
Il volume raccoglie, con il testo greco originale a fronte, la traduzione curata da Mario Vegetti e Diego Lanza. Si tratta dei cinque scritti zoologici ("Ricerche sugli animali", "Le parti degli animali", "La locomozione degli animali", "La riproduzione degli animali" e "Il moto degli animali") e delle sette brevi opere di psicologia e fisiologia, i cosiddetti "Parva Naturalia" ("La percezione e i percepibili", "La memoria e il richiamo alla memoria", "Il sonno e la veglia", "I sogni", "La premonizione nel sonno", "La lunghezza e la brevità della vita" e "La respirazione").
La sensibilità marca profondamente la nostra esistenza: piene di forme sensibili sono la vita diurna così come quella che ci regalano i sogni notturni, la musica che ascoltiamo gli affetti che proviamo e i sapori che gustiamo. Ma la sensibilità è anche facoltà attiva: parlando, disegnando, modificando la materia che ci circonda produciamo ogni volta sensibilità. Se la scienza, la filosofia, il diritto ci hanno abituato a scorgere nella razionalità il tratto distintivo della specie umana, e nella ragione la facoltà che rende veramente umana la vita dell'"homo sapiens", il libro di Emanuele Coccia infrange questa lunga tradizione di pensiero, riabilitando una modalità negletta eppure onnipresente della nostra esistenza. Ancor prima di essere pubblicato in italiano, "La vita sensibile" è già stato tradotto in francese, spagnolo, portoghese e rumeno, ed è stato recensito su "Le Monde".
Hanno pagato «il prezzo più alto» non solo a causa della pandemia, ma anche di una cultura della produttività che li considera troppo spesso un peso. Ma gli anziani, secondo il papa, sono invece «una benedizione per la società». Con diciotto catechesi qui raccolte per la prima volta Francesco ha sviluppato un nuovo importante percorso di riflessione interamente dedicato al senso e al valore della vecchiaia attraverso la parola di Dio, da Genesi ai Vangeli, per spiegarne la ricchezza e trasmettere «saggezza all'umanità». Quello del pontefice è un autentico appello alla riscoperta dell'arte di invecchiare. Perché non può essere solo una questione di «piani di assistenza», ma di «progetti di esistenza» per un'età della pienezza e dell'apporto gioioso. Al centro di queste «lezioni» è il rapporto intergenerazionale, una questione di primo piano in quest'epoca segnata dal calo demografico. Gli anziani sono «un vero e proprio nuovo popolo», osserva il papa, «mai siamo stati così numerosi nella storia umana», eppure «il rischio di essere scartati è ancora più frequente». Ma non ci si può limitare al cambiamento quantitativo, è in gioco «l'unità delle età della vita», ossia «il reale punto di riferimento per la comprensione e l'apprezzamento della vita umana nella sua interezza». Il nuovo libro del pontefice è accompagnato dai suoi più rilevanti interventi sul tema e presentato da Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che delinea un vero e proprio itinerario storico e culturale nel valore della vecchiaia.
La pubblicazione del seminario "La vie la mort", tenuto da Jacques Derrida tra il 1975 e il 1976, potrebbe segnare in maniera decisiva l'interpretazione dell'intera opera del filosofo franco-algerino. Derrida vi affronta la decostruzione dell'opposizione tra la vita e la morte quale matrice che orienta e struttura la tradizione del pensiero Occidentale in chiave metafisica. È infatti in questa prospettiva che si muove, fin dal titolo, in cui, tra "la vita" e "la morte", non vi è alcun segno di congiunzione, o di altra articolazione, che potrebbe implicitamente ratificare la distinzione e quindi l'opposizione tra due termini presupposti come di per sé autonomi e l'uno dall'altro indipendenti. Tuttavia, Derrida non si limita a decostruire la tradizione della cosiddetta «filosofia della vita», fino ad affrontare la questione del cosiddetto «biologismo» di Nietzsche, attraverso la lettura di Heidegger; in questo seminario, Derrida si confronta per la prima e unica volta con il discorso scientifico e in particolare con "La logica del vivente" (1970) di François Jacob.
Interrogato da un teologo su quale fosse la caratteristica più spiccata di Dio creatore, il biologo inglese J.B.S.Haldane rispose: "Una smodata predilezione per i coleotteri". All'epoca se ne consideravano circa quattrocentomila specie contro... una sola del genere Homo. E forse i coleotteri popoleranno il pianeta quando Homo sapiens non sarà nemmeno più un ricordo. Frutto di cosmica contingenza, uno dei tanti arbusti del "cespuglio della vita" sopravvissuti alla lotta per l'esistenza, l'essere umano si è fatto strada in una natura che non perde occasione di schiacciarlo, facendogli provare il senso della solitudine nell'Universo. In questo libro Telmo Pievani ci rammenta che la comparsa degli organismi viventi è stata un fenomeno inatteso, e ne ricostruisce la storia evolutiva come un intrico di biforcazioni privo di direzioni privilegiate, sicché anche l'animale uomo si rivela tutt'altro che l'eccezione animata dalla scintilla divina. Proprio in questo modo si conquista una rinnovata solidarietà con tutta la "rete del vivente", come la chiamava Charles Darwin, senza nessuna concessione a fondamentalismi e superstizioni.
La vita postmoderna è, dal punto di vista morale, una vita in frammenti, governata da una profonda ambivalenza etica difficile da tollerare. Una forte crisi d’identità affligge l’Occidente contemporaneo, che brancola nel buio rispetto alle più urgenti questioni etiche. Oggi le persone credono ben poco nella possibilità di fondare una morale che possa funzionare da stella polare nell’orientamento delle nostre vite. Come riattivare, dunque, la responsabilità individuale in un mondo che ha perduto ogni riferimento? Per rispondere a questa domanda Bauman si rivolge alla filosofia di Emmanuel Lévinas, che ha messo al centro del proprio pensiero un’urgenza etica infinita destinata ad essere oggi di grandissima attualità. L’essere-per-l’Altro, il faccia a faccia con il volto dell’Altro, che assume varie forme (l’indigente, lo straniero, il migrante), sono concetti oggi più che mai necessari per offrire alla cultura occidentale nuovi strumenti per rispondere alla sofferenza umana, alla fragilità e alla vulnerabilità del nostro tempo.
"La maggior parte dei nostri più imperiosi desideri è destinata a evitare, differire o esorcizzare la morte. Saperci mortali è innanzitutto saperci votati alla perdita. La cosa più grave non è esattamente non durare, ma piuttosto che tutto si perda come se non fosse mai esistito." Questo libro parla di religione, o meglio di religioni: cosa significa credere, in che cosa crediamo o non crediamo e che rapporto hanno queste credenze con la più importante di tutte, l'aspirazione all'immortalità. Ma parla anche della verità, della differenza tra credulità e fede, delle vie non dogmatiche dello spirito, delle implicazioni politiche dei fanatismi ortodossi, del ruolo della formazione religiosa nell'educazione delle democrazie laiche. E parla anche forse soprattutto - di come si può vivere di fronte all'inevitabile, senza concessioni al panico né eccessi di speranza.
Edith Stein, carmelitana e vittima della barbarie nazista perché di origine ebraica; discepola e assistente di Edmund Husserl; una delle più importanti pensatrici cristiane del XX secolo, capace di una nuova sintesi fra la tradizione classica e il pensiero moderno, è ben nota come teologa e mistica, autrice di opere di profonda spiritualità. Meno nota è invece la sua spiccata propensione verso l'educazione e la sua acuta sensibilità per i problemi inerenti il campo pedagogico. Questo volume vuole appunto evidenziare questo aspetto importante della vita e della produzione della Stein. Si tratta di 17 saggi, in parte inediti, in genere testi di conferenze tenute tra il 1926 ed il 1938, il periodo della vita di Edith Stein precedente e successivo alla sua entrata al Carmelo. Le tematiche sono tutte attinenti l'educazione religiosa e la formazione dei giovani, secondo una concezione dell'esistenza che ha di mira la persona umana nella sua totalità e integralità. La grande apertura e l'ampio respiro Pedagogico, il completamento vicendevole tra dati scientifici e indicazioni didattico-pratiche, mettono in piena luce la sensibilità della Stein nei confronti degli uditori. La struttura dei saggi ha permesso di raccoglierli secondo un criterio contenutistico che privilegia la visuale in cui l'Autrice si pone: 1. Fondamenti teorici del lavoro educativo; 2. I problemi legati alla professione dell'insegnante; 3. La vocazione della donna; 4. L'arte di educare; 5. Formazione della gioventù cattolica. Edith Stein traspare da queste pagine come un'insegnante ricca di straordinarie doti didattiche e di grande fascino. Palpabile è l'onestà del suo atteggiamento di fondo. L'educazione religiosa è per lei tutt'altro che un acritico accumulo di aride nozioni; deve invece puntare all'unità profonda fra insegnamento e vita, forgiando l'attitudine a fare della vita un continuo apprendimento. Di grande spessore risultano le pagine dedicate al ruolo della donna nella società.
Che cosa è l'opera d'arte? Cosa si rivela in essa? Qual è la relazione fra l'opera d'arte e l'artista? Lettere, discorsi, saggi: sono qui per la prima volta raccolte le riflessioni di Romano Guardini intorno all'esperienza artistica, dagli anni giovanili alla maturità. Il confronto è con le opere d'arte classiche e contemporanee, dall'arte medievale a Rembrandt, da Van Gogh all'astrattismo. Proprio perché senza scopo, «l'opera d'arte è escatologica: proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà». Chi fruisce di essa sperimenta una trasformazione interiore: è chiamato «a diventare un'opera d'arte vivente davanti a Dio». Quella di Guardini è una estetica del concreto artistico, che vive delle polarità uomo-mondo, mondo-Dio, uomo-Dio: le polarità dell'esistenza.
In una celebre pagina di Shakespeare, Antonio, di fronte al cadavere di Bruto suicidatosi poco prima, esclama: "Questo era un uomo!". Ma che cosa fa di qualcuno "un uomo", qual è la caratteristica che, persino di fronte a un nemico mortale, ci fa sentire in presenza di un "vero uomo"? Per Vito Mancuso, tutto dipende dalla libertà. La vera libertà però è interiore, perché ciò che impedisce alla nostra vita di essere autentica sono le menzogne che diciamo a noi stessi, all'origine di quelle che diciamo agli altri. È la libertà da se stessi a rendere la vita davvero libera e dunque autentica. Ma come si diventa liberi da se stessi? E vale la pena perseguire una vita autentica in un mondo basato sulla finzione? Rispondendo a tali interrogativi, questo saggio sulla libertà sorprenderà anche per la passione e la chiarezza con cui è scritto.
Le nostre vite sono cambiate di colpo, travolte da qualcosa di inatteso. La società della tecnica si è fermata a causa del salto di specie di un microrganismo. Difficile accettare che sia tutto vero, faticoso capirne il senso. Questo diario meditato parte dal racconto di un tempo sospeso per farne una lettura del nostro vivere insieme, che troppo a lungo abbiamo maltrattato; ora siamo chiamati a prendercene cura diversamente, per ripensare in modo responsabile il cammino tra generazioni.