
Bedford, New York. Nella villa a due piani regna il silenzio. È mattina, tutti dormono, tranne Nora. È presto, troppo presto, perché qualcuno suoni alla porta. Eppure quel campanello sta suonando insistentemente già da un paio di minuti. Nora non crede ai suoi occhi: all’ingresso ci sono gli uomini dell’FBI. Sono venuti ad arrestare suo marito, Evan, che lavora in finanza. Si è arricchito con operazioni illecite ed ora, con la crisi economica, non può più farla franca. Basta un istante e il mondo di Nora crolla: non c’è più fiducia, né amore, né felicità, né soldi. Non le restano altro che dolore e rabbia. E tre bambini da mantenere, cosa quasi impossibile con tutti i beni pignorati e circondata dall’ostilità di quelle che un tempo credeva amiche. Ma in lei è rimasto qualcosa di prezioso, un dono che coltiva da anni, trasmesso di generazione in generazione dalle donne della sua famiglia. Fare dolci e pasticcini. Tutto ha inizio nella panetteria dove Nora lavora la notte. Un po’ di crème brûlée, zucchero, marmellata di fragole, pasta sfoglia, sherry e una spolverata di cioccolato, e la torta millefoglie è fatta. In poco tempo tutti la vogliono. Grazie al prezioso aiuto dell’unica donna che le sia rimasta vicina, Beatriz, la babysitter dei bambini, Nora apre La bottega dei desideri. È un luogo un po’ speciale, dove non si gusta solo un dolce e del buon caffè, ma si assaporano ricordi e si coltivano speranze, si dimentica il passato e forse si può anche amare di nuovo. Perché, a volte, basta la giusta dose di ingredienti per far tornare un sorriso e accendere un desiderio.
Un debutto meraviglioso. Salutato dalla critica e dal pubblico con grande entusiasmo, in poco tempo ha conquistato le pagine più importanti di tutti i quotidiani e i magazine americani. Ispirato alla vera vita dell’autrice, La bottega dei desideri racconta, con garbo e sensibilità, una storia di abbandono e di coraggio, di amore e di rivalsa, e che esplora la scoperta della forza, a volte segreta, che ognuno di noi può trovare in sé.
Oceano Artico, 1848. La Erebus è bloccata dai ghiacci, come già la sua compagna, la Terror. La spedizione guidata da sir John Franklin è fallita, ma il particolare più terribile è che, nelle ultime settimane prima della fine, l’equipaggio è caduto preda di una sorta di follia, che ha spinto gli uomini ad atti di insensata crudeltà.
Oceano Artico, 2011. Dirk junior e Summer, i due figli gemelli di Dirk Pitt, sono impegnati in una serie di rilevazioni oceanografiche per conto della NUMA, quando si imbattono in una nave alla deriva. I marinai a bordo sono morti. Nessun segno di lotta né di scontro. E non è la prima volta che questo accade, tanto che tra i locali cominciano a diffondersi leggende sulle morti misteriose. E sembra che ci sia davvero qualcosa di molto strano nella zona, visti gli incidenti navali che si verificano nelle acque al confine tra Stati Uniti e Canada. Disastri imprevisti che rischiano di portare i due paesi sull’orlo di un conflitto, proprio in un momento in cui la situazione negli Stati Uniti è drammatica a causa di una terribile crisi energetica. Chiamati a intervenire, Dirk Pitt, Al Giordino e gli uomini della NUMA si dovranno scontrare con l’avidità umana e con complesse e oscure macchinazioni, ma soprattutto con un territorio spietato che non lascia possibilità di errore.
Sulla piccola isola di Ono, nell'estremità meridionale del Giappone, la famiglia Eguchi si dedica da generazioni alla forgia delle spade, un'arte antica in cui rivive la fierezza dei primi samurai che colonizzarono la regione. È l'inizio del Novecento quando il giovane Minoru decide di seguire le orme paterne e di legare il proprio destino a questo isolato microcosmo rurale, dove il tempo sembra sospeso nell'incanto di tradizioni ancestrali. Con ingegno e forza d'animo, Minoru supera le sfide del progresso che presto cambia il volto dell'isola, i rovesci della sorte, gli orrori delle due guerre mondiali, ma nel suo intimo, attraverso gli anni, riecheggia un tormentoso interrogativo, legato al significato dell'esistenza, al mistero della morte, al valore della memoria. La risposta coinciderà con l'ultima grande prova della sua vita, e avrà a che fare con la visione di un maestoso Buddha bianco che fin dall'infanzia lo sorregge nei momenti bui. Evocativa saga familiare ispirata alla storia del nonno dell'autore, questo romanzo trascende i confini del tempo per affrontare i grandi quesiti dell'uomo, attraverso quella profondità di sentire, quella saggezza filosofica e quella impalpabile levità che sono proprie della cultura orientale.
Hitonari Tsuji è nato a Tokyo. La sua fama in Giappone è dovuta sia all'opera di narratore e poeta, sia a quella di musicista e voce rock. Autore di molti romanzi che hanno riscosso un successo straordinario, è considerato un capofila della nuova letteratura giapponese. Per la storia del Buddha bianco, si è ispirato alla vita di suo nonno. Con questo libro ha vinto in Francia il Prix Femina Étranger - il prestigioso premio nato nel 1904 - che lo colloca accanto ad autori quali Erri de Luca, Javier Marías, Ian McEwan, Sandro Veronesi e Rose Tremain.
Il protagonista di questo libro è una figura evanescente: un contabile-medium che accoglie il lettore sulla soglia e poi scompare. È lui che ha raccolto e trascritto, per l’interposta persona dell’autore, le voci di tre famosissimi personaggi. Morti che parlano dall’aldilà dei loro destini, delle loro vite, della modalità, enigmatica, della loro fine. Non vengono mai nominati direttamente nel testo: i loro nomi sono talmente citati che non si possono più pronunciare. L’accostamento è singolare. Due sono sovente accoppiati. Invece il terzo (la terza sarebbe più corretto dire) è stato di rado avvicinato agli altri. Nel mazzo dei tarocchi mediatici appaiono però intercambiabili o equivalenti. Il Presidente, la Principessa e il Poeta, come vengono chiamati qui, rappresentano tutt’e tre il Morto Misterioso, o l’Ammazzato Celebre (o aggiunga il lettore la formula che preferisce).
L’autore, per farsi loro ventriloquo, ha dovuto attraversare molte pagine, passare al setaccio una bibliografia immensa. Alla fine, però, il suono della voce appare solo suo, benché in questa riecheggino le voci dei tre, e mille altre. Dalle vicende narrate emerge a tratti una visione sacrificale dell’esistenza. Ma, nonostante per i tre si sia più volte usata l’espressione tragedia, prevale l’idea che la loro sorte si apparenti più alla farsa, per quanto sanguinosa. Forse la tragedia è davvero impossibile oggi, sembra suggerirci l’autore. Non viviamo nell’Atene del V secolo avanti Cristo, né nell’Inghilterra elisabettiana. Ma questa è un’altra storia.
Un’e-mail all’indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l’impaccio iniziale, tra Emmi Rothner – 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito – e Leo Leike – psicolinguista reduce dall’ennesimo fallimento sentimentale – si instaura un’amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi.
Romanzo d’amore epistolare dell’era Internet, Le ho mai raccontato del vento del Nord descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventata virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?
«Quello che ci unisce è un filo sottile.
Gli altri pensano che il dolore sia una
bomba che ti esplode nel cervello, ma
non è così. E’ un filo sottile, il dolore.
Un filo rosso.»
Da cinque anni Antonio Lavezzi non ha più una vita. Una tragedia orribile ha distrutto la sua famiglia e lui è scappato, rifugiandosi in un paese dell’alto Veneto e nel suo lavoro di ingegnere edile. Metodico e preciso, si è impegnato per avere un’esistenza il più possibile anonima, al riparo da altri traumi. Poi, un giorno, il telefono squilla: Antonio deve correre in cantiere, è morto un uomo. All’inizio sembra solo un drammatico incidente, ma ben presto si svela essere qualcos’altro: quel morto è un messaggio per lui, una richiesta d’aiuto. Qualcuno gli chiede di fare ciò che nessun altro fa, gli chiede di liberare quella sete di vendetta che per troppo tempo ha tentato di comprimere, e di metterla al suo servizio. Antonio è confuso, ha paura di sporcarsi le mani, ma lentamente, senza quasi accorgersene, viene risucchiato in un vortice di messaggi da decifrare, di incontri sconvolgenti, di gesti inspiegabili. Non è lui a orchestrare il gioco, e non è neppure l’unico anello della spaventosa catena mortale: a lungo si limiterà a eseguire gli ordini e non farà troppe domande, ma al culmine della tensione sarà costretto a scegliere che cosa diventare. In un thriller che non dà tregua, Paola Barbato costruisce un’implacabile macchina narrativa alimentata dalla cronaca nera di questi anni, e mette a nudo sentimenti e ossessioni che non vorremmo mai confessare. Perché Antonio Lavezzi è un uomo come tanti, e il suo bisogno di giustizia è anche il nostro.
Un’esplosione improvvisa e fortissima sventra un palazzo nel cuore di Manhattan: al posto del Velvet Venus, vecchio cinema a luci rosse, ora ci sono solo pezzi di sedili e vetri infranti. Qui, il detective Sam Healy della Squadra Artificieri s’imbatte in Rune, aspirante regista appassionata di crimini: l’esplosione sembra un segno del destino per lei, che decide di raccontare nel suo primo documentario proprio il mondo luccicante e crudele dei blue movie, scegliendo per protagonista l’attrice in cartellone al Velvet quel giorno, Shelly Lowe. Ma Rune non sa che la splendida e sfortunata Shelly sta per essere messa a tacere per sempre da una seconda esplosione, e che il suo stesso debutto nella regia è a rischio: qualcuno vuole impedire a Rune di girare il suo film, per tenere lontano da sguardi troppo scomodi l’universo segreto della pornografia, e insabbiare la verità sugli attentati. Verità su cui Rune comincia coraggiosamente a indagare, addentrandosi nei luoghi più sordidi e impenetrabili di New York, tra le luci e le ombre di un mondo, quello del porno, fatto di loschi produttori, attori con troppi segreti e compromessi inconfessabili. Con Requiem per una pornostar Jeffery Deaver torna a mettere in scena l’irresistibile protagonista di Nero a Manhattan, raccontandoci una storia torbida e appassionante, in cui l’innocenza è troppo spesso sinonimo di rovina, e andare a letto con uno sconosciuto è di gran lunga più facile che fidarsi di lui.
L’amore è l’essenza della vita.
Una raccolta imperdibile delle citazioni d’amore di uno degli scrittori più amati e conosciuti dei nostri tempi.
CATALINA ESTRADA, quando era bambina, si meravigliava davanti ai lussureggianti giardini e alla natura vibrante del suo paese natale, la Colombia. Ora che è diventata un’illustratrice di successo a livello internazionale e vive a Barcellona, Catalina non ha dimenticato le sue radici.
La sua capacità di meravigliarsi come una bambina è ancora evidente nel suo lavoro, attraverso esplosioni di colore e vivida eleganza.
Un incontro casuale in treno si trasforma in una lunga amicizia. Uno scrittore importante, Giovanni Testori, ogni mattina svuota le sue tasche piene di storie davanti a un giovane scrittore condannato a far carriera in pubblicità. Sulle carrozze delle Ferrovie Nord spuntano i fantasmi di Luchino Visconti, Pasolini, Géricault, Alain Delon, Arbasino, Grünewald, Gadda, Rubens, papa Wojtyla, Montale, Tanzio da Varallo, Giulio Einaudi… E poi compaiono folle di poveri disperati e sublimi dementi, boxeur, prostitute, mariuoli, magnaccia, ragazzi sbandati e apocalittici disintegrati, i protagonisti dei primi libri di Testori. Personaggi reali e inventati che hanno popolato una vita piena di eccessi, sregolatezze, passioni assolute, misticismi erotici, bestemmie e preghiere, dannazioni e conversioni… In parallelo alle vicende dello scrittore lombardo emerge la trama di una metropoli in piena mutazione. Si scorge il passaggio dagli anni del terrorismo all’edonismo reaganiano. Ogni mattina una nuova puntata corre sulle linee di una ferrovia che attraversa la vita come una landa senza fine, una transiberiana domestica con moltitudini di pendolari scarrozzati su una città agitata dalla caffeina del profitto.
Un giorno qualsiasi lo scrittore e naturalista inglese Richard Mabey si ferma, e tutto si ferma intorno a lui. Niente ha più senso, niente ha più colore. Smette di lavorare, si chiude in casa, non vuol più vedere nessuno. Ripete come una litania spezzata: «Sono stanco». Ma soprattutto si accorge di aver perso il legame per lui più importante, fonte di gioia e ispirazione: quello con il mondo naturale. Iniziano i momenti in cui proprio «non va». Momenti immobili e bui. Mabey è caduto in una depressione profonda.
«Come un giovane pennuto che si invola dal nido, o come un uomo che fugge dalla fame o dalle tribolazioni devo migrare», dice. Lascia l'amata casa della sua infanzia tra le dolci colline delle Chilterns e si trasferisce in una fattoria isolata nelle pianure del Norfolk. Parte con poche cose, senza pentole o suppellettili, ma con un bagaglio messo insieme sulla base di criteri strettamente emotivi. Eppure, grazie all'aiuto del nuovo paesaggio che lo circonda, nel giro di qualche mese Mabey risale lentamente la china. E con allegra meraviglia ci regala la sua ricetta.
Questo libro è il racconto di una rinascita, ovvero la storia di un misterioso rito di passaggio. Mabey è infatti un uomo che deve imparare ex novo a vedere la natura per tornare infine ad abbracciare il mondo, capire se stesso e accettare gli altri.
Attorno a lui le stagioni si alternano, le rondini partono e ritornano, le gru intrecciano nuove danze gioiose, e piano piano un paesaggio sconosciuto e ostile si fa sempre più accogliente. Quando ritrova la forza di scrivere si accorge che, descrivendo la natura mutevole dei boschi che circondano la sua nuova casa, si sta invero riappropriando del proprio sé. Con genuino stupore si scopre nuovamente pronto ad aprirsi all'amicizia, agli affetti, all'amore.
La cura naturale di Mabey non è un passivo abbandonarsi al mondo, ma una riflessione profonda sul senso del nostro esserci, sul valore relativo, e pertanto assoluto, di ogni creatura, sulla saggezza della terra, sul ruolo della fantasia e dell'empatia con la natura, gli animali, i fiori, il vento. Scritto nella scintillante prosa che ha reso celebre l'autore, strutturato come un racconto e preciso come un saggio, Natura come cura è un libro che ci lascia con un messaggio di grande speranza, individuale e collettiva.
Bologna, autunno 1312. Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista, viene incaricato dal podestà di far luce su una morte strana e orribile: un membro del Consiglio degli Anziani è stato ritrovato carbonizzato in casa sua, eppure nella stanza nulla fa pensare a un incendio. Perfino la poltrona su cui l’uomo era seduto è rimasta quasi integra, mentre il corpo è bruciato in modo irregolare. I piedi sono illesi, un braccio è interamente ustionato, tutto il resto è ridotto in cenere. Mondino fa trasportare il cadavere nella sua scuola di medicina per esaminarlo; sollevando con il coltello da dissezione la pelle bruciata del braccio scopre i resti di un tatuaggio: un mostro alato, con la testa di leone e il corpo avvolto nelle spire di un serpente.
La mattina seguente il cadavere è scomparso.
Il giorno successivo, anche un frate francescano viene ritrovato morto nel quartiere dei bordelli. È stato evidentemente assassinato. Unica traccia, un disegno molto simile al tatuaggio scoperto da Mondino. L’indagine sulle due morti misteriose rivela l’esistenza di una setta di cultori di Mitra, dio persiano del sole e del fuoco, adorato anche dai romani con il nome di Sol Invictus. Con l’aiuto di Gerardo da Castelbretone, un ex templare con cui ha stretto amicizia, Mondino viene a sapere che la setta si propone di salvare l’intera città per mezzo del fuoco purificatore: un grande incendio rituale in cui le anime di quelli che moriranno si riuniranno con il dio.
Tocca a Mondino fare di tutto per sventare la terribile minaccia che incombe sulla città e impedire ulteriori omicidi.
La vita tante volte ci sorprende, e non sempre le novità hanno i colori dell’arcobaleno. Spesso portano con sé nubi tempestose che preferiremmo di gran lunga far sparire dall’orizzonte. Duke lo sa bene. Lui che è un cavaliere amato e rispettato, e come cacciatore di draghi non ha eguali. La sua vita è perfetta e fatta solo di granitiche certezze. Ma un giorno accade qualcosa di inspiegabile e inaspettato, qualcosa che neanche con tutta la sua forza può impedire: Allie, sua moglie, lo lascia senza che lui riesca a capirne la ragione, mentre suo figlio Johnny delude ogni speranza che aveva riposto in lui. «Perché tutto questo capita proprio a me?» si chiede Duke sconsolato, incapace di accettare questi cambiamenti e frustrato dall’impossibilità di far tornare le cose come prima. Ma combattere contro ciò che è ineluttabile non fa che renderci depressi, stressati, furiosi. Il cuore si appesantisce fino a diventare una zavorra che trascina a fondo ogni energia, e il futuro si dipinge di tinte sempre più fosche. Come imparerà Duke intraprendendo il suo viaggio sulla Via della Serenità, si può essere felici anche se le cose non vanno esattamente come programmato, basta saperle guardare da un altro punto di vista, perché spesso persino le avversità nascondono doni inaspettati. E accettare ciò che non si può cambiare, per concentrarsi su quello che invece dipende dalla nostra volontà è il primo passo per ritrovare la serenità.
Una favola rivelatrice, capace di regalare a ognuno di noi il segreto della vera felicità.