yhwh. Quello che ci descrive la pagina biblica è un Mosè vivo, profondamente legato al suo popolo e allo stesso tempo testimone di un’intensa ricerca e comunione con l’Altissimo.
In concreto, verranno descritti i tratti essenziali del rapporto di Mosè con Dio che emergono dalla narrazione dei libri dell’Esodo, dei Numeri e del Deuteronomio; non si tratta di tre personaggi diversi, ma di un’unica figura plasmata dall’articolazione di una storia ricca e appassionante.
Un commento alla Lettera di Giacomo, riportata integralmente, e una profonda riflessione su temi come la ricchezza e la povertà, l'ascolto della parola di Dio, la maldicenza e il pettegolezzo.
Gli antichi testi rivelano che Gesù trascorse diciassette anni in Oriente, viaggiando in India, Nepal, Ladak e Tibet fin dall'età di tredici anni, sia in qualità di studente che di insegnante. Elizabeth Clare Prophet riunisce le testimonianze di quattro testimoni oculari e tre diverse traduzioni di questi documenti straordinari. L'autrice rende nota la storia di come il giornalista russo Nicolas Notovitch scoprì i manoscritti nel 1887 in un monastero del Ladak. La cosa fu poi messa a tacere con finte prove secondo le quali i manoscritti non sarebbero mai esistiti. Ma tre eminenti studiosi li hanno riscoperti riuscendo ad avanzare un'ipotesi sulla vita di Gesù prima della sua missione in Palestina.
Una introduzione concisa ed efficace alla complessa problematica dei vangeli sinottici e della cosiddetta “Fonte Q”. In cinque capitoli se ne evidenziano la probabile origine e datazione, le connessioni, il profilo teologico caratterizzante. Si affrontano le questioni letterarie, quelle legate alle tradizioni storiche e alla teologia, che in molti casi spiegano parallelismi, concordanze e discordanze.
Dalla quarta di copertina:
Il libro presenta in cinque capitoli una concisa introduzione alla complessa problematica dei cosiddetti Vangeli sinottici (Marco, Matteo, Luca): in che rapporto stanno essi fra di loro? Come spiegare i loro parallelismi, le loro concordanze e le loro differenze nella scelta e nella disposizione del materiale narrativo? Quale specifico modo di esporre le cose, quale lessico caratterizzano i singoli Vangeli?
L’autore evidenzia le connessioni esistenti fra le loro tradizioni, informa sulla loro origine, sul loro profilo teologico e sulla loro datazione. Inoltre tratta le questioni letterarie e storiche concernenti la raccolta di detti Q e il suo profilo teologico.
Questo dettagliato Commento all'Ecclesiaste, attribuito per lungo tempo a San Gregorio Agrigentino, nella recente edizione critica del 2007 è presentato come dello PseudoGregorio di Agrigento. Negli anni immediatamente successivi, la ricerca filologica ha permesso di identificare come suo autore Metrofane (912 ca.), metropolita di Smirne, già noto come uno degli avversari di Fozio. Nonostante l'evo bizantino inoltrato, Metrofane continua la tradizione esegetica dell'Ecclesiaste che risale a Origene e interpreta il testo sapienziale come «libro della fisica», ovvero libro della conoscenza della natura, per la cui meditazione l'uomo può liberamente determinarsi per il suo bene. Nel commento ai primi versetti dell'Ecclesiaste, Metrofane scrive che questo libro sapienziale tratta «dell'ordine e dello stato di quasi tutti gli enti e fenomeni della natura e inoltre anche della bontà o della malvagità della facoltà volitiva degli uomini». Il Commento deve dunque essere valutato come un logos unitario, dove le singole sentenze dell'Ecclesiaste non soltanto sono commentate dettagliatamente attraverso equivalenze sintattiche, ma sono anche inserite nella trama di un disegno d'insieme circa la fisica. Il testo dell'Ecclesiaste diviene, in tal modo, un discorso epidittico sulla fisica cristiana, un discorso che però a volte s'invola in considerazioni più prettamente teologiche o - come preferisce l'autore - «mistiche».
Il tema della preghiera nell’epistolario paolino ha conosciuto nel corso del tempo fasi alternate di studio e di eclissi. Recentemente molti studiosi hanno ritenuto opportuno classificare le menzioni di preghiere ricorrenti nelle sezioni iniziali delle lettere, e non solo, come semplici espedienti letterari in uso nelle lettere antiche, da cui l’apostolo avrebbe preso spunto. Lo studio offerto nel libro si propone, attraverso il contatto con alcuni testi scelti dell’epistolario di Paolo, confrontati con testi coevi profani, di comprendere il “possibile significato” che l’apostolo conferisce alle menzioni di preghiera disseminate in lungo e in largo nelle sue lettere. La domanda che fa partire la ricerca muove dalla questione aperta se tali menzioni siano effettivamente da considerare alla stregua di quelle che incontriamo nelle lettere profane del tempo, o se esse abbiano un rilievo nelle argomentazioni offerte dall’apostolo, ponendo attenzione al contesto in cui le stesse sono inserite. L’elemento di novità presente nel libro verte intorno alla constatazione che, come tipico di diverse argomentazioni dell’apostolo delle genti, ciò che egli comunica della preghiera è mediato dalla “personale” esperienza di vita che mette in gioco il suo retroterra culturale e religioso, riletto a partire dalla fede in Cristo, scardinando tutte le convenzioni sociali e scritturistiche del tempo, e facendo degli stessi “espedienti letterari” un’occasione per tramettere ciò che ha profondamente trasformato la sua vita. Pertanto il lavoro, pur attento ai dati esegetici e seguendo criteri scientifici, non è pensato per i soli addetti ai lavori, ma per avvicinare un pubblico vasto, nella speranza che quanto esposto possa aiutare il cammino
Dopo il I secolo, nel quale la generazione dei discepoli diretti e indiretti di Gesù di Nazaret scrive i vangeli più primitivi (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), si produce una seconda grande ondata di letteratura cristiana. Un’esplosione letteraria che avviene nell’ambito della spettacolare diffusione dei quattro vangeli più antichi, quelli che, a poco a poco, vennero considerati canonici e letti come normativi.
Il cristianesimo ha dunque creato un genere letterario proprio, chiamato «vangelo», sorto dalla tradizione orale e da documenti privati, che ha avuto un grande successo all’interno della cerchia cristiana e addirittura al di là di essa: la figura di Gesù, contemplata e spiegata, diviene un polo d’attrazione irresistibile.
Non è sempre facile seguire dei testi a volte sfuggenti e che presentano difficoltà interpretative. Proprio per questo, la presente edizione non si limita a darne una versione accurata e affidabile, ma accompagna i testi con introduzioni e note che guidino il lettore.
Tutti i contenuti sono presentati con un criterio rigoroso, indicando le particolarità testuali degli originali ed effettuando una traduzione aderente. Il lettore troverà inoltre, alla fine del secondo volume, una bibliografia, un indice generale di tutta l’opera, un indice degli autori moderni e uno degli autori antichi.
Destinatari
Un libro pensato per un pubblico colto, interessato a conoscere direttamente i testi cristiani scritti tra il II e il V secolo.
L’autore
Armand Puig i Tàrrech è preside della Facoltà Teologica di Catalogna (Barcellona) e docente, presso la stessa Facoltà, di Nuovo Testamento. La sua ricerca verte sul Gesù storico e sui Vangeli sinottici. In Italia è conosciuto grazie soprattutto ai suoi rapporti con il gruppo di Sant’Egidio. Claudio Gianotto è professore ordinario di Storia del Cristianesimo presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino. Esperto di origini del Cristianesimo, è una figura autorevole nel campo della letteratura gnostica (soprattutto dei Vangeli gnostici, oggetto del II volume).
Gesù di Nàzaret è esistito veramente? Di quali documenti disponiamo? I quattro vangeli hanno un fondamento storico? E cosa nascondono gli scritti apocrifi? Gesù ebbe davvero fratelli e sorelle? Si sposò? Conobbe la comunità essena di Qumran? Cos’è il regno di Dio che predicava? E chi erano, nella realtà, i suoi dodici apostoli?
Con instancabile rigore e un linguaggio accessibile a tutti, Armand Puig raccoglie, verifica e ordina gli infiniti indizi che decenni di ricerche hanno portato alla luce. Ne esce un racconto ponderato, storicamente fondato e di straordinaria solidità, che cambierà per sempre il vostro modo di leggere il vangelo.
Armand Puig, nato a La Selva del Camp nel 1953, è professore di Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia della Catalogna e sacerdote dell’arcidiocesi di Tarragona, dove dirige l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant Fructuós. È codirettore del Corpus Biblicum Catalanicum e coordinatore della Bíblia Catalana Interconfessional, nonché autore di numerose opere di esegesi neotestamentaria e di storia medioevale.
In questo secondo volume dedicato ai vangeli apocrifi si offre un’ampia introduzione e un’accurata traduzione dei quattro vangeli gnostici, con un solido apparato esplicativo. Precede i testi un’analitica «Introduzione al pensiero gnostico», dove si fissano i parametri interpretativi di questa corrente di pensiero.
In non poche espressioni intellettuali, culturali e religiose dei nostri giorni si avvertono tendenze e concezioni che si ritrovano anche nelle opere gnostiche del II e III secolo. Di conseguenza la lettura delle plurisecolari fonti gnostiche è anche un esercizio di comprensione del XXI secolo, secolo complesso nel quale il cristianesimo e la modernità sono chiamati a dialogare tra la fedeltà nei confronti di un loro DNA umanista e umanizzante e l’arretramento verso posizioni in apparenza più sicure, ma di fatto incerte e lontane dalla vocazione originale dell’uno e dell’altra.
L'Autore
Armand Puig i Tàrrech, nato a La Selva del Camp nel 1953, è professore di Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia della Catalogna e sacerdote dell’arcidiocesi di Tarragona, dove dirige l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant Fructuós. È codirettore del Corpus Biblicum Catalanicum e coordinatore della Bíblia Catalana Interconfessional, nonché autore di numerose opere di esegesi neotestamentaria e di storia medioevale. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato Gesù. La risposta agli enigmi (2008) e I vangeli apocrifi (2010).