
La domanda al centro dell'itinerario di discernimento proposto da Carlo Maria Martini è semplice ma cruciale: "Dove sono?". È l'esigenza tipica di chi viaggia, di chi deve orientarsi (o riorientarsi). Il modello biblico è quello di Giacobbe, simbolo dello sforzo di capire dove ci si collochi in momenti oscuri dell'esistenza. Martini non delude nel descrivere attitudini e presunte risonanze interiori di un patriarca la cui vicenda non manca di interpellare e stimolare la riflessione dell'uomo. Giacobbe non si limita a compiacersi dell'esperienza di un attimo. Sa che è pericoloso lasciare nel vago le intuizioni di un istante illuminato dalla grazia, ma che bisogna andare verso la realizzazione di ciò che è stato promesso: essere, nella pochezza della nostra esperienza mortale, segno vivente di una benedizione estesa a tutte le generazioni della terra.
Il Cardinal Martini vede in Samuele l'emblema del profeta «di transizione», chiamato a una difficile missione in un tempo di decadenza nazionale, civile e religiosa. Di qui la sua attualità. Di qui, anche, l'insistere su alcuni aspetti della complessa figura del profeta che spesso rischiano di passare in sordina. Samuele non è solo il profeta, ma è anche l'intercessore, partecipe di una dimensione di preghiera che impegna e trasfigura. E di intercessori, oggi, c'è davvero bisogno. Martini si chiede: esistono oggi nella Chiesa veri intercessori, o «ci sono soltanto persone che pensano di essere profeti, che sono esperti in programmi pastorali, che hanno sempre soluzioni pronte, ciascuna naturalmente diversa da quella dell'altro, che si battono per ideologie diverse?». La profezia di Samuele diventa allora modello per un impegno testimoniale che non deve mancare nella Chiesa di oggi. Viene qui messa a confronto con la "profezia" di Maria e di san Paolo per convergere, soprattutto, verso il termine perfetto, ultimo e definitivo: quello di Cristo sulla croce.
Elia, vero «gigante della fede», è «un eroe di grandezza quasi sovrumana che lotta per il suo Dio», ne difende il nome e l'unicità assoluta contro ogni idolatria, ne confessa l'amore geloso e fedele. Quale rivelazione del Dio vivente ci è consegnata nella figura di un uomo così straordinario? Il Cardinal Martini fa di questa domanda il filo conduttore delle sue meditazioni. La risposta può essere colta anzitutto gettando uno sguardo sulla vocazione e sulla vita del profeta. Elia è testimone di un "nascondimento" fecondo, ricco di nutrimento spirituale; è il profeta dall'orecchio attento: la sua familiarità con Dio gli rende possibile di riconoscerne il passaggio, anche quando è accompagnato o quasi preannunciato da un vento leggero, da una brezza quasi impercettibile. Elia entra nel fuoco dell'amore ardente di Dio, verso il quale è rapito, passando dal mistero dell'oscurità a quello della gloria. Martini ne è convinto: «È il simbolo della nostra vita e della nostra morte; il suo lasciarsi portare dalle ali dell'amore, dai cavalli di fuoco, è immagine della vita cristiana, della vita religiosa, è immagine della nostra morte, ed è questo il messaggio, la certezza che portiamo con noi».
Il volume raccoglie, fuse in un unico testo, le meditazioni tenute dal Cardinal Martini in due distinti corsi di esercizi spirituali sulla seconda lettera a Timoteo. La figura di Timoteo, il giovane e fedelissimo discepolo di Paolo, che vive il servizio di episcopo nella chiesa di Efeso, in una comunità non più gioiosa e conquistatrice come agli inizi, ma affaticata e alle prese con un ambiente difficile e confuso, appare a Martini la più indicata per riflettere su che cosa voglia dire oggi evangelizzare. Una lectio continua di una delle più importanti Lettere pastorali di Paolo, in cui il Card. Martini, dall'esperienza della vita e del messaggio dell'Apostolo, trae insegnamenti fondamentali per la Chiesa e per la società di oggi: l'orizzonte cristiano di senso, la necessità di custodire il «buon deposito», di proclamare il vangelo del primato della grazia sulla legge, dell'essenziale sul relativo, del mistero della croce e dell'eucaristia, il rapporto tra le Lettere pastorali e la "pastorale" del nostro tempo.
«Lo Spirito Santo è invisibile ed è dappertutto, pervade ogni cosa ed è al di là di ogni cosa. Tutto ciò che di bello e di positivo avviene nel mondo è opera sua». Dove si trovano nel nostro tempo autentiche esperienze dello Spirito, simili a quelle dei primi cristiani? Dove e come e quando esistono le condizioni perché un uomo o una donna, pur contagiati dal secolarismo, arrivino a esclamare: «Veramente Dio è in mezzo a voi!»? In altre parole: come lo Spirito Santo, sempre all’opera nel mondo, risponde oggi alle sfi de dell’immanentismo, dell’indifferenza religiosa, del consumismo, e vi risponde non con ragionamenti ma con fatti convincenti del Vangelo? Ecco alcuni degli interrogativi a cui il cardinal Martini risponde in queste intense meditazioni.
In questo libro Carlo Maria Martini svolge il compito alto e paterno di maestro di vita spirituale e di preghiera. Il primo segno della sua abilità e competenza, nell'assumere questo ruolo, è che egli non dà nulla per scontato: dalla opportuna posizione del corpo alla gestione dei propri pensieri e sentimenti, dalla conoscenza dei diversi tipi di dialogo con Dio all'ascolto della Parola, dal respiro della preghiera adulta e consapevole al vigore della carità operosa che, egli insegna, è l'esito felice di una spiritualità autentica. Per gustare la gioia dell'incontro con Dio e trarne le energie di cui abbiamo bisogno per una vita migliore.
In queste pagine, che ripropongono fedelmente le meditazioni inedite, proposte alle Ausiliarie diocesane nel 2007 - una delle ultime occasioni in cui ha guidato degli esercizi spirituali - Carlo Maria Martini conduce i lettori in un percorso spirituale intenso e profondo, con al centro la domanda: Come essere oggi donne della risurrezione? Come di consueto, ma con una sapienza affinata ulteriormente dall'età e dalla malattia che lo ha accompagnato negli ultimi anni, Martini intreccia il Vangelo, l'esperienza delle prime testimoni del Risorto e la sua personale riflessione sulla fede, illuminata dalla sopraggiunta fragilità fisica. Le meditazioni, trascritte con fedeltà al tono colloquiale dell'autore, svelano una spiritualità viva e incarnata, tipica del cardinale milanese, capace di parlare al cuore di credenti e non credenti. Arricchito dalla possibilità di ascoltare direttamente la voce di Carlo Maria Martini, grazie alle registrazioni dell'epoca, e dalla prefazione di Silvia Giacomoni, questo libro è un piccolo gioiello in cui riscoprire la speranza dell'eternità nella vita quotidiana.
"Intorno all'anno 400 la chiesa d'Occidente, di lingua latina, si trovò ad affrontare un problema: la Bibbia utilizzata, sia per la liturgia sia per lo studio, era un testo latino tradotto dal greco (la cosiddetta Vetus Latina), un testo che presentava vari errori di traduzione. Di qui la necessità di intervenire: se per il Nuovo Testamento si trattava solo di adottare un buon manoscritto greco, per l'Antico Testamento la questione si presentava più complessa perché il testo latino in uso era, sì, tradotto dal greco, ma questo a sua volta era stato tradotto dall'ebraico. Non era forse meglio risalire alla fonte? Si poneva il problema non solo linguistico ma di natura teologia: la Bibbia greca appariva più ampia di quella ebraica e anche nei libri comuni - che erano la maggior parte e i più importanti - c'erano frequenti varianti, talvolta di notevole spessore teologico.
Due padri della chiesa latina, entrambi venerati poi come santi, Girolamo e Agostino, presero posizioni opposi. Girolamo sosteneva che il testo ebraico dovesse essere preferito perché più antico: essendo scritto nella lingua originale, era il solo ispirato. Agostino difese invece il greco, perché aveva permesso alla Parola di Dio di essere accolta nel mondo pagano; apparteneva, quindi, alla storia della salvezza, diversamente dal testo ebraico. La vinse Girolamo e la sua Vulgata - testo latino corretto abbondantemente sull'ebraico, ma non del tutto - lentamente si impose nelle chiese di lingua latina.
Qual è ora, dunque, il significato di proporre in italiano la prima traduzione della Bibbia greca dei Settanta? Non c'è solo un intento filologico dietro questa impresa editoriale, ma la volontà di far conoscere un testo che può gettare nuova luce sulla nostra stessa cultura cristiana di oggi. D'altra parte, il testo greco della Bibbia non è un documento ad uso esclusivo degli storici del pensiero religioso: è un testo vivo, tanto da essere la Parola di Dio come è detta ancora oggi dai fedeli nelle chiese orientali." Paolo Sacchi
Le lettere di Bar Kokhba sono documenti storiografici di grandissimo interesse che in vario modo consentono una visione più chiara della vita, anche quotidiana, della Giudea dei primi due secoli dopo Cristo. Eccezionali questi scritti sono pure per risalire alla persona stessa del leader della seconda rivolta giudaica contro i romani, sorta e soffocata nel sangue nel breve volgere di tre anni (132-135 d.C.). Nel volume curato da Corrado Martone, specialista di Qumran, dopo un'introduzione storica nella quale vengono inquadrate le vicende che ebbero per protagonista Bar Kokhba e i suoi seguaci e in cui s'illustra la vitalità di questa figura nella tradizione giudaica antica fin nella società israeliana odierna, di ogni lettera si presentano il testo in lingua originale, la traduzione e un commento storico e linguistico. Due appendici completano il volume, una prima dedicata a un testo rinvenuto solo in anni recentissimi e in circostanze non chiare, anch'esso riconducibile al periodo della seconda rivolta, la seconda all'importanza che i testi qui raccolti hanno per la ricostruzione della storia del testo biblico.
Con il secondo volume la raccolta degli Scritti di Qumran curati da Corrado Martone è completa. Anche questo nuovo volume riporta i testi originali in caratteri ebraici con puntazione vocalica, a fronte della traduzione italiana corrispondente accompagnata da note di commento filologico. I testi raccolti nel secondo volume sono fra i maggiori di quelli rinvenuti nelle grotte di Qumran: dagli Inni (Hodayot) e vari pesharim - i commentari tipici della comunità, alla Genesi, ad Abacuc, a Isaia, a Naum, a Sofonia, ai Salmi - a due dei testi qumraniani della massima importanza e più studiati: il Rotolo del Tempio e la Lettera halakica.
Questo volume, primo di due, mira a fornire anche al lettore italiano non esperto un agile strumento che facilita la lettura degli scritti originali della letteratura di Qumran: i testi qui editi sono provvisti di puntazione vocalica (la stessa in uso nelle edizioni masoretiche della Bibbia ebraica), mettendo così in grado anche il non specialista di affrontare i più rappresentativi fra i testi della celebre comunità che ai tempi di Gesù era fiorita nei dintorni del Mar Morto. Il testo originale è affiancato a fronte dalla versione italiana corrispondente ed è preceduto da una breve introduzione, oltre a essere corredato di un commento essenziale che illustra quando necessario passi di difficile lettura e sempre ne approfondisce forme e contenuti. I testi raccolti nel primo volume sono i seguenti: Regola della Comunità, Documento di Damasco, Regola della Congregazione, Raccolta di Benedizioni, Regola della Guerra, Canti dell'olocausto del Sabato, Preghiera di Nebonedo, Apocalisse Aramaica, Midrash escatologico, Midrash escatologico, Melchisedek
Il primo volume di questa nuova traduzione degli scritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto raccoglie i «grandi testi» di Qumran, quelli venuti alla luce nei primi anni di scavo e meglio conservati, fra i più interessanti e i più densi di dati utili a un'analisi delle origini e dello sviluppo della comunità. L?edizione si articola in tre volumi, il secondo dei quali dedicato ai reperti frammentari, il terzo costituito da un'introduzione generale al contesto storico della comunità di Qumran e all'illustrazione analitica della sua letteratura. Opera di uno specialista affermato, la nuova traduzione mira a rendere gli scritti leggibili e comprensibili, affrontando in commento le non poche difficoltà testuali. Appunto il commento, ricco e puntuale, è ciò che più distingue questa raccolta da quelle che l'hanno preceduta sia in italiano sia in altre lingue.