
La Piccola Famiglia dell'Annunziata, la comunità sorta intorno a Giuseppe Dossetti alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, include una realtà peculiare, cioè l'accoglienza, accanto ai fratelli e alle sorelle del cenobio, anche di coppie di sposi che si impegnano a vivere La Piccola Regola. La prima parte contiene testi da cui si ricavano le motivazioni e i modi della presenza degli sposi in comunità; testi per così dire «fondativi» rispetto alla compresenza di monaci e sposi nella comunità. La seconda parte contiene catechesi e meditazioni per la formazione degli sposi, la loro crescita spirituale, l'approfondimento della Regola e di temi della vita cristiana.
In questa brillante raccolta di saggi, G. K. Chesterton analizza, con la sua ironia colta e pungente, i mali del suo e del nostro tempo: l'individualismo, il materialismo, il relativismo, l'edonismo, il consumismo, oltre a una rassegnata disperazione che sembra invadere l'animo dell'uomo, ormai privo di valori, fede e religione. Secondo l'autore esiste un solo antidoto per questo smarrimento etico, per le aberrazioni del comunismo, le intemperanze del capitalismo, le distorsioni dell'agnosticismo, l'esasperato modernismo e giovanilismo, la mania dei culti spiritici e le mode fuggevoli e insignificanti: è la Parola di Gesù, unica fonte di vita vera. E la Chiesa cattolica è l'ultimo baluardo rimasto a difesa dell'uomo comune, normale ma non banale, alla ricerca della propria felicità in questo e nell'altro mondo. Della Chiesa Chesterton riconosce gli errori, anche gravi, ma sottolinea l'importanza e il valore del suo messaggio, che ha attraversato i secoli e che ancora oggi è vivo e presente in mezzo a noi. I giudizi dello scrittore, così come gli argomenti che affronta, in particolare quelli riguardanti la famiglia, appaiono davvero di una sconcertante attualità; egli si fa portavoce di una fede convinta, alla quale ha aderito con la ragione e con il cuore e che ha una portata e un valore universali.
L’intenso epistolario di Bonhoeffer dalla cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel e la fidanzata diciannovenne Maria.
Dalla quarta di copertina:
«Fortunatamente tu non scrivi libri, ma fai, sai, riempi con la vita reale ciò di cui io ho solo sognato... questo è ciò di cui ho bisogno, ciò che ho trovato in te, ciò che amo: l'intero, l'indiviso». Così scriveva il trentottenne Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) nel 1944 dalla Cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel alla fidanzata diciannovenne Maria von Wedemeyer (1924-1977). Bonhoeffer doveva vedere Maria per l'ultima volta nel settembre dello stesso anno. Su ordine di Hitler in persona fu giustiziato il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. L'evoluzione di Dietrich Bonhoeffer da figlio di un professore dell'alta borghesia a stimato teologo e infine a cristiano radicale che scopre e vive la dimensione politica della sua fede culmina negli ultimi due anni della sua vita, che egli trascorse in carcere. Le sue lettere del tempo della prigionia al suo interlocutore teologico e amico intimo Eberhard Bethge dopo la loro pubblicazione nel 1951 (tradotte in 13 lingue) hanno commosso e influenzato il pensiero e le azioni di persone di ogni parte del mondo.
La corrispondenza di Bonhoeffer con Maria, invece, il ruolo dell'amore per questa giovane donna nel suo sviluppo, è rimasto fino ad oggi sconosciuta. Le lettere vengono qui pubblicate per la prima volta. Esse presentano una inusuale storia d'amore. Le lettere sono tanto commoventi non da ultimo perché il lettore sa fin dal primo momento che ogni speranza è vana.
Se osservassimo il cielo stellato con l'ausilio di un telescopio e con la guida di un esperto astronomo ci invaderebbe un sentimentodi stupore. Affondare lo sguardo della mente in tutta la dimensione spazio-temporale dell'universo accompagnati da Pierre Teilhard de Chardin dona una sensazione altrettanto straordinaria. È un viaggio entusiasmante alla ricerca delle nostre più lontane origini, per individuare le tenui tracce che portano all'Uomo. E, soprattutto, per capire se l'intero moto evolutivo abbia una direzione privilegiata e miri a un ulteriore, fecondo sviluppo. Teilhard de Chardin prende in considerazione la totalità del fenomeno: non solo l'Uomo come espressione ultima della materia altamente organizzata, ma anche l'Uomo che mira a prolungare l'evoluzione nel «più essere» e nello spirituale. È una affascinante concezione unitaria dell'avventura umana inserita nell'avventura dell'universo: una visione altamente incoraggiante.
Ne "L'abbraccio benedicente" Nouwen getta un ponte fra la celeberrima parabola narrata da Luca e la vicenda umana di ciascuno di noi. Quando ha l'occasione di ammirare dal vivo la tela di Rembrandt al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, esclama: «Più guardavo Il ritorno del figlio prodigo, più diventavo parte della storia. E cominciavo a fare collegamenti tra la parabola evangelica e la mia vita personale». Ne è derivato un libro che ha incontrato un favore travolgente e ha cambiato la vita di migliaia di persone. Perché racchiude i consigli di un uomo profondamente spirituale, che è anche uno psicologo di talento; perché offre una riflessione magistrale di un singolo passo del Nuovo Testamento; perché è un'opera «brutalmente, intensamente onesta» (James Martin). A trent'anni esatti dalla prima edizione italiana de L'abbraccio benedicente (1994) Queriniana propone questa edizione speciale per festeggiare l'anniversario. Il testo di Henri Nouwen è ora proposto in abbinamento ad ampi stralci del "sequel" "Ritornare a casa" (2010), che risulta perfetto per proseguire l'avventura: è un testo parallelo e complementare, le cui pagine integrano le riflessioni sul figlio prodigo svelando il "dietro le quinte" del grande longseller nouweniano.
In Occidente facciamo volentieri a meno di Dio: ci sentiamo maggiorenni, indipendenti. Per i non credenti è positivo che Dio venga finalmente detronizzato. Per i credenti più critici – quelli che non si trascinano in una fede abitudinaria, senza mordente – diviene invece pressante la domanda su chi abbia occupato quei troni, rimasti vuoti. Non lontano da noi, poi, dei combattenti disposti a tutto si richiamano con ostinazione a un Dio che scende in battaglia al loro fianco per spargere terrore su di un mondo degenere e infedele. La contraddizione è stridente e suscita tanti interrogativi.
Gli autori indagano allora qui temi e atteggiamenti che caratterizzano il dubbio e la mancanza di fede oggi. Lo fanno mettendosi a nudo e offrendo uno spaccato della loro storia personale: portano nella riflessione le situazioni più disparate. All’incredulità accordano un significato purificatore per la fede. Una certa dose di scetticismo, cautela, reticenza nel professare la propria fede può essere salutare là dove certezze granitiche e inattaccabili divengono un’arma in mano a quanti si mascherano da credenti.
Ogni fede che incorpora al proprio interno una mancanza di fede evita forzature e diventa più solida e matura.
Nouwen ha scritto e parlato molto di comunità nel corso della sua vita, svolgendo il ministero di prete e di docente. Una ricerca di comunità ha alimentato gli scritti di questo autore prolifico e molte delle sue scelte di vita più importanti - compresa la decisione di lasciare l'incarico all'università per fare da cappellano in una comunità de L'Arca in Canada. Lì, vivendo a fianco di persone con disabilità intellettive e dello sviluppo, in compagnia dei loro assistenti, la sua comprensione della comunità, ma anche dell'impegno che richiede la vita comune, sono giunti a maturazione. Stranamente, però, Nouwen non ha mai dedicato un libro completo all'argomento. Solo adesso, attingendo a conferenze e articoli apparsi nel corso degli anni - con materiali inediti per l'Italia -, Comunità fornisce un quadro esaustivo della visione che Nouwen aveva della comunità cristiana. E dà ragione del perché egli la percepisse come una parte ineliminabile della vita spirituale, in tutte le sue varie dimensioni.
"Breve storia dell'anima" è il racconto di come, nel corso dei secoli, ogni civiltà abbia utilizzato questo concetto per esplorare quelli di coscienza, spiritualità, vita oltre la morte e più in generale il rapporto dell'uomo con Dio e con i suoi simili. All'origine di tutte le parole che indicano l'anima c'è il respiro, il fiato, il vento: «anima», dal greco anemos, «vento», che a sua volta discende dal sanscrito aniti, «egli soffia». Per denotarla Platone usava un'altra parola, psyché, a sua volta figlia del verbo psycho, «soffiare». L'ebraico nefesh la rappresenta con il pittogramma di trachea e polmoni stilizzati. Attorno a ognuno di questi termini sono nate riflessioni inesauribili, che hanno coinvolto la religione e la filosofia, la morale e l'etica. Gianfranco Ravasi attraversa le epoche inseguendo questo alito vitale con cui gli uomini hanno cercato di definire loro stessi: da Aristotele a san Tommaso, da Hegel a Leopardi, toccando rimandi biblici e letterari, quello di Ravasi è un viaggio nelle parole e nel pensiero ricco di incontri con scrittori e mistici. Un viaggio che si muove tra terre antiche e nuove, tra la Mesopotamia, l'Egitto e la Grecia, tra il mito e le neuroscienze, inseguendo un orizzonte nitido: «Risvegliare, purificare, ravvivare l'anima genuina che è spirito, coscienza, intelligenza e amore».
In questo saggio Girard prende per mano il lettore e illumina il meccanismo della persecuzione e del sacrificio. In particolare colpiscono per la loro radicale novità le interpretazioni di parabole ed episodi dei Vangeli. Vediamo qui compiersi quell'oscillazione decisiva per cui la vittima sacrificale non consente più alla colpa che le viene attribuita ma diventa l'innocente che come tale si rivendica. Così il capro espiatorio si trasforma nell'agnello di Dio. Tale modifica non arresterà la persecuzione che potrà assumere proporzioni inaudite, come testimonia la storia contemporanea.
Contenuto: Le domande fondamentali che presto o tardi tutti si pongono: perché questa vita, esiste qualcosa dopo di essa, sono oggetto della discussione di due vecchi amici. Uno di loro è da sempre agnostico, l'altro è ormai convertito ad un cattolicesimo convinto. È proprio ciò che incuriosisce l'amico agnostico, che gli propone di affrontare un percorso di ricerca comune, partendo dalla materia di cui siamo fatti, dall'infinitamente piccolo sino all'immensità dell'universo. Discuteranno di tutto, dalle teorie evoluzionistiche a come gli antichi popoli si posero ed affrontarono le domande escatologiche. Dalle prime religioni, al monoteismo e alla Bibbia. Non esiteranno ad approfondire temi delicati come la questione sessuale e l'irrompere di illuminismo, relativismo e del secolarismo. Parleranno dei papi, dei preti, dei miracoli, dei ritardi della chiesa. Per approdare infine ad una attenta lettura del Vangelo di Matteo. Le conclusioni saranno per certi versi sorprendenti.
DANILO POGGIOLINI è nato in Romagna,a Rocca San Casciano in provincia di Forlí. Laureato a Torino in Medicina e Chirurgia, specialista in cardiologia, ha svolto la sua attività professionale nella stessa città, dove fu eletto Presidente dell'Ordine dei Medici di Torino e Provincia, confermato per 18 anni. È stato Presidente nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale FIMMG per molti anni. Nell'Ordine nazionale fu eletto Segretario , Vicepresidente e infine Presidente della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri FNOOMCeO. In Campo politico è stato deputato al Parlamento Nazionale per tre legislature,'83 – '87- '92 per il Partito Repubblicano Italiano Nel 1994 fu eletto al Parlamento Europeo per il Patto Segni. Giornalista Pubblicista fin dai primi anni '70, per oltre 15 anni è stato direttore responsabile de Il Medico d'Italia , organo ufficiale dell'Ordine nazionale dei medici, settimanale che per un lungo periodo fu quotidiano con una tiratura di 300.000 copie. Diresse anche “Federazione medica”, rivista scientifica della stessa Federazione, e per entrambe la testate ha scritto centinaia di articoli di fondo su temi sociali, deontologici e sindacali medici. Ha fondato e diretto per diversi anni il mensile “I fatti”, giornale sociale e politico, diffuso a Torino e provincia. Sono in corso di pubblicazione altri due suoi libri: “Un'Italia scomparsa” e “Un estraneo nel Palazzo”.
Antonio Rosmini dalla polvere agli altari: cosa si nasconde dietro alla sua drammatica vicenda? Questo volume tenta di rispondere a tale interrogativo, con una serie di sondaggi miranti a ricostruire la prospettiva etico-politica di Rosmini nei suoi punti cruciali, a partire dall'idea di persona, per proseguire con il chiarimento delle teorie federaliste, sviluppate dal filosofo di Rovereto.L'illustrazione si concentra poi sul tema delle relazioni fra lo Stato e la società civile, con approfondimenti che riguardano le critiche rosminiane al comunismo, al socialismo e ad ogni utopia politica; in definitiva, un Rosmini restituito alla sua statura europea, tale da far comprendere le alternative che ci troviamo davanti, lungo il nostro cammino.Il volume è arricchito da saggi su Bergson, Kierkegaard, Mounier e Noventa, configurando una vera "corrente calda" di pensatori e scrittori, tenuti assieme dal filo incandescente di un Cristianesimo creduto, pensato e testimoniato come religione della libertà e dello Spirito. Giuseppe Goisis è professore ordinario, insegnando Storia della Filosofia Politica e Politica ed etica all'Università Ca' Foscari di Venezia. Con Gabrielli editori ha pubblicato nel 2000 "Eiréne. Lo spirito europeo della pace".

