
L'Eterno ritorno dell'Anno Liturgico è molto più importante dello scorrere lineare del tempo storico, unico senso del quale è preparare il Ritorno del Re.
Il sussidio liturgico-pastorale per il tempo di Avvento e Natale preparato dagli Uffici e Organismi della C.E.I. Un cammino liturgico-pastorale per l'Avvento e il Natale 2006 sviluppato dalla C.E.I. Con proposte per la preghiera e per i canti.
«Respirate sempre Cristo» è l’ultimo forte invito dell’abate Antonio, il padre dei monaci e sottolinea lo scenario del Cristo come ambiente vitale, invisibile e necessario come l’ossigeno, nota caratteristica della spiritualità dell’autore. Questi brevi commenti ai vangeli festivi sono un invito a mettere il nostro respiro in sintonia il cielo e la terra.
Ermes Ronchi, dei frati Servi di Santa Maria, friulano di Racchiuso di Attimis (Udine), è nato nel 1947. Ha studiato teologia a Roma (Marianum) e scienze religiose e antropologia a Parigi (Institut Catholique e Sorbona). Risiede presso il convento di San Carlo al Corso a Milano, ove dirige il Centro culturale della Corsia dei Servi; docente al Marianum; collaboratore di Avvenire, ha pubblicato varie opere, tra cui ricordiamo: Dietro i mormorii dell’arpa (1999); Il canto del pane (2002); Bibbia e pietà mariana (2002); Ha fatto risplendere la vita (2003); Dieci cammelli inginocchiati (2004); Sciogliere le vele. Commento ai vangeli festivi, anno A (2004); L’alfabeto della vita. Commento ai vangeli festivi, anno B(2005); Le case di Maria(2006).
Formazione spirituale è conoscere, amare e testimoniare il Cristo, perché il cristianesimo è l'esperienza di una persona viva,di Uno che vuole entrare in dialogo con l'uomo. E le sorgenti vive per la formazione spirituale sono, oggi come ieri, la Bibbia, la liturgia e gli scritti dei Padri. In particolare, l'ascolto della Parola di Dio nella comunità cristiana si rivela sempre più un luogo privilegiato dove si manifesta lo Spirito di Dio. La Parola, resa viva dallo Spirito, diviene intelligibile e sempre nuova all'interno della Tradizione e della fede della Chiesa (cfr. DV 12). La collana Lectio divina per la vita quotidiana intende appunto suggerire un percorso di lectio a partire dai testi più letti e pregati dalla comunità cristiana e dalla Tradizione viva della Chiesa. Queste pagine seguono il metodo classico della lectio divina, e in più sono arricchite da brani antologici tratti dai grandi commenti che Padri della Chiesa e Maestri di vita spirituale ci hanno tramandato. Il vasto racconto di Luca, raffinato nella forma letteraria, utilizzatissimo nelle nostre liturgie, offre pagine esemplari per meditare e gustare con il metodo della lectio la 'buona novella' di Gesù. Originale nel terzo vangelo è la prospettiva di fondo: Luca, storico e teologo, è il cantore per eccellenza della misericordia di Dio, e, sulla scia di Paolo, elabora un'interpretazione assai aperta e cosmopolita del messaggio evangelico. Luca si dedica con passione ad approfondire temi cruciali dell'insegnamento di Gesù, come la conversione e la fede, l'ascolto della Parola e la preghiera, la sequela e le sue severe esigenze. Tra di esse spiccano il distacco dai beni terreni, l'amore del prossimo e l'elemosina, e non da ultimo la vigile attesa della salvezza finale, che impegna nel servizio alla chiesa e al mondo.
L'autore considera questo piccolo libro di 'omelie' come il suo testamento, che egli intende affidare ai giovani anni del terzo millennio". Vengono qui raccolte le omelie festive secondo l'anno C, che l'Autore ha tenuto ai suoi fedeli. "
Il sussidio, articolato in 6 sezioni e rivolto a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, propone preghiere, giochi a tema e attività manuali sul tema dell'"ascolto", suggerendo così un percorso di preparazione al Natale. Età di lettura: da 6 anni.
"Questa raccolta di omelie per il ciclo liturgico C, che fa seguito alla precedente dal titolo Ha fatto risplendere la vita (Servitium, 2003), è il frutto della trascrizione puntuale e assidua delle registrazioni effettuate durante la liturgia festiva di mezzogiorno nella Chiesa di San Carlo al Corso a Milano. Esse conservano perciò il tono discorsivo e amicale, familiare e spontaneo, proprio di una liturgia comunitaria. Il titolo del volume "La bellezza tua voglio cantare" è una citazione del Salmo 8 nella versione lirica di David Maria Turoldo e un piccolo tributo pagato per il molto che molti, e io in particolare, dobbiamo a quel grande fratello e maestro. Il desiderio di cantare la bellezza di Dio risponde a un bisogno di "filocalia" (amore della bellezza) di ascendenza biblica: "Cantate inni con arte" (Sal 33, 3; 47, 8); "sulla cetra vi spiego l'enigma" (Sal 49,5): con gli strumenti della musica e della poesia il salmista accosta il mistero di Dio e ne trasmette l'eco. "Filocalia", che già Agostino d'Ippona poneva a sigillo della misura alta della vita, nella Regola: "Questa via seguite come innamorati della bellezza spirituale" (spiritalis pulchritudinis amatores)». (Dalla presentazione dell'autore).
Più di tante altre città italiane, Napoli è forse quella in cui le tradizioni e il culto religioso sono più radicati nel popolo. Tra gli aspetti più suggestivi e diffusi di quest'ultimo, il più sentito è indubbiamente quello per la Madonna, con i suoi molteplici appellativi talora anche locali e pittoreschi. Questo libro passa in rassegna, con taglio spigliato e volutamente privo di sociologismi, il culto praticato a Napoli a 14 Madonne in altrettanti luoghi sacri quali santuari, basiliche, chiese, riferendo di tradizioni locali, di usanze, di consuetudini e di iconografie, di leggende e di credenze, di suggestiva coesistenza fra antico e moderno, il testo tocca anche il quesito della "necessità" di un culto tanto diffuso, della devozione, del "bisogno del sacro": una realtà che ha radici remote e popolari, spesso intrecciata anche a quella storia minore che rende la città di Napoli ancor più suggestiva.
C’è un Cammino, nel Nord della Spagna, che continua a essere percorso a piedi da migliaia di persone, soprattutto d’estate ma non solo. 800 chilometri dai Pirenei fino alla Galizia e poi oltre, a Finis terrae.
È il Cammino di Santiago de Compostela tracciato nel corso dei secoli da quanti si recavano alla tomba dell’apostolo Giacomo, il primo annunciatore del Cristo in Spagna, ritrovata miracolosamente all’inizio del IX secolo.
Oggi tutto il percorso è perfettamente segnato con le famose frecce gialle e l’antica via è costellata di rifugi dove torna ad avere significato il diritto d’ospitalità.
Ci si può mettere in cammino per fede o per sport: ma, qualunque sia la ragione che ti spinge a partire, il Cammino finisce col coinvolgere tutto il tuo essere - i desideri, i sensi, la fame e la sete - nello sforzo quotidiano dell’avanzare, negli incontri, nella bellezza dell’arte e dei paesaggi, negli infiniti chilometri percorsi in solitudine.
È il fascino di Santiago: per un istante, o per i lunghi giorni che dura l’andare, torni a essere solo un pellegrino.
Dio disse ad Abram: “Vattene dalla tua terra”.