
Lo scopo degli autori non è tanto trovare le ragioni della fede in Maria, ma quello di mettere in evidenza quanto quest’umile donna di Nazareth abbia inciso nella storia della cultura universale.
Si tratta, quindi, di un viaggio nel tempo, attraverso i testi della letteratura, non solo italiana, dedicata a Maria, e le opere iconografiche, siano quadri, affreschi, opere marmoree e in bronzo, che hanno come protagonista la Vergine di Nazareth. Gli autori muovono rigorosamente dai vangeli, dal momento pregnante dell’annuncio di Gabriele al devastante e tormentoso culmine ai piedi della croce, creando delle monografie monotematiche d’interesse notevole.
La prima è dedicata alla Commedia e del resto non si poteva non cominciare l’excursus se non a partire da Dante, colui che fu tra i primi, se non il primo, a modellare la figura di Maria, che è presente, come in filigrana, nella sua celebre opera. Pretto, esperto di poetica dantesca, apre quindi il volume con una scansione dei brani che riguardano la Vergine nella Divina Commedia: dal primo e unico velato accenno a Maria nell’Inferno, guidandoci attraverso i brani preveggenti del Purgatorio, mietendo, a piene mani, dalla poesia del Paradiso. Accompagnato dalle tele di Giotto, Giusto dei Menabuoi e del Guarento, l’autore decifra il lungo cammino di Dante dalle tenebre, l’ascesa faticosa della redenzione e del pentimento, e la salita al Paradiso, come “uno svolgimento del dono di grazia, ottenuto al vate dalla Madonna”.
Ciò sta a significare la presenza della figura della Vergine già nel pensiero strutturale di Dante: gli accenni, soprattutto nelle prime due cantiche, sono a volte appena abbozzati, ma è chiaro fin dal secondo canto dell’inferno chi sia “la donna gentile in cielo” e a chi siano rivolte le invocazioni alla salvezza delle anime del Purgatorio. Ma è nel Paradiso che si dispiega la presenza salvifica di Maria, che come leitmotiv permea tutta la terza cantica di perle mirabili e che esplode alla fine nei versi inarrivabili: “Vergine madre, figlia del tuo figlio”. Con un balzo avanti di secoli, il secondo capitolo ad opera di Pretto, è dedicato alla poesia più vicina a noi, quella del Novecento. Impreziosito da opere dell’Ottocento e del Novecento, il capitolo presenta una scelta di poeti cristiani e non: molti degli autori non si mostrano molto sensibili alla religiosità, anzi ostentano un rifiuto dello spirituale, tanto che il Pretto parla di “miscredenza che capisce”. Ma emerge nelle poesie una nostalgia della purezza primigenia, mescolata a un desiderio di essere soccorsi, di non essere abbandonati a se stessi, soli artefici del proprio destino. Maria è presentata come icona della maternità, sacello misterioso, in cui si è annidata la vita che ha spaccato in due tronconi il tempo e le sorti dell’umanità: punto di partenza è l’incarnazione, come “fatto che cambia la storia e condiziona il modo si pensare anche della realtà quotidiana”. Ma le figure delle madri che emergono da Ungaretti, Quasimodo ed il greco Elitis sembrano imparentate molto alla lontana con la figura di Maria: sono madri di fronte allo strazio della violenza, della guerra, dell’abominio della tortura, che non cessano di proteggere il figlio ormai adulto o che rifiutano fino all’ultimo di accettare la morte del figlio. Benché sembrino ignorarla, queste voci del Novecento vanno alla ricerca, più o meno consapevolmente, di una speranza che s’incarna alla fine nella figura materna, in attesa di un figlio che non tornerà più. Se l’Autore ci ricorda i luoghi di contemplazione mariani, le cattedrali gotiche, Chartres cantata nella solare poesia di Peguy e di Gheon, il piccolo santuario di Spoleto, cantato da Blok, è il Natale che affascina anche i non credenti, come per Brecht o Böll, per poeti tormentati come Eliot, o nella toccante pagina di Sartre. L’autore racconta una sua esperienza vissuta durante la guerra: una rappresentazione del Natale per i prigionieri scatena nel pensatore un sentimento insospettabile di tenerezza per questa fanciulla, che ha avuto in dono, per lei sola, un figlio che è anche il suo dio.
La vita di Maria trova nel poeta praghese, Rainer Maria Rilke, il suo cantore ufficiale: egli ha dedicato alla Vergine un intero ciclo di poesie, oltre ad altre occasionali. Protagonisti sono Maria e l’Angelo, che se nell’Annunciazione ha dimenticato l’annuncio che è venuto a portarle, abbacinato dal lungo viaggio e dalla grandezza del messaggio di Dio, ritorna dalla Vergine per assisterla nella morte ed accompagnarla al trono dell’Eterno, al posto che le compete come corredentrice. Sullo sfondo il Redentore, cui, nello momento della morte, Maria indirizza parole terribili: “I Redentori, Figlio, dovrebbero cavarsi dalle vene di granito delle montagne”, non come corpo vibrante dal grembo di una donna, che nella strazio della pietà, ella non può più partorire. Stefanelli Mantovani riflette invece sull’iconografia mariana nel corso dei secoli, preferendo suddividere le tematiche tra quelle che l’autrice chiama le “quattro parole di Maria”, sbalzate nei Vangeli di Luca e di Giovanni: il primo Fiat, l’incontro con Elisabetta, che sfocia nel canto esaltante e gioioso del Magnificat, la ricerca ansiosa di Gesù adolescente, smarrito e ritrovato nel Tempio, la presenza risoluta ai piedi della croce, icona di ogni dolore materno di fronte alla morte di un figlio. L’Annunciazione, “il momento in cui l’eternità entra nel tempo”, si dipana dai primi pittori cristiani, valga per tutti il nome di Giotto, agli autori del XVII secolo. L’Autrice esamina nei dipinti la posizione dei due protagonisti, l’Angelo e la Vergine, ora congiunti, ora separati da elementi diversi, come il giglio o la scritta prorompente dell’Ave, o da altri elementi architettonici. La stanza segreta di Maria, dove si compie il mistero, è colma di significati simbolici, che i vari artisti hanno visualizzato negli sfondi: la verginità come porta chiusa, la nostalgia del Paradiso chiuso dal peccato come hortus conclusus, l’invisibile, celato e racchiuso nella chiocciola, uscita dal suo guscio, ai piedi di Maria, il fiore, ora rosa ora giglio, il libro aperto, simbolo della capacità di Maria di “leggere la scrittura” e portarla nel cuore.
Il turbamento della fanciulla di Nazareth delle prime annunciazioni medievali esplode, nei pittori più tardi, nella piena regalità della “domina” che accetta consapevolmente il suo destino, con l’Angelo quasi annullato di fronte alla portata del proprio annuncio e dal fiat che sconvolge il mondo. La Visitazione apre un altro capitolo della storia di Maria. Attraverso le opere del Ghirlandaio, del Carpaccio, del Tintoretto, l’incontro tra l’anziana Elisabetta e la fanciulla, è immortalato nell’abbraccio delle due gestanti, ora lieto, ora presago del destino di coloro che portano in grembo. Maria è figura corale nello sposalizio con Giuseppe, ma, come madre, appare da protagonista nella presentazione di Gesù al tempio nello splendido quadro del Bellini. Nel ritrovamento di Gesù nel tempio, la figura di Maria torna quasi nell’anonimato, apparendo trepidante e sollecita in un angolo del dipinto.
L’autrice tace stranamente sull’episodio della nascita. Le nozze di Cana, narrate da Giovanni, vero inizio della vita pubblica del Figlio, sono anch’esse trattate in modo corale dagli artisti: la grande tavola, gli ospiti, i servi, le giare colme d’acqua, Gesù accanto a Maria, che sembra partecipare, nelle opere di Giotto e di Duccio da Buoninsegna, con la mano protesa al miracolo del vino nuovo. Più attualizzate nel tempo, con un tocco di secolarità e di profano, sono le tele del Veronese e del Tintoretto, dove in un festoso e sontuoso banchetto, la figura di Maria si perde nella coralità dell’insieme. È Giovanni che lega Maria alla morte del Figlio, presenza dolorosa e silenziosa ai piedi della croce, ma è Masaccio che per l’Autrice rappresenta la perfetta sintesi dello Stabat: interamente avvolta in un mantello, a mani giunte e con tutto l’essere proteso verso il Figlio, Maria è ritta a fianco della croce, in un’accettazione consapevole della necessità dell’avvenimento. Non ci sono pie donne a sorreggerla, non c’è più la debolezza, tanto comune ad altre opere pittoriche e non, come nella deposizione. Il tema della pietà, vale appena ricordare quella di Michelangelo, ha colpito molti autori nel corso dei secoli, ma, a differenza dal compianto su Cristo morto, la cui coralità è elemento imprescindibile, offre notevoli esempi, diversissimi tra loro, dell’abbraccio tra la vita e la morte, a volte tenero, a volte intenso. A volte tormentoso.
Terminate le apparizioni ai tre pastorelli, il 10 dicembre 1925 la Madonna apparve a Lucia con al suo fianco il Bambino, che le disse: "Da parte mia annuncia che Io prometto di assistere, nell'ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza, tutti quelli che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confesseranno, riceveranno poi la Santa Comunione, diranno una corona del Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditandone i misteri, con l'intenzione di offrirmi riparazione".
La novena per pregare l’Immacolata Madre e Regina Celeste seguendo gli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta.
“Questo testo raccoglie in 58 lingue moderne, un canto di lode alla Madre di Dio, come piccolo nuovo Akàthistos, consacrato a Colei che, prefigurata nel roveto ardente, fu irradiata dal fuoco dell’Onnipotente, e rimase Vergine intatta nel concepire e nel dare alla luce il Verbo della vita. La Vergine Maria rimane come una nuova Torre d’avorio, incrollabile, che riunifica tutti i linguaggi e le parole dei figli di Dio, dispersi, e li richiama a tornare alla Verità dell’Evangelo eterno, attraverso l’umiltà della natura umana del Cristo, Verbo eterno del Padre, da Lei generato.
Lo Spirito Santo attraverso la preghiera concorde della Chiesa nascente, con Maria, la Madre di Gesù, scende copioso a Pentecoste sotto forma di lingue di fuoco sopra gli Apostoli, rendendoli così capaci di esprimersi, e di essere compresi da tutti coloro che sono da Dio chiamati alla ricomposizione della famiglia umana. È un invito a ripartire dal Cenacolo, da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra”.
Antonino Marino
Maggiori informazioni http://www.librerianicolacalabriaeditore.it/products/marino-antonino-cantico-delle-genti-alla-madre-di-dio-lingue-di-fuoco-dal-cenacolo/
Le novene più belle e popolari a beneficio di tutte le anime. Quando recitiamo con amore una novena, sia per ottenere una grazia personale che per ringraziare degnamente il Signore, instauriamo un particolare filo diretto con il Cielo, che ci permette di dialogare con Gesù, con la Madonna, con gli Angeli e con i santi in un reciproco scambio d’amore.
Era il 24 giugno 1981 quando per la prima volta sei adolescenti del villaggio di Medjugorje affermarono di aver incontrato la Regina della Pace. Negli anni, la Madonna è apparsa migliaia di volte ai sei veggenti - e continua a farlo quotidianamente per tre di loro, dovunque si trovino - affidando importanti messaggi per la conversione dell'umanità e per la salvezza del mondo. Oggi Medjugorje è meta di milioni e milioni di pellegrini ed è giunto il tempo di fare chiarezza perché "o si tratta dell'abbaglio più colossale della storia dell'umanità o dell'evento più importante nella storia del Cristianesimo dopo la Risurrezione di Cristo." Per questo Saverio Gaeta ha cercato le prove scientifiche che attestano la veridicità delle apparizioni e che documentano la realtà di miracoli e guarigioni inspiegabili. Ha indagato sui dieci segreti affidati ai veggenti, segreti su drammatici avvenimenti futuri che saranno rivelati tre giorni prima del loro verificarsi.
Un libro strenna di trasparente bellezza, tra letteratura e spiritualità, che parla di Maria nel suo disegno e nel suo esistere storico.
«L’anima mia fa grande Dio» … Dio fa grande Maria. Partendo dalle parole del Magnificat, Piero Coda canta Maria. Il suo cammino in Dio, «intessuto di luci e ombre, di attese, di sconcerto, di brevi gioie, di dolorosi presentimenti, di certezze, di speranze, di interrogativi, di distacchi, di tragedie». L’insondabile mistero di Maria in un dialogo a tu per tu con lei, denso e ricco di sapienza.
Lo studio della figura di Maria e del suo ruolo nel disegno di Dio è parte integrante della teologia cattolica. Maria non costituisce il centro del disegno di Dio - esso infatti spetta a Gesù Cristo, che rimanda sempre alla sacra Trinità -, ma è inserita per volontà divina al centro del disegno. Ogni sguardo complessivo alla fede cattolica incontra inevitabilmente - e fortunatamente! - la madre di Gesù. Il libro presenta in modo sintetico gli aspetti principali della dottrina mariana e si rivolge in primo luogo agli studenti del ciclo di base degli studi teologici. Per questo motivo l'esposizione cerca di coniugare le dimensioni proprie della fede cattolica con le esigenze di carattere scientifico della teologia e con la mentalità critica distintiva del nostro tempo.
Da oltre 18 anni Luz de María de Bonilla riceve messaggi da Nostro Signore Gesù e dalla Nostra Santissima Madre Maria. I messaggi contengono insegnamenti, profezie e avvertimenti, che in molti casi si sono puntualmente verificati.
Le apparizioni della Madonna di Zaro ebbero inizio l’8 ottobre 1994, quando due bambine di nove e undici anni, durante una passeggiata nel bosco, riferirono di aver visto la Vergine, che le aveva invitate a pregare “per l’umanità in pericolo”.
Questo libro vorrebbe aiutare chi già recita il rosario a vivere più compiutamente questa forma di preghiera, e chi ha scarsa familiarità con la “corona” ad avvicinarsi e a scoprire la ricchezza di un “metodo” che da secoli accomuna i semplici, i dotti, i poveri, i grandi mistici, i peccatori convertiti, i santi. «Preghiera meravigliosa nella sua semplicità e profondità, preghiera così facile e al tempo stesso così ricca, il rosario merita di essere riscoperto dalla comunità cristiana... Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condizione, a voi famiglie cristiane, a voi ammalati e anziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra le mani la corona del rosario, riscoprendolo alla luce della Scrittura, in armonia con la liturgia, nel contesto della vita quotidiana» (Giovanni Paolo II).
L'AUTORE
Emanuele Giulietti è nato a Roma il 1° marzo 1975. Si è laureato in Ingegneria Meccanica nel 2002 e ha ottenuto il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Meccanica e Industriale nel 2011. Ha collaborato per circa dieci anni alla cattedra di Fluidodinamica e Aerodinamica dell’Università Roma Tre e attualmente è ricercatore presso l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). Ha pubblicato vari articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato Storia del rosario (2013).