
Se c'è ancora chi non conosce Don Dolindo Ruotolo, non può che trattarsi di una cerchia ristretta di persone. La figura di questo Sacerdote napoletano non si limita a rubare i cuori degli italiani, ma in pochi anni ha varcato i confini della nostra Penisola ed è ormai sempre più noto e sempre più amato in Polonia, Slovacchia, America e altrove. Ai napoletani che si recavano a San Giovanni Rotondo per essere illuminati da padre Pio, il santo Cappuccino diceva: "Cosa venite a fare qui a San Giovanni Rotondo voi di Napoli? Avete Don Dolindo che è un santo sacerdote!". Tra le numerosissime e preziose opere di Don Dolindo, la sua autobiografia è tra quelle più attese, amate e ricercate. Egli prese a scriverla dietro ripetute e pressanti richieste del suo confessore, negli anni dal 1923 al 1925. Si tratta senza dubbio di un capolavoro di spiritualità, psicologia e introspezione dagli accenti vivi e profondi, che rivela l'anima di questo pio Sacerdote umile e sublime, che affascinerà i lettori con il suo esempio di mirabile abbandono e fedeltà a Dio e alla Chiesa, nonostante le tribolate circostanze della sua vita.
Un mosaico di volti, storie, emozioni. Da chi ha superato la sfida del Covid-19 a chi ne è rimasto sopraffatto. Sino alle testimonianze raccolte direttamente dall'autore di eroi del quotidiano, uomini e donne incontrati in un tempo sospeso. Sullo sfondo un nemico invisibile che "ha fermato il nostro pianeta" e che tiene in scacco i popoli di tutto il mondo. Al di là di ogni interpretazione di un "conflitto" tra l'uomo e la natura, l'autore raccoglie le orme di un cammino che, seppur su un terreno irrigato dalle lacrime, ha lasciato tracce di speranza. Sotto il suo microscopio tante diverse esistenze. Ognuno è protagonista della sua storia mentre queste, tutte insieme, ricostruiscono la nostra storia. Facendo emergere gli "anticorpi della speranza".
Questo libro raccoglie «le storie di vita di alcuni migranti che sono stati accolti e assistiti dal Progetto "Artefici del nostro futuro sulle orme del Beato Giovanni Battista Scalabrini", ideato e realizzato a Reggio Calabria, con il supporto economico della Conferenza Episcopale Italiana. Auspico che l'incontro con queste "storie di vita" faccia fruttificare i germogli di bene che in questo tempo ovunque si stanno seminando, con generosità e autentico spirito di comunione».
Era davvero necessario raccontare la vita di un prete? Può risultare interessante leggere il diario di un sacerdote? Forse sì, se pensiamo che questo diario, che raccoglie 30 anni di sacerdozio, è stato scritto durante la quarantena iniziata nel marzo 2020, quando tutti eravamo immobilizzati a casa e quando anche i preti erano disoccupati pastoralmente. Un tempo di deserto e di quaresima, che è finito con la primavera della Pasqua, ma che ha portato ciascuno di fronte al proprio limite e a fare il suo piccolo o grande bilancio di vita.
Questo volume ripercorre la vicenda politica di Luigi Sturzo (Caltagirone 1871 - Roma 1959). E si offre quale contributo per recuperare il senso del popolarismo sturziano, che torna a essere invocato da alcuni osservatori come l'antidoto più efficace contro i populismi di varia matrice che oggi fanno capolino un po' in tutti i luoghi del confronto politico, dalle piazze ai salotti televisivi, dai social network ai media che plasmano l'opinione pubblica nel mondo ormai globalizzato. Il titolo pone in sequenza alcuni termini che si ritrovano disseminati nel discorso sui «Problemi della vita nazionale dei cattolici italiani» pronunciato nel 1905 da Sturzo quand'era pro-sindaco della sua città di nascita: «popolo, democrazia, libertà». Sono le parole chiave di quello che potremmo considerare un vero e proprio lessico sturziano.
Questo «Libro delle Cronache» rivela le ragioni e i sentimenti di uno storico del cristianesimo italiano, catapultato con famiglia negli Stati Uniti di Donald Trump, dove è affiorata in lui una nuova identità di teologo parzialmente americanizzato. Le «Cronache» sono state la sua rubrica esistenziale e politica, pubblicata a scadenza bisettimanale sulla rivista Adista, e coprono quasi tutto il primo quadriennio dell'attuale Presidente, dall'inaugurazione (gennaio 2017) sino all'esplosione del Covid-19 e al predominio di Joe Biden nelle elezioni primarie democratiche (luglio 2020). Rappresentano una testimonianza diretta e spassionata, sempre ironica e spesso dolorosa, di come si vive e talora si muoia, di come si spera e ci si disperi, fra guerre combattute da terzi e crisi di migranti, nell'America del III millennio, in un periodo segnato da contraddizioni e trasformazioni profonde, le cui conseguenze hanno effetti planetari. Il teologo italo-americano si augura di non dover proseguire la scrittura delle Cronache dal Trumpistan oltre le elezioni del 2020.
Adriana Zarri (1919-2010), scrittrice, teologa ed eremita, ha saputo conciliare una profonda tensione spirituale e contemplativa con la partecipazione appassionata al rinnovamento cattolico e alle grandi battaglie sociali della seconda metà del Novecento. Dotata di una forza di intervento radicale e di una rara qualità interiore, come ricordano il filosofo Mario Tronti e il teologo Giannino Piana, univa la verve polemica, inflessibile strumento di affermazione di quella che per lei era la verità, a una folgorante esperienza di Dio che espresse nella creazione di eremi vissuti e condivisi come oasi di armonia naturale e di respiro cosmico. Questo libro, attraverso fonti edite e inedite, ne ricostruisce per la prima volta la biografia, dall'infanzia a San Lazzaro di Savena (Bologna), alla giovinezza nella Compagnia di San Paolo, alla maturazione di una scelta eremitica in luoghi appartati della campagna piemontese. Ne ripropone la ricerca religiosa ispiratrice di una originale teologia mistica e trinitaria, la partecipazione con voce propria e distinta alle vivaci stagioni riformatrici prima e dopo il Concilio Vaticano II, la pratica di un monachesimo estraneo a forme di istituzionalizzazione e autonomo dalle strutture ecclesiastiche. Lettere, saggi, romanzi, articoli pubblicati su svariati periodici cattolici e laici - tra cui «L'Osservatore della Domenica», «Settegiorni», «Il Manifesto», «Rocca», «Anna» - attestano la libertà di critica e di proposta e la trama di amicizie eccellenti - da Benedetto Calati a Rossana Rossanda, da Luigi Bettazzi a Sergio Zavoli, da Marie-Dominique Chenu a Pietro Ingrao - che accompagnarono la sua vita e la sua riflessione.
La Beata Edvige Carboni (1880-1952) non era una religiosa, ma una santa della porta accanto che visse i duri periodi delle due guerre mondiali, le difficili fasi di ripresa economica, l’affermarsi in Italia e in Europa di filosofie e ideologie atee, di politiche repressive e neopagane, tra personaggi le cui idee politiche avvelenarono la coscienza di molti. Eppure Edvige riuscì a vivere – divisa tra la sua Sardegna e il Lazio – l’ordinarietà con una incredibile fortezza e in modo davvero straordinario, ponendo Dio al centro della sua esistenza personale e umana. Le sue virtù evangeliche furono cristalline, ammirevoli e contagiose. Molti non la capirono, ma tantissimi videro in lei il dito di Dio. L’Assoluto ebbe in lei il posto d’onore; il Cuore di Cristo fu il centro del suo ed Egli la amò chiamandola a una vita di consacrazione, di riparazione, di preghiera e di offerta. Pur se assorbita dai mille impegni di una vita umile, la Beata assaporava in terra i frutti della sua intimità con lo Sposo celeste e collaborò con lui nel portare la croce fino a essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso, che ricreò in lei i simboli della propria Passione: le stimmate.
Il Santo Rosario con testi tratti dalle lettere e dagli scritti di Carlo Acutis con le foto dei misteri del Rosario appena istallati nel cento Carlo Acutis in Assisi, vicino all’eremo delle carceri dalla famiglia.
A corredo del Rosario pubblichiamo anche la Novena e il Triduo, una breve biografia, diverse foto di Carlo per gentile concessione della famiglia e alcuni testi di spiritualità.
Biografia di Luciano Bottan, giovane trevisano morto prematuramente in un incidente stradale in Ciad nel 2000. Missionario laico, appassionato di montagna e dell'amicizia, catturato da Gesù e innamorato del Vangelo.
Un luminoso esempio di vita monastica è offerto da Charalambos, nato nel 1910 e vissuto nel monastero di Dionysiou sul monte Athos e figlio spirituale di Giuseppe l’Esicasta. Si tratta di una figura recente, il cui ricordo è tuttora molto vivo in chi l’ha conosciuto e apprezzato, e ancora una volta la Storia ci pone di fronte a un’esistenza straordinaria nella sua normalità: c’è una chiamata irresistibile al divino e nello stesso tempo una strada non spianata, in cui le difficoltà e le sofferenze non sono risparmiate, ma sublimate nella preghiera noetica, quella del cuore. Così ogni momento di vita diventa una tessera di quel meraviglioso mosaico che Dio progetta per ciascuno di noi.