
La riflessione teologica e spirituale di papa Francesco, non estranea a una sensibilità filosofica, storica e politica, è maturata in dialogo con la vita e la pastorale all’interno di un’osmosi costante tra esperienza e pensiero.
Il suo approccio mostra infatti la capacità di riconoscere lealmente le questioni e di affrontarle tramite un paradigma teologico specifico, quello della misericordia. In altri termini il metodo di Bergoglio – inteso come frutto di una sua sintesi originale e, quindi, come un modo di avvicinare le questioni e i conflitti – sembra configurarsi come un insieme di strumenti teologici – e antropologici – estremamente utili e innovativi per ascoltare quello che lo Spirito dice alla Chiese, in modo particolare in Italia, nel nostro tempo. Contributi di: José Luis Narvaja, Fabrizio Mandreoli, Enrico Galavotti, Gerard Whelan, Anna Canfora, Sergio Tanzarella, Marco Giovannoni, Matteo Prodi.
Sommario
Abbreviazioni. Introduzione (F. Mandreoli). I. Un avvicinamento alla comprensione dell’immagine «mitica» di popolo: Bergoglio, Guardini e Dostoevskij (J.L. Narvaja). II. Un approfondimento sull’orizzonte e su alcune radici «europee» della teologia di papa Francesco (F. Mandreoli). III. Jorge Mario Bergoglio e il concilio Vaticano II: fonte e metodo (E. Galavotti). IV. Il metodo teologico e pastorale di papa Francesco (G. Whelan). V. Il metodo di Bergoglio: conseguenze per la teologia (A. Carfora - S. Tanzarella). VI. Il metodo di Bergoglio: conseguenze per la pastorale e la vita della Chiesa in Italia (M. Giovannoni). VII. Fonti, metodo e orizzonte di papa Francesco a partire dai quattro principi. Applicazioni pratiche per l’oggi (M. Prodi). Bibliografia essenziale su papa Francesco. Autori. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Fabrizio Mandreoli, presbitero della diocesi di Bologna, è docente di Teologia fondamentale e Storia della teologia alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Ha studiato a Bologna e Milano e ha approfondito gli studi di teologia, storia e lingue semitiche a Francoforte, Boston e Gerusalemme. Dopo aver svolto attività pastorale nelle carceri e in diverse comunità parrocchiali, oggi si occupa prevalentemente di formazione giovanile e dialogo ecumenico e interreligioso. Tra le sue pubblicazioni recenti: Giuseppe Dossetti (Il Margine 2012) Viaggio intorno al mondo. Un’esperienza di ricerca tra fedi, identità e trasformazioni umane (con G. Cella, Zikkaròn 2019).
Autorevolmente come solo Scannone lo può fare, viene qui presentata la teologia argentina del popolo e della cultura, un versante con caratteristiche proprie della teologia della liberazione. L’Autore ne studia l’influsso esercitato su Jorge Mario Bergoglio, consapevole che si tratta di una chiave imprescindibile per conoscere papa Francesco: per capire sia l’ispirazione profonda della sua teologia, sia le radici filosofiche della sua pastorale, sia i suoi gesti, le sue parole, i suoi scritti, il suo impulso riformatore.
Il libro espone dapprima le origini della teología del pueblo, i suoi caratteri distintivi, le figure dei suoi principali protagonisti e le tappe del suo sviluppo storico fino ai nostri giorni. Scannone la presenta, quindi, come modello universalizzabile di inculturazione della teologia mediante la sapienza e la pietà del popolo di Dio incarnato nei popoli della terra. E, infine, mostra appunto il suo influsso decisivo sul magistero dell’attuale pontefice, che peraltro porta questa teologia a un livello più universale e la sviluppa con creatività.
La teologia del popolo esige di essere conosciuta e studiata come importante frutto del rinnovamento conciliare (specialmente nella sua declinazione latinoamericana): rappresenta un apporto originale alla teologia in quanto tale e al dialogo teologico interculturale, ma è altresì modello metodologico di annuncio ed è spinta qualificante per riformare la chiesa universale.
La tenerezza è la forza più umile, eppure la più potente per cambiare il mondo. La tenerezza - come ha ricordato papa Francesco - "non è la virtù del debole; anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amare". Il percorso tracciato in queste pagine, prende spunto dall'omelia che il Santo Padre ha pronunciato all'inizio del suo pontificato: nelle sue parole la fede emerge come reale occasione d'amore, capace di condurre il nostro "essere di tenerezza" fino alla tenerezza infinita di Dio. Solo così la vita si trasforma in gioia piena e piena bellezza, per far fiorire la nostra umanità e il mondo intero.
Scritti nei quali emerge su tutto e compare in ogni pagina il valore della testimonianza". Mons. Bello è stato prima di tutto un testimone attraverso il quale Dio stesso si racconta. "
Si sente spesso ripetere che papa Francesco non è un teologo, soprattutto se lo si confronta con il suo predecessore. L'accusa è infondata, dal momento che tutto ciò che dice e fa il pontefice è teso in modo evidente ad attualizzare il concilio Vaticano II. Tuttavia, papa Bergoglio non ritiene che i passi necessari per rendere la Chiesa credibile si possano imporre dall'alto; serve, al contrario che i cristiani siano in grado di confrontarsi tra loro evitando le divisioni, l'isolamento e l'autoreferenzialità. Con Francesco è giunto il tempo di prendere posizione, sostiene Waldenfels, che in questo libro tenta di delineare i fondamenti teologici del suo pontificato senza trascurare il vivace dibattito in corso. Prefazione di Vincenzo di Pilato.
Nessun filosofo può sottrarsi al rischio di rimanere preda dei paradossi che arriva a vedere e pensare, al rischio di esplodere in volo un attimo dopo averli sfiorati con le proprie ali. Come Kierkegaard testimonia e come Jean Luc Marion sottolinea "un pensatore senza paradosso è come l'amante senza passione, pura mediocrità". Il pensiero di Simone Weil non può che sottrarsi a qualsiasi sospetto in tal senso: la sua idea di Dio propone paradossi incalzanti cui la sua stessa vita rimase a lungo sospesa e il fatto stesso che per lei Dio possa manifestarsi solo tramite la sua assenza risulta fondamentale per poter comprendere il suo rapporto con la fede cristiana. L'esperienza della sventura ha proprio la prerogativa di rendere "Dio assente per un certo tempo", un tempo in cui, "bisogna che l'anima continui ad amare a vuoto, o almeno a voler amare, seppure con una parte infinitesimale di se stessa. Allora un giorno Dio le si mostrerà e svelerà la bellezza del mondo, come accade a Giobbe". La sventura è per la Weil un dispositivo semplice: raduna tutto il male e lo raccoglie in un unico punto per trasfigurare il dolore di cui l'essere umano è capace in una dimensione impersonale.
Per Chesterton il matrimonio “non è un’indagine, o un esperimento, o un incidente”; è un voto, un giuramento. E il giuramento è un limite, una finestra. L’unica finestra dalla quale affacciandosi l’uomo possa comprendere il senso della propria vita e della Storia. Chesterton ci racconta dell’amore come un ponte lanciato sull’abisso che si stende tra l’uomo e la donna. Uno dei pochi ponti antichi e coraggiosi sopravvissuti e distesi a sorreggere la nostra civiltà, ma anche l’unico innato nell’anima umana. L’unico in grado di resistere al potere. L’amore pieno di passione per la vita, l’amore cardine e frutto di realismo, decisione e lealtà.
Il volume contiene la catechesi di Papa Francesco sul libro biblico degli Atti. Il Cardinale Louis Francisco Ladaria, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha scritto la prefazione. Il libro, in un rinnovato layout grafico, è completato da un indice tematico.
Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. Un volume della serie Setteminuti per lo spirito, agili libretti pensati per coniugare il nostro bisogno di spiritualità con i tempi della vita moderna.
Quando Edith Stein, nel 1932, ottenne la cattedra presso l'Istituto di Pedagogia scientifica di Münster, aveva già dato ampia prova di possedere capacità pedagogiche e didattiche spiccate. Più sopito era stato invece il desiderio di sottoporre il tema pedagogico al vaglio di un'indagine teoretica. Ora a Münster, le appariva però urgente elaborare una filosofia dell'educazione che tenesse conto dell'essere umano nella sua interezza, anima e corpo, spirito e psiche. È l'argomento centrale delle lezioni inerenti al semestre invernale '32-33, confluite poi in questo volume: un resoconto delle sue riflessioni filosofiche sull'essere umano aggiornate dai suoi più recenti sviluppi teoretici e insieme un'azione didattica tesa a ricavare da un momento teorico una prassi educativa aperta al trascendente. Una nuova edizione critica che dà una rilettura del testo e cerca di cogliere la specificità sia del pensiero religioso della carmelitana che del pensiero filosofico della studiosa.
In tempi di grandi prove per l'umanità - guerre, pandemie, rivolgimenti naturali - la fragilità e la precarietà dell'esistenza appaiono ancora più evidenti e ci spingono a interrogarci sul senso della nostra vita, a cercare una meta che sappia dare significato al cammino di ogni giorno. Andando al fondo di noi stessi, non è difficile sentire che la vita non è affatto una merce da consumare, ma un mistero da scandagliare, una missione da realizzare e che non ne siamo i padroni, anzi, non siamo in grado né di conservarla né di progettarla. In questi momenti si percepisce forte la nostalgia di qualcosa di più grande, che sta "aldilà" di tutto quello che è l'apparenza del quotidiano. È come una rinascita: l'uomo scopre di non essere solo, di essere creato per l'immortalità, di avere Dio come Padre, di essere stato amato da Cristo fino al sacrificio della Croce, di avere Maria come Madre Celeste. Una luce inaspettata investe ogni aspetto dell'esistenza e conferisce un nuovo gusto alle cose, spalancando orizzonti di felicità prima inimmaginabili. È il cuore dell'avvenimento cristiano. L'inizio di quell'esperienza che conduce fuori dall'oscurità in cui si procede incerti, a tentoni, e guida sulla strada del Cielo, che porta alla piena realizzazione di sé come figli di Dio. Una strada che si percorre senza contare i passi e incuranti delle asperità, con sempre maggior sicurezza e fiducia, camminando con i piedi ben saldi sulla terra e lo sguardo levato oltre l'orizzonte.
“Gesù non ha inventato la croce, l’ha trovata anch’Egli sul proprio cammino come ogni uomo. La novità che Egli ha inventato è stata quella di mettere nella croce un germe di amore. Così la croce è diventata la strada che porta alla vita. La croce è messaggio di amore, sorgente di calore trasformante per l’uomo. È la croce di Gesù, quella croce che oggi noi adoreremo e baceremo, quella croce che però prima ancora abbraccia ciascuno di noi e ci affida un incarico:... ci invita a seminare anche in esse, come Egli ha fatto per primo, il germe dell’amore e della speranza”.