
C’è una penetrante <qualità dello sguardo> che la Chiesa ha la possibilità di portare su se stessa nel momento in cui cerca di trarre insegnamento dalle intuizioni e dalle realizzazioni religiosa sa esse più lontane.
La Chiesa, cioè, metterà a fuoco meglio il suo volto, recuperandone tratti eventualmente dimenticati, se saprà soffermarsi, in un’indagine ardente, sul volte di forme religiose diverse, specie sul loro modo di generare cultura, cioè di entrare nel profondo della realtà della vita. E tale qualità dello sguardo, tale atteggiamento di autentica ricerca hanno le loro radici nel Vangelo. Tale qualità e tale atteggiamento sono una questione del fenomeno umano segreto e determinante che è il desiderio.
Sarà dunque un’ avventurarsi in diversi desideri quello che Vidal propone in questo libro: a partire dal desiderio di Gesù a colloquio con la Samaritana, passando per il desiderio della Chiesa dei nostri giorni di riscoprire tana, passando per il desiderio della Chiesa dei nostri giorni di riscoprire se stessa ( pur tenendo conto degli uomini e le donne che la compongono tendono sempre a complicare le cose), cercando di avvicinarsi al desiderio espresso dalle varie religioni così come a quello dell’intera umanità verso un mondo nuovo, per finire con uno sguardo affettuoso lanciato alla madre del desiderio di Gesù, a colei che ha generato quell’umanità in cui possono aver luogo le più decisive metamorfosi del desiderio umano.
Profilo poliedrico e contradditorio di questa donna dell'aristocrazia di fine Ottocento, piena di coraggio anticonformista. Senza mezze misure. Segnata da una lunga e irrequieta ricerca di pace. Finalmente trovata a caro prezzo per sé e per gli altri. Stile e coinvolgimento emotivo si intrecciano e delineano i tratti vivi di una donna che si è inserita nel solco della storia.
Il problema di fondo affrontato dal volume è la possibilità di trasmettere attraverso l'attività omiletica e pastorale contenuti antiebraici. Poiché tuttavia non esiste definizione cristiana dell'ebraismo che possa essere totalmente condivisa da un ebreo, si tratta di trovare un linguaggio per parlare dell'ebraismo che sia cristiano ma non antiebraico. Va detto che le definizioni cristiane dell'ebraismo sono state condizionate da un atteggiamento tradizionalmente ostile, e che oggi il cristianesimo non dispone ancora di una forte elaborazione dottrinale in proposito. Essa implica una fine analisi dei punti di contatto tra le due religioni. Nel commento ai Sussidi si affrontano approfonditamente tali punti.
Un commento delle messe feriali per il Tempo ordinario, Anno pari, settimana 12-22.
Il 23 gennaio 1964 a 27 anni moriva Benedetta Bianchi Porro. Nata a Dovadola nel 1936, a pochi anni veniva colpita dalla poliomelite. Successivamente una malattia rara e incurabile la rese sorda, completamente paralizzata e infine cieca. Comunicava con gli altri attraverso un alfabeto tattile. Seguì comunque un regolare corso di studi e si iscrisse alla facoltà di medicina che frequentò fino al 1958 quando sostenne il suo ultimo esame. Benedetta visse la malattia come occasione di configurazione al Cristo sofferente, seppe confortare quanti intrattennero con lei rapporti diretti o epistolari. L'autrice, amica della famiglia Porro, traccia nel volume un profilo di Benedetta ascoltando i racconti della madre e leggendo il diario della giovane.
In occasione dell'Anno della famiglia,Giovanni Paolo II invita a riscoprire le testimonianze dell'amore e della sollecitudine della Chiesa per la famiglia.