
"Il Kattolico 2" raccoglie le puntate della rubrica omonima che l'autore tiene sul mensile di apologetica "Il Timone". Ogni puntata è a sé stante (perciò il libro può venire aperto anche a caso) e praticamente non esiste argomento che non sia trattato. Sì, perché tutto può essere osservato e letto con sguardo cattolico (la kappa è una reminiscenza dei trascorsi sessantottardi dell'autore, trascorsi che gli hanno lasciato il gusto dell'ironia e, quando serve, del sarcasmo), dalla storia all'attualità, ai fatti minimi. Soprattutto questi, perché di solito sfuggono all'attenzione, sommersi come sono dall'alluvione di informazioni che ogni giorno ci si riversa addosso.
Katia ha quattordici anni e vive con la madre, il padre se ne è andato anni prima lasciandole sole. Le due conducono un’esistenza precaria. Nel corso dell’ennesimo viaggio di trasferimento da una città all’altra incontrano Vincenzo, un bell’uomo giovane e simpatico che viaggia con un vistoso SUV nero e parla di non ben definiti “affari”.
Vincenzo corteggia la mamma e si conquista la simpatia di Katia. Ma fin da subito si rivela essere un truffatore che le coinvolge nei suoi raggiri convincendole del fatto che in fondo si tratti di azioni giustificate: il mondo è falsità e cattiveria e le vittime delle truffe cadono nell’inganno spinte dalla loro stessa avidità. Di volta in volta gli scrupoli di Katia e della mamma vengono vinti dalla capacità persuasiva di Vincenzo. E se il dubbio persiste, il desiderio di un po’ di stabilità e di qualcuno che si occupi di loro ha infine la meglio. Poi Vincenzo propone loro l’ultima grande truffa, quella che li sistemerà per sempre. Il meccanismo inesorabile prende il via, ma per Katia è sempre più difficile tenere a bada i rimorsi e condurre una doppia esistenza. Una storia avvincente e intensa per ragazzi e ragazze, che tocca temi di grande attualità.
l’AUTORE
Fabrizio Silei è nato a Firenze, ma vive e lavora a Castelvecchio, un piccolo borgo medievale della provincia pistoiese. Scrittore e illustratore, ha pubblicato il suo primo libro per ragazzi nel 2006. Da allora ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti sia in Italia che all’estero, riscuotendo un crescente consenso di critica e di pubblico. Nel 2012 è stato finalista in Germania allo Jugendliteraturpreis e in Italia ha vinto il Premio Andersen. Katia viaggia leggera è il suo primo romanzo pubblicato con le Edizioni San Paolo.
Lo sbarco di Anzio è da poco avvenuto e le truppe tedesche occupanti sentono la morsa degli Alleati. Si intensificano le azioni dei patrioti. Sono i giorni lugubri delle Fosse Ardeatine. L'infernale 1944. Martin Bora, giovane maggiore dei servizi segreti della Wehrmacht è venuto in missione a Roma. "Caput mundi", la tenera città che gli era familiare da giovanissimo aristocratico, è ora una fosca città aperta, "sotto assedio dall'interno". Nel suo animo e nel suo corpo la guerra ha inciso a sangue. Ha perso la mano sinistra in un'azione dei partigiani; il fratello, compagno di un'infanzia dorata, è caduto con il suo aereo in Russia; Dikta, la bella moglie altera, è lontana. In quest'atmosfera, una giovane segretaria dell'ambasciata tedesca s'è sfracellata al suolo dalla finestra di casa sua, al quarto piano. Potrebbe passare per un suicidio o per un incidente, se non fosse che le chiavi dell'appartamento chiuso non si trovano dentro casa. Inoltre, il delitto offrirebbe certe occasioni alla polizia italiana. Nell'inchiesta che inizia, mentre si occupa di più importanti affari di intelligence, Bora ha al fianco l'ispettore Sandro Guidi che il questore capo ha chiamato per chiudere in fretta il caso. Ma al contrario le indagini proseguono. Altri delitti coinvolgono capi nazisti, cardinali, gerarchi italiani, salotti altolocati. Bora, e accanto a lui Guidi con cui s'è rafforzata una amicizia piena di discrezione, procedono sull'orlo dell'abisso...
A Stoccolma Malaparte incontra il principe Eugenio, fratello del re di Svezia. E nella villa di Waldemarsudden non può trattenersi dal raccontare ciò che ha visto nella foresta di Oranienbaum: prigionieri russi conficcati nella neve fino al ventre, uccisi con un colpo alla tempia e lasciati congelare. È solo la prima di una fosca suite di storie che, come un novellatore itinerante, Malaparte racconterà ad altri spettri di un'Europa morente: ad Hans Frank, Generalgouverneur di Polonia, a diplomatici come Westmann e de Foxà, a Louise, nipote del kaiser Guglielmo II. Storie che si annidano nella memoria per non lasciarla mai più: il Ladoga, simile a "un'immensa lastra di marmo bianco", dove sono posate centinaia e centinaia di teste di cavallo, recise da una mannaia; il console d'Italia a Jassy, sepolto dal freddo peso dei centosettantanove cadaveri di ebrei che sembrano precipitarsi fuori dal treno che li deportava a Podul Iloaiei, in Romania; le mute di cani muniti di cariche esplosive che, in Ucraina, i russi addestrano ad andare a cercare il cibo sotto il ventre dei panzer tedeschi. Storie, anche, malinconiche e gentili: quella dei bambini napoletani convinti dai genitori che gli aviatori inglesi sorvolano la città per gettar loro bambole, cavallucci di legno e dolci; o, ancora, quella delle ragazze ebree destinate al bordello militare di Soroca. Storie che trascinano in un viaggio lungo e crudele, al termine del quale si vedrà l'Europa ridotta a un mucchio di rottami.
A Stoccolma Malaparte incontra il principe Eugenio, fratello del re di Svezia. E nella villa di Waldemarsudden non può trattenersi dal raccontare ciò che ha visto nella foresta di Oranienbaum: prigionieri russi conficcati nella neve fino al ventre, uccisi con un colpo alla tempia e lasciati congelare. È solo la prima di una fosca suite di storie che, come un novellatore itinerante, Malaparte racconterà ad altri spettri di un'Europa morente: ad Hans Frank, Generalgouverneur di Polonia, a diplomatici come Westmann e de Foxà, a Louise, nipote del kaiser Guglielmo II. Storie che si annidano nella memoria per non lasciarla mai più: il Ladoga, simile a "un'immensa lastra di marmo bianco", dove sono posate centinaia e centinaia di teste di cavallo, recise da una mannaia; il console d'Italia a Jassy, sepolto dal freddo peso dei centosettantanove cadaveri di ebrei che sembrano precipitarsi fuori dal treno che li deportava a Podul Iloaiei, in Romania; le mute di cani muniti di cariche esplosive che, in Ucraina, i russi addestrano ad andare a cercare il cibo sotto il ventre dei panzer tedeschi. Storie, anche, malinconiche e gentili: quella dei bambini napoletani convinti dai genitori che gli aviatori inglesi sorvolano la città per gettar loro bambole, cavallucci di legno e dolci; o, ancora, quella delle ragazze ebree destinate al bordello militare di Soroca. Storie che trascinano in un viaggio lungo e crudele, al termine del quale si vedrà l'Europa ridotta a un mucchio di rottami.
Ka è la terza parte di un'opera in corso, di cui sono apparsi finora La rovina di Kash (1983) e La nozze di Cadmo e Armonia (1988). Materia di questo libro è l'India, tutta l'India, dai Veda al Buddha e oltre. Ma non un libro sull'India. E' un libro dove tutto appare attraverso l'India.
Di che cosa parlano le storie di Kafka? Sono sogni? Sono allegorie? Sono simboli? Sono cose che succedono ogni giorno? Non si può dire che le innumerevoli risposte si siano rivelate, alla fine, del tutto soddisfacenti. Questo libro segue un'altra via: non già dissipare il mistero, ma lasciare che venga illuminato dalla sua stessa luce. Kafka scrisse tre romanzi incompiuti, non soltanto perché mancavano ancora alcuni episodi. Piuttosto, era come se fossero stati concepiti per prolungarsi indefinitamente, anche oltre il loro autore. Capire quei romanzi implica ripercorrerli e proseguirli. E implica anche mescolarsi al corso, al movimento, alla fisiologia di quelle storie. Sino al punto di trovarsi in un mondo costituito quasi solo dai suoi scritti.
Molti si sono avventurati nella rappresentazione storiografica degli avvenimenti successivi alla Crocifissione del Cristo: la richiesta del corpo al tiranno romano, il penoso rito della sepoltura, la meraviglia della resurrezione. Nessuno mai ha descritto tali avvenimenti scrutando nell'animo delle persone coinvolte: gli Apostoli, Nicodemo, Giuseppe D'Arimatea, Pilato. La narrazione è in "Dolce Stil Novo", il più nobile e raffinato linguaggio che la cultura letteraria italiana abbia mai prodotto.
Da secoli gli abitanti dell'Olanda «rubano terra al mare», prosciugando vaste zone costiere che vengono adibite alla coltivazione dei tulipani, fiori simbolo di questo Paese. In tale paesaggio, romantico e colorato, è ambientato questo libro. È una storia semplice, scritta volutamente con uno stile semplice, quasi essenziale. È una storia genuina, come il protagonista, un anziano signore, da cui emergono i valori sani della vita e una morale che si può racchiudere in poche parole: per realizzare grandi progetti non occorrono grandi doti intellettive o grandi mezzi economici, ma un grande cuore e una volontà di ferro.
New Jersey, 2007: qualcosa di molto pericoloso viene rubato da una base militare del governo americano. Quattro agenti segreti si mettono sulle tracce dell'oggetto misterioso, lo inseguono attraverso tre continenti sfidando la morte per portare a termine la missione. Aisha, l'esotico fiore all'occhiello della CIA, Mordechai Dekhnavitsh, il numero uno del Mossad e Viscardi, lo spietato assassino del Vaticano. Tutti i Servizi del mondo sono a caccia della Spia, l'uomo senza nome che ha rubato ciò che potrebbe cambiare le sorti dell'intero pianeta. Un oggetto narrativo senza precedenti, un'esperienza d'intrattenimento unica nel suo genere: J.A.S.T. è un romanzo, ma non è solo un romanzo.
I tre volumi contenuti nel prezioso cofanetto raccolgono i dieci episodi della serie che rivoluzionerà la narrativa d'azione. Ogni episodio di J.A.S.T. ha la durata, il ritmo e lo stile narrativo delle puntate delle fiction televisive americane.