
Il dono allevia, solleva, sorprende. C'è però sempre il rischio di ridurlo all'oggetto donato, smarrendone il senso più profondo che risiede oltre ogni gesto e ogni pensiero.
Il dono è là dove si riesce a cogliere l'esistenza come dono: allora è veramente efficace. Se la comunità cristiana conserva i sacramenti è proprio per custodire questa verità, ossia perché ha fede nel dono e riceve la fede come dono.
La stessa parola che annuncia la salvezza ha le caratteristiche del sacramento e vive nei sacramenti per mantenere nei credenti la coscienza che quella parola è anzitutto il dono con cui Dio attraversa la carne dell'uomo.
Il sacramento è l'atto e la coscienza del dono di Dio.
Credere con il corpo! La scienza viene a confermare la bellezza della liturgia ortodossa, manifestata in una sinfonia di linguaggi corporei che conducono alla fede.
Il ciclo liturgico domenicale dell'anno B è posto sotto la guida del vangelo più antico, quello di Marco. È un testo scarno, spesso sorprendente. Suggerisce invece di spiegare, lascia spazio all'immaginazione del lettore, lo stimola con una messe di dettagli apparentemente insignificanti, in realtà altamente simbolici. Ci presenta un Gesù di poche parole che si svela solo a chi lo segue e si lascia costantemente interpellare, spesso rimproverare. Marco non edulcora la precarietà della vita di fede; anche quando il vento è contrario e siamo tentati di avere paura, il Gesù di cui narra nel suo vangelo ci educa pazientemente alla difficile arte della fiducia.
La preghiera corale dei fedeli spesso ripete stereotipi inautentici o si trasforma in un elenco di necessità. Forte di un'esperienza parrocchiale di quarant'anni, l'autore suggerisce come rivitalizzare, ogni giorno, questo momento fondamentale della liturgia. Le preghiere qui raccolte non sono generiche e intercambiabili: utilizzano il messaggio della Scrittura appena proclamata, diventando così una guida alla meditazione e un mezzo di catechesi. L'ultima invocazione è sempre dedicata ai defunti.
La preghiera corale dei fedeli spesso ripete stereotipi inautentici o si trasforma in un elenco di necessità. Forte di un'esperienza parrocchiale di quarant'anni, l'autore suggerisce come rivitalizzare, ogni giorno, questo momento fondamentale della liturgia. Le preghiere qui raccolte non sono generiche e intercambiabili: utilizzano il messaggio della Scrittura appena proclamata, diventando così una guida alla meditazione e un mezzo di catechesi. L'ultima invocazione è sempre dedicata ai defunti. Dopo il successo della prima edizione, più volte ristampata, il volume esce ora ampiamente riveduto dall'autore e completato con diversi nuovi schemi di preghiera.
L'Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina in tempi recenti si è interrogato sul cammino percorso dal movimento liturgico dai suoi albori fino ai nostri giorni. Sono state messe a confronto le diverse interpretazioni della scienza liturgica sia in campo storico che in quello teologico. Il quadro che ne emerge offre ai cultori della disciplina liturgica interessanti piste di ricerca, in quanto si evidenzia, ancora una volta, che la liturgia si è evoluta da una concezione prettamente giuridico-cerimoniale a un'altra teologicamente più vitale, strettamente legata al mistero pasquale di Cristo, celebrato nei sacramenti.
Destinatari
Studenti e studiosi di liturgia.
Autore
Il ruolo della liturgia nel suo servizio prestato alla chiesa, tanto nella prassi, quanto nella riflessione teologica vede confrontarsi in uno stimolante dialogo le rispettive competenze degli storici Anna Maria Calapaj, Enrico Mazza, Daniele Menozzi, Gregorio Penco e Francesco Trolese; del biblista Renato De Zan; dei teologi Alceste Catella, Andrea Grillo e Sergio Ubbiali, e di Paola Sofia Baghini, studiosa del pensiero di Odo Casel.
Il libro
«Parlare in un quadro liturgico, abbandonarsi alle risorse immediate del cuore e della mente, non è mai un evento estemporaneo, come quelli che mi avviene di vivere quando parlo come conferenziere; è collocarsi in un "luogo" dove affluiscono i silenziosi apporti sapienziali dell'assemblea, che in quel momento non è un pubblico, è un soggetto attivo e creativo.
Queste pagine dunque non sono, a parlare rigorosamente, mie, sono state dettate dall'assemblea domenicale della Badia fiesolana che ormai, pur nell’avvicendarsi naturale delle presenze e delle assenze, da due decenni è in viaggio verso l'adempimento. Esse fanno parte di una Trilogia che si aggiunge alle altre due — II mandorlo e il fuoco e Il Vangelo della pace — con il titolo Gli ultimi tempi. Anche in questo caso, il titolo non è arbitrario, intende esprimere l'indole del tempo in cui la meditazione corale si è svolta, i secondi anni 80. Il tempo corre, per chi lo viva con ottica evangelica, non per pura successione quantitativa ma secondo ritmi qualitativi tra loro diversi. Ebbene, io ho vissuto quest'ultimo arco di anni come sopraffatto dai segnali di una svolta epocale su cui batte la luce degli ultimi Eventi. Lo sguardo escatologico rende possibile una specie di sintesi a priori, in cui la forma immutabile è, appunto, la categoria dell'Oggi di Dio, dell'eschaton, dei tempi ultimi, e il contenuto è la trama empirica della storia collettiva. Quando questo contenuto è contrassegnato, come in questi anni — gli anni della perestroika, della caduta del muro di Berlino, dell'ecumenismo ecologico, della Guerra del Golfo — da profondi processi di mutazione, si ha l'impressione che l'istanza ultima prenda carne e sangue nel tempo mutevole, offrendoci, in forza della fede, il dono del discernimento. È questo il sentimento dominante della mia predicazione degli ultimi anni» (Ernesto Balducci).
Il libro
«Parlare in un quadro liturgico, abbandonarsi alle risorse immediate del cuore e della mente, non è mai un evento estemporaneo, come quelli che mi avviene di vivere quando parlo come conferenziere; è collocarsi in un "luogo" dove affluiscono i silenziosi apporti sapienziali dell'assemblea, che in quel momento non è un pubblico, è un soggetto attivo e creativo.
Queste pagine dunque non sono, a parlare rigorosamente, mie, sono state dettate dall'assemblea domenicale della Badia fiesolana che ormai, pur nell’avvicendarsi naturale delle presenze e delle assenze, da due decenni è in viaggio verso l'adempimento. Esse fanno parte di una Trilogia che si aggiunge alle altre due — II mandorlo e il fuoco e Il Vangelo della pace — con il titolo Gli ultimi tempi. Anche in questo caso, il titolo non è arbitrario, intende esprimere l'indole del tempo in cui la meditazione corale si è svolta, i secondi anni 80. Il tempo corre, per chi lo viva con ottica evangelica, non per pura successione quantitativa ma secondo ritmi qualitativi tra loro diversi. Ebbene, io ho vissuto quest'ultimo arco di anni come sopraffatto dai segnali di una svolta epocale su cui batte la luce degli ultimi Eventi. Lo sguardo escatologico rende possibile una specie di sintesi a priori, in cui la forma immutabile è, appunto, la categoria dell'Oggi di Dio, dell'eschaton, dei tempi ultimi, e il contenuto è la trama empirica della storia collettiva. Quando questo contenuto è contrassegnato, come in questi anni — gli anni della perestroika, della caduta del muro di Berlino, dell'ecumenismo ecologico, della Guerra del Golfo — da profondi processi di mutazione, si ha l'impressione che l'istanza ultima prenda carne e sangue nel tempo mutevole, offrendoci, in forza della fede, il dono del discernimento. È questo il sentimento dominante della mia predicazione degli ultimi anni» (Ernesto Balducci).
Il libro
«La ricorrenza del decennale della scomparsa di Ernesto Balducci (1992-2002) ha offerto alla Fondazione a lui intitolata l'occasione di approfondire - in collaborazione con altri gruppi, enti ed associazioni - la riflessione critica sull'attualità del suo pensiero in ambito religioso, culturale, civile e politico.
È emerso infatti in maniera forte nei vari dibattiti, seminari ed incontri, che si sono svolti in numerose città in quell'occasione, la convinzione che l'impegno intellettuale e religioso di Balducci abbia trovato la sua maggior pregnanza nelle omelie da lui espresse all'interno della liturgia domenicale presso la Badia Fiesolana. Il momento liturgico era senza dubbio centrale nella vita di Balducci così come il fondamento del suo pensiero affondava la sua radice nell'assemblea liturgica. Ed è nelle sue omelie che si trova infatti l'essenza profonda di ciò che intendeva trasmettere pronunciandole. Queste ultime omelie - la cui pubblicazione completa la raccolta già iniziata dalle Edizioni Borla - sembrano connotarsi di un respiro messianico di particolare attualità: come leggeremo infatti oggi questo messaggio rispetto all'invocazione della guerra "preventiva", al grido di dolore del mondo, all'ingiustizia? Sapremo trasmettere e agire perché l'annuncio coinvolgente che la notte finirà col sorgere di una nuova alba sia realizzabile? In ogni omelia di Balducci sembra esserci sempre questo richiamo di assunzione di responsabilità...» (dall’Introduzione di Carmelo Pellicanò, Presidente Fondazione Balducci).
Le principali feste liturgiche del rito romano hanno fondamento nel Nuovo Testamento. A tutti coloro che manifestano perplessità circa la fondatezza degli eventi celebrati, l’autore propone i risultati della ricerca esegetica attraverso uno studio sistematico di undici feste, dal Natale alla Pasqua, dal battesimo di Gesù alla sua trasfigurazione.
Egli invita il lettore a interrogarsi sulla storicità di alcuni episodi, estendendo la riflessione alla dimensione teologica e spirituale di quegli stessi passi di cui egli dimostra il substrato mitico e simbolico.
La sua indagine porta a concludere che, se il racconto biblico riferisce talora di fenomeni straordinari attribuibili al genere letterario – ad esempio i cori delle schiere angeliche su Betlemme e dintorni alla nascita del Messia – ciò nulla toglie al significato e al messaggio veicolati dalle scene descritte, che restano validi anche per l’uomo del nostro tempo.
Sommario
Prefazione. 1. L’annunciazione (Lc 1,26-38). 2. La visitazione (Lc 1,39-56). 3. Natale e la nascita del Messia (Lc 2,1-20). 4. L’epifania o l’adorazione dei magi pagani (Mt 2,1-12). 5. La presentazione di Gesù al tempio (Lc 2,22-39). 6. Il battesimo di Gesù). 7. La trasfigurazione. 8. Pasqua: la risurrezione. 1. I vangeli sinottici. 9. Pasqua: la risurrezione. 2. Il Vangelo di Giovanni (Gv 20,1-29). 10. L’ascensione. 11. La pentecoste (At 2,1-13). 12. Che cosa festeggiamo? Mito e liturgia. Bibliografia scelta.
Note sull'autore
Simon Légasse ofm è professore emerito di esegesi del Nuovo Testamento e di lingue semitiche all’Institut catholique di Tolosa. È autore di numerosi studi neotestamentari, fra i quali sono stati pubblicati in italiano: Lettura del Vangelo di Matteo (con Etienne Charpentier Le-Poittevin, Cittadella, Assisi 1975); I poveri di spirito. Vangelo e non violenza (Paideia, Brescia 1976); «E chi è il mio prossimo?». Studio sull’oggetto dell’agape nel Nuovo Testamento (EDR, Roma 1991); Paolo apostolo. Biografia critica (Città Nuova, Roma 1994); Alle origini del battesimo. Fondamenti biblici del rito cristiano (San Paolo, Cinisello Balsamo 1994); Marco (Borla, Roma 2000); L’Epistola di Paolo ai Romani (Queriniana, Brescia 2004).
I sacramenti e la loro efficacia: il vasto tema e affrontato dal punto di vista della teologia, con attenzione agli apporti dell'antropologia e delle scienze umane.