
Don Luigi Savaré è un presbitero della diocesi di Lodi, nato il 15 agosto 1878 e morto il 22 marzo 1949. Considerato santo ancora in vita, fu proclamato tale alla fine dei suoi giorni: è morto poverissimo e amatissimo dal popolo e dal clero. Molti sono gli scritti su questo sacerdote, ma una biografia completa non è mai stata pubblicata. Don Luigi riceve l'ordinazione presbiteriale nel giugno 1903. Si distingue subito per una spiccata sensibilità nei confronti dei problemi sociali: toglie dalla fame numerose famiglie, esprimendo forme squisite di personale e riservata carità, e partecipa alla fondazione dell'Accademia Leone XIII, che riunisce i chierici e i preti maggiormente sensibili alle problematiche sociali. Trasferito a Lodi nel 1909 ha l'incarico di seguire l'oratorio cittadino. A quest'opera si dedica per il resto della sua vita. Nel periodo della guerra, la struttura si apre anche alla cura dei militari di stanza a Lodi. Non manca di intrattenere una fitta corrispondenza con i suoi giovani chiamati alle armi. All'intenso lavoro pastorale corrisponde un'intensa vita contemplativa a cui don Savaré cerca di introdurre i suoi giovani: molti di essi seguono la strada della consacrazione religiosa e del ministero sacerdotale: grande è il suo amore per la Vergine, alla quale ama rivolgersi con l'appellativo di Maria Ausiliatrice, e totale è la sua passione per Gesù Eucaristia, che veglia molte ore, sia di giorno che di notte, inginocchiato davanti al Tabernacolo...
Maria Felicia di Gesù Sacramentato (1925-1959), beatificata il 23 giugno 2018 ad Asunción nello stadio di calcio davanti a migliaia di persone, è un esempio attualissimo di quella «santità della porta accanto» di cui ci parla papa Francesco nell'Esortazione apostolica sulla chiamata universale alla santità Gaudete et exsultate. Meglio nota come Chiquitunga e chiamata pure «callejera», è stata una militante cattolica, un'attivista antifascista, una volantinatrice del Vangelo, una maestra di scuola e un'operatrice di carità, appassionatamente innamorata prima del suo fidanzato e poi della sua consacrazione claustrale, vissuta come sintesi e coronamento di tutto il suo passato. Come sia riuscita in questa avventura, è il suo mistero, la sua sapienza, l'originalità del suo messaggio che è nel suo nome religioso di carmelitana: di Gesù Sacramentato. Ossia l'offerta totale di sé nell'Eucaristia. In occasione del centenario della sua nascita, che coincide felicemente con il Giubileo del 2025, pubblichiamo questa biografia di Chiquitunga affinché sia di aiuto a chiunque a percorrere il proprio cammino di fede con un cuore che si lasci conquistare integrando l'umano e il divino in un'alleanza di amicizia creativa e curativa. Postfazione di Iacopo Iadarola, ocd
La Congregazione delle Scuole di Carità, comunemente nota come “Istituto Cavanis”, nasce dall'intuizione e dal cuore di due fratelli veneziani, Marco e Antonio Cavanis, all'inizio dell'800. Nel 1803 danno inizio alla prima scuola gratuita per il popolo e da allora in poi la loro vita sarà caratterizzata da una lunga, faticosa azione di promozione cristiana e culturale dei giovani. La Congregazione da circa trent'anni è presente anche in Brasile, Ecuador, Colombia, Bolivia, Filippine, Romania e Congo con attività apostoliche parrocchiali e di assistenza ai ceti più poveri.
Nel 150° anniversario della morte di Antonio Cavanis, e in vista della “fase romana” del processo di canonizzazione, viene stampato questo agile profilo sulla vita e l’opera dei due fratelli, corredato da un inserto con immagini in bianco/nero. È un testo agiografico semplice, con una finalità vocazionale.
S. Teresa di Gesù è vera maestra di vita cristiana, da additare ai fedeli di ogni tempo. In un contesto di vita quale quello attuale, in cui vi è carenza di valori spirituali, S. Teresa ci mostra la strada per essere testimoni costanti della presenza e dell’azione di Dio. Teresa fu una donna straordinaria, ma anche una donna dai forti contrasti, geniale se si vuole, ed anche misteriosa, enigmatica. Nei secoli XVII-XIX quello che impressionò di più furono i fenomeni straordinari che caratterizzarono la sua vita. I trattatisti di spiritualità valorizzano invece soprattutto le sue virtù, il suo magistero in tema di orazione e contemplazione, il suo amore “serafico”.
Colpiscono però anche i suoi speciali carismi.
La vita, gli scritti, i carismi, i frutti della santità di Teresa...
tutto in questa dettagliata biografia.
Mario D’Antino è un giurista, presidente onorario della Corte dei Conti. Ha ricoperto nella sua carriera di magistrato numerosi incarichi istituzionali, professionali e di diretta collaborazione con ministri ed è stato insignito di prestigiose onorificenze. È stato professore a contratto in varie università e presidente di importanti commissioni. È autore di moltissime pubblicazioni in materie giuridiche, etiche e religiose.
«Tutto, ma prete mai» è la frase che Davide si ripete spesso, negli anni in cui cerca la sua strada, incerto fra il richiamo di un impegno dedicato ai più deboli e la vocazione a una scelta spirituale. La ripete fuggendo dal seminario, ferito da un modello educativo autoritario e privo di affettività. E poi quando i profondi sentimenti per una ragazza gli fanno immaginare una vita di coppia in una comunità missionaria, e ancora nei momenti in cui il buio e il deserto invadono la sua anima. Ma la spinta verso una vita consacrata resta forte, nonostante i tentativi di ignorarla o combatterla. Inizia per lui una lunga lotta interiore, che racconta in questo libro in una confessione coraggiosa, a cuore aperto, senza nascondere gli errori, le fragilità, i passi falsi e i ripensamenti, pieno di gratitudine per i tanti incontri importanti, le prove e gli insegnamenti che lo hanno guidato sulla strada giusta. Oggi don Davide vive con gioia da sacerdote nella comunità di Nuovi Orizzonti e da anni si occupa di ragazzi "difficili". Per loro, e per i tanti giovani che cercano il loro posto nel mondo, ha deciso di condividere la sua esperienza, quella di un ragazzo irrequieto e un po' ribelle che voleva essere padrone della propria vita e poi ha accettato di lasciarsi condurre da Dio. Una storia - insolita, appassionante e commovente - che parla della fatica di crescere e di riconoscere la propria vocazione, quale che sia; dell'importanza di avere dei maestri e dei modelli da seguire; della felicità che viene dall'affidarsi a chi ci ama sopra ogni cosa.
Madre Brigida Maria Postorino (1865-1960), alla fine del diciannovesimo secolo, iniziò a radunare intorno a sé un gruppo di giovani donne che volevano condividere con lei il cammino alla sequela di Cristo. Nacque in tal modo l'Istituto delle Figlie di Maria Immacolata, il cui scopo - oltre alla santificazione dei membri - era l'aiuto alle persone più bisognose, come l'infanzia abbandonata e povera. A questa infanzia abbandonata cui era precluso un avvenire migliore, Madre Brigida Maria, forte del suo amore alla Vergine Immacolata che la portò a superare fatiche e sofferenze di ogni tipo, offrì la possibilità di ricevere un'istruzione adeguata e quindi un futuro più sereno.
Patrizia Revello, brillante dottoressa in Farmacia, è volata al Cielo all'età di 39 anni, appena compiuti, dopo aver lottato eroicamente per due anni contro una malattia devastante, il cancro al seno "triplo negativo", sostenuta da una grande fede in Dio e nella Vergine Maria. È proprio grazie all'esempio con cui ha affrontato la malattia e la serenità che ha saputo trasmettere a coloro che si stringevano attorno a lei, che oggi il suo ricordo rimane vivo. Leggere la storia di Patrizia, tuttavia, non significa solo contemplare la sua relazione d'amore con Gesù, ma sentirsi anche coinvolti nella stessa esperienza, quella che ha già trasformato la vita di molte persone a lei vicine: genitori, fidanzato, amici, sacerdoti, vescovi... Queste pagine, dunque, oltre a presentare la figura di una giovane donna appassionata della vita e di Dio, ci invitano ad un autentico cammino di conversione e di fede. Per riuscire ad avvicinarci un po' di più a quel Gesù che lei sempre definiva "bravo".
La biografia di una delle grandi figure del Novecento (1912-2007) uscita in Francia nel 2011. L'Abbé Pierre fu cappuccino e poi prete secolare. Resistente, deputato, fondatore di Emmaus, difensore del diritto alla casa, sostenitore dell'obiezione di coscienza al servizio militare, presidente del Movimento federalista europeo. Il racconto è scandito dalle battaglie che l'Abbé Pierre ha condotto instancabilmente fino alla fine. Sempre all'insegna del suo motto: "Servire per primo il più sofferente". 5 agosto 2012: anniversario dei 100 anni dalla nascita dell'Abbé Pierre.
Sabrina Bergamini Vitali, mamma di Davide, un ragazzo tetraplegico morto a 27 anni, racconta la sua storia attraverso le pagine di un "diario" che scandisce gli ultimi mesi di vita del figlio. E mentre scrive, la memoria va a tanti episodi e incontri avvenuti nel corso dell'esistenza di Davide: un mosaico di immagini vivide, che mostrano bene quanto il ragazzo sia stato sempre vivace, attivo, e quanto la sua vita sia stata piena. Sono pagine che trasmettono un grande messaggio di amore e la consapevolezza che ogni esistenza, pur con le forti limitazioni fisiche e i condizionamenti causati dalla malattia, è degna di esprimersi al meglio e di sperimentare "tutte le cose belle" possibili, grazie alla vicinanza e all'aiuto dei propri cari e di un'intera comunità.
Carlo e Roberto: due giovani molto diversi uniti da una straordinaria amicizia e da una vita vissuta a cento all'ora, che scelgono la via del "farsi santi insieme". Nell'entusiasmo e nella freschezza dei loro vent'anni, la radicale profondità dell'amore evangelico si fa cammino esemplare che ha per meta - dalla cima di una montagna o dal letto di un ospedale - un gioioso "tuffo in Dio".
Non raramente ma soprattutto oggi, nel contesto assordante e molto spesso confuso che fa da contrappunto al comune modo di vivere, s'avverte la necessità d'una pausa, anche breve, e d'un respiro più puro, per rinnovare o confermare la consapevolezza d'una vita, che qualcuno chiama "a misura d'uomo". Lo stordimento, dal quale si tenta di liberarsi, è però talmente intenso ed invasivo da render quanto mai difficile l'approdo a qualche minuto di libertà interiore e di confronto con il proprio "dover essere". Si è, peraltro, profondamente convinti che soltanto in seguito ad un tale approdo è possibile aprire gli spazi della libertà che dà senso alla vita, rispondendo ai suoi non pochi interrogativi. L'approdo operato da una giovane donna d'eccezionale ricchezza interiore, quale fu Dina Bélanger, vien qui riproposto, perché in esso anche il lettore possa agevolmente specchiarsi e decidere di tentare, egli pure, la stessa avventura.