
Nel recente dibattito filosofico sta emergendo l'idea che le relazioni intersoggettive possono validamente essere considerate come il tratto costitutivo dell'umanità dell'uomo, della sua natura e identità. Tra i filosofi che, nel Novecento, hanno cercato di mettere a tema l'identità relazionale e intersoggettiva degli umani Maurice Nedoncelle, significativo protagonista del pensiero filosofico del XX secolo, è certamente un autore che offre rilevanti indicazioni per una comprensione della struttura relazionale della persona umana concretata in una dimensione compiutamente interpersonale ed espressa dalla categoria della reciprocità. Lo studio presenta la portata originale e feconda della prospettiva filosofica nédoncelliana, che riafferma l'inevitabilità del riferimento alla persona, significativamente colta nella relazione intersoggettiva come reciprocità d'amore.
Dopo quasi ottant'anni, questo saggio conserva intatta la sua carica "eversiva" contro il pregiudizio e i luoghi comuni. Nel 1929 fu considerato scandaloso dagli ambienti più tradizionalisti. Oggi, molte idee in esso sostenute sono entrate nel dibattito politico e alcune sono state recepite dalla legislazione del diritto familiare. L'impietosa critica del filosofo è contro la religione cristiana, colpevole di aver imposto una morale sessuofobica. In realtà, Russell non svilisce il ruolo sociale del matrimonio, anzi lo considera "la migliore e più importante istituzione che possa esistere tra esseri umani". Anche la vita sessuale, per essere del tutto soddisfacente, non può essere disgiunta da una profonda intesa affettiva. Ma l'analisi va oltre, coinvolgendo figli, contraccezione, divorzio, omosessualità, salute e istruzione pubblica, in una riflessione ricca di stimoli su temi di perenne attualità. (Prefazione di Piergiorgio Odifreddi)
Il filo rosso che collega gli scritti raccolti in questo volume è la scienza matematica. Porfirio utilizza l'isagoge o introduzione, genere letterario che serve a iniziare i suoi allievi a un'opera del matematico alessandrino Claudio Tolemeo dal titolo "Tetrabiblos o Quadripartitum", cioè un trattato in quattro libri che spiega gli effetti prodotti dai corpi celesti sulla Terra. E, giacché lo scritto di Tolemeo si presenta in più punti oscuro per la complessità degli argomenti trattati, Porfirio scrive l'introduzione al ''Trattato sugli effetti prodotti dalle stelle'' per chiarire ai suoi discepoli, o ai neofiti, gli argomenti e i passaggi considerati di più difficile comprensione. L'opera - qui tradotta per la prima volta in italiano - pervenuta in modo parziale e corredata degli scolî di Demofilo, un dotto bizantino attivo intorno al X secolo, chiarisce alcuni argomenti quali le figure che i pianeti assumono in cielo e il conseguente influsso che hanno sulle realtà materiali, l'importanza della luce negli effetti prodotti tra le stelle e la realtà terrestre, i calcoli matematici per computare un oroscopo, il ruolo dei segni zodiacali e il potere che essi hanno su particolari punti del corpo umano. In quest'opera Porfirio espone numerosi argomenti provenienti dalla tradizione astrologica caldea, egizia e greca, e li confronta in modo critico con il pensiero di Tolemeo, apportando a sua volta importanti innovazioni. Gli altri scritti raccolti all'interno di questo volume trattano alcune testimonianze e frammenti su opere di aritmetica e geometria. Sugli studi di aritmetica rimangono solo poche testimonianze, mentre sulla geometria rimangono cinque frammenti, in cui Porfirio, esponendo alcuni enunciati di Euclide, ne riporta le dimostrazioni geometriche.
Il materialista afferma che tutto è materiale o dipende da ciò che è materiale; il fisicalista che tutto è fisico o dipende da ciò che è fisico. Entrambi credono di sostenere la concezione filosofica più "amica" della scienza. Ma cosa intendono con "materiale" e "fisico"? E con "dipende"? Il materialismo e il fisicalismo sono dottrine filosofiche chiare, vere e giustificate? Questo volume vuole rispondere a tali domande esaminando soprattutto il dibattito contemporaneo nel panorama della filosofia analitica. La conclusione - di certo controversa - è che non vi sono formulazioni adeguate del materialismo e del fisicalismo.
Questo volume ha uno scopo ben preciso, ch'è quello d'introdurre alla comprensione diretta della «dialettica» marxistica com'essa si trova nelle sue fonti che sono Hegel, Feuerbach e Marx per attingere il significato originario e cogliere i momenti cruciali della sua problematica; ecco perché l'A. ha scelto testi fortemente teoretici ma meno conosciuti, soprattutto del primo Marx. L'antologia di testi scelti e tradotti da Fabro è preceduta da una profonda introduzione di oltre cento pagine dove l'A. mostra la convinzione – e dà volentieri atto a Feuerbach e a Marx –, che l'esito nel senso di conclusione essenziale o essenzializzazione del principio moderno della coscienza è, e non può essere, che l'ateismo.
Come è andato strutturandosi il cosmo dal disordine all'ordine, un movimento che sembra contraddire le leggi della fisica? Quale principio evolutivo può spiegare il modo in cui la realtà terrestre si è sviluppata fino alle forme più sofisticate del mondo organico? Come giustificare una tendenza che, pur scaturendo dalla materia, in essa non si esaurisce ma rinvia a una dimensione trascendente? Precisi interrogativi sono inanellati da Hans Jonas in questo saggio apparso nel 1988. Domande che scandagliano le origini della natura e dell'uomo: è lo scenario nel quale si inscrive la scelta primordiale dello spirito creatore di rinunciare alla propria onnipotenza in favore dell'autonomia cosmica. Riconducendo alla dialettica fra "libertà" e "responsabilità", Jonas mostra qui l'originalità di una prospettiva, lontana tanto dall'evoluzionismo quanto dalle più recenti teorie dell'intelligent design, tutta da riscoprire.
Quattro saggi inediti si affiancano in questo volume a uno studio sull'eredità dell'etica marxiana e al testo, ormai classico, sulla teoria dei bisogni. Una lettura del pensiero di Marx decisamente controcorrente che - analizzando il rapporto con la modernità, la giustizia, la liberazione dell'uomo, l'ebraismo, la cultura tedesca - sottolinea l'importanza filosofica del lavoro di Marx, la cui attualità non è scalfita dal superamento delle sue teorie economiche o sociologiche ed è ancora oggi indispensabile per comprendere i caratteri fondamentali della nostra modernità e molti problemi cruciali del nostro tempo. «Karl Marx non si è mai identificato con il suo essere un tedesco o un ebreo, né con il suo essere un membro del proletariato internazionale o un marxista. È ben nota la sua affermazione: 'lo non sono un marxista, sono Karl Marx'. Quindi quando parlo di Marx come filosofo ebreo-tedesco ho in mente l'identità delle sue creazioni, della sua opera, della sua filosofia, non la sua identità personale».
Quest’opera di M. Henry, dedicata a Karl Marx, offre un’interpretazione originale della filosofia del pensatore tedesco al di fuori della tradizione marxista e in aperta polemica e contrapposizione alle varie dottrine marxiste che si sono sviluppate già mentre Marx era ancora in vita. A partire dagli scritti giovanili in particolare da L’ideologia tedesca, pubblicata nel 1932, Henry compie una lettura articolata del pensiero filosofico restituendolo alla propria radice generativa individuata nella prassi della soggettività corporale dell’individuo vivente, la quale ne definisce nello stesso tempo la sua esistenza e la sua condizione di lavoratore. Andare alla radice vuol dire andare al fondamento dell’uomo, ossia alla vita, all’essere vivente di cui parla Marx. All’interno di questo campo, la prassi dell’essere vivente prova se stessa come potenza originaria che nel manifestarsi si coglie come espressione della vita, dell’affettività, da cui è generata e su cui si fonda l’autentica genealogia di ogni ideologia. È, in ultima analisi, la sua condizione di essere vivente che spiega la sua condizione storica e sociale, ad esempio di operaio che vende il suo lavoro, e ciò proprio mentre il suo lavoro attiene alla sua stessa natura di essere vivente. Il senso della prassi si svela così nell’esperienza che ne ha l’individuo nel lavoro inteso quale modalità della auto-donazione patetica della vita.
Da dove nasce il fallimento della corrente di pensiero che ha causato la tragedia totalitaria? Il nesso del marxismo con la tradizione filosofica e con il totalitarismo è uno dei nodi teorici cruciali dell’opera di Hannah Arendt. L’autrice spiega qui i motivi che l’hanno spinta a occuparsi del pensiero marxiano, delle sue idee sul lavoro, sulla violenza e sul cambiamento del mondo, e afferma che Marx consente di chiarire quali tratti della tradizione filosofica mostrano un’aria di famiglia con la “mentalità totalitaria”. Con le sue ambivalenze, Marx risulta una figura chiave per la comprensione della catastrofe totalitaria del ventesimo secolo e il ripensamento critico del pensiero politico occidentale.
Come funziona la circolazione del capitale? Quali sono le regole della sua accumulazione? Ma soprattutto, è vero che l'economia di mercato favorisce un aumento del nostro benessere? Secondo David Harvey, "le analisi di Marx sono ancora più pertinenti oggi di quanto non fossero all'epoca in cui scriveva. Quello che ai suoi tempi era un sistema economico dominante solo in un piccolo angolo del mondo ora si estende su tutta la terra". Harvey si mette sulle tracce del pensiero di Marx per ricostruire l'architettura del capitale e aggiornare all'evoluzione tecnologica e industriale degli ultimi centocinquant'anni le analisi del filosofo tedesco che ha cambiato definitivamente il modo di pensare l'economia, stravolgendo il destino di popoli e Paesi. E va alla ricerca di casi esemplari delle nuove forme di alienazione e di disuguaglianza, per provare che oggi la stessa logica del valore di scambio esplorata da Marx continua a seguire il proprio percorso, la propria "danza folle", senza alcuna considerazione per le esigenze reali delle persone. Dopo L'enigma del capitale e Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, Harvey propone una nuova lettura del gigante del pensiero economico e del suo classico monumentale, "Il capitale", per rivelarne la straordinaria attualità rispetto alle teorie contemporanee, che con la crisi finanziaria del 2008 si sono rivelate insufficienti. Per mostrare a tutti, lettori più o meno esperti, che l'opera di Marx è il miglior manuale d'interpretazione non solo dell'economia contemporanea, ma anche del mondo in cui viviamo.
In questo secondo volume dedicato all'economia, Mchel Henry porta a termine la lettura innovativa del pensiero di Karl Marx. Contro la teoria dello scambio propria dell'economia classica, che riduce il lavoro ad una categoria oggettiva che fa sì che il lavoro possa essere misurato e quantificato, Marx mette in luce che il lavoro è tutt'altro: è reale, vivente, soggettivo e creatore di valore. Esso costituisce la possibilità trascendentale dell'economia stessa e in modo specifico di quella capitalistica. Per Henry è compito della filosofia mostrare come l'economia riposi sulla "vita", ossia in ciò che Marx chiama la prassi, vale a dire il "lavoro vivente" del lavoratore.