
Per costruire uno spazio sacro oggi, che adeguatamente riesca ad esprimere il senso del Sacro, bisogna riandare alla serata del 27 marzo 2020, in una irreale e deserta piazza San Pietro, battuta da pioggia e vento, e meditare sulle parole pronunciate da Papa Francesco, nelle quali ci raffigurava una situazione senza precedenti: "Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca... ci siamo tutti". Aggiungendo però, subito dopo, che proprio questo tempo, di dolore e crisi, è "...un tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci". Solo con questo spirito di solidarietà e di speranza, uniti tutti insieme dal centro alla periferia, intendendo con quest'ultima non solo quella urbana, ma nel più vasto scenario del mondo globalizzato, possiamo realizzare quegli spazi sacri, capaci di confrontarsi con la sfida provocatoria della contemporaneità, tali da provare a curare e lenire le profonde ferite dell'umanità.
Questo libro racconta come gli artisti hanno affrontato nella loro opera il rapporto con il trascendente e in che modo hanno trattato l’immagine di Cristo, interpretandone la figura con l’obiettivo di rendere visibile l’invisibile.
L’analisi di Demetrio Paparoni, fra i più attenti osservatori dell’arte contemporanea, si accosta ai dipinti del passato osservandoli in relazione alle visioni che ci vengono dall’arte moderna e contemporanea. Con una scrittura piana e accessibile, Paparoni esamina il modo in cui gli artisti di oggi hanno ridisegnato sul piano iconografico, e inevitabilmente teologico, la figura di Cristo alla luce dei mutamenti storici e dello sviluppo di nuovi linguaggi.
Il Sermone della Montagna è il centro ed il cuore del messaggio di Cristo e vi è dipinta l’immagine dell’uomo nuovo, mentre la liturgia è definita dal CVII culmen et fons della vita della chiesa: siamo dunque di fronte alle due realtà più importanti del Cristianesimo. Come non essere affascinati dall’opportunità di studiare in quale modo possano essere messe in relazione?
Le Beatitudini sono le prime parole del Sermone della Montagna: in un certo senso sono l’“esclamazione” della forma della vita nuova e come tali compaiono nei libri liturgici. Di più: le Beatitudini, come e quanto il Sermone della Montagna, sono un evento, ma anche la liturgia è un evento, perché ogni volta che si svolge un rito avviene un fatto puntuale della storia nel quale Cristo si fa realmente presente. Le Beatitudini sono escatologiche, ma anche la liturgia ha una natura escatologica, perché annuncia e rende disponibile la vita divina in Cristo risorto.
Cosa succede dunque quando nella liturgia si leggono, si cantano, si pregano le Beatitudini, e più in generale un testo biblico? In che modo il contesto liturgico modifica o come realizza la proclamazione delle Beatitudini? Si può parlare di un’esperienza delle Beatitudini che si dona nella liturgia? Perché le Beatitudini e la liturgia hanno qualcosa in comune, come ad esempio la dimensione escatologica? Questo, e molto altro, è il tema dello studio del nostro autore.
Lo studio Beatitudini e Liturgia è il tentativo di porre in relazione due realtà centrali del Cristianesimo che presentano una peculiare connaturalità, sia sul piano della trasmissione della Vita divina, sia sul piano dell’ἔσχατον.
Maurizio Munzi (1957) vive a Verona, ha tre figli e uno in cielo, è laureato in Scienze della Produzione Animale (Facoltà di Agraria di Bologna), diplomato in Erboristeria (Facoltà di Farmacia di Urbino), ha conseguito il baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto S. Bernardino di Verona (affiliato alla Pontificia Università “Antonianum” di Roma) e la licenza in Sacra Teologia con specializzazione liturgico-pastorale presso l’Istituto di Liturgia Pastorale S. Giustina di Padova (incorporato al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma). Con Fede & Cultura ha pubblicato il romanzo Svegliarsi con Lina (2012) sulla bellezza del fidanzamento e del matrimonio cristiano e lo studio, L’origine ebraica della liturgia cristiana: la berāḵāh modello della ἐυλογία della chiesa primitiva (2020).
La liturgia tradizionale della Chiesa cattolica è un rituale altamente codificato che si svolge secondo ben definiti gesti, simboli, formule e canti. Nonostante in molti, dopo il Concilio Vaticano II, l'abbiano ritenuta irrilevante per l'uomo moderno, la Messa in latino è sopravvissuta ed è divenuta sempre più familiare nel panorama cattolico odierno. Quali sono le ragioni di questo risveglio, soprattutto fra i giovani? E perché questo sviluppo è così importante per il rinnovamento del cattolicesimo? Questo libro parla della bellezza, della santità e del misticismo della Messa in latino, dimostrando come questo tesoro sia inscindibile dalla storia della Chiesa e dalla sua essenza teologica. Se ci sarà una nuova primavera nella Chiesa, essa potrà passare solo per la restaurazione della liturgia tradizionale.
In tutte le chiese del mondo si celebra la Cena del Signore: in alcune chiese la si celebra ogni giorno, in altre meno frequentemente. La Cena del Signore unisce tutti i cristiani, ma anche li divide: il suo significato può essere espresso in vari modi e sul nome ci sono preferenze diverse: Cena del Signore, eucaristia, comunione, Santa Cena. La Cena del Signore - così come il battesimo - riporta in primo piano la figura unica del Cristo e la partecipazione del fedele al suo senso più profondo. Nella figura del Cristo, del «Figlio di Dio», il Maestro si immedesima nei discepoli e i discepoli nel Maestro. Qualsiasi discussione avvenga intorno alla Cena del Signore, non si dovrebbe mai perdere di vista l'essenziale: l'unione voluta dal Cristo in modo radicale tra sé e discepoli: di questo si parla; questa è anche oggi una chiave interpretativa irrinunciabile per ogni credente. «Il nostro tema sarà l'immedesimazione di Gesù nei discepoli e dei discepoli in Gesù. La cristologia intera, anche quella del Quarto vangelo o della Lettera agli Ebrei, guarda in questa direzione. Nella misura in cui Cristo si immedesima nel credente, questi a sua volta si immedesima in Cristo: ciò è vissuto concretamente nella distribuzione e consumazione degli elementi, pane e vino. Non è una sintesi di tipo misterico tra Gesù e credenti, anzi la evita. In ogni caso la Cena sembra qualche cosa di più di un semplice convito. Così anche la manna nel deserto è qualche cosa di più di un cibo perché attesta la "Presenza" che accompagna Israele nel suo esodo dall'Egitto. Il termine "immedesimazione" ha la proprietà di unire e tener distinto nello stesso tempo, unendo Cristo e credente. In qualche modo metto in gioco me stesso in un rapporto vitale e reale». (Sergio Rostagno)
Prima assoluta traduzione italiana con testo armeno a fronte di alcuni scritti di Eliseo, accomunati dal tema cristologico. Sono meditazioni e omelie su episodi della vita di Gesù. L’interesse teologico è dovuto al fatto che questi testi ci tramandano uno dei pochi esempi della cristologia armena più antica, precedente allo scoppio delle polemiche post-calcedonesi del VI secolo. Questi scritti costituiscono, inoltre, una testimonianza evidente della ricca e profonda spiritualità armena. L’analisi stilistica e il confronto linguistico hanno permesso di restituire a Eliseo anche uno splendido testo Sulla risurrezione di Lazzaro, finora pubblicato tra le opere di Mambre.
Non si tratta di un optional; perfetto è il massimo, ma è anche il minimo: "Siate perfetti, come perfetto è il Padre vostro". Il giovane sa bene che la pratica della legge non basta a tacitare il sentimento inquieto che lo agita e gli suggerisce di interrogare Gesù: "Che cosa mi manca?". La sequela non è un di più rispetto alla legge; è invece la condizione per giungere alla sua comprensione vera e rimediare così alla sua apparente marginalità. Finché appaia soltanto come un recinto, la legge è fraintesa, e non può dare una forma alla vita tutta. Gesù è venuto non per abolire la legge, ma per portarla a compimento, e così scriverla nei cuori. Le omelie qui proposte su Matteo intendono accompagnare quella pratica assidua della sequela del maestro, che sola consente di giungere alla comprensione perfetta della legge e di riconoscere come la sua pratica possa rendere perfetta la vita stessa.
Atti della XXXIII Settimana di Studio dell'Associazione Professori di Liturgia, Camposampiero (Padova), 28 agosto - 2 settembre 2005.
Questo volume si propone di accompagnare nella lettura del lavoro che la Chiesa ha compiuto nel Vaticano II per far rivivere la Liturgia delle Ore come preghiera di tutta la comunita' cristiana.
Atti della XXXVI Settimana di Studio dell'Associazione Professori di Liturgia, Monastero di Bose, 25-29 agosto 2008.
Il volume, riportando gli atti della 69 Settimana Liturgica Nazionale, svoltasi a Matera dal 27 al 30 agosto 2018, attesta come la Liturgia "attraverso gesti umani e parole umane, quale azione umanissima, apra l'accesso al mistero e spinga in uscita la Chiesa, abilitando i credenti a porre nel cuore del mondo rapporti autenticamente umani". La liturgia, azione divina, opus Dei, si dà in un'azione umana (per ritus et preces) e chiede di incarnarsi nel vissuto dei partecipanti, permettendo "il costituirsi della fraternità e sonorità ecclesiale nelle sue linee portanti". Attraverso gesti umani e parole umane, quale azione umanissima, "apre" l'accesso al "mistero" e spinge "in uscita" la Chiesa, abilitando i credenti a porre nel cuore del mondo rapporti autenticamente umani. Per far ritrovare alla liturgia questa sua specifica identità col Concilio Vaticano II la Chiesa ha promosso una riforma che ha consegnato nelle nostre mani libri liturgici rinnovati, accompagnandoli con l'avvertita esigenza di formazione liturgica. «Oggi - osserva papa Francesco nell'Udienza al CAL dello scorso agosto - c'è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano», col conoscerne meglio le ragioni sottese, con l'interiorizzazione i principi ispiratori e osservandone la disciplina che la regola.
Lo studioso che in un recente passato avesse voluto approfondire le metodologie di studio dell'eucologia latina della Chiesa cattolica, aveva come guida solo una serie di articoli scritti nel secolo scorso (cf. Nakagaki, Augé, Triacca-Farina, ecc.) o dei volumi esemplificativi (cf. Moore, Hughes, Schermann, Merz, ecc.). Con il presente studio si è voluto offrire agli studiosi una guida più strutturata e più ampia allo studio dell'eucologia. Il libro illustra alcuni passaggi fondamentali di una metodologia organica: la codicologia e le ricchezze racchiuse in un manoscritto liturgico, la critica testuale propria ai testi liturgici, l'analisi filologica di un latino in continua evoluzione, la critica storica, l'analisi dell'autenticità, la dimensione letteraria (fonti, struttura, stilistica, genere letterario, contesto letterario) e linguistica (le funzioni, l'indicatore sintagmatico, l'illocutorio, la pragmatica, la presupposizione), un progetto di teologia dei testi liturgici e la traduzione (traduzione semantica, traduzione cognitiva, traduzione letteraria). Il presente studio, nato dal contatto continuo con i giovani studenti, offre loro un itinerario, serio e fondato, che ha solo una pretesa: fare da pista di lancio per future ricerche che amplifichino, completino e superino il presente studio.