
Come i sei precedenti volumi (2004-2009) di successo, Scegliere un film 2010 è uno strumento ideale sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia sia per chi organizza cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi, giovanili, associazioni...). Ma anche studiosi e professionisti dell’audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie infatti i circa 160 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2009 a maggio 2010. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film.
Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone «normali», ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici.
Angkor, nell’attuale Cambogia, è uno dei luoghi più straordinari che un turista, o uno studioso, possa visitare in Asia e meritava un grande e completo libro d'arte. Dopo il lungo periodo di guerra civile che in Cambogia ha bloccato ogni attività archeologica e di ricerca nel grande complesso di Angkor, non si hanno a disposizione opere capaci di dare un quadro completo dei monumenti. E' così che a cura di G. Béguin si è deciso di rieditare il testo dell'ultimo grande lavoro su Angkor fatto da M. Glaize, direttore degli scavi fino al '45. L'opera originale, mai tradotta in italiano, era uscita con pochi documenti in bianco e nero, è, oggi, accompagnata da grandiose e puntualissime tavole a colori decise dal curatore a partire dalle campagne fotografiche svolte negli ultimi anni da S. Held.
Questo libro, grazie ad un perfetto intreccio tra la storia del manifesto con la storia dell'aviazione, ha il pregio di raccontare "con le immagini" uno spaccato del percorso compiuto dall'uomo contemporaneo, fatto di scoperte e di guerre, di competizioni e di riconoscimenti, il tutto filtrato attraverso la lente dell'arte. Indiscutibile è il potere evocativo da sempre suscitato dalle immagini e dalle rappresentazioni. Dopo un capitolo di apertura dedicato alle imprese pionieristiche dei padri dell'aviazione - primi fra tutti i fratelli Wright -, Manifesti aerei documenta il crescente interesse della stampa e delle nazioni per gli aerei attraverso manifesti che annunciano meeting europei e statunitensi, esposizioni, premi e addirittura intere settimane dedicate alla nuova disciplina, insegnata persino alla Sorbona.
Leggendo l’arte sacra medievale, in stretto rapporto con il contesto culturale che l’ha prodotta, questo libro interpreta al meglio la nuova stagione che la storia dell’arte sta vivendo. Senza la relazione con il contesto liturgico, infatti, le chiese medievali, dal tardo-antico al Gotico, rischiano infatti di non essere colte nella loro funzione e nel loro pieno significato simbolico. Prendendo le mosse dagli studi di De Blaauw sulle prime tre Basiliche Romane, si giunge con questo volume, sontuosamente illustrato, a dare un quadro interpretativo a tutto tondo dell’arte medievale attraverso gli interventi di P. Piva, S. De Blaauw, W. Jacobsen, M. Angheben, J. Baschet, B. Boerner.
Electa pubblica nella collana Dizionari del Cinema, curata da Gabriele Lucci, il volume dedicato al film di guerra, un genere che ha regalato, nel corso dei decenni, capolavori che hanno segnato la storia del cinema.Le grandi battaglie sono raccontate in sequenze memorabili come quelle di Apocalypse Now, La sottile linea rossa o Salvate il soldato Ryan; film che restituiscono racconti e fatti legati alla Grande Guerra, al secondo conflitto mondiale o al Vietnam, cui si sono ispirati registi come Stanley Kubrick, Clint Eastwood, Steven Spielberg e Brian De Palma.Indimenticabili sono anche le produzioni italiane, con registi come Mario Monicelli, Francesco Rosi (Uomini contro) e Roberto Rossellini col capolavoro Paisà: autori capaci di raccontare uno spaccato della nostra storia e del nostro modo di fare cinema.
Il cinema di guerra rappresenta le storie degli scontri militari, ma anche gli stravolgimenti e la disperazione della vita civile sotto assedio, racconti di finzione così come fedelissime ricostruzioni. In questo libro d’autore trovano spazio i migliori film, le tematiche e le caratteristiche specifiche, insieme a immagini e locandine delle proiezioni cinematografiche, in una descrizione puntuale che riesce a cogliere l’evoluzione dell’atteggiamento che il cinema ha manifestato nel corso degli anni nei confronti della guerra.
Roberto Nepoti
Giornalista e critico cinematografico, scrive per “La Repubblica”. Autore di libri dedicati al cinema (L’illusione filmica. Manuale di filmologia, 2004), al documentario (Storia del documentario, 1998), ai grandi artisti (Dario Fo, 1997), come a grandi autori (Brian de Palma, 1995).L’Accademia dell’Immagine.
L’Ente Morale Accademia dell’Immagine – centro di alta formazione per il cinema e la comunicazione audiovisiva, nasce nel 1991 su iniziativa di Gabriele Lucci. L’Accademia dell’Immagine, presieduta da Massimo Cialente, vede come soci fondatori: la Regione Abruzzo, l’Istituto Cinematografico dell’Aquila ‘La Lanterna Magica’, la Provincia e il Comune dell’Aquila.
In occasione dell'anniversario del terremoto all'Aquila, l'ISSR propone quest'opera, come strumento adeguato di conoscenza globale e di riappropriazione culturale attraverso cui far emergere le radici spirituali della città e della regione.
In occasione dell'anniversario del terremoto all'Aquila, l'ISSR propone quest'opera, come strumento adeguato di conoscenza globale e di riappropriazione culturale attraverso cui far emergere le radici spirituali della città e della regione.
Lasciandosi alle spalle i confini fissati dalla tradizione, si interrogano in modo inedito poeti e artisti del nostro Rinascimento, si inseguono ipotesi che prendono via via corpo e tessono una trama insospettata fra letteratura e arti, tra eros e inquietudini religiose, tra Venezia, le corti italiane, e la raffinata stagione artistica dei Paesi Bassi. Punto di partenza sono i «ragionamenti d'amore» che Pietro Bembo colloca ad Asolo, in una festa di nozze celebrata da Caterina Cornaro, la regina di Cipro che ha dovuto rinunciare al suo regno. Offrono un autoritratto dell'autore sotto maschere diverse e insieme un ritratto a tutto tondo della poesia, dell'amore, della corte, dell'amicizia. Ma dalle pieghe del testo vengono suggerite prospettive divergenti: il ritratto si incrina, si raddoppia, si racconta collocandosi su piani diversi. Proprio come i ritratti doppi, con rovescio o con coperchio, che tra Quattro e Cinquecento vengono realizzati per esempio da Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Raffaello, Lotto, Tiziano.
«Quello che mi sembrava interessante non era riproporre, sia pure in termini diversi, il contenzioso della superiorità, o della precedenza, fra Rinascimento italiano e cultura del Nord e nemmeno l'antica disputa della gerarchia fra parole e immagini. Davanti a me vedevo aprirsi l'invito a esplorare un territorio in cui esperienze diverse via via si intrecciavano, in cui era possibile analizzare da vicino opere profondamente segnate dalla personalità dell'autore e insieme rintracciarvi i modi in cui questioni, miti, topoi senza tempo prendevano forma nuova [...]. Credevo di star lavorando a saggiare i rapporti fra i primi dialoghi in volgare sull'amore, gli Asolani, appunto, la lirica e la grande tradizione del ritratto, in particolare del ritratto doppio, inseguendo le fila di una rete che da Pietro Bembo andava indietro nel tempo, alla Firenze di Leonardo da Vinci e di Ginevra de' Benci, e si dilatava nello spazio, fino a Cipro e ai Paesi del Nord. Ma, al di là del quadro storico, c'era un tema che via via stava venendo in primo piano e riguardava il modo in cui poeti e artisti avevano dato forma al mito (e al bisogno) della trasparenza, di una corrispondenza tra volto e cuore, fra esteriorità e interiorità, fra linguaggio e sentimenti. Il cuore di cristallo, in cui lo sguardo può penetrare senza ostacoli, diventa, in questa prospettiva, l'equivalente di un altro topos, quello della finestra aperta sul cuore, col vantaggio di eliminare l'idea stessa di qualcosa che si interpone fra l'interiorità e lo spettatore, la finestra, appunto, sia pure aperta a mostrare i segreti del cuore».
Pubblicate dapprima nel 1550, esse sono frutto di un lavoro di paziente ricerca durato almeno dieci anni. Il Vasari aveva infatti iniziato a raccogliere materiali, appunti e notizie riguardanti la vita e l'attività degli artisti italiani già nel 1540, quando aveva trent'anni. Iniziando da Cimabue, il Vasari racconta, analizza, commenta la vita e l'opera degli artisti italiani vissuti nell'arco di tre secoli, per giungere fino ai suoi contemporanei, senza tralasciare nessuno: dai più celebri, come Raffaello e Michelangelo, a quelli che solo pochi conoscono. Con l'introduzione di Maurizio Marini.
Machiavelli raggiunge e scalza la radice della realtà, le
malvage radici dell’uman vivere: i succhi vitali e malefici
ad un tempo che allacciano le ragioni della vita alle non ragioni
della morte.
Carlo Emilio Gadda
Capolavoro assoluto del teatro rinascimentale italiano, la Mandragola è anche un amaro e disilluso ritratto di Firenze e dell’Italia del primo Cinquecento, abitata da uomini mossi dagli istinti più primordiali e privi di ogni determinazione morale o ideale. Ossessionato dal desiderio di paternità, lo sciocco messer Nicia si affida al sedicente medico Callimaco che, innamorato della bella moglie di Nicia, gli promette di guarirne la sterilità con una pozione di mandragola dalla letale (quanto falsa) controindicazione: il primo che farà l’amore con Lucrezia morirà entro otto giorni. E il primo sarà naturalmente Callimaco travestito, che Nicia stesso, gongolante, condurrà al letto della moglie. Una commedia insieme vitalistica e pessimistica, che il commento di Rinaldo Rinaldi illustra in tutta la sua poliedrica complessità.

