
Questo libro nasce dall’incontro fortuito tra Irene Spadacini, laica, e Marcello Stanzione, sacerdote: figure complementari con in comune la passione per gli angeli. Tra la pittrice e ritrattista romana ed il parroco salernitano, è nata una collaborazione che ha portato alla realizzazione di questo volume. Il risultato è un libro completo, adatto alla visione sia dei credenti, che vedono gli angeli come un tramite tra Dio e l’uomo, sia dei laici, che vedono negli angeli il tramite tra la vita e la morte. La passione per gli angeli, che è comune alle più diverse persone, è la prova che questi spiriti sono una nostra esigenza, rappresentano il desiderio di avere sempre qualcuno accanto, la necessità di avere qualcuno cui rivolgersi. Sono figure che esorcizzano la nostra paura più grande: quella di essere soli. E l'arte è riuscita in questo intento. Gli angeli continueranno inevitabilmente ad esistere ed a seguire il percorso dell'umanità, perché il fascino che queste figure esprimono agli occhi dell'uomo è senza tempo e senza confini religiosi.
In questa nuova prova narrativa Domenico Starnone, seguendo il filo rosso della settima arte, racconta una vicenda individuale che pagina dopo pagina si allarga fino ad abbracciare la parabola dell'Italia negli ultimi sessant'anni.
Nella prima parte del libro, un bambino cresciuto nella Napoli proletaria dell'immediato dopoguerra scopre il mondo e compie la sua educazione sentimentale circondato dall'atmosfera irripetibile delle sale cinematografiche di allora: luoghi magici, fumosi, dove si entrava anche a metà dello spettacolo e non era raro che tra un James Stewart vestito da cowboy e i turbamenti suscitati da Deborah Kerr dei perfetti sconosciuti scambiassero due chiacchiere e stringessero amicizia. Sullo sfondo, una famiglia che cerca di lasciarsi alle spalle la miseria e un intero popolo in procinto di cavalcare l'inaspettata onda del benessere.
Nella seconda parte del libro, quel bambino, diventato un adulto di inizio xxi secolo, non si limita a guardare i film, li fa. È diventato uno scrittore di sceneggiature. Ma il cinema di oggi non è più quello di Rossellini, Totò, Fellini, Anna Magnani. E così mentre assistiamo alla trasformazione di un ambizioso progetto cinematografico in un prodotto dolciastro e scontato ci rendiamo conto che non è solo il protagonista ad aver perso lo sguardo incantato, ma tutto un paese sempre più desolante.
L'autore:
Domenico Starnone è uno degli scrittori italiani più importanti degli ultimi vent’anni. Tra i suoi libri ricordiamo Ex cattedra e Via Gemito (Premio Strega). Alcuni suoi romanzi, come Denti, hanno avuto una trasposizione cinematografica, e molte sue sceneggiature sono diventate film di successo (come La scuola, per la regia di Daniele Luchetti).
Un saggio accattivante che documenta la creazione di Roma barocca. Corrado Augias
È difficile catalogare quest’opera, che è dettagliata come un saggio di architettura e avvincente come un romanzo storico. Morrissey racconta la storia di due uomini, le loro eccezionali carriere e la grande rivalità che si sviluppò tra loro. La storia del loro antagonismo e della superba architettura che ne nacque. “Il Foglio”
«Bernini ebbe successo superando le aspettative; Borromini sbalordì tutti, sfidandole. Insieme e separatamente, lavorarono al meglio delle proprie capacità per produrre un’arte che il tempo non potesse intaccare. Ci riuscirono. E divennero immortali lasciandoci in eredità una città che, grazie a loro, è infinitamente più bella.» La vita di due geni, un racconto di ambizione e desiderio, competizione e speranza.
Indice
Capitolo 1 L’inizio e la fine – Capitolo 2 Talento e ambizione – Capitolo 3 «Perpetuità et bellezza» – Capitolo 4 Una collaborazione nel bronzo – Capitolo 5 Il cerchio e il triangolo – Capitolo 6 «Ignoranti e copisti» – Capitolo 7 Un bue e un cervo – Capitolo 8 Estasi e saggezza – Capitolo 9 Le ristrutturazioni di un papa – Capitolo 10 Acqua e delusione – Capitolo 11 Affetto e capricci – Capitolo 12 Addestrare l’occhio a vedere – Capitolo 13 Nessun maggior favore, nessuna fine più triste – Capitolo 14 Un’eredità di pietra – Note – Riferimenti bibliografici – Ringraziamenti – Referenze iconografiche – Indice analitico
Quali sono le scaturigini letterarie e filosofiche della Nona Sinfonia? Quali letture accompagnarono gli ultimi quindici anni di vita di Beethoven? In sostanza: quale fu il clima culturale ed emotivo in cui visse e operò il compositore tedesco nell’ultima fase della sua esistenza? Attraverso l’epistolario, i diari e i quaderni di conversazione del maestro di Bonn, Maynard Solomon ci guida alla scoperta di uno dei momenti più intensi ed enigmatici della produzione beethoveniana. Quello – per intenderci – delle Variazioni Diabelli e delle ultime cinque sonate per pianoforte, degli ultimi sei quartetti, delle ultime tre sinfonie e della Missa solemnis. E delinea così un mondo interiore in cui si mescolano filosofia romantica ed esoterismo, mitologia pagana e massoneria, estetica classica e religioni orientali. L’ultimo Beethoven rappresenta un contributo decisivo alla conoscenza di quello straordinario "sviluppo spirituale" che rese possibili alcune fra le opere immortali del grande musicista tedesco.
Dire qualcosa di nuovo su Michelangelo, dopo la vastissima bibliografia accumulata su di lui, appare fantasia o temerarietà. Eppure questo avviene oggi con la pubblicazione presso l’editrice vaticana del libro di Stefano De Fiores, La Madonna in Michelangelo. Nuova interpretazione teologico-culturale. Il volume si inserisce nella serie dei libri che la LEV dedica al rapporto tra arte e religione e si presenta cartonato e ricca di molte illustrazioni.
Dopo aver contestualizzato la produzione mariana del Genio di Caprese nell’orizzonte dell’umanesimo e rinascimento, l’autore offre due autentiche e inedite scoperte: l’interpretazione femminista ante litteram, data da Michelangelo agli antenati dipinti nella volta della Sistina, e la nuova interpretazione del cambiamento operato dall’artista nella Madonna del Giudizio universale: da una Madre che intercede a una fedele discepola che riflette l’atteggiamento del Figlio. Tre personaggi della cultura e dell’interpretazione artistica si sono fatti garanti della serietà dell’opera di De Fiores. Il direttore generale del Ministero dei beni culturali Dott. Maurizio Fallace, il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, e infine S.E. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la cultura il quale annota: «Certo è che Michelangelo – come ben osserva De Fiores – non si accontenta di loro e, accanto ai 40 antenati maschi, introduce ben 27 donne ad essi collegate nelle Sacre Scritture, rivelando una “novità rivoluzionaria pro muliere”, destinata a far risplendere quell’unicum assoluto che è Maria posta nel cuore della parete centrale, ossia nell’affresco supremo».
Dunque un’opera che si innesta nella tradizione mariologica ma che con perspicacia coglie delle novità assolute nell’ambito degli studi su Michelangelo e le propone al lettore in un volume ricco di immagini, in una veste grafica pulita ed accattivante, in un linguaggio chiaro di chi conosce bene la materia ma è capace anche di trasmetterla agli altri.
Stefano De Fiores è considerato uno dei rappresentanti più qualificati della mariologia contemporanea. Ordinario emerito di Mariologia Sistematica alla Pontificia Università Gregoriana, insegna varie discipline mariologiche alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. Conta al suo attivo l’organizzazione di 20 convegni mariani nazionali e di 26 Colloqui internazionali di mariologia. È socio fondatore e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana. Ha al suo attivo 36 opere mariologiche e “La Madonna in Michelangelo” è la prima opera che pubblica con la Libreria Editrice Vaticana.
«I titoli dei film, gli anni in cui sono stati realizzati, i nomi dei registi, l'essenza stessa degli Academy Awards, sono fuggitivi e condannati all'impermanenza più totale, all'oblìo, al fondu al nero. In questo libro spero si parli di film e di registi che fuggono in avanti.»
Bernardo Bertolucci
La mia magnifica ossessione è, nelle parole di Bernardo Bertolucci, «il libro che non sapevo di avere scritto»: dove parla dei suoi film e di quelli che lo hanno più segnato, e dove sfilano i suoi maestri, i suoi amici, i suoi compagni di viaggio. Nell'arco di oltre quarant'anni, in maniera apparentemente frammentaria e tuttavia con una profonda coerenza, quando era necessario far sentire la propria voce, Bertolucci ha continuato a scrivere e a intervenire, con la sua lucidità, il suo amore per il cinema, la sua passione civile ed etica.
Grazie alla cura di Fabio Francione e Piero Spila, La mia magnifica ossessione permette di ripercorrere, in una carrellata «in soggettiva», l'avventura creativa di un maestro del cinema: in primo luogo attraverso quello che lo stesso autore racconta dei suoi film e delle occasioni che li hanno fatti nascere, dagli esordi con La commare secca e Prima della rivoluzione, al grande scandalo e al rogo per Ultimo tango a Parigi, fino ai successi internazionali di Novecento, L'ultimo imperatore, Il tè nel deserto e Piccolo Buddha, e ancora ai più recenti, L'assedio e The Dreamers.
La mia magnifica ossessione è anche una sorta di autobiografia. Parte dagli anni della formazione, con i ricordi del padre poeta Attilio, di Pasolini (di cui fu amico e aiuto regista), di Moravia. Ci racconta degli incontri, dei viaggi, delle esperienze. Ci presenta i film e i registi più amati, da Chaplin a Ophüls, da Godard a Bresson, da Renoir a Bergman e Antonioni.
Rivive così in queste pagine quella che Martin Scorsese ha definito, con efficace semplicità, «l'emozione Bertolucci»: la stessa emozione che abbiamo provato di fronte ai suoi capolavori, l'attenzione all'inesauribile teatro della vita ma anche la vertigine dell'immaginario, l'utopia dei generosi sognatori di The Dreamers ma anche la nostalgia del «mondo che non tornerà più» di Prima della rivoluzione.
“Credo proprio di aver conosciuto
un mondo ancora immutato dalle sue origini.
Terre estreme, immense e ancora senza storia,
dove nulla muta, ma tutto si ripete
in un ciclo eterno...
Con la mente ho spaziato sognando
impossibili orizzonti fino a dare proporzioni umane
agli infiniti, fino a confondermi nell’universo.”
Ambienti naturali intoccati, sfuggiti a un destino di distruzione, o finora risparmiati, le Terre Alte illustrate in questo volume sono come quelle che da ragazzo Walter Bonatti sognava sulle pagine dei viaggiatori del passato, siti intatti e segreti che alimentavano la sua fantasia. Molti anni dopo, divenuto viaggiatore, Bonatti ha avuto l’opportunità di avvicinare quei preziosi luoghi che egli definisce come i sopravvissuti frammenti dell’origine del mondo, e di fermarli con la sua macchina fotografica. Dalle vette delle Alpi al Venezuela, da Capo Horn all’isola di Pasqua, dalle isole Vanuatu all’Himalaya, fino al vulcano Nyiragongo, il grande alpinista ed esploratore italiano ci conduce in un viaggio d’autore a 360 gradi intorno al globo. Un libro illustrato unico e prezioso, ora riproposto in edizione economica, che raccoglie le foto provenienti dall’archivio personale dell’autore.
Un vademecum indispensabile per: antiquari, archeologi, architetti, art advisors, artisti e loro eredi, bibliofili, case d’aste, collezionisti, consulenti, curatori, designers e fashion designers, docenti e studenti di accademie d’arte e facoltà con indirizzo artistico, diplomatici, editori d’arte, eredi di collezioni, fund raisers, galleristi, librai antiquari, manager della cultura, mecenati, mercanti d’arte, musei, periti d’arte, restauratori, storici dell’arte e studiosi, trasportatori d’arte, sponsor, uffici stampa. E per chiunque ami l’arte.
Per la prima volta tutto il diritto dell’arte riunito in un unico volume, spiegato con parole semplici, affrontato con ironia e leggerezza: quasi un “manuale di galateo” per art addicts e aspiranti tali. Il tutto arricchito da aneddoti, curiosità, divertissements, casi ed esempi scelti tra i più bizzarri, e per questo tra i più esemplari, di un mondo, come quello dell’arte, sempre più glocal, sempre più plurimilionario, sempre più glamour, sempre più caratterizzato dalla contaminazione dei linguaggi. Non è un caso quindi che l’autrice abbia deciso di dare il giusto risalto, oltre alle tematiche giuridiche tradizionali legate ai beni culturali e all’antiquariato, anche a tutto ciò che è oggi di tendenza: fotografia, installazioni, performance, design, video arte, digital art, land art. Arrivando a comprendere anche la moda: perché il mondo dell’arte (soprattutto contemporanea) e quello del fashion sono tutt’altro che lontani.
Silvia Segnalini è avvocato e docente di Istituzioni di diritto romano all’Università di Roma La Sapienza. Le sue passioni collezionistiche l’hanno però portata ad approfondire anche il diritto dei beni culturali e della proprietà intellettuale, nell’ottica della consulenza legale per il mondo dell’arte e del collezionismo. Tiene lezioni, seminari e conferenze sul contesto giuridico del mercato dell’arte. Cura una rubrica legale per il mensile “Archeologia Viva”. È socia dell’Aldus Club, Associazione internazionale di bibliofilia di Milano; fa parte degli Amici del Macro, Museo di arte contemporanea di Roma; e della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.