
Lasciandosi alle spalle le numerose interpretazioni sensazionaliste, Boring esamina il significato dell'Apocalisse quale esempio di profezia cristiana e, alla luce dell'atto redentore di Gesù, ne evidenzia il messaggio, importantissimo per quanti desiderano vivere nella fede e in modo responsabile nel difficile mondo odierno.
Dalla quarta di copertina:
Il commentario di Boring affronta l'Apocalisse nel suo complesso interrogandosi sulla sua funzione teologica e sul modo in cui i cristiani che oggi desiderano vivere nella fede e in modo responsabile nel mondo possano ritrovarvi la Parola di Dio.
Affrancandosi dalle interpretazioni sensazionalistiche, l'Autore analizza il libro come esempio di profezia cristiana e ne evidenzia il fenomeno centrale, ossia il Cristo risorto che parla alle chiese attraverso lo Spirito.
Si tratta di un messaggio imprescindibile per la chiesa contemporanea, che immagini violente e contenuti in apparenza bizzarri non dovrebbe oscurare, in grado di equipaggiare i cristiani per affrontare la tumultuosa vita nel presente alla luce dell'atto redentore di Gesù.
"C'è effettivamente un robusto filo femminile che percorre non solo i testi sacri, ma anche la grande tradizione successiva: esso rivela non soltanto un'ermeneutica originale, ma anche un'appropriazione personale della Scrittura da parte delle donne, molto maggiore di quanto si immaginasse, sia pure attraverso il superamento di barriere, la faticosa conquista di varchi, la cancellazione di sospetti e di riserve... I percorsi sono molteplici, spesso affascinanti, non di rado sorprendenti, le iridescenze sono varie, le figure che vengono fatte salire sulla ribalta sono ora celebri, altre volte escono dal buio dell'anonimato." (dalla premessa di Gianfranco Ravasi)
In questo libro don Battista Borsato prosegue la sua ricerca teologica e afferma ulteriormente la convinzione che Gesù è stato non un uomo religioso ma laico, con tutto ciò che ne consegue. Gesù, per quanto lo si avvicini e lo si scruti, afferma l'Autore, ha un pensiero sempre altro. La riflessione di Borsato si concentra sul rapporto che il Nazareno ha avuto con i diversi e con gli stranieri. Ne emerge l'insegnamento chiave che è l'amore al prossimo ciò che importa, non la confessione religiosa della fede. Perché leggendo il libro del nostro teologo sorgono domande vitali per il futuro del cristianesimo. Occorre che appassisca un cristianesimo identificato solo con i riti e i sacramenti affinché possa sbocciare un cristianesimo esistenziale impegnato nella giustizia. Prefazione di Gianni Giolo.
L'autore offre una lettura diversa e più ampia del piccolo testo biblico di Tobia per andare oltre la consueta interpretazione legata ai temi della coppia e della famiglia. Secondo don Borsato il tema centrale presente nel libro non è principalmente la coppia, ma il modo di pensare e di vivere la fede. Il libro di Tobia contesta un modo di considerare e concepire la fede perché vi è dentro un cammino che va "dalla religione alla fede", con protagonista Tobia, uomo religiosissimo e fedelissimo alla sua tradizione ebraica, ma non propriamente credente. È ubbidiente alle leggi religiose, ma non a quel Dio che parla sempre e parla a tutti, il cui pensiero è inafferrabile. Il messaggio del libro di Tobia è quindi attuale perché pone la questione del rapporto tra religioni e culture. Ai cristiani in particolare, come invito per superare le tradizioni-convenzioni che rendono ciechi di fronte a Dio che arriva da altre culture e popoli, per realizzare un rapporto sempre nuovo con il mondo.
Il Cantico dei Cantici è un libro consacrato all'amore, dedicato a Lei e a Lui, l'eterna coppia che, apparendo sulla faccia della terra, viene avvolta nella felicità dell'amore come riflesso e bagliore dell'amore divino. Come dice l'autore "in verità non si potrebbe immaginare un amore più caldo,più sensuale, più incandescente di quello che vi è cantato, ed è importante che si trovi nella Bibbia, a smentire tutti coloro che si ostinano a immaginare il cristianesimo oppresso nella moderazione delle passioni!"
"Beato l'uomo..." (Sal 1,1). Beato è l'aggettivo che inaugura il libro dei Salmi. Un aggettivo che ricorre centinaia di volte nella Bibbia, punteggiando le pagine dell'uno e dell'altro Testamento, dalla Genesi all'Apocalisse. Un aggettivo che suona come constatazione e augurio, promessa e annuncio, presente e futuro. Un aggettivo che - per l'intensità della sua ripresa anaforica - tocca la sua sommità espressiva sulle labbra di Gesù nel discorso della montagna (cf. Mt 5,1-12; Lc 6,20-26), in cui il Maestro traccia il ritratto dei discepoli mentre disegna contemporaneamente il proprio autoritratto . È lui l'uomo delle beatitudini e il cristiano, sapendo che "chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo", avverte come rivolta a se stesso la chiamata a diventare, a sua volta, un uomo delle beatitudini.
All’origine, una curiosità: sapere quanti sono gli animali nominati nella Bibbia. Tutti, non soltanto i venti o trenta presentati nella maggior parte delle ricerche sull’argomento. Poi, conoscere quante volte sono citati e perché. Ed anche, dove possibile, il loro ruolo nella vita quotidiana dell’epoca ed i richiami simbolici.
Ebbene, scorrendo la Bibbia è emersa una sorpresa dietro l’altra. A centinaia. Perché nella grande «arca» della Bibbia tutte le 161 «voci» – comprese alcune nominate indirettamente, come la chiocciola, ed altre generiche, come branco o ruminanti – hanno la loro curiosità o stranezza. A cominciare proprio dal loro numero: nessun altro testo antico nomina così tanti animali. Per tutti gli animali biblici ecco allora una scelta dei versetti che li riguardano e poi, santi, fatti storici, stemmi, loghi e quant’altro.
Giuda Iscariota? Certo. San Pietro? Anche. Il re Davide? Pure lui. E, come loro, Esaù, Dalila, Saul e un'altra cinquantina di personaggi biblici. Uomini e donne che per motivi diversi hanno tradito genitori, fratelli, coniuge, figli, amici, il loro popolo e persino Dio. La Bibbia non racconta soltanto vicende ammirevoli, educative, consolanti: conosce l'«impasto» umano. E se riferisce quei fatti, il motivo è un altro: la misericordia, lo sguardo d'amore di Dio trasforma gli errori in occasione per la salvezza (e la santità) personale e degli altri. A conferma che nella vita si può sempre ricominciare da capo. Ogni giorno. Anzi, ogni pomeriggio. Perché proprio un venerdì pomeriggio, a un uomo che aveva sbagliato tutto, Qualcuno ha detto: «Oggi sarai con me nel paradiso». Importante è ricominciare sempre. Ricominciare è credere all'amore. Infatti, se ricominciamo, dimostriamo di credere nella potenza e grandezza dell'amore di Dio più che nella nostra debolezza. (Chiara Lubich)
Esercizi spirituali sul quarto capitolo del vangelo di Giovanni: l'incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Sicar. Una donna si reca al pozzo ad attingere l'acqua. Il racconto parla di una persona concreta con storie e relazioni proprie; al tempo stesso, però, la donna rappresenta il popolo dei Samaritani, di cui rispecchia la mentalità. Di più, l'assenza del nome dell'interlocutrice fa assumere alla donna un ruolo universale, la personificazione dell'umanità alla ricerca del rapporto con il divino. E Gesù, la fonte, è lì che aspetta al pozzo profondo della sapienza che ha dissetato molti ricercatori del senso vero dell'esistenza.
Il volume è un saggio di teologia biblica sulle origini della Chiesa e del cristianesimo. Con il sottotitolo, «rilettura prospettica», l’autore intende affermare che i dati del Nuovo Testamento vanno interpretati attraverso un percorso a ritroso, che li collochi nel quadro della fede giudaica, con riferimento particolare al mediogiudaismo, all’interno del quale la fede nel Cristo è sorta e si è sviluppata, dando appunto origine alla Chiesa.
Il rapporto di dipendenza e di successiva divaricazione tra il neonato cristianesimo e il suo ceppo ebraico chiama in causa la concezione del messianismo e dell’apocalittica, i due poli tematici del volume.
In un’appendice, in certo senso autonoma per lo specifico taglio archeologico che la caratterizza, il rapporto di continuità-discontinuità tra Chiesa ed ebraismo è applicato all’edificio del culto: l’affermarsi della chiesa, in quanto edificio propriamente cristiano, è utilizzato quale verifica di una divaricazione anche cultuale, in grado di testimoniare come il cristianesimo si collochi ormai al di fuori della matrice ebraica.
Sommario
Introduzione tematica. La Chiesa. I. Messianismo e Bibbia. 1. Ebraismo e cristianesimo. 2. Dal messianismo ebraico-cristiano alle origini del cristianesimo e della Chiesa. 3. Cristologia come antropologia realizzata. 4. L’Apocalittica: origini, struttura ed espansione nell’Oriente Antico e nel mondo della Bibbia. II. Origini del cristianesimo e della Chiesa. 1. Quadro storico. 2. Processo formativo del cristianesimo dal giudaismo a Gesù. 3. La Chiesa delle origini presentata nel NT. 4. Come si pone oggi il problema delle origini del cristianesimo e della Chiesa. 5. Rilettura prospettica sulle origini del cristianesimo e della Chiesa. 6. Il Dio D’Israele Padre e Madre: collegamenti fra messianismo e mariologia. 7. Bilancio e prospettive. Appendice teologica-archeologica-cultuale. Dalla teologia alla celebrazione. Dalla celebrazione ai luoghi di culto. Bibliografia.
Note sull'autore
Bernardo Gianluigi Boschi o.p. (Monghidoro - BO 1936) è entrato nell’Ordine Domenicano nel 1953. Ottenuto il dottorato in teologia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma, ha conseguito i gradi accademici dalla Pontificia Commissione Biblica e il master all’École Biblique et Archéologique di Gerusalemme. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Conoscere la Bibbia oggi, Cappelli, Bologna 1988; Le origini di Israele nella Bibbia fra storia e teologia, EDB, Bologna 1989; Israele nel deserto, Paoline, Milano 2000 e, insieme a Walther Binni, Cristologia primitiva. Dalla teofania del Sinài all’Io Sono giovanneo, EDB, Bologna 2005.
Il presente volume offre una panoramica sugli studi riguardanti la tradizione sinaitica della Bibbia e una analisi dei testi biblici che ne trattano, in relazione alle culture coeve.

