
La santità cristiana è certamente contagiosa, soprattutto in quelle anime già predisposte per la mitezza, la docilità, la benevolenza, la fedeltà, la trasparenza della propria personalità. Così è stato per il sacerdote don Álvaro del Portillo, successore di San Josemaría Escrivá de Balaguer alla guida dell’Opus Dei. Il contatto continuo con il Fondatore come suo principale collaboratore, perfezionò nella carità la sua indole umana: la sua fu una vita interamente conformata al modello di Cristo e instancabilmente spesa per il bene dei fedeli.
Gentile e riservato nel tratto, parco di parole ma penetrante nelle valutazioni: da Álvaro del Portillo (1914-1994) traspariva una profonda unione con il Signore e l'attitudine a considerare ogni persona o situazione in una prospettiva di fede e di carità.
Hanno testimoniato la loro fede fino all'accettazione della morte, nell'Uganda del 1918.
La storia degli 813 abitanti della città di Otranto trucidati nel 1480 dai Turchi per aver rifiutato la conversione all'Islam dopo la caduta della città. Sono stati canonizzati nel 2013 da Papa Francesco.
Nel cinquantesimo anniversario di sacerdozio, l'autore ripercorre mezzo secolo della sua vita di prete, educatore, psicoterapeuta e docente, attraversata da un impegno costante nell'attività formativa. Il libro rivolge un'attenzione prevalente non tanto alle verità da credere e da vivere, ma soprattutto ai processi della crescita, ai passaggi da compiere affinché i valori divengano autentiche motivazioni e vita vissuta. "L'esperienza di una formazione umana, spirituale e ministeriale mi ha portato ripetutamente e in tanti modi ad assaggiare e gustare la pienezza di vita ricercata nei vari tempi e luoghi di servizio", scrive l'autore. "Questa pienezza di vita me la ero sentita proporre da dentro e da fuori come una promessa affidabile nelle varie fasi della chiamata vocazionale". Prefazione di Amedeo Cencini.
"Il segretario di Stato è una specie di meridiana che può indicare l'ora solo se c'è il sole, altrimenti non funziona". Non c'è frase migliore per spiegare quale concezione il cardinale Agostino Casaroli abbia avuto del suo ruolo. Segretario di Stato dal 1979 al 1990 sotto Giovanni Paolo II, Casaroli è stato per lungo tempo il protagonista indiscusso della diplomazia della Santa Sede, essendo il principale artefice dell'Ostpolitik vaticana, etichetta attribuita alla complessa rete di rapporti diplomatici intessuta con i paesi del blocco sovietico a partire dal 1963. Nonostante le critiche, più o meno velate, rivoltegli anche dall'interno della Chiesa, Casaroli, in assoluta comunione di intenti con i pontefici che si sono succeduti ha impostato con coerenza una linea diplomatica che si è rivelata vincente, avendo avuto un ruolo non secondario nella progressiva disgregazione dei regimi comunisti, fino alla decisiva svolta del 1989. Questo contributo si propone di ricostruire con dovizia di particolari e rigore storico quella straordinaria stagione, gettando una luce profonda sull'attività diplomatica di Casaroli e indagando a tutto tondo la personalità di un uomo che è stato tra i maggiori interpreti della storia del secondo Novecento. La straordinaria avventura diplomatica del Card. Casaroli.
In occasione del quinto centenario della sua nascita, un libro per avvicinarsi alle opere della grande santa, che ha "spalancato" le porte della sua anima a Dio perché potesse riversarvi fiumi di grazia, di luce, di pace, di amore. Teresa d'Ávila ci guida con la sua santità di vita e i suoi scritti nel cammino verso Dio. Le sue opere maggiori presentano un filo unitario: la Vita racconta le prime grazie ed esperienze mistiche; il Cammino di perfezione tratta delle virtù che occorre praticare per giungere all'unione con Dio; le Fondazioni narrano peripezie e fatiche dei viaggi di fondazione; il Castello interiore, l'opera più sublime, è come un prezioso diamante donatole da Dio che ella non tiene per sé, ma mette a disposizione di tutti perché giungano alla vita umano-divina in Cristo, per Cristo, con Cristo. Quattro opere che dispiegano la bellezza e la ricchezza della vita interiore.
"Il segreto di suor Maria Raffaella mi sembra espresso in modo chiaro da lei stessa: 'Mi sento profondamente felice perché mi sono resa disponibile per sempre. In questo consiste la mia felicità, che poi è fatta di spine e di pene, ma sono disponibile'. Il suo ingresso nel monastero della Visitazione a Genova-Quinto con altre sue sorelle, la successiva uscita per ragioni di salute, le cure pazienti, l'accoglienza tra le suore di Maria Santissima Consolatrice, i diversi servizi ai quali l'obbedienza la destinava, la dolorosa malattia, tutto era accolto e vissuto con la disponibilità del cuore. Si parla del sorriso di quest'anima in ogni circostanza, tanto da essere indicata come 'suor Sorriso'. Può sembrare poetico e oleografico. In realtà era un sorriso tutt'altro che evanescente e facile: era frutto di una lotta ardua contro i morsi impietosi della malattia o delle difficoltà". (Card. Angelo Bagnasco). La vita di Suor Maria Raffaella Marconcini, suora nella Congregazione di Maria Consolatrice.
"Fratel Ettore è un guerriero dall'armatura luccicante, parte lancia in resta per combattere orripilanti draghi a tre teste che nessun guerriero, per quanto valoroso, vorrebbe mai affrontare. Lui mi difende da mille streghe cattive, non si lascia impressionare dai mulini a vento e insegna anche a me a non lasciarmi destabilizzare, ma è una scuola difficile..." Così esordisce suor Teresa Martino nel raccontare la vicenda del suo incontro con un grande profeta dei poveri, che è stato anche un vero mistico, benché la sua statura nella carità abbia talvolta offuscato la profondità spirituale della sua esistenza. Il testo di suor Teresa - un tempo attrice di teatro -, la donna che oggi ha raccolto l'eredità delle comunità fondate da fratel Ettore, ci svela un volto intimo della vicenda del Camilliano che ospitava i più poveri alla Stazione Centrale di Milano. Attraverso uno stile che ricorda talvolta quello dei Fioretti di san Francesco, siamo introdotti nel mistero della vocazione d'amore per i deboli e di quella che, spesso, appare veramente come la "Commedia degli Ultimi". La vita di fratel Ettore, profeta dei poveri.
Nato a San Valentino, frazione di Castellarano (RE), Rolando Maria Rivi entrò in seminario nell'autunno del 1942 ma nel 1944, in seguito all'occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa. Continuò però a sentirsi seminarista e a indossare l'abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona. Il 10 aprile 1945 un gruppo di partigiani comunisti lo rapì. Quattro giorni dopo fu ritrovato il suo cadavere, il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e due ferite da arma da fuoco. Da allora la vicenda di Rolando Rivi è stata relegata in un ingiustificato oblio e la sua uccisione archiviata dalla vulgata come un delitto privato. Finché, dopo molti anni, la sua tomba è diventata meta di pellegrinaggi. Una guarigione miracolosa ne ha riportato in primo piano il martirio. Il 28 marzo 2013, ad appena sette anni dall'apertura della causa di beatificazione, papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio in odium fidei. Il 5 ottobre 2013 Rolando Maria Rivi viene proclamato beato della Chiesa. Il suo sacrificio apre uno squarcio sui delitti del Triangolo della morte, che hanno avuto come vittime preti e religiosi in vista di un'imminente rivoluzione comunista.
Padre Michele Pellegrino, già docente universitario di letteratura cristiana antica, fu chiamato da Paolo VI a guidare l'arcidiocesi di Torino a cavallo degli anni '60 e '70 del secolo scorso, uno dei periodi più travagliati della storia recente, segnato dall'immediato post-concilio e dalle lotte studentesche e operaie. A offrire il profilo di questo pastore straordinario a 25 anni dalla morte e a 40 dalla lettera pastorale Camminare insieme - sono tre testimoni che hanno vissuto quell'epoca ruggente da giovani, diventati, col passare degli anni e in ambiti diversi, punti di riferimento a livello nazionale, chi nel campo della spiritualità e della vita monastica (Enzo Bianchi), chi nella lotta contro le nuove povertà e la mafia (don Luigi Ciotti), chi nel richiamare i giovani all'impegno per la pace e la solidarietà (Ernesto Olivero). Si tratta di figure carismatiche assai diverse per sensibilità, cultura e ambiti di competenza, accomunate tuttavia dall'aver incontrato un Padre che li ha riconosciuti e confermati nei propri ideali giovanili. A distanza di anni, a fronte di ciò che oggi rappresentano per la Chiesa e la società, essi fanno memoria di quel vescovo che ha accompagnato e sorretto il loro "stato nascente". Prefazione di Franco Garelli.