
Selezione di brevi e efficaci brani tratti da discorsi, relazioni e omelie del cardinale Caffarra. I temi trattati vanno dal senso dell’esistenza alla bellezza della vita coniugale, dalla coscienza e dall’agire buono alla felicità di chi ha incontrato Gesù Cristo.
Rileggendo i discorsi e le omelie del suo periodo bolognese ci si accorge dell’abbondanza e della profondità del suo magistero: una grande tavola imbandita con ogni ben di Dio. In questo libro c’è un bel piatto di tagliatelle (corte) che da solo può già saziare, perché dice con chiarezza quello bisogna dire.
Semplici, generose e saporite, le tagliatelle sono un piatto popolare, buone per tutti i gusti. Sono spunti per l’anima offerti da uno chef d’eccezione, un grande emiliano cardinale.
Prefazione di mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna
Curato da Lorenzo Bertocchi e Giorgio Carbone O. P.
Carlo Caffarra - Nato il 1° giugno 1938 a Samboseto di Busseto, in provincia di Parma, frequenta il Seminario Vescovile di Fidenza ed è ordinato Sacerdote da Mons. G. Bosetti, il 2 luglio 1961, a Samboseto. Prosegue gli studi a Roma dove consegue il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, con una tesi sulla finalità del matrimonio, e il Diploma di Specializzazione in Teologia Morale presso la Pontificia Accademia Alfonsina. Insegna per qualche anno Teologia Morale presso il Seminario di Parma e Fidenza; poi Teologia Morale fondamentale alla Facoltà Teologica dell´Italia Settentrionale di Milano e al Dipartimento di Scienze Religiose dell´Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, istituito in quegli anni dal Rettore Lazzati. Negli anni Settanta inizia ad approfondire i temi del Matrimonio, della Famiglia e della procreazione umana. Insegna, quindi, Etica medica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell´Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e nell´agosto 1974 è nominato Membro della Commissione Teologica Internazionale da Paolo VI, incarico che mantiene per dieci anni. Nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina esperto al Sinodo dei Vescovi sul Matrimonio e la Famiglia, e nel gennaio del 1981 gli conferisce il mandato di fondare e presiedere il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi sul Matrimonio e la Famiglia, dove tiene il corso di Etica della procreazione e i Seminari di Etica generale e di Bioetica. Nel 1983, per un quinquennio, è Consultore della Congregazione della Fede; inoltre è chiamato a far parte della Commissione di studio per l´ingegneria genetica, istituita ad actum presso il Ministero della Sanità. Contemporaneamente tiene corsi e lezioni in diversi Atenei stranieri: l´Università Mistral e l´Università Cattolica di Santiago del Cile; l´Università di Bamberg; l´Università di Sidney; l´Università di Navarra, Pamplona e Complutense; l´Università di Madrid. A Washington D.C., nel 1988, fonda la prima Sezione extra-urbana del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi sul Matrimonio e la Famiglia, cui seguono la Sezione messicana e la Sezione spagnola, dove tiene regolari corsi accademici. Riceve, inoltre, il Dottorato honoris causa in Lettere Cristiane dalla Franciscan University di Steubenville (Ohio). Consacrato Vescovo nel Duomo di Fidenza il 21 ottobre 1995 per le mani di S. Em.za il Cardinale Giacomo Biffi, in quell´anno inizia l´attività pastorale nell´Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. Il 16 dicembre 2003, è chiamato a reggere l´Arcidiocesi di Bologna, in sostituzione del cardinale Giacomo Biffi ritiratosi per raggiunti limiti d´età. Si insedia nella sua nuova Sede il 15 febbraio 2004 e vi resta pastore fino al novembre 2015. Muore a Bologna il 6 settembre 2017.
È stato Presidente della Conferenza Episcopale dell´Emilia Romagna, Membro della Congregazione per l´Evangelizzazione dei Popoli, Membro del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Membro del Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Membro della Pontificia Accademia per la Vita, Moderatore del Tribunale Flaminio per le cause matrimoniali e Gran Cancelliere della Facoltà Teologica dell´Emilia Romagna. Fu creato Cardinale nel Concistoro del 24 marzo 2006.
Quella che qui viene proposta è la prima omelia che testimonia l’ingresso della festa natalizia nell’Oriente cristiano, attorno al 377; in precedenza l’ortodossia poneva al centro delle festività dell’Incarnazione la festa dell’Epifania (e così è tutt’ora).
Si tratta, dunque, di un elemento storico e teologico importante, quello che sta alla base della pubblicazione di questo testo basiliano, in cui il grande monaco e teologo del IV secolo, prendendo spunto dalla celebrazione della nascita di Gesù, fa una profonda riflessione che tocca tutti i grandi temi del dibattito cristologico dell’epoca (Cristo generato come Dio e come uomo; unità in Cristo dell’umano e del divino; salvezza proposta all’uomo che viene “assunto” da Gesù). Un testo che è, dunque, occasione di una riscoperta che va ben oltre l’archeologia cristiana. Una lettura che può essere “frantumata e masticata” per avvicinarsi alla festa di Gesù Bambino con un piglio di riflessione profonda.
GIORGIO MAZZANTI, sacerdote della diocesi di Firenze, è docente di teologia sacramentaria presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma.
Il volume raccoglie le "Omelie sull'Esamerone" e le ventitré di argomento vario di Basilio di Cesarea, nell'originale testo greco con la traduzione italiana a cura di uno dei più conosciuti studiosi italiani dei Padri cappadoci. Le nove "Omelie sull'Esamerone" pubblicate sono le più importanti e le più famose di Basilio. Predicate nel 378 a Cesarea nel giro di cinque giorni, le prime e le ultime quattro una al mattino e l'altra alla sera, mentre la quinta forse da sola al mattino del terzo giorno, di fronte a un uditorio estremamente composito, esse commentano in modo lineare il racconto della creazione contenuto in Genesi 1, 1-25. Quest'opera si presenta come il capolavoro dell'esegesi basiliana e, nello stesso tempo, come una sintesi armonica di teologia cristiana e letteratura classica, utilizzata largamente nella spiegazione della Scrittura Sacra. Ad esse, nel presente volume, sono affiancate anche le ventitré omelie di Basilio su argomenti vari, predicate in occasioni diverse: queste ultime offrono una panoramica dettagliata sulle condizioni di vita sociale ed economica nella Cappadocia del secolo IV.
Don Primo Mazzolari ha raccolto in questo volume i commenti ai Vangeli domenicali di un intero anno liturgico. Si tratta di sapide omelie scritte nelle giornate turbinose della seconda guerra mondiale dal parroco di Bozzolo, una delle figure più limpide del clero italiano nella prima metà del '900. Le parole incandescenti dei commenti, sempre rigorosamente centrati sul Vangelo, pur «senza preoccupazioni esegetiche», rivelano una coscienza umana e cristiana che si espone, gravida di situazioni vissute e di possibilità aperte: l'angoscia e le tristezze del periodo, il crollo dei miti effimeri, la tiepidezza di tanti cristiani e insieme la speranza, la passione per l'uomo e l'intelligenza pastorale. Due parrocchie della bassa Lombardia, Cicognara, che lo ebbe parroco dal 1922 al 1932, e Bozzolo, dove don Primo completò e concluse nel 1959 la sua vicenda di prete e di uomo, costituirono il piccolo mondo nel quale egli visse la sua esperienza ecclesiale. Tuttavia le omelie attestano una straordinaria apertura verso orizzonti più ampi, nella convinzione che la parrocchia sia una piccola cellula che si inserisce nella grande famiglia della Chiesa universale, capace di abbracciare credenti e non credenti.
Il libro segna un percorso a servizio delle parrocchie, delle comunità:, dei singoli fedeli, per aiutarli a entrare nel tesoro stupendo del Vangelo della domenica (anno liturgico B), giorno del Signore.
È questo il secondo dei due volumi che raccolgono in edizione latino-italiana i sermoni de diversis di San Bonaventura, espressione con cui si designano quei sermoni del ciclo temporale e santorale che non appartengono a una collezione omogenea ma si trovano dispersi in diversi manoscritti sotto forma di reportationes, cioè di redazioni fatte da un uditore sulla base di note prese durante l'ascolto ai piedi del pulpito. In questo primo volume vengono presentati i sermoni del ciclo temporale, disposti secondo l'ordine del calendario liturgico francescano. La traduzione, rispettosa della vivacità tecnica ed espressiva della predicazione bonaventuriana, è posta a fronte di un testo latino tratto dall'edizione critica di Bougerol ma significativamente rivisto ed emendato sulla base della tradizione manoscritta.
Il volume, attraverso i commenti alle letture della domenica, delle solennità e di alcuni momenti-forti dell'anno liturgico come il triduo pasquale, accompagna il cammino di fede del credente. Lo stile profondo e al tempo stesso semplice di fratel Luca - pur senza nulla togliere alla precisione con cui accosta la Scrittura - porta per mano il lettore nel cuore della Parola, aiutandolo ad ascoltarla, accoglierla, viverla come via per incontrare a tu per tu il Cristo Signore. Fratel Luca, di domenica in domenica, aiuta ad aprire il vangelo di Marco, come fosse uno scrigno in cui è custodito il più prezioso tra i tesori: Gesù di Nazaret, figlio di Dio.
La Parola di Dio ogni giorno 2018 accompagna questo anno, nel quale la Comunità di Sant'Egidio ricorda i suoi cinquanta anni di vita. È nella fedeltà all'ascolto della Parola di Dio e nella preghiera quotidiana che Sant'Egidio ha tratto la sua forza per vivere e comunicare il Vangelo, servire i poveri e lavorare per la pace. Questo libro vuole essere un aiuto per la preghiera quotidiana, unendola idealmente a quella che ogni sera si svolge nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. È anche una porta per entrare in un santuario spirituale, dove un popolo di credenti, di lingue, paesi e storie diversi, ma unito dall'ascolto della stessa Parola, non smette di intercedere per il mondo intero. I brevi commenti a un brano della Bibbia che sono proposti alla meditazione quotidiana, mentre aiutano a comprendere il senso del testo, cercano di far giungere la Parola sino alle porte del cuore. Ne abbiamo bisogno ogni giorno.
Il ciclo liturgico domenicale dell'anno B è posto sotto la guida del vangelo più antico, quello di Marco. È un testo scarno, spesso sorprendente. Suggerisce invece di spiegare, lascia spazio all'immaginazione del lettore, lo stimola con una messe di dettagli apparentemente insignificanti, in realtà altamente simbolici. Ci presenta un Gesù di poche parole che si svela solo a chi lo segue e si lascia costantemente interpellare, spesso rimproverare. Marco non edulcora la precarietà della vita di fede; anche quando il vento è contrario e siamo tentati di avere paura, il Gesù di cui narra nel suo vangelo ci educa pazientemente alla difficile arte della fiducia.
L'omelia "Sul Natale del salvatore nostro Gesù Cristo", censita anche con il titolo "Sul Natale di Cristo", è un testo molto conosciuto nell'antichità, tanto che se ne conserva una versione in armeno e altre in arabo, siriaco, georgiano e paleoslavo. Fin dalle prime parole, il testo mette al centro il tema che l'attraversa per intero: il mistero che avvolge la nascita divino-umana di Gesù in relazione al cosa, al come e al perché. «Osservo un mistero strano e paradossale: le mie orecchie risuonano del canto dei pastori che con la zampogna non modulano una melodia solitaria ma intonano un inno celeste. Gli angeli cantano, gli arcangeli celebrano, i cherubini inneggiano, i serafini rendono gloria, tutti fanno festa vedendo Dio in terra e l'uomo nei cieli». Dio che si fa uomo e il parto della Vergine aprono conflitti nella mente umana, suscitano aporie, possono condurre allo scetticismo e al rifiuto. Un conflitto tra ragione e fede che richiede di «non indagare con discorsi» quella nascita, quanto piuttosto di venerarla in silenzio.
La domenica era e dovrebbe continuare ad essere un tempo privilegiato per riposare, fermarsi e pensare. Il problema è che a volte per pensare, riflettere ci vuole un’idea, un input, qualcuno o qualcosa che ci risvegli dal sonno soporoso del nostro «fare» quotidiano. La tradizione ebraica, nel giorno dello Shabbat, e quella cristiana, nel giorno della Resurrezione, offrono da più di duemila anni una Parola che si rivolge sempre nuova all’uomo e alla donna nell’oggi della storia. Compren- dere questa Parola, però, non è sempre facile; scritta tantissimo tempo fa in modi, lingue e ambienti lonta- ni, richiede delle chiavi di lettura per dischiudere quel messaggio attuale che interpella il lettore di oggi. Di fronte ad essa spesso ci si ritrova come l’etiope che Fi- lippo incontra sulla strada verso Gaza. Vedendolo con il libro del profeta Isaia in mano, gli chiede: «capisci quello che stai leggendo?» E quegli risponde: «E come potrei capire se nessuno mi guida?» (At 8,30-31). Da qui il desiderio, da parte dell’autrice, di mettere a dispo- sizione la propria competenza biblica e teologica per offrire anche ai «non addetti ai lavori» delle chiavi di comprensione e degli spunti di riflessione sulla Paro- la che la liturgia domenicale offre ai credenti e, perché no?, anche ai non credenti di oggi.
Negli ultimi decenni, dopo il concilio Vaticano II, è cresciuta la consapevolezza che tutti i battezzati sono investiti della responsabilità dell'annuncio del vangelo. Tale partecipazione dei laici alla missione della chiesa può esprimersi in una forma pubblica, ecclesialmente riconosciuta, di predicazione della parola di Dio? Gli studi qui raccolti dapprima ci presentano, in una dettagliata ricostruzione storica, la complessa vicenda della concessione del mandato di predicare ai laici, donne comprese, fra XII e XIII secolo. Il volume apre poi a una domanda per l'oggi, avanzando proposte per un approfondimento teologico sulla possibilità che battezzati laici predichino la Parola non solo in ambito non liturgico, ma anche, a certe condizioni, nel quadro di alcune celebrazioni eucaristiche.