
Carl Schmitt e Hans Blumenberg erano due opposti speculari: il primo critico acuto e radicale della modernità, il secondo teorico della sua piena legittimità e autonomia. Ma entrambi interni alle correnti più innovative e originali della cultura contemporanea. Estraneo a ogni nostalgia tradizionalista il primo, alieno da ogni ingenua retorica progressista il secondo. Furono avversari scientifici, Hans Blumenberg e Carl Schmitt: le rispettive concezioni sul fondamento e la giustificazione delle pretese conoscitive dell'epoca moderna erano radicalmente differenti e la discussione a riguardo proseguì anche in una serie di lettere che si scambiarono tra il 1971 e il 1978. Tale corrispondenza e i testi ritrovati nel lascito di Blumenberg documentano una controversia assai significativa, da cui emergono scambi di tipo scientifico e biografico. Ma furono avversari "necessari" l'uno all'altro, come due interlocutori che sanno di trovare nel confronto con l'altro la propria vera "questione". La replica di Carl Schmitt ha influito in maniera decisiva sul rifacimento della "Legittimità dell'età moderna" di Blumenberg e ha lasciato tracce evidenti sino alla successiva "Elaborazione del mito". Per questo motivo la presente opera riporta brani da entrambi i volumi, oltre a tutto lo scambio epistolare, testi inediti provenienti da opere postume di Blumenberg ed estratti da altri saggi già pubblicati.
Quale idea abbiamo del mondo? Se pensiamo al nostro mondo personale, oppure al mondo circostante, all'intero orbe terracqueo o all'universo tutto, ci accorgiamo di averne numerose e differenti. Qual è, allora, l'essenza vera "del" mondo" o di "un" mondo? Dall'antichità classica fino alla modernità degli ultimi quattro secoli si sono intrecciate o distinte molteplici teorie del mondo, coinvolgendo fisica e metafisica, geografia e storia, astronomia e astrologia, scienze sociali e religione, ecologia ed economia, filosofia e arte. Ma le interpretazioni del mondo, via via costruite, decostruite e ricostruite, quale forma del mondo hanno potuto evocare? Il libro di Mario Gennari, attraverso il tempo e lo spazio, porta le tre domande sull'idea, l'essenza e la forma del mondo verso ciò che le riassume: "L'eidos del mondo". Questo fa da titolo al libro, conducendo il lettore oltre il labirinto delle cosmologie, delle poetiche e delle enciclopedie, fino a giungere al duplice rispecchiamento tra la formazione del mondo e il mondo della formazione.
Antonio Rosmini (1797-1855) è noto per essere uno dei filosofi più importanti della modernità europea e per aver sviluppato un profondo pensiero paragonabile a quello di un Hegel o di un Kant. Egli è stato inoltre un pensatore pratico che ha elaborato un complesso progetto sociale ed economico. Questo libro fornisce un'introduzione accessibile e sistematica al pensiero economico del grande pensatore Roveretano. Il libro presenta una panoramica delle idee economiche di Rosmini nelle sue opere principali, nel contesto del suo itinerario biografico e intellettuale e nell'ambito del pensiero economico del suo tempo. Lungi dall'essere il risultato della mentalità di un moralista, il libro mostra che le idee economiche di Rosmini sono strettamente connesse con istituzioni e politiche molto concrete, da lui pensate con una grande attenzione per gli aspetti tecnici. Tuttavia, secondo l'autore, il contributo principale di Rosmini resta quello di aver affrontato la prospettiva utilitarista dominante nell'economia moderna e di aver recuperato la dimensione personale ed etica dell'uomo come centro delle azioni economiche e sociali. Infine, il libro cerca anche di mostrare al lettore l'importanza della concezione economica, i principi sociali e le proposte di politiche pubbliche di Rosmini in relazione al dibattito economico contemporaneo.
«La morte ha una pessima reputazione. Perché mai dovremmo gioire di dover morire, anziché fuggire dai nostri limiti e dalla nostra finitudine?
Propongo qui una risposta umanista a questa domanda. Risvegliando due sentimenti: il senso di angoscia e il senso del tragico. L’erosione di questi due sentimenti segna la disumanizzazione, crea la soglia del post-umano». (Robert Redeker)
Descrizione
Il nostro non è forse il tempo dell’eclissi della morte? Tra sogni d’immortalità, culto della giovinezza e paura del cadavere, la morte non deve più fare parte della vita. Viene nascosta, snaturata, eclissata. Ed è un’eclissi sia nel linguaggio (dove per esempio “lasciare” ha sostituito “morire”) sia nell’ambito sociale (per cui la morte è stata evacuata dalla città). E il transumanesimo porta oggi a compimento tale eclissi, decretando che la vita è ormai senza morte e la morte senza vita.
È allora questa la difficoltà che viene affrontata da Redeker: quella di una vita che non è più ordinata verso una fine, verso la morte che le conferiva profondità e significato. Analizzando ciò che l’eclissi della morte dice del nostro tempo, il filosofo francese evoca i temi della cremazione, dell’eutanasia, del posto del corpo. E pone questa domanda scandalosa per la società contemporanea: perché mai dovremmo gioire di dover morire?
Commento
Un testo inusuale, provocatorio e salutare, in cui l’eclissi della morte è denunciata come perdita di umanità per tutti noi.
Nel 1953, mentre si avvicinava il trecentesimo anniversario della scomunica di Baruch Spinoza, David Ben-Gurion chiese all'Università ebraica di Gerusalemme di pubblicare l'opera omnia di Spinoza e di riammetterlo nel canone degli autori ebraici. La richiesta non fu assecondata, ma è significativa dell'importanza che il filosofo continua ad avere. Ripercorrendo i suoi scritti e la sua figura, e cercando di dare una risposta alla domanda su che cosa ha significato e significa il pensiero dell'ebreo Spinoza per gli ebrei, il testo non può fare a meno di insinuare le varie forme che l'ebraismo ha preso nella modernità
Nelle sue pagine, Arendt intende offrire un volto alternativo della condizione ebraica nella modernità, attraverso le figure di Heinrich Heine, Bernard Lazare, Charlie Chaplin e Franz Kafka. Esse costituiscono, in maniera paradigmatica, la "tradizione nascosta" di quegli ebrei che avrebbero preferito restare degli emarginati, degli Aussenseiter, o, per riprendere la categoria di Max Weber che offre il titolo al saggio, dei paria - più o meno consapevoli - piuttosto che diventare dei "nuovi ricchi" integrati e conformi ai dettami della società, ovverosia dei parvenus. Paria e parvenus rappresentano, nella teorizzazione proposta da Arendt, due poli contrapposti e sovente confliggenti dell'emancipazione e dell'assimilazione ebraica - reperibili, nella fattispecie, nella storia dello Stato prussiano, e nel suo concedere (e quindi sottrarre) diritti "umani" all'ebreo, a patto che questi rinunci al proprio ebraismo. Rifiutando una simile offerta, il paria vive una libertà irriverente e paradossale. Essenzialmente "fuori luogo", posto ai margini della società, egli non accetta di abiurare e di rendersi così indistinguibile dalla medesima, testimoniando in tal modo la propria insuperabile alterità ebraica.
Il celebre testo dell'"Azione" (1893) di Maurice Blondel (1861-1949) costituisce l'impegno più radicale da parte di un filosofo per confrontarsi con la grande "crisi del senso" che coinvolge la cultura europea tra Ottocento e Novecento. L'opera rappresenta, per la successiva elaborazione del filosofo francese, quello che la Critica della ragion pura ha rappresentato per la costellazione del pensiero kantiano. Con l'"Azione" Blondel ha tentato un nuovo radicale incipit della riflessione filosofica, in vista di una chiarificazione ultimativa del suo ruolo nell'articolazione del senso che qualifica l'essere dell'uomo nel mondo. In questa edizione: Saggio introduttivo e Note di commento di Sergio Sorrentino, Nota bibliografica, Indice dei contenuti.
Ogni uomo si trova preso nell'avventura, ogni uomo ha, per questo, a che fare con Demone, Eros, Necessità e Speranza. Essi sono i volti - o le maschere che l'avventura ogni volta gli presenta.
Sono qui presentate due meditazioni bibliche che Karl Barth ha dedicato all'Avvento e al Natale. Soffermandosi sulle figure di Giovanni Battista e di Maria, che incarnano la condizione dell'attesa per l'adempimento della promessa di Dio con la venuta del Redentore, Barth offre ai suoi ascoltatori una profonda penetrazione teologica del testo sacro. Questa prosegue nella seconda meditazione, che si sofferma sul mistero natalizio: ascoltando l'invito a «non temere», ne considera la realtà come motivo di nuovo splendore al mondo intero, e, nel nascondimento dell'Uomo-Dio, sa vedere il momento della rivelazione divina.
I saggi raccolti in questo volume costituiscono un contributo alla storia dell'averroismo. Di questa complessa tradizione filosofica, che trasmette e sviluppa l'opera di Averroè (1126-1198) all'interno del pensiero ebraico e latino, vengono qui esaminati alcuni momenti salienti, non più circoscritti al Medioevo, ma estesi a pensatori rinascimentali (Elia del Medigo, Agostino Nifo) e moderni (Uriel da Costa, Spinoza e Adriaan Koerbagh). Al tempo stesso, gli studi qui presentati aprono ulteriori orizzonti per indagare l'influenza dell'averroismo nella formazione del pensiero di Spinoza e del movimento libertino europeo. Prefazione di Filippo Mignini.
Spesso non ci raccontiamo la verità. Spesso ci raccontiamo una storia dai risvolti più desiderabili. Nonostante l'evidenza dei fatti, nonostante la realtà parli da sola. Perché? Ecco qua, in sintesi, il fenomeno dell'autoinganno.