
Carmen Hernández Barrera è nata a Ólvega (Soria - Spagna) il 24 novembre 1930. Ha trascorso la sua infanzia a Tudela (Navarra). Fin da bambina ha sentito la vocazione missionaria sotto l'influsso dello spirito di San Francesco Saverio. Ha studiato Scienze Chimiche all'Università di Madrid. Per alcuni anni è stata membro dell'Istituto "Misioneras de Cristo Jesús" e ha studiato teologia a Valencia. Nel 1964 ha conosciuto Kiko Argüello nelle baracche di Palomeras Altas a Madrid dopo che ebbero annunciato il Vangelo ai poveri con cui vivevano, l'allora arcivescovo di Madrid, Mons. Casimiro Morcillo, li incoraggiò a diffonderlo nelle parrocchie. Il Signore li ha guidati a una sintesi teologico-catechetica basata sulla Parola di Dio, la Liturgia e la Comunità, che sarà la base del Cammino Neocatecumenale, il cui Statuto è stato approvato in maniera definitiva dalla Santa Sede nel 2008. Per più di 50 anni, insieme a Kiko Argüello, ha dato la sua vita annunciando il Vangelo in tutto il mondo. Aveva un amore immenso per Gesù Cristo, la Chiesa, la Madonna, il Papa, la Liturgia, la Sacra Scrittura e le radici ebraiche del cristianesimo. È morta a Madrid il 19 luglio 2016 e il 4 dicembre 2022 è stata aperta la sua Causa di Beatificazione e Canonizzazione nella diocesi di Madrid, essendo stata dichiarata Serva di Dio.
La testimonianza di come l'impegno e l'assunzione di responsabilità da parte di una comunità, che si riunisce intorno a una motivazione di giustizia, vissuta sia in chiave cristiana sia civica, può davvero generare un cambiamento sociale, culturale e educativo. Nei comuni della cintura sud-ovest di Milano, si conta un bene confiscato ogni mille abitanti. È un dato che dice chiaramente quanto la presenza della criminalità organizzata è forte, reale, pervasiva. Una presenza che sottrae risorse alla comunità e impatta su tutti. Pensiamo alla fatica che devono fare tante aziende sane per competere con chi non rispetta le regole, anzi le infrange ricorrendo a minacce e violenza. Se da un lato la criminalità toglie, dall'altro i beni confiscati devono essere in grado di restituire, cioè diventare volano di solidarietà, inclusione, accoglienza. In primo luogo, restituire senso di giustizia. E per vincere davvero, lo Stato, inteso come comunità che vive e abita un territorio, deve essere in grado di far generare qualcosa di positivo da quel bene, mettendolo a disposizione di chi ha più bisogno. Ecco che cosa racconta Libera Masseria: un bene confiscato, oggi "liberato", che testimonia come l'impegno e l'assunzione di responsabilità da parte di una comunità possono davvero generare un cambiamento sociale, culturale e educativo. «Ecco cosa accade quando un sogno incontra la giustizia! E don Massimo è uno abituato a sognare in grande. Grande come un edificio in stato di abbandono che un giorno scopre esistere nel comune di Cisliano, cintura sud di Milano. Si tratta di un immobile appartenuto a una famiglia della 'ndrangheta, giunto quasi al termine di un processo di confisca e il cui destino è ancora incerto. Per fortuna, la consapevolezza dei problemi da affrontare non basta a scoraggiare le persone come don Massimo, né le centinaia di associazioni e gruppi impegnati nel recupero e nella riconversione dei beni mafiosi. Tutte queste realtà hanno capito una cosa fondamentale: l'importanza di mandare segnali di concretezza alle popolazioni colpite dalla prepotenza mafiosa. Segnali senza i quali tutti i discorsi sulla legalità, la responsabilità e la partecipazione civica rischiano di suonare sempre più vuoti e retorici. Questo è un libro che merita di essere letto, perché, nel raccontare una singola storia, ci parla di molte questioni cruciali dell'Italia di oggi.» (don Luigi Ciotti).
Stanislao Medolago Albani è stato uno dei padri fondatori del cattolicesimo sociale italiano. Una figura straordinaria e ancora poco conosciuta. Bergamasco (nacque nel 1851 e morì nel 1921) fu un uomo di studio, di azione, di contemplazione. Discepolo di san Giovanni Bosco, fondò banche, istituti di assicurazione, giornali; fu precursore dell'Università Cattolica e stretto collaboratore dei papi Leone XIII e san Pio X, protagonista assoluto, dopo l'Unità d'Italia, dell'Opera dei Congressi che portò all'impegno politico dei cattolici. Era animato dalla convinzione che la carità cristiana deve essere l'anima della società nella quale le persone sono chiamate a partecipare responsabilmente alla vita sociale per realizzare il bene comune.
La vicenda umana e soprattutto resistenziale di don Giovanni Barbareschi (1 febbraio 1922; 4 ottobre 2018) viene raccontata per la prima volta in modo approfondito e documentato da Giacomo Perego.
Una storia che meritava da tempo di essere proposta al grande pubblico, superando il semplice racconto aneddotico e autobiografico e rivelando l'incredibile storia di don Barbareschi, attraverso una prosa romanzata e intima, ma sempre accompagnata da rigore storico e documentale. Il lettore sarà catturato da un senso di stupore e curiosità seguendo passo dopo passo le ricerche che Perego espone con stile quasi poliziesco, per scoprire documenti inediti, fonti, piste di indagine inesplorate. Quest'opera getta finalmente luce su uno dei personaggi più importanti e allo stesso tempo dimenticati della Resistenza milanese e non solo, offrendo una visione completa di un uomo che ha giocato un ruolo cruciale in un periodo drammatico della storia italiana.
«È la fine, per me è l'inizio della vita»: queste le ultime parole di Bonhoeffer prima di essere assassinato per ordine di Hitler nel campo di Flossenbürg il 9 aprile 1945. Questo giovane e brillante teologo è un personaggio fuori dagli schemi. È uno dei pochi teologi martiri; un accademico, titolare di cattedra finito impiccato sulla forca. La sua figura è percorsa da polarità straordinarie: un uomo di profonda spiritualità, ma pure il teologo della profanità; uno dei più radicali pacifisti dell'epoca, ma anche cospiratore contro Hitler; profondamente tedesco, ma nel 1941 prega «per la disfatta della Germania». Il suo discepolato, vissuto come semplice, cioè diretta e totale, obbedienza alla Parola di Dio, lo condusse a testimoniare Cristo fino alle estreme conseguenze.
Il 15 settembre 1993 inizia una storia. Il martirio di p. Puglisi riempie della sua eco le strade del mondo: dal quartiere di Brancaccio e dalla città di Palermo si diffonde per il mondo intero. Come mai? Un prete poco noto dai media, ma amatissimo da chi lo conosceva, parla a tutti, e lo fa a partire dal sorriso con cui si rivolse ai suoi assassini. Nel corso del seminario di studi che si è svolto presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia "San Giovanni Evangelista", sita in Palermo, nella ricorrenza del trentennale del martirio (1993-2023) e con l'apporto di una molteplicità di voci, si è guardato a p. Puglisi da vari punti di vista, cercando di arrivare al fondamento del suo essere e del suo agire nei vari contesti in cui ha operato. Ebbene, p. Puglisi era un credente profondamente innamorato di Cristo, un prete attento a ciascuno e impegnato a tempo pieno per far conoscere l'amore del Padre per i suoi figli. Quanto ha fatto è stato eccezionale nella sua ordinarietà: è stato educatore, docente di religione, parroco, animatore della pastorale vocazionale e padre spirituale in seminario. Ogni cosa l'ha fatta bene, perché le motivazioni di fondo e le sue speranze erano poste in alto: il 15 settembre 1993 ha compiuto la sua corsa e ha toccato il cuore di persone avvezze al male, e lo ha fatto con un sorriso. Il suo sorriso incoraggia a fare sempre scelte giuste e coerenti, guardando al bene di ciascuno e della città degli uomini.
A cinquant'anni dalla morte di Charles Journet (1891-1975) viene pubblicato questo saggio di Samuele Pinna sul ricchissimo pensiero del cardinale svizzero. Fondatore della rivista Nova et Vetera e autore del monumentale trattato l'Église du Verbe Incarné, è tra i teologi più significativi del XX secolo. La sua ricerca teologica è stata un punto di riferimento per l'amico filosofo Jacques Maritain e per Papa Paolo VI, che gli offrì la berretta cardinalizia per averlo al Concilio Ecumenico Vaticano II. Questo libro mette in luce come la ricerca di Journet abbia attraversato diversi campi del sapere, soffermandosi in modo particolare sul tema della Chiesa, ma senza tralasciare i capitoli più importanti della materia teologica e inserendosi nei dibattiti culturali a lui coevi. Quella di Journet non è solo un'opera speculativa, ma è anche caratterizzata da un afflato mistico, secondo l'insegnamento di San Tommaso d'Aquino, di cui egli si sente discepolo: «Contemplari et comemplata aliis tradere». Queste pagine mostrano come Charles Journet abbia davvero vissuto come un mendicante di assoluto.
«La fede e la carità resero Pier Giorgio Frassati attivo e operoso nell'ambiente in cui visse, in famiglia e nella scuola, nell'università e nella società; lo trasformarono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità. Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità è da ricercare nell'itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la "normalità" dell'esistenza». (Giovanni Paolo II).
Quando Pier Giorgio Frassati muore all'età di 24 anni, il 4 Luglio 1925, persone di ogni condizione si affollano davanti alla casa di famiglia a Torino per rendergli omaggio. Portato via da una poliomielite contratta visitando un mala to, questo giovane studente, membro dell'Azione Cattolica, della FUCI, del Terz'Ordine domenicano e delle conferenze di San Vincenzo, irradiava una carità ardente, attingendo a una fede profonda. Gioioso, sportivo, trascinante, immerso nella realtà e nella politica del suo tempo, vedeva nel prossimo il volto di Gesù e lo esprimeva con innumerevoli gesti d'amore. Dichiarato beato nel 1990 da Giovanni Paolo II e santo da papa Francesco nel 2025, giovani di ogni parte del mondo trovano in lui un'ispirazione per vivere in pienezza la fede e la loro età. È patrono degli sportivi, delle confraternite e delle Giornate mondiali della gioventù. La sua vita è simboleggiata dalla frase: Verso l'alto. "Noi non dobbiamo mai vivacchiare ma vivere" Pier Giorgio
Emma è una giovane ragazza, la sua storia prende il via su un aereo di ritorno dal Brasile. Torna a vivere in Italia dopo quattro anni vissuti lontano. Questi anni se li ricorda come i migliori della sua vita. La vita in Italia è molto diversa, nelle abitudini, nelle amicizie e a scuola. Prova in tutti i modi ad assomigliare alle adolescenti italiane e nascondere il suo passato in Brasile, ma con scarsi risultati. I professori sono severi: se prendi brutti voti, a loro non importa e pensano che sia tu il problema. Dopo alcuni mesi, Emma cade in una sorta di depressione. Nessuno se ne accorge. Non lo vuole dire a nessuno, tanto meno ai suoi genitori. Non vuole farli preoccupare e pensa che loro tanto non possano farci nulla, non possono tornare in Brasile. E così comincia a chiudersi in sé stessa e a non essere più l'Emma allegra, serena e felice di qualche tempo prima. Sente il bisogno di avere qualcosa sotto controllo, dal momento che nulla sembra dipendere da lei: né i trasferimenti né la perdita di amicizie a lei care. Decide quindi di controllare il proprio peso, è la cosa più facile da fare in quel momento. Va avanti così per due anni, finché i genitori si rendono conto che la situazione è diventata grave e che la figlia soffre di anoressia nervosa. Inizia così un percorso doloroso fatto di ricoveri, dottori, psicoterapia, mezze verità, rifiuti, pelle e ossa. Fino al ricovero in una comunità a Bologna. La rinascita non è facile ma Emma ora ci crede, torna ad avere interessi, a socializzare, a ridere, a voler passare tempo con la sua famiglia. Torna a vivere. A sentire i sapori, a guardare il cibo come nutrimento, come piacere, e non come un nemico. Ha lottato per quattro lunghi anni con questa malattia infernale, ora può dire di esserne uscita, e in queste pagine racconta, a mo' di diario, con il contributo della famiglia, degli amici e dei medici che l'hanno seguita, come è tornata ad amarsi, a sconfiggere un mostro che la stava divorando. Perché lei non era, e non è, la sua malattia.
In tanti mi chiedono quale sia il segreto nascosto dietro la figura di mio figlio Carlo, che in pochi anni ha saputo conquistare l'amicizia e l'affetto di una moltitudine di persone che nella preghiera chiedono la sua intercessione. Perché un semplice ragazzino, morto a quindici anni, è invocato in tutto il mondo? Perché la Chiesa lo proclamerà santo? Quale, insomma, il "mistero di luce" che lo accompagna? Tanti hanno voluto raccontare Carlo, ma non è semplice riuscire a cogliere l'individualità di una persona se non si è entrati in relazione diretta con lei. Se è vero che "l'essenziale è invisibile agli occhi e non si vede bene che con il cuore", come madre di Carlo ho voluto provare a scrivere un libro con il cuore, per aiutare i suoi tanti devoti a conoscerlo e ad amarlo. Un fortissimo e innato senso religioso portava mio figlio ad aprirsi agli altri, in particolare agli ultimi, ai poveri e ai deboli. Carlo ha vissuto sempre proteso verso Dio. Diceva che "la conversione è un processo di sottrazione: meno io per lasciare spazio a Dio". Come un faro in una notte buia, ha squarciato e illuminato le tenebre che mi tenevano prigioniera e mi ha indicato un cammino in chiave di eternità. L'Infinito era la sua meta, non il finito. Gesù era il centro della sua vita. Sono questi i tesori che provo qui a svelare, i tesori di Carlo, il suo segreto.
Pier Giorgio Frassati (Torino 1901-1925) è uno dei santi giovani più conosciuti e amati nel mondo: in tutti i continenti ci sono persone e gruppi che si sentono ispirati dalla sua testimonianza cristiana a camminare nella fede e a rendere la propria vita piena di senso e di bellezza. Nell'arco di una vita breve ma intensamente vigilante e operosa, egli orientò la sua esistenza alla ricerca di valori autentici. Studente in Ingegneria mineraria, sportivo esuberante, appassionato soprattutto di montagna, iscritto a molte associazioni del suo tempo attive in ambito sociale, politico e spirituale, partecipava con passione alla vita della Chiesa e alle vicende della società del suo tempo. Vedeva negli altri il volto di Dio e si apriva al prossimo con parole di conforto e di aiuto, con l'amicizia comprensiva e disponibile e con il dono di sé offerto nell'umiltà. La sua personalità continua oggi ad affascinare, animare ed entusiasmare, comunicando, soprattutto ai giovani, che vivere da cristiani è possibile ed è bello. «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza deve essere bandita dagli animi cattolici; il dolore non è la tristezza, che è una malattia peggiore di ogni altra.» (Pier Giorgio Frassati). Prefazioni di Stefano Jacomuzzi e Roberto Repole.