
La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù oppure si tratta di un falso medievale? I Vangeli narrano fatti realmente accaduti oppure sono semplici leggende? La risposta a queste domande non è secondaria, perché coinvolge profondamente la nostra vita. Di certo la Sindone è il reperto archeologico più studiato al mondo e i Vangeli ne costituiscono l'unica chiave interpretativa. Questo legame tra Sindone e Vangeli ha quindi suggerito agli Autori di affiancare le più recenti ricerche scientifiche sul telo sindonico a un'indagine altrettanto scientifica e documentata sull'attendibilità dei Vangeli, riassumendo in un unico testo i risultati delle scienze naturali e di quelle storiche, in forma breve e con un linguaggio accessibile, in modo da offrire una sintesi per l'uomo moderno che non vuole rimanere analfabeta sugli interrogativi più profondi.
L'opera si inserisce nel solco della lectio divina e costituisce in una sintesi originale un valido strumento per lo studio dell'evangelo secondo Marco e una guida per crescere nella vita di fede. L'approccio proposto rende accessibile anche ai non esperti il testo greco e la sua esegesi, enfatizzando nella suggestiva traduzione gli aspetti etimologici e accostando il Nuovo Testamento all'Antico. È destinato a quanti vogliano porre a fondamento della propria esistenza la Parola di Dio e l'esperienza dell'umano, alimentando un sincero amore per l'unità della Chiesa nella sua varietà.
Dal 19 aprile al 24 giugno 2015 a Torino si tiene l'Ostensione straordinaria della Sindone, il lenzuolo di lino sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta i segni della crocifissione. Un'antica tradizione identifica quest'uomo con Gesù e ritiene che il telo sia quello usato per avvolgere il corpo del Risorto nel sepolcro. Attraverso questo agile e immediato strumento, al lettore sono offerti alcuni spunti utili a ricollocare la reliquia nel suo contesto originario: la Terra Santa del tempo di Gesù, la cultura giudaica del I secolo, il racconto evangelico della Passione e della Risurrezione.
Sei schemi di Via Crucis contemplando la reliquia custodita a Torino.
Descrizione dell'opera
Il vangelo secondo Marco è uno dei testi più ricopiati e letti di tutta l’umanità.
Destinato a un uditorio poco colto e scarsamente incline alla lingua greca – nonostante l’educazione retorica del suo autore – potrebbe essere stato concepito per accompagnare il conferimento del bagno battesimale e del pasto eucaristico oppure per essere letto interamente in occasione della veglia di Pasqua.
La disposizione delle parti mette in luce la questione cristologica del secondo vangelo e lo studio dei motivi pasquali rivela un vero canovaccio catechetico che conduce il destinatario a riconoscere, per tappe successive, l’identità di Gesù. Questa presentazione viene drammatizzata nell’episodio di Cesarea di Filippo, in cui Pietro, pur riconoscendo la vera identità di Gesù, inciampa sullo scandalo delle sofferenze del Messia. Tutta l’articolazione della parte centrale del testo riposa su questa forte antitesi: Gesù è veramente il Messia, ma il suo destino è sofferente e terminerà con la morte ignominiosa sulla croce, prima di passare alla gloria del Padre. L’adesione alla fede cristiana non è solo la confessione di un credo cristologico, ma l’esigenza di entrare nella pratica del Regno, che è abbandono, servizio e morte «per la moltitudine».
Sommario
Prefazione. Introduzione. I.Studio della composizione. 1. La composizione nell’antichità. 2. La composizione del Vangelo di Marco. Studio dell’insieme. 3. Analisi di due ricorrenti procedimenti di composizione. 4. La composizione delle tre grandi parti del vangelo. II.Verso la determinazione del genere letterario. 1. Racconto, discorso e dramma nella letteratura contemporanea di Marco. 2. Marco, un «dramma apocalittico»? 3. Marco e la biografia ellenistica. 4. Marco e la testimonianza di Papia. 5. Il Vangelo di Marco e i suoi destinatari. III. Marco e la liturgia.
Note sull'autore
Benoît Standaert osb (1945), monaco benedettino dell’abbazia di Saint-André di Bruges (Belgio), ha insegnato Sacra Scrittura e Cristologia dal 1973 al 1996 all’Istituto pastorale Gaudium et Spes dello stesso monastero; per tre anni è stato docente di Nuovo Testamento a Sant’Anselmo (Roma); dal 1976 partecipa ai Colloqui ecumenici paolini di Roma; ha diretto dal 1978 al 2003 la rivista di spiritualità Heiliging. È attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici. Tra le sue pubblicazioni tradotte in italiano:Il Vangelo secondo Marco (Borla 1984); Le tre colonne del mondo (Qiqajon 1992); Lo spirito dell’apostolo (con C.M. Martini e G. Danneels, Àncora 2002); Lo «spazio Gesù». Esperienza, relazione, consegna (Àncora 2004). Per EDB ha pubblicato Marco: Vangelo di una notte vangelo per la vita (ed. in tre voll. 2011; vol. unico 2012).
I quattro vangeli sono veri e propri capolavori di tecnica narrativa. Luigi Santucci traduce con vigore poetico il testo evangelico, guardando ai personaggi da angolazioni diverse: ora con suggestivi squarci d'anima, ora con icastica pittura dei fatti, ora con espedienti di genere autobiografico, ora con originali interpretazioni. "Una vita di Cristo" viene oggi riproposto con una prefazione di Gianfranco Ravasi sulla teologia narrativa.
Credere è imparare i sentimenti, i pensieri di Gesù, il Suo modo di fare; leggendo il Vangelo noi li conosciamo, sentiamo con Lui, li facciamo nostri, diventiamo Suoi discepoli. Il Suo Spirito ci dà la possibilità di vivere come Egli ha vissuto: prediligendo i poveri, gli emarginati, i più piccoli; lottando per la giustizia, spendendo nella libertà la nostra vita per loro. Lo Spirito ci dona la capacità di adorare, di pregare, di guardare alla nostra società piena di contraddizioni e di violenze con ottimismo. Dio ha tanto amato il mondo da mandarvi il Suo Figlio (Giovanni 3,16) e continua ad amarlo e dona a noi la possibilità di riconoscere al suo interno i segni della salvezza che lo Spirito continua a suscitare.
Dopo quasi vent'anni di studi approfonditi sulla sacra sindone, l'autore ha raggiunto una ragionevole certezza: la reliquia è l'unica "fotografia" che Gesù Cristo ci ha voluto lasciare in suo ricordo, "fotografia" che riporta i segni della sua dolorosissima passione. Sarà lo stesso Gesù a confermare ad una mistica il valore della reliquia più importante per la Chiesa. "Auguro che la lettura del libro aiuti ad una meditazione profonda del mistero della passione e croce di Gesù" (mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo di Padova).
L'argomento è l'ultimo di questa generazione. Lo chiamo senza esitazione "paradosis", "consegna", "trasmissione" del Figlio dell'Adamo, a differenza, davvero incomprensibile, da come lo hanno chiamato per secolo molti fratelli, e cioè "Passione e Risurrezione" di Gesù. Da quale esegesi gli è stato dato questo titolo e come si è andato affermando? la risposta può venire da una semplice considerazione: il titolo "Passione e Risurrezione" è facile e riscalda il cuore dei piccoli, mentre "consegna", pur avendolo già usato a indicare brevissimamente l'ultima "ora" di Giovanni il battezzatore, condizione perché apparisse Gesù, è difficile per i piccoli; dice impegno di vita, mentre l'altro commuove.
In questo testo l’autore fornisce un’interpretazione dell’intero libro dell’Apocalisse, suddivisa in trenta brani che sono stati maturati nel corso della lectio divina svolta nella sua comunità parrocchiale. Per ogni brano vengono anche suggeriti degli spunti di riflessione e alcune preghiere per la condivisione in gruppo.
L'opera ripercorre il mondo storico e l'universo letterario del Nuovo Testamento e offre un quadro su Gesù, il movimento cristiano e Paolo privilegiando la concisione e l'approccio pedagogico. Le schede di lavoro realizzate per ogni testo mirano a mostrarne le linee direttive, astenendosi volontariamente dall'entrare nei dettagli, ma insistendo a volte su aspetti particolarmente rilevanti sul piano storico o teologico. Le schede dedicate rispettivamente alla fonte Q, ai vangeli non canonici e a tradizioni antiche riprese nelle lettere di Paolo mirano, assieme all'appendice sull'istituzionalizzazione dei ministeri, a ricordare che il Nuovo Testamento non può essere in nessun caso considerato un corpus isolato, ma deve essere compreso in un universo letterario e in un'evoluzione storica.
La Sindone ha avvolto il corpo di un uomo torturato e morto in croce. La scienza non è in grado di dimostrare come la sua immagine si sia formata sul telo, non sappiamo a chi appartenga e neppure chi lo ha fasciato prima della sepoltura. Le ferite rivelano tutti i devastanti effetti di una flagellazione romana e denunciano una sadica ferocia, consumata lentamente nel tempo: sono tagli e fratture che se si potessero attribuire a un unico individuo, a un falsario assassino, rivelerebbero una personalità disgregata e patologica. In altre parole, difficilmente una tale violenza si accorderebbe con le cure riservate a quel corpo dopo la morte. Il telo di Torino raffigura tutto il male che, come uomini, possiamo soffrire, e tutto il male che, come uomini, possiamo infliggere. Tuttavia, con il suo volto solenne e maestoso, l'uomo della Sindone non vuole compassione, non giudica, non chiede giustizia, non condanna: anzi, è un condannato, il più vile tra i condannati. Identificarsi con lui è difficile, perché è morto, perché ha perduto; è un colpevole, un vinto, e il supplizio della croce ne dà testimonianza. Le analogie con l'uomo Gesù sorprendono e intimoriscono.